Litigi di famiglia e fallimenti clamorosi
O09. Litigi di famiglia e fallimenti clamorosi
Quella donna si chiamava Carol Danvers ed era talmente forte da riuscire a portare la nave di Quill fino alla Terra. In tanti giorni di disperazione, finalmente riuscii a sentirmi sollevata e piena di speranza, quasi felice. Papà continuava a pensare fosse tutto un miraggio, una creazione delle nostre menti in assenza d'aria mentre Nebula ci aiutava a tenerci in piedi visto che lei era quella che stava meglio.
Sentivo le ginocchia tremarmi mentre Carol poggiava la nave a terra, proprio di fianco alla nostra dimora. Camminammo a fatica verso l'uscita e una volta aperta la fiancata riuscii a sentire l'aria pura entrare nei miei polmoni ormai abituati all'aria viziata. Era notte tarda, solo i lampioni illuminavano il giardino, ma quelle poche luci bastarono a bruciarmi gli occhi. "Oh Dio." Mormorai portando una mano sulla fronte.
"Va tutto bene, siamo a casa." Mi rassicurò papà.
Ad aspettarci c'erano Steve, Natasha, Rhodey e Pepper. Mi vennero le lacrime agli occhi a rivedere i loro volti dopo un anno intero passato a guardare i video postati su internet dove ritraevano in varie parti del mondo, guardandoli bene mi sembravano tutti stanchi e tristi e probabilmente io dovevo avere la stessa espressione.
Steve fu il primo a farsi avanti e ad aiutare papà a scendere sorreggendolo per il braccio. "Non l'ho fermato." Parlò subito papà Stark con voce roca e flebile.
Natasha corse verso di me e mi abbracciò di scatto scaldandomi subito al contatto con la sua pelle. "Sei gelata." Mormorò posando le sue labbra sulla mia fronte. "Grazie a Dio sei viva, stavamo perdendo tutte le speranze." Sussurrò triste e non riuscii a contenere un singhiozzo che lasciò la mia bocca. "Va tutti bene, ci prenderemo cura di te." Mi aiutò a camminare.
"Nemmeno io." Sentii rispondere Steve, voltai leggermente lo sguardo e osservai i due parlare dopo tantissimo tempo, non c'era un'aria tirata o di imbarazzo tra i due, solo il bisogno di aiutarsi a vicenda.
"Aspetta..." papà fece un sospiro profondo e mi lanciò uno sguardo addolorato. "Ho perso il ragazzo." Scossi la testa non volendo neanche pensarci, Peter era l'ultimo dei miei problemi al momento dopo essere quasi morta nello spazio.
Steve si fermò a guardarlo. "Tony, l'abbiamo perso." Lo rassicurò, ma questo non cambiava il fatto che il ragazzo di cui ero innamorata fosse morto.
"Tony." Pepper gli corse incontro e lo abbracciò tenendolo stretto a sé, io rimasi lì impalata a guardarli e pensare quanto fossero fortunati ad amarsi così tanto.
Sospirai quando sentii la mano di Steve sulla mia spalla. "È da un po' che non ci vediamo." iniziò a bassa voce, mi girai verso di lui e lo abbracciai, anche se ero bassa e gli arrivavo appena al petto. "Anche tu mi sei mancata, sono così felice tu sia sana e salva."
Annuii contro il suo petto. "Wanda?" chiesi speranzosa, lui rimase in silenzio e mi accarezzò i capelli, capii subito. "Oh." bisbigliai. "Per quel che può valere... Ti voglio bene."
"Anch'io piccolina."
Mi staccai leggermente. "Non sono io piccola, sei tu che sei vecchio." ghignai e lui alzò gli occhi al cielo prendendomi per mano.
"Dio quanto mi erano mancate le tue battute sulla mia età." borbottò per poi accompagnarmi dentro mentre gli altri ci seguivano.
Essere tornata a casa avrebbe dovuto farmi sentire per lo meno sollevata, ma la verità era che in fondo avrei preferito rimanere da sola su quell'astronave piuttosto che stare qui senza Peter.
