Ritorno al presente e guanto figo
18. Ritorno al presente e guanto figo
Essere sbattuti da un tempo all'altro non era esattamente il sogno della mia vita, per quanto andare a spasso negli anni fosse divertente. Guardai tutti gli altri che si stavano riprendendo dal viaggio. "Tutti bene?" Chiese papà guardandoci uno ad uno, alcuni annuirono ma il mio sguardo finì su Clint che aveva il capo basso.
"Natasha?" Chiesi dopo qualche secondo di silenzio, tutti si girarono verso Clint che scosse semplicemente la testa. "No..." mormorai sentendo le lacrime pungermi gli occhi.
"Non c'è l'ha fatta." spiegò lui mostrando la gemma dell'anima. "Si è sacrificata per questo."
"Oh mio Dio." mormorò Steve cercando di mantenere comunque un'espressione impassibile.
"E ora?" chiese Thor per poi rilasciare un rutto, lo guardai turbata da questa sua mancanza di rispetto, ma poi notai che in mano aveva un martello che conoscevo molto bene. Lui notò il mio sguardo insistente e cercò di nascondere l'oggetto. "Che guardi?"
"Niente." mi difesi per poi passare una mano tra i capelli. "Ci conviene metterci al lavoro, no?"
"Sì." mormorò papà per poi uscire dalla stanza senza guardare nessuno in faccia.
Gli occhi di tutti si puntarono su di me e scrollai le spalle. "È il suo modo dire: 'Hey sono triste, non voglio parlarne e voglio piangere da solo, quindi vado a lavorare per non pensarci.' dovreste conoscerlo oramai." sospirai. "Credo che a questo punto ci convenga muoverci." e con questo uscii anch'io dalla stanza.
E quello era il mio modo per evitare un confronto diretto con il dolore.
**
"Questo ritorno al presente è più complicato del previsto." mormorò Thor passando una mano tra i capelli sudati e lo guardai schifata. "Insomma, frigorifero vuoto?"
"Mai pensato di metterti a dieta?" chiesi cercando di collegare un dito metallico al guanto.
"Senti chi parla." mi sorrise. "Ho visto le tue foto di qualche mese fa."
"Stronzo." borbottai dando un ultimo colpo di cacciavite. "Questo è pronto!" esclamai portando il guanto quasi pronto a papà che stava lavorando con le gemme, doveva trovare un modo per incastrarle a questo.
"Perfetto." mi sorrise leggermente e ricambiai, Dottor Hulk lo guardò attentamente. "Cosa ne pensi?" chiese poi all'altro scienziato.
"A me sembra buono, possiamo provare a incastrarci le gemme?" fece indicando un altro macchinario. "Prima lo facciamo, meglio è." annuii in accordo.
"Va bene." borbottò Tony Stark. "Mettiamoci al lavoro, Renata vai a vedere come stanno gli altri e falli venire qui." corrugai le sopracciglia. "Per favore tesoro, non possiamo permetterci distrazioni."
Tossicchiai. "Quindi sono il capo?" feci un sorrisino.
Lui sbuffò. "Sì, ora vai."
Sorrisi felice e camminai velocemente verso il giardino della mansione, essere il capo mi faceva sentire molto più sicura di me stessa. Raggiunsi i tavoli vicino al lago sul retro e vidi Steve seduto con la testa bassa mentre Clint stava in piedi poco più in là a fissare l'orizzonte.
"Hey." dissi avvicinandomi a Steve. "Come stai?" chiesi innocentemente e lui mi lanciò un'occhiataccia, sospirai capendo che forse non era esattamente la domanda migliore al momento. "Ora sono io il capo." buttai lì non sapendo che altro dire.
Steve annuì pacatamente e una lacrima solcò la sua guancia. "Wow, riesci a farlo a comando?" domandai indicandola. "Come fai a rimanere così figo anche mentre piangi? Io assomiglio ad una patata raggrinzita." dissi appoggiando il mento sul palmo della mia mano.
