Intollerante al gelato e ai sentimenti
**RIPETO: LA STORIA INIZIA CON INFINITY WAR, SE AVETE VISTO QUESTO FILM ALLORA POTETE LEGGERE QUESTA PARTE TRANQUILLAMENTE IN QUANTO LA PARTE DI ENDGAME USCIRÀ TRA UN BEL PO' DI CAPITOLI**
*SCRIVERE COSÌ METTE ANSIA*
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01. Intollerante al gelato e ai sentimenti
Se mi avessero detto che quella mattina papà voleva andare a correre nel parco, probabilmente mi sarei messa a ridere simulando il suono di una balena e mi sarei rigirata nel letto. Proprio per questo motivo mi avevano detto che saremmo andati a fare colazione in qualche locale promettendomi una porzione large di pancakes e una cioccolata calda.
Bugiardi.
Avrei dovuto immaginarlo quando Pepper mi aveva detto una cosa tipo: metti dei leggins e una felpa, più comodi sono i vestiti meglio è. Stupido da parte mia pensare che forse si erano arresi al fatto che mi vestivo come una barbona, ma una volta arrivati al parco era decisamente troppo tardi per tornare a casa.
Inutile dire che mentre loro correvano io stavo dietro di loro a camminare velocemente e nonostante questo avevo comunque il fiatone. La gioia dell'essere abituata a Netflix e gelato, l'ultima volta che avevo provato ad allenarmi non era finita bene e avevo deciso che la cosa non faceva per me e comunque il mondo non aveva più bisogno di me dalla Civil War, non che avessi fatto chissà che cosa durante quell'episodio, avevo semplicemente accompagnato papà in Germania e avevo usata una tuta per aiutarlo.
Da allora era passato un anno o più, non avevo più visto Steve o Natasha da allora ed era un vero peccato visto che mi ero affezionata a loro durante la mia infanzia. In realtà non avevo visto quasi nessun supereroe dopo la Civil War, papà era ancora in contatto con alcuni di loro, come quello Spider-Man che a quanto pare era un suo protetto.
"Renata, tieni il passo." Papà Stark mi fece riprendere dal mio trance e allungai i passi per raggiungerli.
"Non siamo tutti in forma come te." Lo presi in giro sbuffando leggermente. "Cosa diavolo hai bevuto per farci venire qui alle 9 di mattina?" Sbottai poi sedendomi per terra. "Voi andate avanti, io vi aspetto qui."
"Andiamo Tony, lasciala riposare." Pepper lo convinse a lasciarmi lì, lui mi lanciò un ultimo sguardo preoccupato prima di annuire e camminare via con lei.
Pepper Potts, definitivamente troppo buona per essere mia madre. Io ero nata per puro caso da una sventura del famoso Tony Stark, e per sventura intendo una precauzione malandata. Mia madre, beh, lei era un bel tipetto e alla scelta tra: tenere la figlia ma impegnarsi a crescerla o darla al padre. Lei aveva scelto ovviamente la seconda opzione, erano poche le volte in cui veniva a trovarmi, ma le volevo bene comunque e anche lei me ne voleva.
Nonostante questo ero felice che Pepper fosse entrata nella vita di papà, la conoscevo da anni, quando l'aveva assunta.
Dopo alti e bassi erano finalmente riusciti ad essere felici, stavano già organizzando le nozze e io ero la damigella d'onore. Il ché era veramente fantastico se non fosse per una cosa:
Gli Avengers, se esistevano ancora, non erano stati invitati. Mi ero sempre immaginata la scena inseme ai nostri amici. Natasha avrebbe fatto da testimone insieme a Bruce, Steve poteva essere il prete insieme a Bucky e Sam. Clint avrebbe pianto tutto il tempo insieme a Wanda e Scott... beh, immagino che sarebbe venuto solo per il buffet.
E invece la cerimonia si sarebbe svolta solo tra parenti.