**
Poggiai la testa sulla spalla di papà mentre ascoltavamo Natasha che ci spiegava esattamente ciò che era successo, portai lo sguardo sul mio braccio cercando di non fare troppo peso alla flebo, sia io che Tony eravamo in condizioni critiche per quanto riguardava l'idratazione e il fabbisogno proteico.
Beh, era da tempo comunque che volevo mettermi a dieta.
"Ha fatto esattamente ciò che voleva, ha ucciso metà della popolazione." Uscii dal mio trance al sentire quelle parole, i miei occhi si soffermarono sulle immagini di quelli che apparentemente erano scomparsi. Riconobbi subito Bucky e mi venne una fitta al cuore pensando a quanto stesse probabilmente soffrendo Steve. Poi vidi Scott Lang, un uomo strano che non vedevo dalla Civil War, notai anche T'challa, Wanda, Visione e... Peter. Distolsi velocemente lo sguardo deglutendo a fatica.
"Sono ventitré giorni che Thanos è venuto sulla Terra." sbuffò papà cercando di capire la situazione. Sospirai leggermente, ventitré giorni sperduti nello spazio non erano pochi, come avevamo fatto a sopravvivere?
Natasha lo guardò annoiata. "I governi mondiali cadono a pezzi. Le parti ancora funzionanti, cercando di fare un censimento e pare che lui abbia fatto esattamente quello che aveva minacciato. Ha sterminato il 50% di tutte le creature viventi." rispiegò, ma ciò non bastò a calmare papà Stark.
"Dove si trova ora? Dove?" scattò facendo zittire tutti per qualche attimo, mi sentivo sinceramente a disagio.
Era passato molto tempo dall'ultima volta che avevo assistito ad un litigio di famiglia, e l'ultima volta si era discusso sul fatto che mamma non volesse lasciarmi andare in Germania.
Steve guardò a terra rattristato. "Non lo sappiamo. Ha aperto un portale ed è entrato."
Alzai gli occhi al cielo, papà di fianco a me lanciò un'occhiata dall'altra parte della stanza. "E lui che cos'ha?" indicò Thor, quasi non l'avevo notato.
Stava lì impassibile mentre fissava il muro con un'aria quasi depressa. Guardandolo meglio riuscivo quasi a sentire i suoi pensieri arrabbiati. E poi un pensiero mi colpì: sono io che ci vedo male o Thor ha un occhio marrone e uno azzurro?
"È incazzato. Ritiene d'aver fallito. Cosa che ha fatto. Ma mi pare vada di moda, ultimamente, no?" sobbalzai all'istante quando sentii la voce del... procione.
Tony sorrise leggermente. "Credimi, fino ad ora avrei giurato che fossi un peluche." in effetti assomigliava abbastanza ad un animale di pezza.
"Forse lo sono." rispose questo e lo guardai confusa.
"Non sto capendo." mormorai guadagnandomi degli sguardi carichi di pietà da parte degli altri.
Steve fece un passo verso di noi. "Sono tre settimane che diamo la caccia a Thanos. Scansioni dello spazio, satelliti. Niente di niente. Tony, voi l'avete combattuto." cercò di continuare ma papà lo bloccò subito.
"Chi te l'ha detto? Non è vero. No, lui mi ha completamente annientato, mentre il mago di Bleecker Street gli svendeva il negozio." sbottò furioso. "Ecco com'è andata. Non c'è stato un combattimento, è imbattibile."
Captain America sembrava più dispiaciuto che mai, ma non poteva fare molto in quel momento. "Ti ha dato qualche indizio, delle coordinate, qualcosa?" chiese speranzoso.
Tony ignorò completamente la domanda e sospirò. "L'avevo previsto qualche anno fa. Avevo avuto una visione. Non ci ho creduto. Pensavo fosse un sogno." abbassai lo sguardo, non potevo essere del tutto d'accordo. Ultron si era rivelato alla fine un essere fin troppo intelligente per poter essere controllato.
