Sei strano ed esperimento andato male
13. Sei strano ed esperimento andato male
"Sei strano." Borbottai dando un morso al mio sandwich, Banner mi sorrise imbarazzato e alzai gli occhi al cielo. "Sei sicuro?" Chiese poi girandomi verso Steve che se,brava star rimpiangendo la sua scelta ogni secondo che passava.
"Non conosciamo nessun altro con una conoscenza al riguardo." Disse lui e annuii stancamente.
"In realtà non ho molta conoscenza riguardo alla scienza quantistica, ma posso provarci." Commentò quello che doveva essere Hulk ma che in realtà era per metà Hulk e metà Bruce. "Come mai non sta mangiando nessuno?" Chiese poi rallegrandosi.
"Parla per te." Sbottai finendo il panino tutto in un boccone, avevo giurato a me stessa di mettermi a dieta, ma come potevo rifiutare il pranzo offerto da qualcun altro. "Steve mi aveva detto del tuo... cambiamento, ma non mi aspettavo questo." Commentai poi.
"Sono abbastanza confuso." Mormorò Scott mentre fissava il viso verde di Bruce, non riuscivo a capire se fosse meravigliato o shoccato, io nel dubbio ero entrambi.
"Sono i tempi che sono confusi." Ripose Dottor Hulk per poi ridere. "Sto scherzando! È meraviglioso! Ho passato gli ultimi anni a vivere come se avessi una malattia, ma poi ho iniziato a guardarlo sotto un'altra luce. 18 mesi nel laboratorio a contatto con radiazioni e sono riuscito a prendere i muscoli e il cervello e combinarli assieme." Spiegò brevemente.
"Wow, e io che mi lamentavo dei miei 78 kg." Mormorai per poi riempirmi la bocca con alcuni stuzzichini.
Alcuni bambini si avvicinarono al nostro tavolo. "Mi scusi, possiamo fare una foto con lei?" Chiese la ragazzina mentre gli altri due guardavano intimiditi i presenti al tavolo, sinceramente non mi interessava di essere guardata male. Qualche anno fa era scoppiata una notizia rumor sul fatto che avessi deciso di cambiare il mio cognome visto che nessuno mi vedeva più come una Stark.
"Certo." Banner passò io cellulare della ragazza a Scott e poi si misero tutti in posa. "Dite verde!"
"Verde!" Dissero tutti in coro, non sapevo se ridere o piangere davanti alla scena che mi si ripresentava davanti.
Scott fece per ridare il telefono ma poi si fermò di colpo. "Hey, volete una foto anche con me?" Chiese, i ragazzini si guardarono tra di loro confusi ma allo stesso tempo in imbarazzo perché non sapevano cosa dirgli. "Sono Ant-Man... no?" Riuscivo a leggere il dispiacere nei suoi occhi.
"Ma sì che vogliono." Provò a incitarli Banner, ma questi stavano praticamente pregando di lasciarli stare.
"No, guardalo, sta addirittura scuotendo la testa per dire che non vuole."
"Secondo me la vuole una foto."
Fu così che partirono a parlare l'uno sopra l'altro mentre l'unica cosa che i bambini volevano era scappare via da lì.
"Prendete il cavolo di cellulare." sbottò infine Scott e alzai nuovamente gli occhi al cielo, i tre lo presero velocemente per poi tornarsene al loro tavolo.
Calò un silenzio imbarazzante e toccò a me romperlo. "Non sono venuta qui per assistere alle buffonate. Bruce, puoi aiutarci a creare una macchina del tempo sì o no?"
Lui sospirò pensandoci su. "Non eri tu la figlia del grande genio?" chiese poi indispettito.
"Sì beh, la figlia. Tu non dovresti avere 7 PHD?" ribattei e lui guardò a terra con fare colpevole. "Sì o no?" scandio per bene le mie parole.
"Sì." rispose infine con un sorriso tirato.
**
Esattamente 7 ore dopo, ci trovavamo nella vecchia mansione degli Avengers. Dottor Hulk era riuscito a mettere insieme quella che doveva essere una macchina del tempo in fase sperimentale, grazie alle mie conoscenze in fatto di ingegneria meccanica (per lo meno era ciò che diceva la mia laurea acquistata su internet) e i suoi studi scientifici, riuscimmo in qualche modo a combinare il tutto.
"Siamo sicuri funzioni?" chiese Steve mentre Bruce prendeva posto dietro al pannello di controllo.
"C'è un solo modo per saperlo." ci guardò tutti. "Uno di voi deve provarlo." dichiarò infine.
Chiusi gli occhi e sospirai, era decisamente pericoloso un esperimento del genere, ma cosa potevamo farci?
"Vado io." si propose Scott, deglutii osservandolo mentre si muoveva verso la tuta progettata apposta per viaggiare nel tempo, in realtà era solo una replica della tuta di Ant-Man.
"No." lo fermai di colpo, lui mi guardò confuso. "Vado io, tu qui sei l'unico a sapere qualcosa riguardo lo spazio quantico a parte Bruce, e poi ci tengo troppo per stare qui a guardare." sospirai. "Mi prendo io la responsabilità."
Natasha mandò un'occhiata a Steve che alzò le spalle. "Va bene." annuì poi. "Preparati."
Presi velocemente la tuta e andai in bagno. Non avevo idea di cosa sarebbe successo, avevo davvero paura di rimanere intrappolata per sbaglio nello spazio quantico.
Quante possibilità avevo di rimanere intatta?
