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강 도욘- Kang Do Youn

«Vedi di non darti troppo alla pazza gioia, eh! Una volta tornato ci saranno ad aspettarti cento giri di corsa e flessioni fino all'alba. Intesi?»
Kang Do Youn aveva fatto un perfetto saluto militare degno di un ottimo soldato coreano quale era.
«Sissignore!»

Erano passati quattordici mesi e dieci giorni da quando Kang Do Youn aveva lasciato Choi Hyun Su piangere da sola quella fredda sera dopo la pista di pattinaggio.
Erano passati sei mesi da quando aveva lasciato l'Italia e il suo rinomato stage di cinematografia per tornare in Corea, a Seoul.
Ed erano passati sei mesi da quando Kang Do Youn, messo piede in patria, era  dovuto andare ad adempiere al suo dovere di entrare nel servizio militare.
Erano passati otto mesi da quando Kang Do Youn era diventanto uno dei migliori soldati tra quelli della sua stessa età.
Finalmente, dopo tanto tempo di pazienza e duro lavoro, aveva ottenuto dal suo tenente un permesso di un giorno per la sua buona condotta.
Kang Do Youn aveva piegato accuratamente la sua divisa dai verdi colori freddi e l'aveva riposta nell'armadietto accanto alla sua brandina mentre passava in rassegna i posti dove sarebbe andato.
«Ei, Do Youn! Stai disertando per caso?»
Un suo compagno gli si era avvicinato, dando un paio di poderose pacche alla sua divisa ormai non più perfettamente piegata.
«Ho avuto un permesso»
«Ouh ouh, non scherzi proprio eh. Sai quanto è difficile avere un permesso al primo anno di servizio? Ti sei dato davvero tanto da fare: devi odiare molto questo posto, non è cosi?»
«Oppure deve esserci qualcosa che vuoi davvero rivedere, o sbaglio?» era intervenuto un secondo compagno dall'aria più sveglia.
Kang Do Youn aveva piegato nuovamente la sua divisa dai verdi colori freddi.

Choi Hyun Su odiava non saper dire di no alle persone; qualunque fosse la richiesta, nel limite del fattibile, Hyun Su non riusciva a non accettare, che fosse per pena o per sua estrema gentilezza.
Quello era il motivo per cui, per l'ennesima volta, non era stata capace di evitarsi una giornata di shopping con Lee Min Ha.
«Il prossimo è quello giù in fondo alla via dove andavamo sempre diversi anni fa. Non ricordi?»
«Deve esserci una ragione per cui ci andavamo diversi anni fa e adesso non più, non credi?»
Min Ha le aveva fatto una linguaccia con tanto di suono «Guastafeste»
Era il quindicesimo negozio che visitavano, Choi Hyun Su li aveva contati dal primo all'ultimo sperando che quell'inferno finisse il più presto possibile.
«Ripetimi un'altra volta perché stai facendo tutte queste storie per un vestito, Min Ha. Davvero non capisco»
Lee Min Ha aveva tolto dalla stampella un abitino rosa a strisce bianche, facendo una smorfia «Devo trovare quello giusto»
«Ma se ti sta bene tutto indosso?! Prendine uno e fine della faccenda!»
L'amica l'aveva guardata, indignata «Assolutamente no! Ci sono colori e fantasie che stanno bene su alcune persone e su altre invece no. Io devo trovare la mia fantasia»
Choi Hyun Su aveva sospirato per l'ennesima volta pensando che non ne sarebbe più uscita.
Fuori dalla vetrina le fronde degli alberi si agitavano, irrequieti, come se percepissero l'avvento di un qualcosa; tirava un po' di vento ma si stava bene nonostante stesse rinfrescando.
«Hyun Su-ah, forza vieni qua»
«Che c'è adesso?»
«Provati questo qui»
Lee Min Ha le aveva allungato un vestitino davvero grazioso: nonostante la parte superiore fosse molto semplice- bianco con entrambe le spalline- la parte spettacolare stava nella gonna blu notte lunga fino al ginocchio che era ricoperta di piccoli points bianchi come lo stesso corpetto.
«Non ci penso nemmeno»
«Che ti costa?!»
«Fatica, ovviamente»
Choi Hyun Su era terrorizzata da diverse cose: i serpenti, il buio, le case abbandonate e quando Lee Min Ha cominciava a battere ripetutamente il piedino a terra.
Lee Min Ha, lo sguardo assassino puntato sull'amica, aveva cominciato a battere ripetutamente quel piede.
«Dove hai detto che sono i camerini?»
Choi Hyun Su avrebbe davvero dovuto imparare una strategia per resistere alle minacce di quella folle della sua amica.

Tante volte Kang Do Youn aveva ripensato a quel suo sorriso dolce e a quelle adorabili fossette, molte altre aveva immaginato di potergliele toccare.
Nella sua mente aveva focalizzato milioni e milioni di volte i momenti trascorsi assieme e altrettante altre si era sforzato di ricordare il suono della sua risata forte.
Il cuore di Kang Do Youn si era sciolto nello stesso momento in cui aveva realizzato di non dover più semplicemente ricordare, poiché la persona della sua mente si trovava di fronte a lui.
Choi Hyun Su era bellissima, tanto bella da averlo lasciato senza fiato nei polmoni, così bella da averlo fatto innamorare una seconda volta. Stava ridendo, mostrando quelle profonde fossette, mentre volteggiava e con lei quel suo vestito del colore del cielo notturno.
"Sempre a fare scena" aveva pensato, prima di avvicinarsi con passo deciso alla sua dea.
«Solo perché indossi un vestito del genere credi di poter battere la bellezza delle stelle?»
Sotto lo sguardo incredulo di Lee Min Ha, Choi Hyun Su aveva sgranato gli occhi ancor prima di incrociarli con quelli del ragazzo.
Lo sguardo di lei aveva mostrato prima stupore, poi assoluta meraviglia e infine un'immensa nostalgia.
Lo sguardo di Kang Do Youn soltanto un amore sconfinato.
«Non hai bisogno di un abito del genere, per risultare comunque la più bella del firmamento, lo sai vero? Choi. Hyun. Su.»
La ragazza aveva pensato che il proprio nome sulle labbra di lui suonasse davvero come dolce miele.
Choi Hyun Su avrebbe potuto fare e dire moltissime cose in quel momento: avrebbe potuto segnare definitivamente un confine, come avrebbe potuto liberare il proprio cuore dalle sue catene. Ma non era mai stata indecisa sul da farsi, non aveva mai tremato.
«Vorrei andare a vederle.. le stelle.»
Kang Do Youn le aveva sorriso, allungando una mano.
«Tutto quello che desideri»

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