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Piano b e... nonno?

17. Piano b e... Nonno?

Mi guardai attorno, eravamo finiti in quella che sembrava una vecchia base militare. "Sei sicuro sia questo il posto giusto?" chiesi mentre Steve ci consegnava dei lascia passare falsificati.

"Credo proprio di sì." sospirò papà. "Ok, dobbiamo dividerci di nuovo: Steve, tu ti occuperai di recuperare quanto più siero possibile mentre io e Renata andiamo a cercare il tesseract." spiegò.

"Ho come l'impressione non andrà a finire bene." borbottai legando i capelli in una coda alta. Mi ero anche cambiata mettendo una gonna e una camicia mentre papà era vestito in giacca e cravatta. L'unico era Steve che sembrava una guardia. "Io non vedo laboratori."

"Questo perché stai guardando nella direzione sbagliata." mi riprese papà per poi indicarmi due uomini che erano appena entrati in un capanno, solo che invece di camminare avanti, iniziarono a scendere grazie ad un ascensore sotterraneo. Aprii la bocca sbalordita. "Andiamo." mi prese per mano e, per una volta dopo tanto tempo, mi fece piacere ricevere un gesto del genere.

"Ci ritroviamo dietro ai cassonetti quando abbiamo finito." ci ricordò Steve mentre entravamo nell'ascensore. Annuimmo in accordo prima che un'altra donna ci raggiungesse.

Lei ci sorrise e schiacciò il pulsante del piano che le interessava, poi ci guardò con fare curioso finché il suo sguardo non si soffermò su Steve, capendo che forse poteva essere riconosciuto, feci cenno a papà di coprirlo in modo che non potesse vederlo.

Una volta arrivato al piano che secondo papà era quello giusto, uscimmo dall'ascensore e salutammo Steve con un cenno. "Dici che se la caverà?" chiesi preoccupata.

"Deve." rispose Tony. "Non abbiamo tempo da perdere, se non sbaglio da questa parte tengono tutti i manufatti alieni." mi fece strada. "Non possiamo sbagliare."

"Avevamo detto lo stesso per il piano a e ora siamo al b." Alzai gli occhi al cielo. "Come fai a sapere di questo posto?" Domandai poi osservando il corridoio cupo nel quale stavamo avanzando.

Lui deglutì a fatica. "Diciamo che ne ho sentito parlare." Borbottò allargando leggermente la sua cravatta, annuii confusa per poi notare una porta semichiusa con su la scritta "Risorse Top Secret", gliela indicai e lui annuì. "Ci siamo." Controllò che non ci fosse nessuno ed entrammo velocemente.

"Muoviamoci." Borbottai camminando verso un contenitore che stava emettendo una forte luce dal suo interno.  "Penso sia qui." Cliccai sul mio orologio e il guanto meccanico ricoprì la mia mano, feci partire il laser e iniziai a tagliare una fessura sul contenitore. "Che materiali usavano? Non sto facendo per niente fatica." Commentai per poi dare un colpo netto alla scatola aprendola e mettendo in mostra un cubo blu. "Davvero? Questo?"

"Faccio io." Papà mi scostò e usò il suo guanto per afferrare il cubo. "Trova qualcosa che possa contenerlo."

"Non possiamo semplicemente tenerlo nella giacca?"

"No." Sbottò e mi alzai velocemente in cerca di qualcosa, tra i vari tavoli presenti nella stanza notai una valigetta aperta, senza pensarci due volte la presi e la portai a papà. "Grazie." Mormorò posandoci dentro il cubo per poi chiuderla.

"Abbiamo il tesseract, andiamocene." Feci per prendergli la valigia ma lui mi fermò.

"Non dobbiamo lasciare tracce." Prese la parte di metallo che avevo tagliato dal contenitore e cercò di metterlo al suo posto per evitare che si scoprisse la mancanza del cubo.

"C'è qualcuno?" Udimmo una voce in lontananza e diedi una pacca a papà che si staccò dalla scatola, ci alzammo di scatto e iniziammo a camminare verso la porta. "Chi siete?" Ci fermammo di scatto, chiusi gli occhi per qualche secondo e pregai Thor mentalmente, non volevo essere scoperta. Ci girammo lentamente e ci ritrovammo di fronte un uomo sulla trentina. "Ah, dei visitatori." Commentò osservando i nostri pass.

Papà Stark iniziò a tossire violentemente, iniziai a dargli qualche colpo sulla schiena preoccupata. Lui posò la valigia su un tavolino e prese un respiro profondo. "Sì, siamo... dell'MIT." Parlò a fatica.

Corrugai le sopracciglia osservando l'uomo incuriosita, aveva un non so ché di familiare, la mano di papà stava tremando e il suo sguardo era fisso su di lui. Solo dopo aver fatto viaggiare il mio sguardo da Tony all'altro uomo riuscii a capire. "Nonno...?" Mormorai esterrefatta.

"Non penso di essere così vecchio da essere tuo nonno." Scherzò lui e scossi la testa, che diavolo stavo facendo?

"No-no, mi scusi. L'ho confusa con qualcun altro." Balbettai prendendo la mano di papà, sapevo quanto la cosa fosse difficile per lui e volevo fargli sapere che io c'ero per lui.

Il nonno annuì. "È una sua alunna?" Chiese poi a Tony con un sorriso divertito.

"No." Lui tossicchiò ancora. "È mia figlia." Disse poi e forzai un sorriso.

"Che cosa dolce, mia moglie è in attesa." Ci informò e spalancai gli occhi, papà non era ancora nato? Presi un respiro profondo per cercare di calmarmi, tutto questo mi stava facendo agitare alquanto e volevo solo tornare a casa. "Quanti anni ha?" Gli chiese poi incuriosito.

"Ehm... 21, cioè, 16." Si corresse subito. "Scusi, a volte mia figlia mi sembra molto più matura di quello che è." Spiegò e lo guardai sorpresa, lo pensava davvero? "E ho una figlia più piccola a casa, ha 5 anni."

"Un uomo fortunato." Lo congratulò il nonno per poi porgergli la mano. "Qual è il suo nome?" Chiese.

Merda. E ora?
Lanciai un'occhiata a papà che si stava guardando intorno.

"Howard." Rispose secco e spalancai gli occhi. Ma siamo seri?

"Howard...?"

"Potts, Howard Potts." Papà gli sorrise e volli prendermi a schiaffi da sola. Chi diamine gli aveva dato la licenza da genio quando a malapena riusciva ad inventarsi un nome falso?

"Howard Stark." Si presentò lui e mi venne voglia di urlargli: lLo sappiamo benissimo chi sei, vieni etichettato come stronzo a casa nostra."

"Renata Potts." Mi presentai dopo che strinse la mano anche a me. "Noi in realtà avevamo finito il giro." Continuai notando la difficoltà di mio padre nel pensare ad una qualsiasi risposta.

Howard annuì. "Ma certo, lasciate che vi accompagni fuori, sono passati anni dall'ultima volta che abbiamo avuto dei visitatori." Ci fece cenno di seguirlo, annuii per poi iniziare a camminare verso l'uscita. "Aspetti, la sua valigia." Prese la valigia che papà aveva lasciato precedentemente sul tavolo.

"Grazie!" Urlacchiai strappandogliela di mano, mi guardò confuso e sorrisi innocentemente. "È mia, ci tengo dentro le mie cose... da... signorina?" Inventai.

"Oh, chiedo scusa." Borbottò leggermente schifato.

"Si figuri." Feci un cenno con la mano per dirgli di lasciar perdere e tirai via mio padre con me.

**

Certo, svegliarsi la mattina non sapendo come si era arrivati a casa io giorno prima faceva paura, ma camminare di fianco al mio nonno morto da anni con un manufatto alieno rubato faceva decisamente più paura, soprattutto sapendo di essere in una base militare segreta. "Papà." Borbottai insicura. "Non abbiamo tempo da perdere." Gli ricordai indicando il nonno con lo sguardo.

"Sì, sì." Mi calmò lui. "Beh, penso sia ora che io e mi figlia andiamo." Disse poi ad alta voce facendo girare Howard, lui annuì anche se sembrava perso nei suoi pensieri. "È stato un piacere conoscerla."

"Anche lei." Gli sorrise. "E sua figlia ovviamente." Mi guardò per qualche secondo per poi sospirare. "Posso parlarle in privato, Potts?" Chiese poi e deglutii. Fantastico, ci hanno scoperti.

Papà sembrò avere il mio stesso pensiero, ma si riscosse subito. "Certo." Rispose con un sospiro, prima di lasciarmi si piegò verso di me e mi bisbigliò all'orecchio. "Se succede qualcosa, prendi la valigia e torna nel nostro tempo." Annuii e lui mi accarezzò leggermente i capelli per poi seguire Howard un po' più in là.

Probabilmente sarei dovuta rimanere lì e aspettare, ma se c'era una cosa che non riuscivo a fare... era farmi i cavoli miei. Aspettai qualche secondo e poi mi avvicinai lentamente mentre facevo finta di guardarmi intorno, i due sembravano abbastanza presi dal loro discorso per non accorgersi di me.

"È solo che sono così spaventato, non voglio essere un cattivo padre." Sentì dire dal nonno e spalancai gli occhi. Fantastico, il nonno che chiede consigli come crescere suo figlio a suo figlio.

"Posso capirti." Papà Stark gli posò una mano sulla spalla. "Quando ho scoperto di avere una figlia sono andato in crisi, avevo sempre la costante paura di crescerla male a causa... dei fantasmi nel mio passato. Nonostante ciò sono felice di come sia cresciuta, è una ragazza forte e indipendente, sa cos'è meglio per lei." Prese un grosso sospiro. "Ho cercato di controllarla troppo e questo l'ha allontanata da me, adesso sto cercando di recuperare un rapporto rotto da quasi 5 anni."

"5 anni?" Sbottò Howard. "Accidenti, mi dispiace." Mormorò. "Come... come ci si sente ad essere padre?"

"Sinceramente? È la miglior sensazione del mondo, niente mi rende più felice che vedere le mie bambine sane e contente."

Sentivo le lacrime pungermi gli occhi mentre cercavo di non fare rumore, pensava davvero tutte quelle cose di me? E io che avevo continuato a trattarlo con astio per tutti questi anni, mi sentivo orribile, sia dentro che fuori. Venni distratta dalla figura di Steve appostata dietro i cassonetti della spazzatura. Mi asciugai velocemente le lacrime e lo raggiunsi.

"Il tesseract?" Bisbigliò a bassa voce e gli indicai la valigetta nella mia mano. "Dov'è Tony?"

"A parlare col nonno." Risposi secca. "Lasciamogli un attimo di privacy." Lui annuì in accordo. "Il siero?"

"Ecco." Aprì la giacca mostrando cinque provette. "In caso... succedesse qualcosa."

"Capito." Sbuffai, in lontananza vidi Tony abbracciare goffamente Howard e sorrisi malinconica, poi si guardò intorno finché non ci avvistò e venne verso di noi. "Che voleva?" Chiesi innocentemente.

"Niente... cosa da uomini." Borbottò e nascosi un sorrisino. "Abbiamo tutto?" Domandò e annuimmo. "Perfetto, impostate gli orologi sulla data di ritorno." Ci istruì mentre Steve ci passava una provetta a testa, inserimmo il contenuto nella tuta per poi prendere il tesseract.

"3... 2... 1... andiamo!" Schiacciammo gli orologi contemporaneamente per essere risucchiati nello spazio quantico.

Ancora pochi secondi e saremmo tornati al presente, pronti a riportare tutti indietro.

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