Mi alzai da terra e sbuffai decidendo che era tempo di raggiungere papà e Pep, anche perché volevo andare a casa e dormire. Strano che la gente nel parco non venisse a chiederci foto come molte altre volte, ormai non era un segreto che Tony Stark e sua figlia venissero spesso in questo posto, una volta avevamo dovuto chiedere rinforzi per poter uscire da lì.
Una volta raggiunti i due sposini sorrisi nel vederli parlare tra loro e baciarsi, non riuscivo a immaginare un momento più felice di questo per mio padre e ne ero così felice. "Ew, non in pubblico, vi prego." li presi in giro facendo notare la mia presenza.
"Eccola." sbuffò papà Stark. "Te l'avevo detto che non ci avrebbe messo molto." ridacchiò e alzai gli occhi al cielo. "Stavamo avendo una conversazione seria, Renata:"
"Immagino allora non ti dispiaccia se ascolto." alzai le spalle. "Qual è l'argomento?"
"Tony ha sognato di avere una figlia." disse Pepper dopo qualche attimo, mi bloccai sul posto per poi rilasciare una grossa risata.
"Vuoi dire una figlia da sogno, perché quella sono io." scherzai, mi zittii una volta vista la faccia seria di papà che mi stava guardando preoccupato. "Nel senso, non state programmando di avere un'altra figli, vero?"
"Era solo un sogno." sottolineò lui. "Eppure sbrava così reale." sussurrò l'ultima parte e spostai lo sguardo da un'altra parte.
Non avevo mai pensato a quell'inconveniente, papà non sembrava il tipo da volere altri figli nonostante con me fosse stato molto bravo. Avevo 16 anni, forse sentiva la mancanza di un bebè? Non l'avrei mai saputo.
All'improvviso dietro di noi si aprì un portale di colore arancione, papà Stark si mosse velocemente e si pose davanti a me in modo da farmi da scudo. Pochi secondi dopo un uomo alto e snello, con dei bei zigomi dovevo ammetterlo, attraversò il portale e ci guardò.
"Tony Stark? Sono Dottor Stephen Strange, ho bisogno di parlare con te." disse senza mezzi termini, al ché alzai un sopracciglio. Chi era? E perché era vestito da mago del 900? "Ah e congratulazioni per il matrimonio."
"Non accettiamo volantini, grazie." ovviamente il sarcasmo di Tony Stark non poteva mancare, avrei voluto battergli il cinque, ma venni interrotta dall'arrivo di un altro uomo, mi tolsi da dietro papà e spalancai gli occhi.
"Oh mio dio." sussurrai in pieno shock. Senza pensarci due volte corsi incontro al supereroe che ormai non vedevo da anni. "Bruce, sei vivo." mi veniva da piangere, io e Nat pensavamo fosse morto dopo l'incidente a Sokovia.
"Renata." mi strinse a se lui. "Sei cresciuta così tanto dall'ultima volta." mi guardò con un sorriso e le lacrime agli occhi.
Ai tempi Bruce era rimasto a vivere da noi, mio padre insistette per non lasciarlo da solo e per sdebitarsi lui mi faceva da babysitter. La maggior parte della matematica e fisica l'avevo imparata da lui.
"Bruce." Tony lo richiamò e il suo sguardo andò a posarsi sul suo vecchio amico.
"Tony abbiamo bisogno di te." parlò velocemente, riuscivo a sentire il suo cuore palpitare e avrei voluto consolarlo. "Sta arrivando, lui sta arrivando."
Papà Stark lanciò uno sguardo a me e poi a Pepper. Nessuno sapeva esattamente cosa dire, una cosa era certa: qualcosa stava per succedere.
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Seguimmo quello che si era presentato come Dottor Strange nel suo "santuario", lì incontrammo un altro mago che si presentò come Wong.
Bruce di fianco a me sembrava terrificato nonostante gli stessi tenendo la mano per cercare di dargli coraggio.
Papà non era ancora d'accordo sul fatto che l'avessi seguito, avrebbe preferito sapere che ero con Pepper a casa. Ma non potevo andarmene ora che Bruce era finalmente tornato a casa. E poi ero curiosa di sapere cosa stesse succedendo.
