7
Quella volta le luci della camera erano accese. Bryan si guardò intorno, disteso al centro del letto. Isaac si aggirava per la stanza come una pantera in gabbia: i muscoli si muovevano sotto pelle, guizzavano a ogni movimento, come se si stesse trattenendo dall'imprimere tutta la propria volontà e forza nei suoi gesti. Si stava ponendo di mantenere la calma – e lui lo conosceva bene da poterlo intuire – e la bestia che pareva strisciargli sotto l'epidermide gli donava una sensualità selvaggia, in grado di renderlo erotico persino mentre chiudeva una stupida finestra.
Non solo le finestre, ma l'uomo aveva tirato anche le tende, chiuso la porta. Erano soli, ma l'abitudine creata nel tempo a ritagliarsi il mondo intorno lo aveva spinto in automatico ad agire come di consueto. Soltanto la luce, appunto, era rimasta accesa e Bryan sorrise, gustandosi la visione del marito seminudo che si muoveva per la stanza.
Tutta la tensione accumulata durante il giorno era scomparsa e, come sempre accadeva, si era lasciato guidare dal suo compagno, facendosi sedurre dalla sua sicurezza, arrendendosi docile al suo volere.
Isaac indossava soltanto un paio di slip neri, aderenti come una seconda pelle che, in base a come il suo corpo veniva accarezzato dalla luce o dall'ombra, parevano persino mimetizzarsi con la sua pelle.
Bryan deglutì sonoramente, quando lo vide avvicinarsi a lui, stringendo in una mano le manette che gli aveva fatto recapitare quel pomeriggio al negozio. La scatola era stata aperta e vederne il contenuto mentre quelle cose venivano maneggiate dal suo amante aveva accentuato anche il suo disagio. Permeava un senso di indecisione in Bryan, che non lo faceva sentire del tutto tranquillo, ma poi Isaac sedette al suo fianco, restando sul bordo del letto, allungando una mano verso di lui, accarrezzandogli una coscia con estrema sensualità, piano, fino ad arrivare al limite imposto dall'orlo inferiore di una gamba dei pantaloncini che indossava, e i suoi pensieri si azzerarono.
-Togli solo questi- sussurrò l'uomo, ansimando un po' e Bryan annuì, sfilandosi l'indumento sotto il suo sguardo vigile. Quando Isaac si accorse che sotto non portava biancheria intima aggrottò la fronte e una guancia prese a pulsargli per la tensione. -Volevi provocarmi. Sei andato al Seraphim con questa intenzione- disse, protendendosi verso di lui, afferrandogli una natica e fermandosi con il proprio a un palmo dal suo viso.
Bryan si concesse un sorriso timido e batté le palpebre.
-Sì- disse con un filo di voce, percependo il tremore di rabbia del marito. Si morse un labbro, mentre l'altro serrava di più la mano su di lui, piantandogli le unghie nella carne e trasalì quando gli diede uno schiaffo subito dopo, nello stesso punto, percependone da principio solo il suono e, soltanto qualche secondo dopo, anche il bruciore che gli aveva scaturito.
Isaac si alzò dal letto con un sospiro e scrollò le spalle, distogliendo gli occhi da lui. Bryan avrebbe voluto che tornasse a guardarlo, ma preferì tacere, assecondando il suo volere. Aveva tante cose da farsi "perdonare", anche se temeva di poter deludere il suo sposo.
Non era tranquillo e forse perché aveva compreso come sarebbe proseguita la serata e, nonostante tutto, non era particolarmente entusiasta dinanzi quella prospettiva.
Aveva fatto un patto con Titty, vero, ma Bryan si sentiva anche abbastanza vigliacco da non avere alcuna voglia di tentare la fortuna. Provava una paura profonda all'idea di deludere Isaac e se quella paura c'era, magari era il suo stesso inconscio a insinuarla nelle sue vene, come se dentro di sé sapesse che sì, effettivamente sarebbe stato meglio tacere, assecondare Isaac anziché perderlo. Suo marito avrebbe potuto lasciarlo per un motivo di quel tipo? Non lo sapeva, ma se dentro di sé, in fondo, lo temeva, forse il pericolo che ciò accadesse non era poi così campato per aria.
Al suono metallico delle manette che si chiudevano intorno ai suoi polsi, Bryan inspirò profondamente ed espirò con estrema lentezza. Strattonò le mani in avanti, anche se era stato legato alle testiera del letto, soltanto perché sapeva che a Isaac piaceva che lui fingesse di volersi liberare, difatti, l'uomo distese subito l'espressione del proprio viso e gli sorrise, avvicinando poi una striscia di stoffa al suo volto. Si chinò su di lui e gli baciò prima una e poi l'altra palpebra; Bryan, subito dopo, sbarrò gli occhi, come a volerli riempire di tutte le immagini del mondo, per nulla felice all'idea che presto sarebbe stato costretto all'oscurità, ma, anche quella volta, tacque e lasciò che l'altro gli mettesse la benda.
