Piccioni italiani e un mostro d'acqua
23. Piccioni italiani e un mostro d'acqua
"Italia!" annunciò il professor Harrington, osservai il rozzo hotel in cui eravamo entrati e corrugai le sopracciglia. "Paese di indubbia bellezza, ricca di storia e con la popolazione più ospitale e gentile di sempre." sospirò.
"Ma che si urla questo?" sentii borbottare dall'uomo alla reception, lo guardai confusa non capendo cosa stesse dicendo, probabilmente qualcosa contro il nostro accompagnatore?
"Prendete le chiavi delle vostre camere, sistemate i vostri bagagli e poi siete liberi di andare a visitare la città." disse gioioso e iniziò a distribuire le chiavi delle stanze una ad una.
"Non mi piace." dichiarai facendo girare Peter verso di me, aveva uno sguardo preoccupato. "È un luogo brutto e sporco, non voglio dormire qua."
Lui mi sorrise. "Non fare così, è un'esperienza nuova. Magari vivere fuori dal lusso potrebbe farti bene." mi prese per mano.
"Ne dubito." sussurrai, il professore si fermò di fronte a me e mi diede la mia chiave. "Grazie."
"Figurati cara, condividi la camera con Michelle, ho notato una certa intesa tra voi due prima." mi sorrise felice per poi dare una chiave a Peter e andarsene.
"Cosa?!" sputai arrabbiata. "Devo condividere la mia stanza con quel manico di scopa arrogante?" sbottai osservando la mia chiave.
"Michelle non è così male." Peter alzò le spalle con fare rilassato e gli lanciai un'occhiataccia. "Cosa? Magari riuscirai a fare amicizia con lei, può sembrare burbera all'apparenza ma in realtà è molto gentile."
Sbuffai. "Certo, avanti, dimmi quanto è bella adesso." gli lasciai la mano. "Tanto per cambiare, non solo lei ha una cotta per te, ma anche tu ne hai una per lei." dissi alzando gli occhi al cielo.
Il mio fidanzato mi guardò sbigottito. "Di cosa stai parlando?" domandò incredulo.
"Peter, sveglia! Ti fissa sempre e continua a seguirti, è cotta di te e non le sta bene che io sia venuta con voi." passai una mano tra i miei capelli. "Sai cosa? Devo andare a sistemare la mia valigia." schioccai le dita verso il professore Harrington che stava prendendo le mie valigie una ad una.
"Ci rivediamo qui tra qualche minuto?" mi chiese lui con voce piccola.
"Sì." risposi sconfitta, non riuscivo ad essere arrabbiata con lui, non ci sarei mai riuscita. "Aspettami all'uscita."
"Ehm, devo prendere anche quelle?" chiede il professore indicando alcuni borsoni e io annuii. "Ma sono pesanti."
"Ha ragione." dissi per poi prendere una banconota da 100€ e rivolgermi al tipo alla reception. "Potrebbe aiutare quell'uomo a portare su le mie valigie?" sorrisi dolcemente.
"Maledetti turisti." borbottò questo nella sua lingua per poi annuire. "Va bene."
**
"Ew che cos'è quello!" urlacchiai tenendomi stretta a Peter, il quale non la smetteva di ridere come un bambino. "Fallo andare via!" ordinai indicando l'animale di fronte a noi.
"È un piccione!" esclamò il mio ragazzo cercando di tranquillizzarmi.
"Non è un piccione qualsiasi." dissi cercando di nascondermi dietro di lui. "È un piccione italiano!" indicai l'uccello a pochi passi da noi. "Peter per favore fallo allontanare."
"Ok ok." ridacchiò lui per poi spaventare l'animale che volò via spaventato. "La grande Renata Stark ha paura dei piccioni ma non degli alieni." mi prese in giro.
"Non ridere!" misi il broncio. "È una paura che ho da sempre." borbottai e lui mi prese in braccio di scatto facendomi rilasciare un urletto.
"Ora sono curioso." disse portandomi verso una gondola. "Mi racconti come mai durante una romantica gita in gondola?" mi chiese e annuii, ci sedemmo su una di quelle piccole barchette e Peter diede i soldi all'italiano che partì a remare.
