In Via Del Tesseratto N° 10
Personaggi Principali:
Loki Odinson: Lucio "Loki" Odinsoni
Sigyn: Sigynella "Sigyn" Odescalchi Colonna
Citati:
Thor: Toro
Heimdall: Ahmed Dall
Capitolo III. In via del Tesseratto numero 10
(Statista del Regno Italico)
Lucio Odinsoni detto Lochi, che per fa' er figo chiameremo Loki, c'aveva le abitudini sue, c'è da dillo. Tra queste, c'era quella de' mette la macchina sempre ar medesimo posto, possibilmente all'ombra. Ecco perché, quanno tornava a casa e trovava er posto suo strategicamente all'ombra occupato dall'utilitaria della sua vicina de casa gattara e radical chic, sostanzialmente rosicava. Le parcheggiò de fianco, notando con sommo disappunto che lei avrebbe potuto mettersi un po' più a destra e non occupare anche l'altro mezzo posto. J'avrebbe rigato la macchina più che volentieri, ma c'era una cosa che lo bloccava dal mette a segno sta vendetta pure 'npo' legittima, c'è da dillo. No, non era perché lei du' mesi prima j'aveva preso er pacco de Amazon contenente er regalo de su' madre e nemmeno perché j'annaffiava la felce quanno se ne ritornava pe' le vacanze de Natale a casa con quei sociopatici dei familiari, ma perché c'aveva un bel culo.
Però, siccome ce stavano quarantadue gradi all'ombra e un tasso dell'umidità pari al centotre per cento, considerato er fatto che je se stava a squaja' l'asfalto sotto i piedi, sudato come 'na bestia dato che, pe' fa' er figo, annava in giro co la giacca e la cravatta pure ad agosto, decise de annaje a sona', a quella svampita, e faje mette la macchina come se deve ecchediamine.
Poiché ce staveno sempre sti quarantadue gradi all'ombra, s'avviò a prenne l'ascensore, ma qui arrivò la prima sonora bestemmia: bisogna sape' che in via del Tesseracto numero dieci c'abitava pure la madre de un noto spacciatore locale, Ahmed Dall. Il tratto distintivo de costui e de la su madre era il fatto che se facevano sempre i cazzi de tutti. Loki sospettava che la fortuna de Ahmed non fosse proprio legata unicamente ar negozio de kebbabaro in zona Arco de Travertino che costui gestiva con un certo profitto, né a quella de noto spacciatore sempre lungo il percorso della famigerata metro A in direzione Anagnina. Secondo lui, c'aveva l'agganci pure co' Signorini e co' Dagospia, dato che non je sfuggiva manco quanto facesse de benzina il portinaio. Tutto questo pe' divve che Ahmed Dall, coi sordi guadagnati, s'era comprato l'appartamento ar piano de sotto a Loki e c'aveva piazzato la madre, na vecchia ancora più impicciona der fio, che s'era autoproclamata segretaria dell'Amministratore de' condominio e consigliere de' scala (consigliere de che, che c'era da dì e da decide, o sapeva solo lei). C'aveva n'artro difetto, sta donna. Lasciava sempre le porte dell'ascensore aperto e negava d'averlo fatto e manco risponneva ar citofono quando uno ce se attaccava pe faje nota' sta mancanza, perché mica poteva sta ai comodi de tutti, eh. Così, Loki, tra na bestemmia e l'artra, salì fino al quarto piano e trovò l'ascensore aperto, fece l'ultima rampa che era sudato fino alle mutande e sono' alla porta della vicina de casa.
Sigyn Torlonia Colonna c'aveva st'atticchetto da vera radical chic e viveva co' du' gatti. Aprì la porta nella sua abituale tenuta da casa, cioè 'n paio de short e 'na majetta bianca fatta a mano in Perù cor commercio equosolidale. Po' esse che aspettava er corriere da'a Feltrinelli, dato ch'aprì senza manco chiede "chi è". Loki apprezzò la tenuta, ma non capì na mazza de quello che lei je disse vedendolo.
"Ciao, Loki. Te sei dimenticato l'acqua, vero?"
I du gatti de Sigyn je se avvicinarono un po' torvi.
"Perché, l'acqua se dimentica? Io so' venuto a ditte n'artra cosa, veramente..."
"Hanno tolto il cartello, ve'?" Lei sospirò. "Non lo sapevi..."
"Che dovevo sape'? Dimmelo!"
"Ha messo il cartello la madre de Ahmed Dall, quanto se dà da fa quella donna. Stanno a rifa' il bagno al secondo piano, siamo senz'acqua fino a domani. Vuoi un succo?"
"Quindi me stai a dì che fino a domani non me posso fa la doccia? Ndo' vado, me butto ar Tevere, così me pio 'na combo de vaiolo, colera e peste?"
Loki era un po' alterato, tanto che se levò la giacca e se arrotolò i polsini da'a camicia, maledicendo quel cazzo di cubo blu gestito da na vecchia malefica e impicciona, ma valutò anche, furbo com'era nonostante il calo di zuccheri incipiente, che forse qua'a tragedia poteva rivelasse utile pe' circui' 'na bona vorta la vicina de casa gnocca. Loki non s'era messo a pettina' le bambole, ma Sigyn s'era trasferita accanto a lui da pochi mesi e pe' 'n certo periodo s'era frequentata co' no sfigato. Quindi, ora che lei, mossa a pieta' je stava a offri' 'n succo a casa sua, lui poteva approfittanne. Certo, se avesse potuto fasse prima na doccia, sarebbe stato tutto mejo, ma non se po' mica pretende tutto, da'a vita.