Il buio improvviso catapultò Bryan all'interno di un limbo che conosceva bene, completamente privo di sicurezze, in totale balia del suo amante. Gli altri sensi spingevano per farsi preminenti, ma Bryan era abituato a fare innanzitutto affidamento alla vista, com'era naturale che fosse, perciò lo sgomento dovuto a quella cecità forzata gli impediva di lasciarsi andare e di concentrarsi sugli altri sensi, ponendolo in allerta.
Il materasso cedette vicino ai suoi piedi e intuì che Isaac era salito di nuovo sul letto. Poco dopo fu la volta delle sue labbra, del suo respiro caldo sulla pelle, mentre gli leccava e baciava il dorso di un piede, saliva con estrema lentezza verso la caviglia, poi la gamba, tamburellando con le dita l'altra, fermandosi appena sotto le ginocchia e morse appena un po' più su, dove la carne si faceva più morbida, e strinse i denti, facendolo mugulare. Isaac proseguì verso l'alto, esplorando l'interno coscia e, quando fu quasi giunto all'inguine, un brivido scosse Bryan, che si inarcò contro di lui.
-Dove credi di andare?- mormorò Isaac e il suo amante si irrigidì, probabilmente perché non si era aspettato di udire la sua voce: era un punto di riferimento e la mancanza di punti di riferimento era, invece, una caratteristica fondamentale per Isaac durante situazioni come quella, perché rendevano il suo sottomesso ancora più vulnerabile e totalmente dipendente al suo volere.
Ad Isaac piaceva l'inebriante sensazione di controllo assoluto che quei giochi gli permettevano di avere sull'altro. Avere potere sulla situazione, decidere senza temere di essere contraddetto, era qualcosa di assolutamente sublime. Non aveva mai praticato nulla del genere prima, durante il suo precedente matrimonio, perché, in quel caso, era stato lui a essere totalmente alla mercé del suo ex marito, che faceva leva sul suo senso di colpa, consapevole di averlo incastrato in un matrimonio senza sentimenti – a eccezione di quelli che il suo ex nutriva per lui. Ma era mai stato sincero fino in fondo, quell'amore, se poi era stato utilizzato come un'arma con il quale minacciarlo e obbligarlo a restare al fianco di un uomo che non amava?
Con Bryan, tutti quei timori di amore non ricambiato, di sentimenti reali oppure no, Isaac non ne aveva mai avuto neanche il più piccolo sentore. Il suo compagno gli si donava con assoluta fiducia e ciò esaltava in modo spropositato il suo desiderio di prevalsa.
Per tanto tempo Isaac era stato in balia degli altri, del suo ex, poi chiuso nel suo mondo fatto di solitudine; con Bryan era diventato "padrone" indiscusso e quello bastava a farlo sentire vivo e appagato, anche quando non riusciva a raggiungere il proprio piacere fisico al termine di un rapporto.
-Non... sento più nulla- mormorò Bryan e sussultò sotto il riverbero di un altro ceffone.
-Non mi sembra di averti detto che potevi parlare- sibilò Isaac sulle sue labbra e l'altro deglutì sonoramente e soffiò un blando "scusa" che venne subito divorato da un bacio.
Istintivamente, Bryan tentò di abbracciare il marito, ma non ci riuscì e le manette si chiusero di più su i suoi polsi, facendogli correre un brivido lungo entrambe le braccia, fino alle spalle tese. La posizione stava incominciando a fargli dolere la parte superiore del corpo, ma era troppo sopraffatto dal bacio per prestare davvero attenzione ad altro.
Isaac lo afferrò per i fianchi, schiacciandoselo contro, e Bryan intuì che il marito si era denudato del tutto. Ansimò per lo stupore, ma l'altro gli tappò una la bocca con una mano e scese a vezzeggiargli un orecchio, passò due dita sul collo, tirando verso il basso l'anello del choker, poi arrivò sul suo petto, scivolando sulle sue labbra, mentre scendeva sempre più verso il basso e Bryan tornava a fargli udire i propri respiri spezzati, la bocca di nuovo libera. Isaac aprì il gilet che il giovane indossava, scoprendo altre porzioni del suo corpo, insinuando le mani sotto l'indumento striminzito, facendogli scorrere le unghie di entrambe le mani sulla pelle, guardandola ricoprirsi di brividi e rossori a causa dei pizzicotti e dei graffi che gli riservò.
Avrebbe potuto continuare con quelle dolci torture all'infinito, fino a farlo implorare di unirsi a lui: l'aveva già fatto, in passato. Tuttavia, c'era un motivo per il quale Isaac stentava a lasciarsi andare del tutto, quella sera. Sotto lo sguardo attento del marito, aveva preparato ogni cosa con cura, disponendo un paio di aggeggi interessanti sul comodino di fianco al letto, ma non aveva avuto neanche testa di utilizzarne uno, fino a quel momento. Rivolse uno sguardo di sfuggita al mobile, a ciò che ospitava sulla sua superficie, e poi si sollevò sulle ginocchia, osservando il marito dall'alto.