Se solo avessi avuto modo di contattare Natasha per dirle che lui era qui.
Ci mettemmo in cerchio e Wong fece un incantesimo formando delle figure di fronte a noi. "All'alba dell'universo, non c'era nulla. Poi... booom! Il Big Bang scaraventò sei cristalli elementari attraverso l'universo vergine. Ognuno di queste Gemme dell'Infinito controlla un aspetto essenziale dell'esistenza." avrei voluto applaudire per la fantastica spiegazione munita anche di animazione.
La cosa però non mi era ancora del tutto chiara. Non capivo cosa c'entrasse con l'arrivo di quello che Banner aveva chiamato "Thanos".
"Spazio. Realtà. Potere. Anima. Mente. E Tempo." Strange elencò una ad una le gemme mostrandole, ero affascinata da come delle piccole pietre come quelle potessero contenere un così grande potere.
Papà si girò verso Bruce. "Come hai detto che si chiama?" chiese annoiato e alzai gli occhi al cielo, non era esattamente il momento per fare l'altezzoso.
"Thanos. È un flagello, Tony. Invade i pianeti. Si prende tutto ciò che vuole. Stermina metà delle popolazioni. Lui ha mandato Loki. L'attacco a New York era opera sua."
"Cosa?" urlai. Com'era possibile? Era stato tutto calcolato? Era tutto parte di un piano, per cosa poi? Avere una gemma?
Papà invece reagì come se niente fosse e iniziò a fare stretching dal nulla. "Ci siamo. Tempi previsti?" che domanda stupida, avrei voluto prenderlo a schiaffi.
"Chi lo sa. Ha le Gemme del Potere e dello Spazio. Già così è la creatura più forte dell'universo. Se riuscirà a mettere le mani su tutte e sei le gemme, Tony..." Bruce di fianco a me sembrava star per andare in iperventilazione e io ero ancora sotto shock.
"Potrebbe distruggere la vita in una misura ad oggi inimmaginabile." il mago lo avvertì e sorrisi. Aveva veramente detto ad oggi inimmaginabile?
Papà iniziò a riscaldare le gambe appoggiandosi as una specie di calderone. "Hai veramente detto "ad oggi inimmaginabile"?" mi aveva letto nel pensiero, il ché non era strano per uno Stark, ma metteva comunque i brividi.
"Ti stai appoggiando veramente sul Calderone del Cosmo?" replicò Strange e ridacchiai sottovoce.
"Ah questo?" chiese Tony, non fece in tempo a togliersi che il mantello dello stregone lo colpì facendolo allontanare di colpo. "Va bene, sei perdonato... Se Thanos le vuole tutte e sei, gettiamola nel bidone della spazzatura." alzò le braccia in aria.
"Papà." sbottai guardandolo male.
"No, niente da fare." scosse la testa Strange.
"Abbiamo giurato di proteggere la Gemma del Tempo con la vita." intervenne Wong che fino ad allora era rimasto in silenzio, quei due sembravano veramente determinati a non lasciar andare la gemma dentro quella specie di collana.
"Io di non toccare i derivati del latte, ma poi hanno messo il mio nome ad un gelato, perciò..." sospirò papà Stark.
"Follia Stark al cioccolato." ricordò Strange annuendo.
"Niente male."
"Nah, preferisco il limone tuonante di Thor." alzai le spalle facendo aggrottate le sopracciglia a papà. "Se non fossi intollerante al gelato lo mangerei." alzai le spalle.
"Mangeresti qualsiasi cosa che abbia il nome di Thor sopra." borbottò lui e sorrisi innocentemente.
"La Spaccatella Hulk è il nostro preferito." disse poi Wong e Strange annuì in accordo.
"Esiste veramente?" chiese Bruce stupito, ah quante cose avrei dovuto raccontargli.
"Va bene, il punto è che le cose cambiano." sputò mio padre ormai stanco della conversazione.
"Non il giuramento di proteggere la Gemma del Tempo. E potrebbe darci un'ottima chance contro Thanos." scossi la testa in disaccordo, non vedevo come quella pietra potesse darci una chance, papà sembrava aver pensato la stessa cosa.
