𝟒 - 𝕿𝖎 𝖋𝖆𝖈𝖈𝖎𝖔 𝖈𝖔𝖗𝖗𝖊𝖗𝖊 -
🎸 𝕾𝖙𝖊𝖋𝖆𝖓 🎸
Ryan.
Quando chiuderò gli occhi per l'ultima volta e ci incontreremo, io e Dio dovremo fare una bella chiacchierata. Perché un ennesimo affronto lo poteva evitare.
Questo nome del cazzo mi fa saltare i contatti e devo separarmi anche da mia sorella per fare un mezzo giro su me stesso e respirare. Far uscire questo idiota dalla mia vista.
Scostare questo nome dalle mie vicinanze perché non mi tocchi.
Non mi deve più toccare.
Senza volerlo ho anche mancato di stringere la mano a questo tipo.
Beh, sono certo che lui il mio nome lo conosca già. Non ce n'è bisogno.
L'ho guardato bene, comunque. Stavolta Lilah mi ha sorpreso. A conti fatti non è male.
Buona presenza, bel portamento. Non ha fatto stupide battute per rabbonirmi.
Ha un'ombra maliziosa in quegli occhi grigi che mi mette in leggera difficoltà, lungi da me il volerlo ammettere.
Faccio destra e sinistra da un occhio all'altro perché fissarlo troppo sposta leggermente il mio asse.
Lui riesce a guardarmi e io no. Mi fa incazzare.
Subito sento i tacchi di mia madre rimbombare nel corridoio qui accanto. Sta venendo a soccorrere questi due per liberarli dalla mia morsa, ne sono sicuro.
«Stefan, sei lì?» ha l'apprensione nella voce.
Ha il terrore io possa far scappare questo topino. Ma che gusto ci sarebbe?
Arrotolo il labbro inferiore sui denti e fischio per risponderle.
Mi aspetto di vederla comparire sulla porta brandendo tremante una padella da darmi in testa, all'occasione.
Thérèse entra in scena già con il sopracciglio alzato e si accosta a questo Ryan. Supera di pochissimo la sua spalla, e se fosse appena più grosso questo tipo potrebbe sembrare la sua guardia del corpo.
«Spero ti piacciano gli animali, caro.» si appende al suo braccio come lo conoscesse da mesi, poi mi guarda seria. Si riferisce a me. Si riferisce sempre a me quando parla di animali.
Infilo la lingua sotto il labbro e giocherello con le palline dello smiley.
Lo tengo rigirato verso l'alto quando sono a casa, i miei genitori non sanno che ho un piercing in bocca.
Non sanno nemmeno di tutti gli altri.
Non sanno un cazzo di me, a dirla proprio tutta.
Ryan sorride e parla amorevolmente a mia madre, con un tono soffice e artefatto che con me, ovviamente, non ha usato.
«I gatti mi piacciono molto, signora Pembroke!», dai non ci credo che questo qui non abbia capito la mal parata di mia madre. Un secondo dopo, infatti, sposta lo sguardo su di me e fa una brevissima pausa. «Ai cani invece non sembra piacere il mio odore.»
Bravo, Ryan. Acquisti punti.
Non vorrei, ma mi fa ridere.
Lo so che lo senti anche tu, idiota del cazzo. È una specie di vibrazione bassa che continua da quando mi sono avvicinato.
Ti faccio correre, coglione.
Affondo le mani nelle tasche e sollevo il mento. Mi obbligo a sostenere il suo sguardo il più possibile.
«Woof.»
«Cuccia.» Lilah ride e interrompe i miei pensieri puerili.
Il sorriso che mi sboccia addosso quando la guardo è diverso da quelli che faccio di solito.
Lei è me.
È un'ombra, un riflesso. La odio e la amo come faccio con me stesso.
È l'unica a potermi tenere per il guinzaglio.
Appoggio la fronte sulla sua spalla e lei mi gratta la testa.
Sento Thérèse sospirare per questo schieramento della figlia prediletta.
A volte mi sembra patisca il nostro rapporto.
Mi tratta come se fossi un fastidioso neo sulla faccia della principessa di casa. Una macchia sul suo colletto.
Un ciuffo ribelle.
Qualcosa da far sparire, da stirare, da smacchiare via con tanto olio di gomito.
Non me ne vado, Thérèse. Fosse anche soltanto per infestare le vostre esistenze.