Clint si girò per un attimo a guardarmi. "Come diavolo fai ad essere così gioiosa?" chiese irritato.
"Siamo tutti depressi, serve qualcuno che vi tiri su d'animo." commentai alzando gli occhi al cielo. "Ero la prima ad essere depressa una volta raggiunti i miei 20 anni, siamo finalmente al punto in cui possiamo riportare tutto indietro e non intendo perderlo." spiegai.
"Non tutti possiamo tornare giovani come te." borbottò Clint.
"Renata ha ragione." intervenne Steve, prese un oggetto dal taschino della sua tuta e mi mostrò una specie di bussola, una volta aperta vidi la foto di una donna che riconobbi subito come Peggy. "Non possiamo rimanere bloccati nel passato."
Mi morsi il labbro. "Pensavo ci fosse una foto di Bucky." lui mi guardò confuso. "Nel senso, è il tuo migliore amico, no?" sorrisi.
"Sì, e...?"
"Niente." sbuffai, non sapevo più come spiegargli il fatto che li shippassi. "Papà mi ha chiesto di farvi rientrare, stanno sistemando il guanto."
"Fantastico." rispose Clint forzando un sorriso finto.
"Hey, è un guanto figo, non come quelli che metti tu." gli puntai il dito contro per poi prendere per mano Steve. "Andiamo, vedrai che tutto andrà meglio una volta finito." Capitan America mi guardò con una scintilla negli occhi. "Thor ha messo della birra in frigo."
"Quello non servirà a convincermi." sbuffò alzandosi. "Preferirei ascoltare la messa della domenica mattina diretta dal Papa." replicò.
Corrugai la fronte. "Ma il Papa è svanito come il resto delle persone dopo lo schiocco di Thanos." Ricevetti subito una pacca sulla testa da Clint. "Ahia!"
"Vuoi aiutarlo o farlo cadere in una depressione totale?" sbraitò e alzai gli occhi al cielo. "Ragazzina." borbottò.
"Ho 21 anni!"
"E io 100 se non di più." sospirò Steve. "Muoviamoci."
**
"Basterà uno schiocco?" chiese Scott osservando il guanto ormai pronto, era fatto di metallo laminato di rosso e oro, come la tuta di papà.
"Esatto." confermò Dottor Hulk togliendosi gli occhiali da vista, ero impressionata dal fatto che non li avesse frantumati con le sue mani enormi.
"Ma è fantastico." Scott fece per allungare la mano verso l'oggetto, ma questa venne fermata subito da papà Stark che gliela scacciò via.
"Non toccare." scattò. "Tu porti solo guai."
"Non è vero." mormorò Ant-Man andando a sedersi in un angolino della stanza.
Presi un ultimo sorso della mia birra. "Cosa stiamo aspettando?" domandai infine buttando la bottiglia nella spazzatura più vicina.
"Infatti, ho quasi finito la birra." ci informò Thor abbracciando il frigorifero che aveva appena finito di riempire, il suo sembrava un amore profondo per quell'elettrodomestico, quasi quasi mi mancava Jane.
Steve guardò Tony. "Chi userà il guanto?" chiese. "Avete visto la potenze di quelle gemme, hanno distrutto anche Thanos stesso."
"Chi ha istinti suicidi?" chiese Clint scherzosamente e alzai lentamente la mano sotto lo sguardo shoccato di tutti.
"Ehm, Stark, vi suona familiare?" chiesi con fare ovvio. "È una cosa di famiglia."
"Non è vero." replicò, al ché tutti si girarono a guardarlo male. "Ok, forse."
"Va bene, lo farò io." Thor si fece avanti, passò una mano tra i capelli umidi di birra e poi cercò di tirare in dentro la pancia.
"Wo amico." Rhodey lo fermò subito. "Non mi sembri nelle condizioni migliori per farlo." cercò di farlo ragionare.
"Io sono l'unico che può resistere ad un potere del genere, sono un dio!" ribatté sicuro di sé.