Bryan aveva la pelle tanto candida e delicata che finiva per arrossarsi con facilità. Lo costrinse a girarsi sulla pancia e per farlo il giovane dovette avvicinarsi alla testata del letto, per via delle manette. Come immaginava, la natica destra del suo amante era già diventata rossa. Stavano ancora ai preliminari, ma dopo la lite di quella mattina, Isaac non se la sentiva di tirare troppo la corda.
Sotto le sue mani, il corpo di Bryan aveva mantenuto una certa rigidità, del tutto fuori dall'ordinario, perciò Isaac aveva paura che il suo compagno potesse provare troppo dolore, oppure accogliere l'umiliazione di certe pratiche solo per fare contento lui; non era rilassato come di suo solito e lo sentiva con chiarezza sotto le proprie mani, e ciò gli faceva temere, soprattutto, che Bryan potesse rimanere insoddisfatto e quella era una possibilità che non gli piaceva per niente.
Isaac, più che un sadico, si classificava un maniaco del controllo, che era poi il motivo per cui gli piaceva essere un punto di riferimento per coloro che lo circondavano.
Si stese su Bryan, strofinandosi contro il suo sedere e gli leccò la base del collo, appena sotto il limite posto dal choker. Poi gli afferrò i capelli, tirando verso di sé e contemporaneamente si fece strada nel suo corpo. Bryan urlò per lo stupore e rimase subito dopo senza fiato. Mentre lui ancora tremava per la loro unione, l'altro iniziò a muoversi e presto il bruciore causato dall'intrusione improvvisa si dissolse.
Ogni parte del corpo di Bryan iniziò a ricevere attenzioni dalle mani di Isaac, che pareva in grado di amarlo completamente. L'uomo gli tirò ancora i capelli e la tensione del gesto si sciolse sotto la pelle di Bryan in brividi di fuoco, fino ad arrivare alle spalle nello stesso istante in cui il compagno gli mordeva un orecchio, poi la spalla dallo stesso lato, con abbastanza forza da fargli un po' male e imprimergli sulla pelle l'impronta dei propri denti. Fu un dolore che si dissolse presto nel piacere, ma proprio mentre stava per raggiungere l'apice, Isaac gli strinse una mano intorno alla gola, premendo all'altezza dell'anello del choker, rendendo ancora più difficile la sua respirazione.
Se avesse avuto le mani libere, Bryan era certo che lo avrebbe allontanato da sé, ma non poteva, continuava persino a non vedere e nonostante il suo corpo si stesse abbandonando al piacere, probabilmente in maniera del tutto fisiologica, il giovane iniziò a provare un principio di panico. Tossì e ricadde in avanti, percependo la morsa delle manette improvvisamente come insopportabile, il buio qualcosa di angosciante.
Isaac si separò da lui, soddisfatto, e si passò una mano tra i suoi corti capelli neri e notò un movimento strano e impercettibile delle spalle dell'altro che, inspiegabilmente, lo mise in allarme. Si premurò di aprire le manette, rimuovere la benda e fece girare Bryan verso di sé, scoprendolo intendo a nascondergli la propria espressione dietro le palme delle sue stesse mani.
-Hey- mormorò l'uomo con voce morbida, iniziando a preoccuparsi quando comprese che l'altro stava piangendo. -Amore...-
Nell'udire il suo tono nel pronunciare quell'unica parola, Bryan sentì il cuore battere un po' più forte, come se lo stesse richiamando sull'attenti. Inspirò profondamente ed espirò piano, mentre il fiato lasciava le sue labbra ancora un po' tremante, ma le lacrime avevano smesso di rigargli il viso.
-Scusami- disse e Isaac scosse la testa, gli baciò una tempia e gli accarezzò un braccio, fino ad arrivare alla mano dello stesso, stringendola con decisione.
Si stese dietro di lui e se lo schiacciò contro di sé, petto contro schiena, ma a Bryan non bastava, perciò forzò il suo abbraccio e si girò verso di lui, tornando a nascondersi, quella volta sotto il suo mento.
-Ho esagerato?- gli chiese Isaac e Bryan serrò le palpebre, impaurito dall'idea di ammettere che aveva goduto solo a causa delle stimolazioni ricevute e non perché avesse provato un vero piacere. -Avresti potuto dirmelo, fermarmi- aggiunse l'uomo con voce colma di rammarico e Bryan venne scosso da un brivido: non voleva deluderlo.
-Non ti preoccupare. È stato tutto perfetto- mormorò e l'altro tirò un sospiro di sollievo, ignaro di avere appena preso per buona una bugia.
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