«Per fortuna ti sei trovata un ragazzo tanto a modo, tesoro.» mia madre ci tiene sempre tanto a farmi sfigurare.
Lo guardo di sottecchi e vedo un tenuo rossore colorare appena le guance di Ryan.
Te la faccio cadere questa maschera da piccola fiammiferaia, coglione. L'ho intravisto poco fa chi sei davvero.
Fallo vedere anche a mia madre come rispondi, se hai le palle.
E Lilah lo sa?
Ci hai mai litigato con lei?
No, ovvio che no. Sei uno di quelli che si fa schiacciare la testa come un insetto.
«Per un po' ho temuto saresti finita insieme a quel Declan.» mia madre si preme il ponte del naso con l'indice e il pollice.
Ha sempre tollerato Declan, ma non l'ha mai visto di buon occhio.
Il suo commento mi infastidisce, sollevo la testa e ringhio: «Quel Declan?»
Il mio Declan non si tocca.
Passa più tempo in questa casa che a casa sua da quando abbiamo sette anni. È quasi più figlio suo di quanto io lo sia mai stato, quel Declan.
So perfettamente che mia madre ha colto l'antifona, perché sposta subito l'attenzione dal mio intervento guardandosi intorno con quella finta aria stralunata.
«Dov'è adesso?»
Una manciata di secondi dopo, Declan appare dall'altro corridoio, introdotto dallo scrosciare dello sciacquone nel bagno qui dietro.
Entra mentre ancora si sta sistemando la zip dei pantaloni.
Guarda con aria frastornata le facce di tutti, si passa le mani sul maglioncino fingendo di asciugarle.
So che non le ha lavate.
Si accosta a Ryan, sta per allungargli la mano destra, ma all'ultimo cambia e gli porge la sinistra.
Mi devo trattenere con tutto me stesso per non ridere.
Con quella mano si tiene il cazzo quando piscia.
Sorride a Ryan come una scolaretta, ma so che lo farebbe fuori in un secondo se questo portasse mia sorella tra le sue braccia.
Quando saluta Lilah il suo sguardo esita un po' troppo sulle gambe scoperte dalla gonna.
E quel coglione di Ryan non se ne accorge nemmeno.
Dà fastidio a me, che sono il fratello, e non a lui che è il fidanzato.
Questo mondo presto o tardi lo ingoierà se non impara a vivere.
Preminger entra accennando una riverenza e avvisando mia madre che il pranzo è pronto.
Intravedo il suo sguardo in cerca del mio e il piccolissimo accenno di sorriso che mi fa prima di andare via mi tranquillizza.
Fortuna che lui sa come prendere tutti i miei demoni e chiuderli nelle bottiglie. Un po' lo aveva insegnato anche a me, ma in questo momento la mia testa è un alveare di pensieri che mi fanno incazzare, e da solo non trovo le forze di zittire questo ronzio.
🎸🎸🎸
«Dopo pranzo vorrei andare personalmente a prendere il filet mignon per stasera.»
Mia madre, seduta a capotavola, si tampona le labbra con il tovagliolo.
Non si sa bene con chi stia parlando, se con Preminger alle sue spalle o con noi.
Sicuramente io e Declan non la stiamo ascoltando.
Ogni volta che Thérèse abbassa lo sguardo, Declan mi lancia qualcosa dal suo piatto.
Questa volta mi è arrivato un pisello dritto sul naso.
Non ci vedo più.
Mi sporgo, afferro il suo bicchiere e ci sputo dentro proprio sotto i suoi occhi e quelli di tutti.
Tutti tranne mia madre, che riprende a parlare di questo cazzo di filetto alla Wellington che vuole preparare.
«Vorrei che voi ragazzi veniste a darmi una mano. Potremmo prendere qualcosa per la festa di domani!»
Domani è il cazzo di compleanno di mio padre. Non potrei dimenticarlo neanche volendo.
Declan annuisce mentre manda giù il boccone di pasticcio di carne, poi guardandomi negli occhi si scola tutta l'acqua che era rimasta nel bicchiere.
Acqua e sputo.
È completamente fuori di testa.
Lilah, seduta di fronte a lui, rabbrividisce e abbandona la forchetta nel piatto con la faccia schifata.
Davanti a me c'è il fermento lattico.
Mi guarda con la bocca piena e quell'espressione indecifrabile.
Ma che cazzo vuoi?
Fingo di stiracchiarmi e gli assesto un calcio sullo stinco. Lui sussulta e abbassa lo sguardo.