Lei non j'offrì un succo alla pesca, all'arancia o alla banana, no. Je presentò n'artra cosa equosolidale fatta dai bambini de non sa se dove e Loki pensò che, dato er sapore, forse 'sti regazzini c'avevano aggiunto sicuramente pure le caccole, ma siccome era un abile mentitore e c'aveva 'no scopo ben definito, ingollò qua'a schifezza che pareva na pozione fatta coll'acqua delle fogne e je disse ch'era bonissima, ma no, n'artro mejo non piallo. I gatti de Sigyn probabilmente intuirono che lo scopo suo era portasse più o meno a letto la loro padrona, perché lo cacciarono via da due sedie su due e uno je fece pure senti' la presenza piantandoje le unghie ner braccio.
"Ma se non sapevi dell'acqua, come mai me se venuto a sona'?" se ne uscì lei a 'na certa. Non è che proprio s'era lasciata con quel cretino del suo ex: l'aveva beccato a chatta' a di' le zozzate co una o uno, questi erano i misteri de internet, e j'aveva detto che era stanca de sta' co' 'n cojone fedifrago maledetto.
Parcheggi demmerda sotto l'unico albero nel raggio de tre chilometri e me fai infoca' la macchina, pensò l'Odinsoni, ma si trattenne sfoggiando un sorriso falso come 'na moneta de tre euro o la promessa dell'AMA de puli' Roma tutta in una notte.
"Ce sta un posto," esordì Loki, "dove fanno cucina Tuareg fusion birmana. Ce potremmo anna' tipo, che ne so, stasera. Così co' l'occasione, te faccio pure vede' come parcheggia' sotto l'albero du' macchine senza che poi io me devo sparaflescia' l'aria condizionata in faccia pe' du' ore provando affinità cor manzo alla brace. Che dici, ce stai?"
"Myanmar," lo corresse lei battendo le ciglia folte, lunghe e nere. Non se sa bene come né perché, ma Sigyn Torlonia Colonna dedusse che il suo vicino di casa avesse a cuore il surriscaldamento globale. Forse pe l'eccesso de caldo che infestava Roma rendendola città gemella cor deserto der Gobi, trovò romantica sta cosa bucolica de divide l'ombra co' du macchine, senza coje che lui, sostanzialmente, je stava a dì che non sapeva parcheggia'. E poi, Loki Odinsoni oggettivamente era un po' figo, anche se al momento era sudato come 'n vichingo vestito de pelli che cerca parcheggio a Ostia a Ferragosto. Sul lungomare.
"Come te pare," rispose l'Odinsoni, cui non poteva frega' di meno della quasi totalità del globo: pe' lui erano tutti stronzi.
"Potremmo, in effetti," occhieggiò lei.
"Te sono tra mezz'ora," promise Loki. "Me faccio 'na doccia da mi fratello e passo da te."
Er fratello de Loki s'era abbrutito. Dopo na giovinezza passata in palestra a mette su er fisico e una gloriosa carriera accademica passata ar bar de Tor Vergata da foricorso, s'era preso in subaffitto un locale all'Esquilino, più o meno vicino ai Magazzini Mas. Aveva svaccato pe' na serie de motivi che Loki manco voleva ripercorre co' la mente, mentre bestemmiava appresso all'onda rossa dei semafori della Nomentana. La macchina era già un foco. Raggiunse Termini, abbandonò la stessa in un vicoletto sperso, perché l'ultima volta che aveva osato lasciarla in divieto de sosta s'era materializzato da un probabile buco nero er carro attrezzi della Municipale, salì le scale e trovò Thor a gioca' a Fortnite.
Pure Loki ogni tanto ce giocava. S'era fatto un account del cazzo al solo scopo de fa sbrocca' il fratello, nascondendosi sotto lo pseudonimo de Noobmaster69. Thor, immerso in briciole de patatine fritte, avanzi der McDonald e del kebbabaro de Arco de Travertino immancabile, lo salutò con un sonoro rutto. Loki non si scompose, perché tale abitudine era antecedente all'abbrutimento definitivo der fratello. Dubitando dell'igiene presente nella dimora, se fece la doccia in tempo record, pensando che se non se prendeva la lebbra quel giorno non se la sarebbe presa manco bevendo l'acqua del Gange, quindi s'acchittò e se diresse nuovamente nei quartieri alti. Ora, chiunque dotato di cervello avrebbe comunque capito che attraversare Roma nella tratta Coppedè - Piazza Vittorio e ritorno sotto il sole cocente avrebbe reso impresentabile comunque Loki, ma il nostro eroe s'era attrezzato: s'era preso da casa sua (visto che furbo, a rimorchiasse la vicina gnocca?) le ciabatte che indossava a Fregene pe' fasse la doccia e una seconda camicia de ricambio da infilasse in attesa che la Torlonia Colonna scendesse.
Non aveva previsto Ahmed Dall, però.
Mentre aspettava Sigyn, l'uomo si palesò. "Aho'."
"Aho'. Er fumo l'ultima volta te l'ho pagato tutto. Che voi? C'ho da fa.'"
"Ma che stai a uscì veramente co' quella ch'abita accanto a te?"
"Che è, non se po'? Ma te i cazzi tua mai? Ma poi come fai a sapello?"
"Mi madre ha riconosciuto i tuoi passi in cucina. La cucina nostra è sopra ar salotto de lei."
"Giura!"
Fu in quel momento che Loki Odinsoni comprese che, qualora Sigyn gliel'avesse data, quei due stronzi al piano de sotto avrebbero saputo tutto, tutto.
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