"In realtà penso che Capitan Marvel sia la più indicata a questo lavoro." dissi guardandomi le unghie, Steve e papà mi lanciarono un'occhiataccia. "Ma se ci tenete a farlo voi andate pure." replicai, mi guardai attorno e constatai che mancava qualcuno nella stanza.
"Andrò io, è deciso." Thor fece per prendere il guanto ma Rhodey, Steve e Tony glielo impedirono cercando di trattenerlo. "Vi prego." fece poi con voce rotta. "Non sono riuscito a fermare Thanos in tempo, lasciatemi fare questo, solo questo." iniziò a piangere.
Mi alzai dalla mia sedia e andai ad abbracciarlo. "Oh Thor, non piangere per favore." lo strinsi a me. "Ti voglio bene, anche se non sei più snello e muscoloso come una volta, per questo voglio dirti che non è compito tuo farlo." lo guardai negli occhi. "Sei ubriaco fradicio, dal tuo schioccò i mari diventeranno vodka."
Lui mi guardò esitante. "Non sarebbe una buona cosa, vero?"
Scossi la testa. "No, Thor."
"Ragazzi." Banner ci richiamò. "Penso di poterlo fare io."
"Sei sicuro?" domandò Steve.
"Sì, sono stato praticamente progettato per questo dopo i miei esperimenti con i raggi gamma." sospirò. "Devo essere io a schioccare le dita."
Ci fu una pausa, tutti ci stavamo guardando insicuri, nessuno voleva obbligarlo a prendersi questa responsabilità, ma sotto sotto tutti erano sollevati che si fosse offerto.
Io d'altro canto continuavo a sentire la mancanza di qualcuno nella stanza, e per una volta non si trattava dei miei gatti. "Ho come un brutto presentimento." mormorai rivolta a Clint.
"Benvenuta nel club." rispose mentre papà preparava il guanto.
"Sono seria." sbottai. "Guardati attorno, non manca qualcuno?"
Clint diede un'occhiata intorno alla stanza. "Sì, dov'è la ragazzina azzurra?" chiese e spalancai gli occhi.
"Nebula!" quasi urlai. "Dov'è?" chiesi.
"Mi sembra di averla vista andare verso la macchina del tempo." rispose Scott che stava ancora nell'angolino. "Perché?"
Alzai le spalle. "Non può perdersi questo momento, vado a cercarla." mi avviai verso l'uscita. "Voi continuate pure." dissi rivolta a papà e Dottor Hulk.
Una volta fuori dal laboratorio mi ritrovai con un brutto presentimento addosso, era come se sapessi che stava per succedere qualcosa.
Camminai velocemente attraverso i lunghi corridoi, continuavo a domandarmi cosa avesse spinto Nebula ad allontanarsi da tutti noi. Avevo notato un cambiamento in lei una volta tornata dal suo viaggio nel tempo, ma avevo presupposto che rivedere il suo passato l'aveva messa in difficoltà.
"Nebula?" chiamai entrando nella stanza, una volta vicina alla macchina del tempo la vidi mentre stava digitando qualcosa su questa. "Eccoti qua!" urlai facendola girare verso di me di colpo. "Ma che stai-" non feci in tempo a finire la frase che una strana sensazione mi pervase e sentii uno scoppio provenire dal laboratorio. "L'hanno fatto." mormorai, guardai al di fuori della finestra e vidi gli alberi in giardino pieni di foglie verdi, poi alcuni uccelli volarono di fronte a me facendomi sorridere d'istinto. "Oh mio dio, ha funzionato!"
Mi girai in tempo per vedere Nebula premere un tasto facendo così partire un raggio. "Nebula no!" cercai di fermarla, ma venni fermata da un enorme botto e un'esplosione che fece crollare il pavimento sotto ai miei piedi. "Oh cazzo."
E prima che potessi capire cosa stesse succedendo, mi ritrovai a rotolare in mezzo ai massi fino a perdere coscienza.
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