"E viceversa, potrebbe dare un'ottima chance a lui contro di noi!" appunto.
"Sono d'accordo, non è saggio tenerla qui." parlai anche se non sembrava che se ne fossero accorti.
"Beh, se non facciamo il nostro lavoro..." iniziò il mago, ma venne interrotto subito da Tony.
"Quale sarebbe il tuo? Oltre a fare gli animali con i palloncini?"
"Proteggere la tua realtà, imbecille."
C'erano per caso dei pop corn? Perché questa discussione era abbastanza accesa e allo stesso tempo interessante. Ero sicura che quei due sarebbero andati d'accordo prima o poi.
"Ok, ragazzi. Possiamo rimandare questa discussione? Il fatto è che noi abbiamo questa gemma. Noi sappiamo dove si trova. Visione è da qualche parte con la Gemma della Mente e noi dobbiamo trovarlo subito." ci pensò Bruce a placarli.
"Oh- oh." scossi la testa velocemente.
"Sì, è questo il problema." sospirò papà.
"Che vuol dire?" chiese Banncer allora confuso.
"Due settimane fa Visione ha spento il suo transponder. È offline." ricordavo benissimo lo shock sulla faccia di papà il giorno in cui Friday ci avvertì che non riusciva più a localizzarlo, avevamo cercato di fare il possibile per riattivarlo a distanza, io stessa mi ero messa a lavorarci senza successo.
"Tony, hai perso un altro super-bot?"
"Non l'ha perso." difesi mio padre. "Vision è molto di più, si è evoluto e prende le proprie decisioni come qualsiasi altra persona."
Dottor Strange mi guardò. "E chi può trovare Visione?" chiusi subito la bocca e guardai Tony senza proferire parola, non volevo essere io a rispondere dopo tutto ciò che era successo.
"Accidenti." borbottò e si girò in modo da darci la schiena. "Forse Steve Rogers." guardai a terra, non si erano più rivolti parola dopo la Civil War.
"Oh, fantastico." Strange alzò gli occhi al cielo come se sapesse tutto.
Papà Stark tirò fuori dalla tasca un cellulare, un vecchio modello ancora con i tasti. "Forse, ma..." era ovvio volesse trovare un altro modo, non potevo biasimarlo.
"Chiamalo." sbottò Bruce facendo girare di colpo Tony.
"Non è facile." alzò la voce. "Non ci sentiamo da chissà quanto, lo sai, no?" borbottò l'ultima parte e scossi la testa delusa.
"No..." Bruce era più confuso che mai.
"Gli Avengers si sono sciolti. Siamo spacciati." intervenni, Bruce spalancò gli occhi e passò lo sguardo da me a papà un paio di volte.
"Sciolti come? Come una band? Come i Beatles?" alzai gli occhi al cielo ma annuii lentamente perché, alla fin fine, era esattamente ciò che era successo.
"Cap e io abbiamo discusso. Non ci parliamo più." spiegò papà. Beh, se per discutere intendeva una vera e propria lotta fino all'ultimo sangue, allora sì, avevano discusso.
"Tony, stammi a sentire. Thor non c'è più. Thanos sta arrivando. Non importa con chi parli o non parli."
Spalancai gli occhi. "Cosa? Noooooo! Thor!" alzai le mani al cielo. "Come diamine è possibile?" afferrai Banner dal colletto della sua maglia. "Come?"
"Beh-" iniziò ma venne fermato.
"Dottore, non è che per caso stai muovendo il ciuffo?" chiese Tony e mi fermai per osservare il ciuffo di Strange che si stava muovendo su e giù.
"No, al momento, no." disse lui confuso e corrugai le sopracciglia.
Qualcosa non andava.
Sia io che papà andammo ad aprire la porta del santuario e ciò che trovammo di fronte a noi era una New York spaventata. Tutte le persone correvano via, altri cercavano riparo da un vento estremamente forte.
Uscimmo in fretta per cercare di capire quale fosse la fonte di tutto ciò.
Non appena svoltammo l'angolo ci ritrovammo di fronte a... Una ciambella aliena gigante? O almeno era ciò che sembrava. Tutto ciò mi stava riportando con la memoria all'attacco di New York nel 2012, nonostante fossi ancora piccola me la ricordavo abbastanza bene. E in qualche modo sapevo che anche papà stava pensando la stessa cosa.
Strange fece dei movimenti strani con le mani per poi bloccare in aria la ciambella, dopo di ché ci guardò soddisfatto e fece un occhiolino al quale papà sorrise.
Oh dio, un altro playboy.
"Udite e gioite. State per morire per mano dei figli di Thanos." un alieno alquanto brutto stava parlando in mezzo alla strada avvicinandosi sempre di più a noi. "Siate grati che le vostre insignificanti vite contribuiscono ora all'equilib..."
"Mi dispiace, ma la terra è chiusa, oggi. Vi conviene fare i bagagli e andarvene da qui." disse Papà Stark, l'alieno si fermò e guardò il suo compare di fianco a lui, poi portò lo sguardo su Strange.
"Custode di Gemma. Questo animale chiacchierone parla per te?"
"Animale chiacchierone a chi?" sbottai arrabbiata.
"Certo che no. Io parlo per me." chiuse le sue mani in due pugni per poi fare Bum Bum e far comparire degli intrecci di energia su di essi. "Avete sconfinato sia in questa città che in questo pianeta."
"Vuol dire smamma." interpretò papà.
"Esatto, Squiddi." lo presi per il culo, papà Stark ridacchiò alla mia battuta e mi diede il cinque.
"Mi sfinisce. Portami la gemma." disse all'altro alieno che non ci pensò due volte a prendere la sua ascia e iniziare a camminare verso di noi.
"Bruce penso sia il tuo turno." dissi facendolo uscire dal trance in cui era entrato, mi guardò e annuì velocemente.
"Ci siamo." prese un grosso respiro e iniziò a sforzarsi, le sue vene del collo iniziarono ad iniziarono ad ingrandirsi e a diventare verdi ed ero pronta a vedere Hulk in azione come ai vecchi tempi.
Solo che non uscì niente, rimase lì impalato con uno sguardo confuso. "Amico, mi stai mettendo in imbarazzo di fronte agli stregoni." mormorò papà verso di lui.
"Non so, non riesco a farlo uscire." corrugai la fronte. Cosa gli era successo? Perché non riusciva più a far uscire Hulk? Gli diedi una pacca sulla spalla.
"Ci penso io." ed eccolo, sapevo che avrebbe messo in mostra la sua nuova tuta e non mi sbagliavo. Schiacciò il reattore due volte e la tuta si formò automaticamente intorno al suo corpo, era una delle sue ultime trovate o come le chiamavo io: uno dei motivi per cui non dormiva la notte.
"È fantastico." Sbottò Bruce non appena papà aprì i suoi cannoni laser, alzai gli occhi al cielo e guardai il mio orologio dubbiosa. A quanto pare c'era da combattere, tanto valeva prendere la mia tuta, no?
"Ti piace? È nanotecnologia." rispose lui sparando all'alieno grasso, solo che questo continuava a camminare verso di noi indisturbato per poi dare un pugno a papà facendolo volare via.
"Ok, Friday direi che è il caso di chiamare la mia tuta." dissi correndo a cercare un riparo portando con me Bruce.
"Cosa stai facendo?" chiese lui impaurito.
"Papà pensa all'alieno grande, Strange a quello piccolo, tu stai qui e io aiuto entrambi." gli feci un sorriso rassicurante e alzai la mano in aria giusto in tempo per prendere un piccolo reattore simile a quello di mio padre. "Come mai Hulk non esce?" chiesi mentre aprivo la felpa per attaccare il reattore.
"Lunga storia, penso abbia paura." spiegò e lo guardai confusa. "Che c'è? Anche un omone come Hulk può avere paura." alzai le spalle e diedi un colpetto all'icona blu.