Non potevamo rischiare un'altra volta.
"Tony, ho bisogno che ti concentri." Steve provò a calmarlo, ma ormai papà era già andato e pronto a ribellarsi, si spostò lontano da me e dovetti cercare di rimanere con la testa alzata senza il suo supporto.
"E io avevo bisogno di te! Intendo, nel passato! Questo supera il tuo bisogno, è troppo tardi, amico. Spiacente. Sai di che ho bisogno?!" urlò papà, poi con un braccio buttò a terra tutti gli oggetti poggiati sul tavolo e si alzò di scatto.
"Papà." feci per prendergli la mano per fermarlo, ma lui l'allontanò velocemente e tornò a guardare Cap.
"Ho bisogno di radermi! E se non sbaglio avevo detto a tutti voi, ai viventi." si staccò la flebo nonostante i rimproveri di tutti i presenti. "E ai non viventi che avevamo bisogno di un'armatura intorno al mondo!! Ve lo ricordate?! Che influisse sulla nostra preziosa libertà... o no? Di questo avevamo bisogno!" ormai era fuori di sé.
"Be', direi che non è andata, no?" provò a scherzare Steve, purtroppo non capiva che ormai non c'era più modo di ridere o ironizzare sull'accaduto.
Tony alzò gli occhi al cielo e gli puntò un dito contro. "Ho detto che avremmo perso. Tu hai detto: "faremo anche questo insieme". Lo sai, Cap: abbiamo perso e tu non c'eri. Ma è questo che facciamo! Diamo il meglio a fatto compiuto! Noi siamo gli Avengers! Noi vendichiamo!! Noi non preveniamo!!" ci guardò tutti con odio, non riuscivo quasi a riconoscerlo.
Rhodey gli si avvicinò titubante. "Ok!" provò a tranquillizzarlo.
Papà lo guardo con occhi sgranati. "Giusto?!" urlò di nuovo.
"Ok! Hai reso l'idea! Ora siediti, ok?" fece per aiutarlo a sedersi di fianco a me, ma papà aveva altro in mente.
"Ok." rispose per poi fermarsi confuso. "No, no, no! La rendo ora l'idea!" ormai stava delirando, il tempo trascorso in solitudine non aveva aiutato. 'Ah, lei è fantastica!" disse poi rivolgendosi a Carol che gli fece un cenno con la testa.
Rhodey ormai sembrava star per impazzire. "Tony, stai male! Siediti! Vieni qui!"
"L'ho vista io!" urlò ancora. "Abbiamo bisogno più di carne fresca." guardò poi Steve con uno sguardo quasi schifato. "Che di vecchi somari stanchi! Io non ho niente per te, Cap! Niente coordinate, niente indizi, niente strategia, niente opzioni! Zero! Nulla! Nada! Zero fiducia, bugiardo!" si avvicinò con fare provocatorio per poi staccare il reattore dal suo petto e metterlo in mano al povero Cap che lo stava fissando sbalordito. "Tieni, te lo regalo! Tu trovi lui, ti metti questo... ti nascondi!" ma non riuscì a continuare perché la mancanza del reattore rese il suo corpo ancora più instabile di quanto fosse prima, cadde a terra in preda ad un calo di forze.
Mi alzai anch'io impanicata. "Papà." chiamai per poi staccarmi la flebo velocemente e raggiungerlo, mi chinai di fronte a lui insieme agli altri. "Stai bene?"
"Sto bene! Lasciatemi..." prese un grosso respiro per poi chiudere gli occhi e cadere in un sonno profondo.
Portai le mani alla bocca. "No, no, no! Non posso perdere anche te!" urlai poggiando entrambe le mani sul suo petto cercando il battito cardiaco.
"Renata." Natasha mi prese dalle braccia e mi aiutò a sollevarmi mentre mi dimenavo. "Non è morto! Ha avuto un crollo, ha bisogno di riposo e anche tu!" mi urlò facendomi bloccare per qualche istante.
"Me lo prometti?" mormorai.
Lei annuì decisa. "Ora alzati così posso aiutarti ad andare in camera."
Lanciai un ultimo sguardo a papà e mi sentii male nel vedere Steve che portava il suo corpo privo di sensi verso la nostra infermeria. "Nat." borbottai sentendo un dolore acuto alla testa.
"Cosa?" chiese dolcemente per poi guardarmi il viso. "Oh Gesù, Renata non chiudere gli occhi, guardami, per favore non-"
Ma non riuscii a sentirla perché chiusi le palpebre ormai stanche e mi lasciai trasportare in un sonno che non sapevo di averne bisogno.
**
"E ora chi glielo dice?" sentii mormorare in lontananza. "Sono passati tre giorni, non pensi sia ora che si svegli in modo da sapere la notizia?"
Sospirai profondamente riprendendo il controllo di tutti i miei arti che sbravano essere fermi da mesi. Le mie palpebre erano ancora pesanti, ma nonostante ciò riuscii ad alzarle lentamente.
"Non puoi prendere una ragazzina e buttarla giù così, ci dovrà pur essere un altro modo per renderla partecipe senza scandalizzarla." sentii la voce di Bruce, ma sembrava quasi ovattata dentro la mia testa.
Voltai lo sguardo e vidi Bruce, Thor e Natasha che parlavano tra di loro. Rimasi qualche attimo ad osservare la stanza in cui mi trovavo prima di riuscire a riconoscerla. Ero nel laboratorio di Banner. "Che sta succedendo?" borbottai con voce roca facendo girare tutti verso di me.
"Come ti senti tesoro?" Natasha venne subito verso di me, alzai le spalle per poi osservare il viso shoccato di Thor.
"Cos'è successo?" chiesi preoccupata, sapevo benissimo che quando il mio dio preferito faceva quella faccia era perché c'era qualcosa che si stava tenendo dentro e che voleva urlare al mondo.
"Beh..." Bruce iniziò. "Ecco, vedi... Tu e Tony eravate molto stanchi quindi vi abbiamo lasciati riposare. Lui si è svegliato ieri mentre tu adesso, il problema principale è che vi siete persi un avvenimento durante il vostro sonno..." cercò di spiegare, in realtà non fece altro che confondermi di più con i suoi giochi di parole.
"In che senso?"
"Siamo andati in missione." prese parola Natasha, annuii cercando di comprendere le sue parole. "Insomma, dovevamo pur cercare di far qualcosa per aiutare la Terra."
"E com'è andata?" chiesi deflutendo a fatica.
"È stato..." la Vedova Nera si fermò a pensare, probabilmente stava cercando un modo carino per darmi la notizia.
"È stato un fallimento clamoroso." sbottò infine Thor. "Thanos ha vinto, ha distrutto le gemme e la nostra ultima possibilità di salvare il resto dell'umanità." incrociò le braccia al petto. "Mi dispiace, ci abbiamo provato."
"Fallito?" chiesi con le lacrime agli occhi, ricevetti un cenno di capo. "E ora?"
Silenzio, sembrava quasi che nessuno volesse azzardare a dire la cosa sbagliata. "Cercheremo qualsiasi altro modo, nel frattempo penso che ci toccherà aspettare e cercare di vivere la vita il più normalmente possibile."
"Una vita normale? Senza Peter o Wanda o Bucky?" borbottai incredula. "È tutto un sogno, sto ancora dormendo. Non è vero." scossi la testa. "È impossibile."
"Rebata-" provò Thor ma alzai la mano zittendolo.
"Voglio rimanere sola." li guardai tutti male. "Andatevene!" urlai poi e loro sobbalzarono.
"Va bene, per qualsiasi cosa chiamaci." Natasha mi sorrise leggermente ma non ricambiai, aspettai che uscissero tutti per poi scoppiare in lacrime.
Questa non era vita, era un incubo.
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