Bravo ragazzo.
«Scusa.» sbiascico.
«Tranquillo.»
Non fa una piega.
Hai già perso la voglia di rispondermi?
Declan si asciuga la bocca con il tovagliolo e risponde a mia madre per primo, dato che nessuno lo ha ancora fatto.
È sempre gentile con lei, anche se lei sembra disprezzarlo.
«Mi piacerebbe venire con voi, signora Pembroke» manda rumorosamente giù il boccone, «ma devo aiutare mia nonna con le conserve, oggi.»
Alzo un sopracciglio.
Che cazzo si inventa? Voleva sfondarsi di canne, oggi pomeriggio. Non mi ha detto niente delle conserve di sua nonna, questo bugiardo.
Mia madre addolcisce lo sguardo e gli domanda come stia sua nonna. E adesso mi è chiaro a che gioco sporco stia giocando.
Infatti lui, mia madre e Lilah finiscono per chiacchierare amabilmente, e i ruoli ora sembrano invertiti; Declan e Lilah sono la coppietta e io e Ryan sembriamo lontani dieci metri da loro.
E stiamo zitti a studiarci. Ad annusarci.
Ci guardiamo.
Prima ho visto lui e mia sorella vicinj. Gli occhi di Ryan sembrano un tetto di nuvole cariche di neve sopra il mare azzurro degli occhi di mia sorella.
È un'immagine carina. I loro colori si sposano piuttosto bene.
Quindi i colori di Ryan si sposano anche con me, immagino.
E che cazzo ne so perché lo immagino.
Deglutisco e allontano il piatto.
Sto per prendere il volo verso camera mia, ma il coso bianchiccio si schiarisce la gola.
«Ti sta piacendo il libro?»
«Perché cazzo parli con me?» non do neanche al mio cervello il tempo di registrare le sue parole che subito lo assalgo.
Non so spiegarmi razionalmente l'urto che mi infonde questo completo sconosciuto, ma da subito mi è entrato sottopelle nel modo più sbagliato.
E ora, come un amo da pesca, se tento di liberarmene e di strapparmelo di dosso, quello sperona e rimane incastrato nella ferita.
Tipo adesso.
A me non va di parlare.
Ryan mi guarda e si pulisce la bocca con il tovagliolo, lo fa lentamente. Nessuno lo guarda. Solo io.
Sembra mi stia giudicando. Penserà che sono pazzo, ma certo. Lo pensano tutti.
La tua opinione non mi sposta, Ryan.
«Mi hai visto?» sorride, e quando lo fa sembra un bambino innocente, «I bulli mi hanno preso in giro per tutta la vita. Mi arrabbio difficilmente.»
È stoico. Incrocia le dita per appoggiarvi il mento e mi guarda con l'aria di chi nasconde troppo, per i miei gusti.
Che vuoi ottenere da me?
🎸🎸🎸
È bastato il sottile avvertimento di Ryan a rimettermi in riga?
Ovviamente no.
Ma mia madre, invece, l'ha spuntata. Ora siamo seduti tutti e tre nella sua auto, Declan ha disertato per le marmellate con sua nonna. E mi ha lasciato qui da solo a corrodermi il fegato.
Non vola una mosca in questo abitacolo. A distrarci un po' c'è soltanto un filo di voce che esce dalla radio, ma sta spiegando ricette passo per passo e non esiste nulla che potrebbe interessarmi di meno.
Preferisco rigurgitarmi in bocca tutti i pensieri spiacevoli vissuti solo fino a oggi e ruminarli.
Li catalogo: disagio, risentimento, orgoglio. Niente di nuovo che non abbia già masticato nelle ultime settantadue ore.
Mentre mia madre curva su una leggera salita, dal finestrino gli alberi lasciano lo spazio ad un piccolo campo. Lì, tutti sistemati strategicamente all'ombra, alcuni cavalli fissano il vuoto e pensano ai massimi sistemi.
«Ci sono i cavalli!»
Cristo. L'inclinazione della mia voce fa schifo persino a me. E questo credo sia il retaggio della mia infanzia, quando mamma sbatteva le sue unghie perfette sui vetri dei finestrini e sorrideva entusiasta nell'indicare mucche, pecore e cavalli.
Non le interessava davvero, lo faceva per farmi felice.
Anche a me non interessa davvero, adesso. Ma in quest'auto non c'è nessun bambino a rispondere elettrizzato a quello che ho detto.