Proprio come papà, la mia tuta si formò intorno al mio corpo. L'unica differenza era che la mia al posto del rosso era di arancione corallo. "Rimani al sicuro." e detto questo volai verso papà.
Erano finiti nel parco, quando arrivai vidi l'alieno lanciare la sua ascia in aria pronto a colpire, non mi fermai di certo a guardare e lo colpii.
"Serve aiuto?" ridacchiai quando papà si girò a guardarmi.
"Non mi sembrava di averti dato il permesso di usare la tuta." rispose cercando di prendere l'ascia.
"Sì beh, neanche Pepper ti aveva dato il permesso di usare la tua." colpì di nuovo il coso alieno che sembrava starsi incazzando sempre di più.
All'improvviso saltò in aria, nel verso senso della parola, sembrava un cazzo di canguro. E diede un pugno a papà che venne sbattuto verso di me, così cademmo entrambi a terra. "Ouch." mormorai, ero sinceramente fuori forma.
"Perfetto." borbottò papà sconsolato.
L'alieno si avvicinò ancora di più e io non riuscivo a smuoverlo da me, che grande idea, non potevo starmene a letto come tutti gli adolescenti? No, dovevo aiutare gli Avengers. O per lo meno ciò che ne restava.
All'improvviso qualcuno si contrappose tra noi e l'ascia bloccandola a metà aria. "Hey sig. Stark." salutò Spider-Man, il suo sguardo si spostò poi su di me. "Ciao Renata." disse in tono più pacato.
Peter Parker.
Mentirei se dicessi di non essere attratta da quel ragazzo. L'avevo conosciuto in Germania dopo che papà l'aveva reclutato per aiutarlo nella Civil War, io e Happy l'avevamo accompagnato all'aeroporto e poi in giro per la città. Papà aveva ben pensato che una compagnia della sua età potesse essergli utile per "integrarsi", e così è stato. Avevamo visitato la città e parlato del più e del meno, gli avevo spiegato che con me la sua identità segreta era al sicuro con me e gli raccontai di cosa si provava ad essere la figlia di IronMan. Anche se per poco, io e lui avevamo avuto un rapporto unico.
Una volta tornati in America non riuscì più a incontrarlo e non avevo il suo numero, ovviamente Papà Stark non voleva darmelo. Con il trasloco capii che non l'avrei mai più rivisto soprattutto dopo che Peter aveva rifiutato la proposta di papà di vivere con noi e far parte della squadra, da allora era passato... quanto? Un anno?
E ora lui era qui.
"Parker." Risposi sorridendo, tanto nessuno poteva né vedere né sentirmi al dì fuori della tuta.
"Cosa ci fai qui, ragazzino?" Chiese papà senza mezzi termini aiutandomi ad alzarmi.
"Gita scolastica a Washington-" non fece in tempo a finire che venne preso e buttato via dal grande e grosso alieno cattivo, volai subito nella sua direzione e lo presi prima che toccasse terra. "Grazie." borbottò ancora confuso.
"Ringraziami più tardi." ridacchiai poggiandolo a terra. "Sai cosa fare." non mi dilungai troppo, non potevo di certo farlo con mio padre che poteva ascoltare le nostre conversazioni visto che tutte le tute erano collegate tra di loro.
"Qual è il problema di questo tipo, sig. Stark?" chiese Spider-Man aiutandoci a combattere il mostro, avrei voluto spiegargli io la situazione ma mi fermai non appena notai Bruce sotto di me.
"Sono degli alieni venuti dallo spazio per prendere una gemma ad uno stregone, pensi di riuscire a cavartela da solo?" lui non se lo fece ripetere due volte e si mosse agilmente tra i palazzi alla ricerca di Strange.
"Bruce." raggiunsi lo scienziato. "Se Hulk non può aiutarci ho paura che non potrai stare qui." gli spiegai.
"Ci provo ma non vuole uscire." alzai mentalmente gli occhi al cielo, feci per prenderlo e portarlo da qualche altra parte ma venni fermata subito da papà.