Entrai velocemente nella tuta e chiusi il caso in modo da evitare una dispersione di ossigeno o qualsiasi altra cosa. Una volta pronta tornai dagli altri. "È sicuro?" chiesi andando a posizionarmi di fronte al portale che mi avrebbe trasportata indietro nel tempo.
"Vorrei darti una risposta accurata." iniziò Bruce accendendo il macchinario. "Ma non posso." scosse la testa per poi premere il pulsante di avviamento.
"Aspetta-" non feci in tempo a finire perché venni risucchiata da un'onda d'energia potentissima, solo che invece di muovermi attraverso quello spazio infinito, mi ritrovai a girare su me stessa per poi essere sputata fuori. "Bu bu ga ga?" d'un tratto tutto mi sembrava ingrantito, mi sentivo minuscola rispetto agli altri.
"È una bambina!" mi indicò Steve e solo allora realizzai: non erano loro ad essere cresciuti, ero io ad essermi rimpicciolita.
"È Renata!" sbottò Bruce in risposta.
"Riportala a come era prima." gli ordinò Natasha severa e lui annuì per poi cliccare velocemente alcuni pulsanti.
Venni di nuovo risucchiati di getto e mi ritrovai a girare di nuovo su me stessa, questa volta riuscivo a sentire una sensazione di stanchezza, era come se mi stesse succhiando la mia energia vitale. Quando venni rimandata indietro, riuscii a malapena a rimanere in piedi, un dolore lancinante mi invase. "La mia schiena." borbottai per poi guardarmi in giro e notare le facce sconvolta dei miei amici.
"E adesso sembra invecchiata di 100 anni." commentò Scott.
"Ma come ti permetti?" lo rimbeccai e lui mi fece un segno di scuse.
"Ci penso io." Banner sembrava star impazzendo mentre cercava di risolvere il problema.
Venni inghiottita nello spazio quantico per la terza volta, solo che, invece che sentirmi stanca, pian piano iniziai a riacquistare tutte le mie energie. Quando venni buttata fuori riuscii a stare in piedi senza fatica. "Sono tornata? Sono normale?" chiesi conferma.
Natasha scosse la testa. "Ha 16 anni." mormorò Bruce confuso. "Perché non riesco a farla tornare 21enne?" diede un pugno al macchinario.
Venni trascinata nello spazio quantico ancora una volta ma, invece di iniziare a girare su me stessa come le altre volte, mi scontrai contro quello che sembrava essere un atomo. Sentii un forte crampo agli addominali e venni riportata indietro. "E adesso?" chiesi più stordita che mai.
Ma dagli sguardi degli altri avevo già capito che qualcosa non andava.
"Ok, ok, facciamo un altro tentativo." borbottò Dottor Hulk, premette l'ennesimo pulsante, ma non successe niente. "Aspetta." corrugò le sopracciglia. "Che succede?"
Portai lo sguardo sulla mia tuta e notai il fluido, da noi usato per viaggiare nel tempo, interamente versato sui miei pantaloni. "Ho avuto un piccolo scontro, ho rotto la tuta." mormorai.
Steve alzò gli occhi al cielo. "E ora?" domandò irritato.
Banner sembrava sull'orlo di una crisi di nervi. "Scienza!" urlò alzando le braccia al cielo, al ché Steve sollevò le sopracciglia incredulo. "Cosa? Questa a me sembra una totale vittoria."
Ma Capitan America non sembrava d'accordo, infatti uscì dalla stanza senza rivolgere parola a nessuno. "Rimarrà così?" domandò Natasha che aveva iniziato ad aiutarmi a togliere il casco.
"Temo di sì." sospirai e uscii velocemente dalla tuta. Mi guardai le mani, niente dita cicciottose o vene sporgenti. Presa da un impeto di curiosità, tirai su di poco la maglia per scoprire un addome piatto e quasi non mi venne voglia di piangere dalla gioia.
"Oh mio dio." mormorai, mi toccai il viso sentendolo magro e liscio. "Datemi uno specchio." supplicai, Natasha tirò fuori il suo cellulare per poi porgermelo, aprii la fotocamera interna e mi guardai. "Questa sono io, da giovane." mi vennero le lacrime agli occhi. "Come ho fatto a rocinarmi cosi in 5 anni? Guarda com'ero carina."
"Lo sei sempre." mi rassicurò lei. "È normale perdersi di vista a volte." mi lasciò un bacio tra i capelli.
"Adesso dobbiamo provare a modificare la macchina in modo da viaggiare veramente nel tempo." parlò Scott interrompendo il mio momento di gioia. "Meglio se qualcuno va a chiamare Steve... Rogers... Capitan America."
Annuii. "Vado io, mi serve un po' d'aria fresca." e detto ciò m'incamminai verso l'uscita.
Non sapevo come affrontare l'accaduto, sarei dovuta scoppiare in lacrime o esultare di gioia?
"Grazie per essere tornato." sentii dire da Steve poco in lontananza, senza farmi notare decisi di sbirciare per capire con chi stesse parlando e rimasi spiazzata nel vedere Tony Stark di fronte a lui mentre sorrideva.
"Fammi indovinare: l'ha trasformato in un bambino." ironizzò lui con il suo solito atteggiamento da sapientone. Al ché Steve portò una mano tra i capelli.
"Ecco... Non esattamente." borbottò e capii che c'era bisogno di un mio intervento.
Li raggiunsi e non appena i loro sguardi si posarono su di me, sorrisi. "Ciao papà." dissi semplicemente e lui spalancò gli occhi.
"Madre di Dio."
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