5월- May
Il giorno della consegna del progetto si avvicinava sempre più -mancava soltanto una settimana e mezzo- e l'ansia di aver sbagliato o dimenticato qualcosa non aveva lasciato in pace Choi Hyun Su nemmeno per un attimo.
In quel mese il gruppo aveva lavorato bene: avevano collaborato, "stretto amicizia" -anche se per modo di dire dal momento che Kim Tae San non era troppo propenso a farlo-, si erano incontrati per scrivere la sceneggiatura e fare una lista dei materiali ed erano andati in giro per la città a fare le riprese.
In quel mese Choi Hyun Su aveva imparato a conoscere meglio i suoi compagni di progetto: adesso sapeva che Chae Bong Mi poteva sembrare, ad un primo impatto, una chiacchierona logorroica e troppo vivace, quando in realtà aveva un lato tanto timido quanto operoso quando bisognava darsi da fare. Era un po' come una moneta a due facce, aveva pensato Hyun Su.
Per quanto riguardava Kim Tae San... quel ragazzo era davvero un mistero.
Per quanto Choi Hyun Su aveva cercato di avvicinarsi a lui per conoscerlo meglio, lui era troppo sveglio per farsi imbrogliare e subito scivolava via dalle sue grinfie. Quello che aveva capito di Tae San, però, era sicuro: sotto quella coltre di antipatia e arroganza, c'era un carattere gentile e caritatevole che faticava ad uscire fuori.
" In fin dei conti non è un cattivo ragazzo, suvvia" era la frase che Choi Hyun Su aveva ripetuto come un mantra ogni volta che Kim Tae San l'aveva ignorata e aveva fatto di testa sua.
Mentre Kang Do Youn... per Hyun Su era stato più semplice comprendere Tae San che quel tipo strambo.
Lei e Do Youn avevano un rapporto strano all'interno di quel gruppo di lavoro, già a partire dal fatto che quest'ulttimo si era autoproclamato "VCS", che stava per ViceCapoSquadra; non che gli importasse del ruolo, anzi, l'aveva palesemente fatto per prenderla in giro.
Ma in generale Choi Hyun Su non riusciva proprio a capire cosa quello lì avesse per la testa. Non le era passato inosservato che dedicasse tutta l'anima e il corpo alla cinematografia, si vedeva proprio che ne era follemente appassionato, ma per il resto il nulla: che emozioni provasse, se si stava trovando bene a lavorare con loro, ma soprattutto Choi Hyun Su non si spiegava quel suo sguardo che di tanto in tanto si ritrovava addosso nei momenti in cui meni se lo aspettava.
Quel giorno si trovavano a Suwon, all'incirca trenta chilometri da Seoul, per completare la raccolta delle riprese; e quale set migliore della grande meta turistica della provincia di Gyeonggi? Avevano affittato un camper sia per gli spostamenti che per passare la notte al riparo, affinché potessero contenere le spese e risparmiare.
Choi Hyun Su, però, non era riuscita ad addormentarsi e così era uscita a prendere un po' d'aria fresca sedendosi comodamente sotto la piccola veranda della vettura. Aveva alzato il naso al cielo.
"Nemmeno qui si vedono le stelle"
«Per poterle vedere non basta allontanarsi solo trenta chilometri da Seoul»
Kang Do Youn, spuntato all'improvviso, si era seduto affianco a lei «Si deve raggiungere almeno Gangwon. In una piccola città di quella provincia ci abitano i miei nonni paterni; lì le stelle si vedono bene almeno quanto le luci artificiali si vedono nelle grandi metropoli. Sono sicuro che ti piacerebbe, un giorno ti ci porterò a vederle.»
Ed ecco uno dei numerosi interventi bizzarri da parte di quel ragazzo bizzarro.
Choi Hyun Su gli aveva allungato il termos di tè che stava bevendo e lui, senza curarsi di attaccarsi al suo stesso boccuccio, aveva tirato giù un lungo sorso.
«Il mese migliore per andarci è certamente Agosto» aveva continuato Kang Do Youn «però c'è un problema: non credo che sarò in grado di aspettare così tanto tempo»
Choi Hyun Su era dubbiosa eppure, esattamente come quattro mesi prima dal chiromante, non aveva chiesto ulteriormente, aspettando che fosse lui a spiegarsi.
«La sai una cosa, Choi Hyun Su?»
«Cosa?»
«Sei davvero strana»
"Ah, IO sarei quella strana?"
«Perché mai?»
Kang Do Youn aveva fatto una pausa «Perché non esprimi mai la tua opinione sugli altri eppure io sono sicuro che in quella testolina frullano tanti pensieri malvagi. Probabilmente pensi che io sia più assurdo di te, fatto assolutamente vero, ma non hai detto una parola. Le opzioni sono due: o non ti interessa o non vuoi ferire tali persone»
«Forse hai ragione»
«Lo so che ho ragione e tu sei interessante.»
Una pausa prima che Kang Do Youn continuasse a parlare.
«Andiamoci il mese prossimo, quando gli esami saranno già finiti»
«Cosa?»
«Noi due. A Gyeonggi. Il mese prossimo dopo gli esami»
«Perché?»
«Perché mi hai fatto venire voglia di vedere le stelle»
«S-si ho capito quello. Ma la domanda è perché n-noi?»
«E la risposta è che fai troppe domande, Choi Hyun Su»
Kang Do Youn aveva sorriso e si era alzato «Hai promesso, eh»
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