"Renata non abbiamo tempo, ci penso io qua, tu vai ad aiutare Peter. Tutto dipende da quella gemma." annuii e salutai velocemente Banner per poi volare velocemente verso la strada dove avevo lasciato Strange.
Peter era già lì che provava a prendere lo stregone dalle mani dell'alieno mingherlino. A quanto pare Strange era svenuto e incatenato ad un pezzo di cemento. "Sono qui, Pete." usai uno dei miei laser per fare un buco ad un cartellone stradale prima che andasse a sbatterci contro.
"C'è mancato poco." sospirò di sollievo e ridacchiai seguendolo. "Piano?"
"Evitiamo che Squiddi porti via Strange o siamo in cazzi amari." spiegai.
"Mi eri mancata." la sua voce era bassa, ma io ero riuscita a sentirlo chiaramente, decisi però di non rispondere.
Non era il momento giusto.
La ciambella enorme emise un raggio di luce e sia Strange che Squiddi iniziarono a levitare verso di essa, Peter lanciò una ragnatela che andò ad attaccarsi allo stregone, iniziò a tirarlo verso di sé senza grandi risultati.
"Dà qua." presi parte della ragnatela e tirai anch'io a più non posso, mi feci aiutare anche dai miei motori, ma niente.
All'improvviso ci ritrovammo a non toccare terra mentre venivamo risucchiati verso la navicella. "Ehm, papà, direi che abbiamo un problema."
"Renata lascia andare!" urlò Peter preoccupato.
"No!" risposi con la voce altrettanto alta.
"Perché?"
"Se non fossi allergica ai sentimenti risponderei." la buttai lì così, non fece in tempo ad obiettare poiché ci ritrovammo ben presto sulla navicella, il problema principale era che le entrate erano chiuse e questa stava prendendo il volo.
"Sono qui." sentii la voce di papà e ringraziai Thor mentalmente. "Dovete lasciarvi andare."
"Cosa?" chiese Spider-Man quasi senza fiato. "Non- respiro." si tolse la maschera e iniziò a prendere grossi sospiri.
Io rimasi impietrita. Non era cambiato così tanto, era sicuramente cresciuto. Aveva la stessa mascella definita e gli occhi color nocciola, gli erano cresciuti i capelli che a dirla tutta gli stavano benissimo.
"State per oltrepassare l'atmosfera, non c'è aria." spiegò lui, ma io respiravo perfettamente grazie alla mia tuta.
"Sì, ha senso." ugh, avrei voluto sfilarmi il mio casco e darlo a lui per farlo respirare, ma sapevo che poi sarei rimasta io senza e conoscendo papà immaginavo avesse un piano.
"Pete lasciati cadere, ci sono io a prenderti."
Ma lui sembrava ancora dubbioso sul da fare, al ché urlai. "Fallo Peter!"
Così si lasciò cadere, papà atterrò di fianco a me sulla navicella e Peter venne rivestito da quella che io chiamavo la Iron-Spider. "Sig. Stark profuma d'auto nuova qui dentro." commentò facendomi ridacchiare.
"Ok, ora dovete tornare a casa." disse IronMan e corrugai la fronte confusa, si rendeva conto che eravamo ad un'altezza spropositata?
"Cosa?" domandai e lui schiacciò un tasto su suo guanto facendo aprire un paracadute sia a me che a Peter, questi ci costrinsero a cadere.
"Oh, andiamo!" sentii pronunciare da quest'ultimo, ma io come lui non volevo tornare a casa. Non potevo lasciare mio padre da solo su una navicella spaziale piena di non so quanti pericoli.
Non feci in tempo a pensare cosa fare che sentii Peter prendermi per mano, era riuscito ad aggrapparsi ad un ingranaggio sporgente della nave e mi stava aiutando a salirci su, una volta sicura notai un pulsante e lo premetti facendo aprire delle porte. "Oh cavolo, sarei dovuto rimanere sull'autobus." borbottò il mio collega.
"A chi lo dici, sarei dovuta rimanere a letto." annuii in accordo per addentrarci nella navicella spaziale.
E questo era solo l'inizio.
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