Tutti continuano a guardare la strada e per quanto provi a negarlo a me stesso, quest'insulsa piccolezza mi depreda della dignità. Mi ricorda che sono invisibile finché non do un apporto di valore a questa famiglia e a qualsiasi conversazione.
Mi schiaccio con le spalle nel sedile e forse vorrei entrarci dentro, quando dall'angolo alla mia sinistra si allunga verso di me quel cretino di Ryan. Sbatte le ciglia bianche come una ragazzina e guarda quei cazzo di cavalli come non ne avesse mai visto uno.
Non sento nemmeno quello che dice, tanto sarà un commento inutile.
Però è l'unico ad avermi ascoltato.
E adesso rimango ipnotizzato dalle sue piccole lentiggini rosate che sono l'unica cosa a dargli un briciolo di colore.
Ha un bel profilo.
Quando si tira indietro per tornare al suo posto, mi guarda e non so se sia per il colore particolare o per il taglio che dà a questo sguardo, ma mi sento spogliato.
Ecco perché non lo sostengo e torno subito a qualunque cosa ci sia fuori da questo finestrino, perché quegli occhi sono insistenti.
E non si tratta di quante volte me li ritrovi addosso o per quanto tempo. Anche se dura un istante, come adesso, bussano con così tanta forza a tutte le porte che ho dentro, che l'unica soluzione è barricarsi lì dietro.
Fortunatamente raggiungiamo abbastanza in fretta la piccola bottega di fiducia dove mamma ormai viene a fare la spesa per le occasioni importanti.
La vedo subito perdersi in chiacchiere e contrattazioni con la signora in carne dietro al bancone del reparto macelleria. Lilah è accanto a lei come un famiglio. E io invece perdo subito interesse.
Esco di nuovo dal negozietto e mi appoggio al muretto qui accanto, sotto il palo della luce, per accendermi una sigaretta.
Queste vacanze si prospettano già disperatamente noiose. Spero davvero che Declan mi nasconda un asso nella manica per ribaltare la partita, altrimenti non so proprio come salvarle.
Quando finalmente alzo gli occhi dall'asfalto, trovo Ryan a pochi passi da me. Anche lui fuma e a giudicare dalle pieghe fra le sue sopracciglia, si sta arrovellando.
No. Non ti farò la gentilezza di venire lì a distrarti. Tutt'altro.
Assottiglio lo sguardo e lo centro nel mio mirino mentre il fumo si disperde in sottili nastri verso l'alto. Lo sputo fuori dal naso come un drago cattivo.
Se ne sta appoggiato con la schiena alla parete del negozio, la gamba sinistra balla insistentemente. Ha l'ansia, mi pare più che evidente.
Bingo.
Forse per un po' di giorni posso divertirmi a sgranocchiare quest'osso, per quanto insapore.
L'impeccabile fidanzato di mia sorella ce l'ha da qualche parte un punto di rottura. Una giuntura scoperta dove posso infilare i denti e divertirmi.
Non avrò neanche bisogno di chiedere a Lilah, i tuoi segreti li tirerò fuori uno a uno direttamente da te, Ryan.
Ti faccio correre, coglione.
𝔖𝔭𝔞𝔷𝔦𝔬 𝔞𝔲𝔱𝔯𝔦𝔠𝔢
Ciao, cuori! 🤗💕
Come state? Com'è andata la vostra settimana? 🤔
Qui le cose cambiano da un momento all'altro e nella testa di Stefan i pensieri si accavallano senza un nesso 🤡
Eppure la gentilezza e la pazienza di Ryan lo irritano, oltre a tutto il resto, insomma 💀⚰️
Quantomeno ammette di approvare i gusti di Lilah, altrimenti sarebbe davvero il più grande dei clown 🎪🤹♂️
E adesso che pensa di aver colto qualcosa sotto quella che crede essere la maschera 🎭 di Ryan, comincia ad architettare i mille e uno modi per metterlo in ginocchio! 🛐🙏🏼 (Non si aspettava lo avrebbe messo in ginocchio letteralmente, secondo me)
Cosa credete starà organizzando nella sua testa?
Io vi aspetto nelle domande anonime e su IG (xophe_library) per parlarne insieme! 📢💬
Allora io vi do appuntamento a lunedì sempre alle 17:00 per il prossimo capitolo! 📖📚
Ora vi saluto e vi do anche un grosso bacio 🥰💋
Xò 🌼
Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro