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Sei il mio fidanzato? e una gita scolastica

20. Sei il mio fidanzato? E una gita scolastica

*qualche mese dopo*

"Renata, è vero che hai donato più di mezzo milione per aiutare chi è stato vittima del Blip?" chiese l'intervistatrice, forzai il mio miglior sorriso mentre annuivo.

"Assolutamente, la Stark Industries ha voluto mettersi al primo posto quando si parla del Blip, così ho deciso di donare a degli enti che aiutano le persone in difficoltà dopo quello che è successo." cercai di spiegare mentre la donna seduta di fronte a me scriveva tutto sul suo laptop. "Ho intenzione di lottare per ciò in cui credeva mio padre."

Anastasia, credo fosse quello il suo nome, sorrise entusiasta. "Ho sentito dire che verrai votata come donna dell'anno!" mi fece un piccolo applauso. "Come ti senti al riguardo? Soprattutto sapendo che hai ancora l'aspetto di una ragazzina nonostante la tua mente sia quella di una giovane donna?"

Che diavolo di domanda era? Morgan aveva fatto domande più intelligenti non appena aveva imparato a parlare. "Devo dire che non me lo sarei mai aspettata, quando pensi ad una donna la prima cosa che salta in mente è una madre, mi sarei aspettata Pepper Stark a ricevere questo premio perché se lo merita." e lo pensavo davvero, non solo mi stava aiutando con l'azienda di papà ma si stava anche occupando di Morgan da sola. "Per quanto riguarda la mia età, non me ne preoccupo molto, gli incidenti possono capitare soprattutto quando si parla di qualcosa così astratto come il tempo. L'importante è riuscire a mantenere un equilibrio."

Ovviamente mi ero preparato tutto a casa, avevo cercato di immaginare ogni possibile domanda e mi ero studiata le risposte migliori. Non ero poi così stupida come sembravo.

"Dopo la scomparsa di tuo padre pensi di poter prendere il suo posto? D'altronde vieni chiamata IronGirl per un motivo." ed ecco che andò a fare l'unica domanda a cui non ero riuscita a trovare risposta, mi morsi leggermente il labbro cercando di elaborare nel mio cervellino una frase di senso compiuto che non andasse ad insultare questa donna. Lei, capendo il mio disagio, scosse la testa cancellando la domanda. "Per quanto riguarda la tua vita amorosa, immagino tu abbia conosciuto persone molto potenti, magari qualcuno ha preso la tua attenzione?"

"In realtà." tossicchiai leggermente cercando di schiarirmi la gola. "Al momento ho solo una persona per la testa, ma non è qualcosa che ho intenzione di urlare ai quattro venti. Ci tengo che la mia vita privata rimanga tale." lanciai un'occhiata all'orologio dell'ufficio constatando che fossero quasi le otto di sera, e io non avevo ancora mangiato.

"Mi piace come risposta." commentò digitando il tutto velocemente. "Quale sarà la tua prossima mossa da imprenditrice provetta e adolescente?" domandò poi.

Questa domanda mi era nuova, non sapevo bene cosa fare nel futuro, sinceramente era l'ultimo dei miei problemi. "Beh è curioso che tu lo chieda perché-" feci per rispondere ma il mio cellulare iniziò a vibrare segnalandomi l'arrivo di una chiamata. "Scusi un attimo, potrebbe essere importante." lo presi dalla tasca della giacca sotto il suo sguardo insistente. Il nome che apparve sullo schermo mi fece letteralmente sbiancare e decisi di spegnere il telefono immediatamente. "Falso allarme." finsi un altro sorriso. "Cosa stavamo dicendo?"

Anastasia mi guardò incuriosita dal mio cambio d'umore ma decise di non commentare. "Stavamo parlando del tuo futuro splendente." disse invece cercando di mettermi a mio agio.

Ma per tutto il resto dell'intervista non riuscii a smettere di pensare a quella chiamata... Perché mai Nick Fury stava cercando di contattarmi?

**
11:15 della sera, mancavano esattamente 15 minuti a mezzanotte e per chiunque altro questo sarebbe stato l'orario perfetto per dormire, ma non per me. Non riuscivo più a riposare come una volta, la maggior parte del tempo stavo nel laboratorio di papà a lavorare a qualche nuovo prototipo per mandare avanti le sue invenzioni, ma anche quello aveva un limite.

Quindi a quell'ora mi ritrovai sotto le coperte nel mio letto, osservai l'orologio sul mio comò con le sopracciglia corrugate finché non sentii la finestra della mia camera aprirsi per poi richiudersi velocemente, dei passi silenziosi nel buio e poi un corpo stendersi di fianco al mio. "Sei in ritardo." Constatai girandomi ad osservare il suo viso.

"Mi spiace." Si scusò Peter per poi abbracciarmi stretta a lui. "May si stava insospettendo." Ricambiai il suo abbraccio lasciandogli un bacio a stampo. "Com'è andata oggi?" Mi Chiese poi accarezzandomi la pelle scoperta dalla mia canotta da notte.

Ormai questa era routine da quasi un mese, dopo che Peter aveva scoperto del mio problema col sonno aveva deciso di venire a dormire con me ogni sera, rimaneva finché non mi addormentavo e poi tornava a casa senza che me ne accorgessi.

"Al solito." alzai le spalle appollaiandomi contro il suo petto. "Ho dovuto firmare alcuni fogli, partecipare ad una riunione di quasi 4 ore, ho revisionato la tuta Blast69 e mi hanno intervistata." sospirai, cercai con lo sguardo i suoi occhi nonostante fosse troppo buio per poterli distinguere chiaramente. "Tu invece?" domandai poi.

Il petto di Peter si stava muovendo ad un ritmo lento e calmo e se non fosse stato per lui mi sarei sentita ansiosa e stressata, dovevo molto a quel ragazzo. "È andata bene, sono stato a scuola, a proposito ho preso un'A+ in matematica, poi ho aiutato il quartiere." ne parlava allegramente, riuscivo a sentire la sua voce emozionata ogni qual volta tirasse fuori l'argomento supereroe.

"A proposito." lo interruppi. "Ho bisogno che porti la tuta domani in laboratorio, devo sistemare alcuni difetti." spiegai e lui annuì in accordo. Rimanemmo in silenzio ancora per qualche momento, poi, d'un tratto, scoppiai a piangere senza un apparente motivo. "Mi manca." singhiozzai mentre Peter continuava a tenermi stretta a lui. "Come faccio ad essere felice se lui non è qui con me?"

"Lo so." sussurrò al mio orecchio. "Ovunque io vada, mi sembra di vederlo e mi si spezza il cuore ogni volta." portò le sue mani sulle mie guance e mi asciugò le lacrime. "Ma noi possiamo affrontare tutto insieme." mi sorrise.

Annuii cercando di calmare il mio respiro, in quel momento un'unica domanda balzò nella mia mente. "Peter?" lo richiamai e lui mi diede la sua totale attenzione. "Sei il mio fidanzato?" chiesi con voce quasi infantile.

Non ne avevamo mai parlato, era come se dopo il sul ritorno la cosa più normale per noi fosse comportarci come una giovane coppia di fidanzatini, ma la realtà era che niente era ufficiale e io avrei voluto urlarlo al mondo. Lo vidi pensarci per poi aprire bocca esitante. "Renata, io provo per te qualcosa che non ho mai provato in tutta la mia vita, sei la ragazza più speciale della mia vita e non riuscirei a stare senza di te."

Battei le sopracciglia. "È un sì?"

"Sì." ridacchiò lasciandomi un bacio a stampo. "Solo se tu sei la mia fidanzata."

"Non chiedo altro." sorrisi riunendo le nostre labbra in un bacio lungo e dolce, momenti come questi erano pochi e io li amavo con tutto il mio cuore.

Una volta che ci staccammo rimanemmo a guardarci sorridenti, probabilmente stavamo entrambi cercando di concretizzare il fatto che eravamo fidanzati, ufficialmente.

Poi, però, lo vidi cambiare espressione e mi allarmai subito. "Devo dirti una cosa."

Ah ecco, non poteva andare tutto bene. Figuricamoci.

"Mhm." mormorai sentendo il cuore battere velocemente.

"Fury mi ha chiamato oggi diverse volte." e dopo questa sua confessione rilasciai il fiato che avevo trattenuto, mi rilassai completamente.

"Sì anche a me." constatai. "Non so cosa voglia ma non mi è mai piaciuto quell'uomo, gli hai risposto per caso?" domandai e lui scosse la testa. "Ugh, ci serve una vacanza da tutto questo stress."

"Una vacanza?" Peter era visibilmente confuso.

"Sì, siamo entrambi stressati e giù di morale, dovremmo riposarci e passare del tempo assieme magari-" venni interrotta dalla sua voce stridula.

"La gita scolastica!" urlacchiò e corrugai la fronte. "La scuola ha deciso di portarci a visitare l'Europa, andremo a Venezia, a Parigi e a Londra!"

"Peter, sei consapevole del fatto che non metto piede in una scuola da... Mai?" ridacchiai. "Ho sempre studiato con Bruce e mio padre e alla fine mi sono comprata tutte le mie lauree online."

Lui mi fissò per qualche attimo. "Beh, potresti iscriverti come nostra accompagnatrice?" chiese.

Sospirai. "No, però l'idea di partecipare mi intriga. Farò quello che posso per parteciparvi."

"Evvai!" esultò lui e sorrisi alla sua tenerezza. "Ora però dovresti dormire, è quasi mezzanotte." mi baciò la guancia per poi sistemarsi meglio sul mio cuscino.

"Notte." mormorai poggiando la mia testa sul suo petto e sentendo le sue mani tenermi per i fianchi.

"Buonanotte." rispose lui sbadigliando.

E fu così che ci addormentammo per l'ennesima volta con le gambe intrecciate e i respiri sincronizzati.

N/a:

SONO COSÌ EMOZIONATA DI CONTINUARE QUESTA STORIA, HO GIÀ UNA MAREA DI IDEE.

Voi cosa ne pensate? Fatemi sapere in un commento!

Grazie per star leggendo, davvero, vuol dire tanto per me💕

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