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Finale

29. Identità non così segreta e visite

"Continuo a pensare che non sia una buona idea." Mormorai osservando il panorama dal tetto. "Esistono i mezzi pubblici per un motivo, non pensi?" Domandai.

"Vedrai che ti piacerà." Rispose il mio fidanzato mettendosi la sua maschera da Spider-man, sospirai mettendo i miei occhiali da sole, poi lo abbracciai e, una volta ben stretta a lui, Peter saltò per poi sparare una ragnatela e dondolare da un edificio all'altro.

Nella mia vita avevo volato in tanti modi diversi, tra cui nello spazio, ma questo era veramente il peggiore. Sentivo l'aria che mi scompigliava i capelli, il mio stomaco si stava rivoltando a causa dei vari movimenti a cui non ero per niente abituata. "Oh mio dio!" Urlai sentendo il vuoto sotto di me. "Tienimi!" Mi aggrappai di più a lui finché non raggiungemmo terra.

"Non è stato così male." Commentò lui facendomi scendere e dovetti trattenere il pranzo di ieri sera.

"Per niente." Risposi ancora tremante. "Però la prossima volta chiediamo un passaggio a Happy." Gli diedi una pacca sulla spalla, un altro viaggio del genere sarebbe finito col mio vomito sui tetti di New York.

"Va bene, andiamo a prende-" venne interrotto da un rumore assordante, ci girammo per vedere lo schermo su un palazzo cambiare da uno spot pubblicitario a quello che sembrava un annuncio importante del telegiornale. "Che succede?" Chiese Peter e alzai le spalle.

"Interrompiamo tutte le comunicazioni per mandare in onda un video ricevuto poco fa da una fonte anonima." Annunciò l'uomo guardando verso la telecamera con fare alquanto arrabbiato.

Sullo schermo apparve il viso di Beck e aprì la bocca dallo stupore, che diavolo stava succedendo? Quell'uomo era nella prigione di massima sicurezza dello SHIELD, avevo controllato personalmente! "Qui è Mysterio che parla, ho un messaggio per tutti voi che state vedendo questo video." Si fermò per guardarsi attorno. "Spider-Man non è chi pensate che sia, è malvagio! E il suo vero nome è..." il video venne interrotto e rilasciai un sospiro di sollievo, che problema enorme se si fosse scoperta la sua vera identità, mi girai verso il mio fidanzato che sembrava essere congelato sul posto. "Il suo nome è Peter Parker!" Il video riprese.

"Cazzo." Sbottai e lui si girò verso di me spaventato. "Aspetta, nessuno ti conosce quindi non c'è modo che possano riconoscerti, chissà quanti Peter Parker esistono al mondo." Commentai.

"Renata." Il mio ragazzo mi richiamò.

"Cosa?" Portai lo sguardo sullo schermo del palazzo dove stavano mostrando una foto di Peter. "Ok mi arrendo, immagino la tua identità non sia tanto segreta adesso." Alzai le spalle.

"Avete sentito?" Riprese il giornalista. "Spider-Man non è una persona di cui ci si può fidare!"

"Dobbiamo fermare questo casino." Abbracciai di nuovo Peter. "Allo studio di registrazione!" Ordinai e lui non se lo fece ripetere un'altra volta e iniziò a muoversi da un edificio all'altro mentre cercavo di non guardare giù.

Una volta arrivati agli studi di registrazione entrammo dal tetto. "Cosa vuoi fare?" Chiese Peter mentre camminavo verso la stanza dove riprendevano il telegiornale.

"Se lui può dire la sua al mondo, allora posso anch'io." Risposi prendendolo per mano per poi accelerare il passo, arrivammo ad una specie di hall piena di persone. "Hey, qualcuno." Richiamai l'attenzione schioccando le dita.

"Guardate! È Spider-Man!" Un uomo indicò il supereroe dietro di me. Alzai gli occhi al cielo e tolsi gli occhiali da sole mostrando il mio viso. "Ed è accompagnato da Renata Stark!"

"Già." Sbuffai. "Qualcuno che possa aiutarmi un secondo?" Tutti i presenti nella stanza iniziarono a sussurrare tra di loro. "Davvero? Avete intenzione di ignorarmi?"

"Posso aiutarvi io." Una ragazza si fece avanti, aveva i capelli di un rosso fuoco raccolti in una cosa e gli occhi azzurri, era vestita con una camicia elegante e dei pantaloni neri stirati.

La squadrai dalla testa ai piedi. "Saresti?"

"Mi chiamo Mary Jane." Rispose spostando una ciocca di capelli dietro l'orecchio, non mi piaceva questa ragazza. "Forse ho capito come aiutarvi, quello che sta parlando al telegiornale è mio padre."

"Beh, tuo padre è un grande coglione." Sputai acida.

"Renata." Mi richiamò Peter e lo guardai male. "Non è colpa sua." Disse guardando la ragazza che stava arrossendo in imbarazzo.

Sbuffai. "Occhi su di me, ragnetto." Lo avvertii per poi girarmi verso la rossa. "Portaci da tuo padre." Le chiesi cercando di essere il più educata possibile.

Lei annuì. "Da questa parte." Ci fece cenno di seguirla. Ci condusse lungo un corridoio sotto lo sguardo sconvolto di tutti fino ad arrivare ad una porta blu. "Qua fanno le riprese del telegiornale." Ci sorrise.

"Bene, grazie, da qui in poi ci pensiamo noi, addio." Aprii la porta e raggiunsi velocemente l'uomo che stava ancora parlando di quanto fosse pericoloso Spider-Man e del fatto che la polizia sarebbe dovuta intervenire. "Ehm." Tossicchiai rendendo nota la mia presenza.

"Renata Stark! Quale onore." Lui si alzò e mi porse la mano con un sorriso, poi il suo sguardò andò a posarsi su Peter dietro di me. "Vedo che hai portato con tè Spider-Man." Si girò verso la telecamera. "Vedete miei cari concittadini, la nostra eroina è sempre un passo avanti a noi."

Alzai gli occhi al cielo e presi il microfono poggiato al tavolo dove stava seduto. "E per fortuna sono dotata anche di più neuroni." Commentai facendogli corrugare la fronte. "Penso voi tutti mi conosciate, alcuni come la miliardaria Renata Stark, altri come la figlia dell'eroe che si è sacrificato per tutti noi. Beh, alcuni mi conoscono anche in altri modi, amici, parenti... gente che ho mandato in prigione o a cui ho fatto causa negli ultimi mesi oppure-"

"Penso abbiano afferrato." Mi fermò Peter e annuii in accordo.

"Sono qui per dirvi che il video che avete visto prima... è una menzogna." Dichiarai.

"Cosa?" Chiese l'uomo incredulo.

"Se avesse fatto delle ricerche accurate saprebbe che io e Spider-Man abbiamo combattuto contro quell'uomo meno di due settimane fa, ora si trova in una prigione di massima sicurezza dopo aver cercato di ucciderci." Lo guardai male. "Questa, mio caro signore, si chiama divulgazione di false informazioni ed è punibile con la legge, e io lo so perché ho una laurea in diritto oltre alle altre 9." Non ero sicura di ciò che stavo dicendo, ma nessuno avrebbe mai osato contraddirmi. "Spider-Man è il supereroe più puro e coraggioso che io conosco, scusa Steve."

"Come possiamo fidarci di qualcuno che non si fa neanche vedere in faccia!" Mi urlò contro l'uomo alquanto adirato.

"Ha ragione." Peter si fece avanti, guardò dritto nella telecamera e tolse la maschera rivelando il suo viso. "Io sono Peter Parker e sono anche Spider-Man."

Fantastico, aveva appena mandato a monte il mio piano. "Come può un ragazzino proteggere una città, che fesserie."

"Già, che fesseria." Incrociai le braccia al petto. "Pronto! Ho 16 anni anch'io!" Gli feci notare per poi tornare a parlare alla telecamera. "Peter ha sempre avuto la fiducia di mio padre prima della mia, se l'uomo che vi ha salvati aveva messo tutto in mano a questo ragazzo, perché voi non potete?" Domandai. "Vorrei ricordarvi che è andato nello spazio per voi, non è una cosa che in molti avrebbero fatto."

"Penso abbiano capito." Commentò Peter imbarazzato. "Non sono un grande supereroe, lo ammetto, però ci provo." Disse poi rivolto all'uomo che non voleva saperne di cambiare idea. "Capisco lei non si fidi, ma questo non cambierà il fatto che continuerò a proteggere la città e la Terra se dovrò."

"Questo non cambia niente! Lo scandalo è stato lanciato, avrai molti più opponenti d'ora in poi." Sputò questo soddisfatto.

"Se c'è una cosa che ho imparato grazie alle mie interviste, è proprio come contrastare gli scandali... cioè con un altro scandalo." Alzai le spalle per poi prendere il viso di Peter tra le mie mani per poi avvicinarlo al mio e baciarlo, una volta allontana sorrisi. "Io e Peter Parker siamo stati fidanzati in segreto per tutto questo tempo." Mi girai verso il giornalista. "Batti questo scandalo."

**
"Ok, voglio farvi solo una domanda." Disse Peter mentre cercavo qualcosa da mangiare nella credenza. "State assieme?"

"No."

"Sì." Risposero assieme i due. "Ma io pensavo-" Happy guardò May con fare confuso.

"Per il momento stiamo uscendo insieme, poi si vedrà." Rispose lei con un sorriso sincero mentre Peter annuiva cercando di analizzare la situazione.

"Beh, ora che vivete qui anche voi sarà più facile uscire assieme." Commentai ricevendo un'occhiataccia dal mio ragazzo. "Oops." Ridacchiai per poi tornare alla ricerca del mio snack.

"Non dovresti uscire?" Chiese Peter guardando l'orologio appeso al muro.

"Nah, ho ancora un'ora e poi-" mi bloccai realizzando che erano già le cinque. "Devo correre!" Urlai lasciando la stanza e andando nella mia camera a cambiarmi. Non avevo molto tempo, quindi misi su una felpa di Peter e un paio di jeans a casaccio, poi mi pettinai a capelli cercando di sistemarli al meglio possibile. "Sto uscendo, torno tra qualche ora!" Urlai uscendo di casa.

Non ero solita a prendere i mezzi pubblici, quindi usai la mia tuta per volare fino alla casa di riposo per poi toglierla ed entrare, le infermiere già mi conoscevano quindi si limitarono a ricordarmi la stanza per poi tornare al loro lavoro.

"Buongiornooo!" Urlai entrando nella camera, non era diversa da come la ricordavo, forse c'erano più fiori, cosa che indicava le numerose visite da parte di Bucky e Sam.

"Renata." Steve mi sorrise mettendosi seduto sul lettino. "Come stai piccola?" Domandò facendomi segno di sedermi vicino a lui.

"Al solito, impegnata dalla mattina alla sera, ma hey, ho finalmente trovato il tempo per venire a trovarti." Sospirai osservandolo, mi mancavano i suoi capelli biondi e quel suo fascino da Capitan America, vederlo a letto così mi faceva un certo effetto.

"Ne sono felice." Mi prese per mano. "Ti vedo molto gioiosa, è successo qualcosa? Tralasciando il telegiornale dell'altro giorno?" Fece un sorrisino di chi la sapeva lunga.

"Che posso dire." Ridacchiai. "Il mio ragazzo e sua zia si sono trasferiti a vivere momentaneamente da noi per evitare problemi ora che tutti sanno della sua vera identità, io ho ripreso il mio lavoro e ora ho anche un'amica femmina che non ha superpoteri." Alzai le spalle. "Direi che sta andando tutto alquanto bene."

"Mi fa così piacere sentirtelo dire, Tony sarebbe così fiero di tutto ciò che stai facendo." Mi diede una pacca sulla schiena. "Sei cresciuta tantissimo, anche se sembri solo una ragazzina."

"Oh Steve, così mi fai arrossire." Scherzai facendolo ridacchiare. "A te invece come vanno le cose? Non ti senti solo, vero?"

"Oh no, sto benissimo. Sai, poter finalmente invecchiare e guardare al futuro sapendo che prima o poi mi spegnerò avendo vissuto al meglio la mia vita, mi da una pace interna." Spiegò con voce flebile. "Non sono mai solo, Bucky e Sam vengono spesso a visitarmi."

"Per fortuna." Mi guardai attorno. "Ora posso confessarmi?" Mormorai.

Steve sbuffò ma sorrise comunque. "Tanto lo faresti comunque."

"Ieri ho usato l'ultima bottiglia d'acqua santa che hai lasciato alla torre per pulire la mia borsa." Dissi notando gli occhi spalancati di Steve. "Mi spiace davvero tanto, ma era Prada!"

"Renata, il diavolo veste Prada." Mi ricordò.

"Oh." Mi fermai a pensarci, chi glielo diceva che metà del mio armadio era Prada? "Era probabilmente Gucci." Decisi di evitare.

"Mhm." Mi guardò incerto. "Vuoi rimanere a cenare qui?" Chiese poi.

Corrugai le sopracciglia. "Pensavo fosse vietato rimanere durante i pasti."

"Sì." Mi sorrise. "Ma tu sei Renata Stark, non c'è niente che riesca a fermarti."

"Aww." Lo abbracciai con le lacrime agli occhi. "Grazie Steve, grazie di tutto."

"Grazie a te, per essere quella che sei."

THE END

Un'altra storia finita, mi sto emozionando da sola ahaha.
Spero vi sia piaciuta tanto quanto è piaciuto a me scriverla, lasciate un commento e fatemi sapere cosa ne pensate.

Questa ormai è la fine di Renata Stark, non penso tornerò a scrivere altre storie su di lei, nel caso avete ancora Just Myself su di lei.

Grazie ancora per aver letto, votato e commentato, significa molto per me❤️

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