"Sappi che non lo devi dire a nessuno!" gli puntai un dito contro e lui annuì divertito. "Bene." sospirai. "Quando avevo circa 5 anni avevo chiesto a papà di portarmi al parco, lui aveva deciso di accontentarmi malgrado tutti i problemi che stava avendo ai tempi." dissi osservando l'acqua. "Ad un certo punto mi ero allontanata per dare il pane alle anatre, quando guardai verso papà notai che stava facendo fatica a reggersi in piedi, era pallido e aveva una mano poggiata al petto. Mi sono preoccupata e ho iniziato a correre verso di lui, ma venni bloccata da tanti piccioni che mi volevano attorno cercando di prendere il pane che avevo in mano. Più cercavo di correre via, più piccioni mi seguivano, allora buttai via il pane nel laghetto e scoppiai a piangere." ricordai a malavoglia. "Papà mi sentì urlare e mi raggiunse velocemente nonostante lui stesso non si sentisse bene e scacciò gli uccelli da me." Peter mi prese per mano e mi guardò preoccupato. "Ricordo che papà mi prese in braccio tutto tremante e mi consolò nonostante fosse lui quello a stare peggio."
"Renata." il mio ragazzo mi guardò con occhi lucidi. "Ti manca tanto?" annuii tristemente. "Mi dispiace così tanto."
Sorrisi. "Non fa niente." d'un tratto la gondola fece un movimento brusco. "Wo! Cos'è stato?" chiesi all'italiano che guardò l'acqua confuso.
"Non lo so signorina." rispose con un grave accento italiano. "L'acqua sembra alquanto agitata, forse sarebbe meglio scendere." si avvicinò ad un pontile e ci aiutò a scendere.
"Peter." lo guardai preoccupata. "Ho un botto presentimento."
D'un tratto un'onda enorme d'acqua straripò dal canale e andò a formare una specie di sagoma liquida. "È un... Mostro d'acqua?" chiese il mio fidanzato osservando quella cosa spazzare via tutte le gondole.
"Devo fare qualcosa." mormorai iniziando a togliermi la felpa di Peter, che poi era diventata di mia proprietà dopo averla dimenticata a casa mia.
"Perché ti stai spogliando?!" urlò lui confuso e impaurito allo stesso tempo, forse anche geloso.
"Perché-" tolsi la felpa e la legai intorno alla vita. "Non ho portato la tuta." dissi dando un colpo al reattore attaccato al mio petto, per fortuna avevo una maglietta a maniche corte. "Ma ho comunque qualcosa." sia le mie gambe che braccia vennero rivestite da parti metalliche.
"Vengo anch'io." disse applicando i suoi spara-ragnatele ai polsi.
"Sei impazzito?! Potrebbero riconoscerti!" urlai. "Per questa volta ci penso io." gli feci cenno di stare fermo e volai verso quella ragazza di mostro d'acqua.
**
"Eh, forse non è stata una buona idea." borbottai cercando di tenere due palazzi che stavano cadendo rischiando di ferire molte delle persone sotto ad essi.
"Vai così Renata!" mi urlò Flash da sotto mentre continuava a video-riprendermi. "La nostra diretta è a quasi 5 milioni di persone!"
"Sono felice per te!" gli urlai contro arrabbiata per poi cercare di tirare su i palazzi. "Maledetto Steve e la sua voglia di andare in pensione." borbottai a fatica.
Più in là vidi Peter con addosso una maschera tipica veneziana mentre cercava di tenere su una specie di campanile, al primo tentativo cadde sbattendo la testa sulla campana. "Ahia." feci osservandolo preoccupato, lui si rialzò ma venne sballato all'indietro picchiando di nuovo contro la campana. "Ok, questo sembrava molto doloroso." commentai.
Eravamo in due, come diavolo avremmo fatto a salvare le persone e combattere il mega coso d'acqua contemporaneamente? "Guardate!" sentii Flash, mi girai in tempo per vedere una specie di... Uomo? Anche se invece della testa aveva un casco pieno di un gas verde, questo andò incontro al mostro senza alcun timore e iniziò a lottare.
"Fantastico." rimisi in piedi i due palazzi con l'aiuto dei miei guanti. Mi fermai a guardare il nuovo supereroe e poi Peter, entrambi avevano bisogno di aiuto, ma io chi avrei scelto?
"Odio il mio lavoro." mormorai andando verso il mio fidanzato. "Ti avevo detto di rimanere nascosto!" dissi una volta raggiunto.
"Pensavo ti servisse aiuto." mi sorrise, alzai gli occhi al cielo e iniziai a spingere il campanile in modo da rimetterlo in piedi, Peter usò le sue ragnatele per tenerlo fermo. "E ora?"
Ma il mostro era sparito e così anche il mostro d'acqua. "Qualcosa mi dice che la cosa non finisce qui." mormorai una volta tornata a terra.
La mia vacanza non era iniziata nei migliori dei modi.
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