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37

Bryan aprì gli occhi, sentendosi disturbato dalla luce del sole. Batté le palpebre più volte, mugugnando qualcosa privo di logica e si girò sul fianco opposto, ponendosi di spalle alla finestra.

Per poco non urlò, trovandosi faccia a faccia con Isaac, intento a fissarlo.

-Buongiorno- disse l'uomo, sollevandosi su un gomito, e Bryan sgranò gli occhi e cercò di nascondere la bocca dietro i propri pugni chiusi, mentre piano strisciava sul lenzuolo, avvicinandosi un po' di più a lui, fissandolo dal basso con espressione estasiata, ma, al tempo stesso, un po' titubante.

Isaac sorrise e gli baciò un sopracciglio, accarezzandogli poi la spalla e il braccio esposti, terminando le carezze su un suo fianco.

In quel momento, Bryan si rese conto di essere seminudo, di indossare soltanto biancheria intima e, anche se moriva dalla voglia di accertarsi che lo stesso fosse per il marito, si impose di continuare a guardarlo negli occhi, per evitare di farsi distrarre dal suo corpo.

-Buongiorno- biascicò emozionato, ricordando quello che era successo la sera prima, le parole, le lacrime, il dolore, ma anche la sorpresa e la gioia che gli era scoppiata in petto nel sentire Isaac dichiarargli il suo amore. -E adesso?- gli chiese.

Avevano concluso la serata così stanchi e provati a causa delle loro stesse emozioni che, alla fine, Isaac lo aveva invitato di nuovo in casa, Bryan non aveva più avuto la forza di rifiutare e l'aveva seguito docile come un cucciolo, senza sapere cosa aspettarsi.

Non ricordava bene le dinamiche successive, a parte il bruciore agli occhi per il troppo piangere, Isaac che spariva dentro il bagno per farsi una doccia, lui che si guardava intorno sentendosi soffocare – e forse era stato proprio in quel frangente che aveva deciso di spogliarsi. Poi si era gettato a peso morto sul letto, abbracciando il suo cuscino e inspirando a pieni polmoni il suo profumo.

"Probabilmente mi sono addormentato" pensò con un sospiro, ancora in attesa di una risposta da parte dell'altro.

-Non lo so- ammise Isaac, accarezzandogli con la punta delle dita il viso, ridisegnando i suoi lineamenti delicati con sguardo sognante.
-Vuoi... ancora divorziare?- gli chiese Bryan con voce tremula e l'altro interruppe le carezze. Si accostò di più a lui, limitandosi a una distanza che gli garantisse ancora una visione limpida del suo volto.

-Ero... arrabbiato. È stato lo stesso giorno in cui ho rotto con l'agenzia- mormorò Isaac. -Si sono messe insieme tante cose. Mi aspettavo di tornare a casa e contare su di te e invece ti ho beccato al telefono con quel tizio-
-Mi dispiace...-
-Mi sono sentito solo e tradito-

Bryan chinò il capo in avanti, fuggendo dal suo sguardo. Se avesse saputo quello che suo marito stava passando, avrebbe deciso lo stesso di uscire con Luke, quella sera?

"Certo che no" pensò con rammarico e preferì non scavare ulteriormente su i "se" e i "ma", addossando su di sé la totale colpa dell'accaduto.

-Mi dispiace- ripeté e Isaac gli accarezzò la testa, percependo sotto il palmo un pizzicore piacevole. Bryan stava bene in quella sua versione più seriosa, anche se l'uomo non poté esimersi dal pensare che gli mancava un po' la sua chioma azzurra.
-Se ti avessi reso partecipe di quello che mi stava succedendo...- disse con un filo di voce, lasciando la frase in sospeso, e Bryan percepì gli occhi riempirsi di lacrime.

Era esattamente il punto in cui avrebbe preferito non arrivare, ma, anzi, se avesse potuto, era certo che avrebbe scelto di non scavare più in quella situazione, continuando a implorare perdono finché Isaac non glielo avrebbe concesso. Era stanco di colpe, ommissioni, segreti, fraintendimenti.

Si strinse di più a lui, nascondendosi sotto il suo mento, inspirando a fondo il profumo della sua pelle: qualsiasi cosa gli avrebbe chiesto, Bryan era pronto a dirgli di sì, ad assumersi tutte le responsabilità del mondo, pur di non perderlo.

Il mese che si erano lasciati alle spalle era stato una punizione terribile, non aveva alcuna intenzione di patire un altro secondo di quella sofferenza; era certo che non sarebbe più stato in grado di sopportarla.

-Va bene così- soffiò sulla sua pelle. -Non mi devi nulla-
-Bryan...-
-Sul serio- lo interruppe, sforzandosi di ricambiare il suo sguardo. -Mi accontento di tutto quello che vorrai darmi. Mi andrà bene. Niente più lamentele né capricci, lo prometto-
-Ieri sera... mi hai detto delle cose-
-Sono già passate. Ero solo confuso- tentò di rassicurarlo, sorridendogli teso. -Non mi aspettavo un'imboscata! Ma ne sono stato contento, alla fine-

Isaac scosse la testa e si alzò a sedere, mentre Bryan percepiva una stretta al cuore e prese a domandarsi se stesse sbagliando ancora. Si sentiva disperato, non sapeva più che dire per convincere Isaac a tenerlo con sé. Lo seguì al centro del materasso, abbracciandolo da dietro e tirò un sospiro di sollievo quando l'altro lo lasciò fare, senza rifiutare quel loro nuovo contatto fisico.

-Possiamo risolvere tutto...- mormorò e percepì Isaac irrigidirsi.
-Dobbiamo risolvere tutto- disse l'altro, girandosi nel suo abbraccio. Gli prese il volto tra le mani, poggiando la fronte contro la sua. -Ma non così-
-E come? Che devo fare?- gli domandò Bryan in preda al panico. -Tu dimmelo, per favore. Io non riesco a capirlo, mi sento così... stupido. Ma se tu me lo dici, ti prometto...- Isaac lo mise a tacere con un bacio.

-Devi soltanto essere te stesso. Perché è di te che mi sono innamorato- Bryan scosse la testa e cercò di interromperlo, ma Isaac fu più veloce di lui e riuscì a zittirlo di nuovo, quella volta con un solo sguardo. -Non mi perderai. Se sarai sincero con me, non mi perderai-
-Non ti ho mentito, giuro...- balbettò Bryan, sentendosi sempre più stupido.

-Lo so. Ma tutte le cose che mi hai detto ieri sera... avresti dovuto dirmele prima. Non ti sto rimproverando, non voglio neanche insinuare che sia tutta colpa tua, perché ho sbagliato tanto anch'io- disse Isaac, tornando a poggiare la fronte contro la sua. -Sei il mio amore, Bryan. Se c'è qualcosa che non va, me lo devi dire-
-Anche tu- ribatté l'altro e per cercare di riacquisire un minimo di contegno dovette chiudere gli occhi: se non vedeva, poteva illudersi di non essere visto a sua volta – anche se non aveva più due anni e sapeva benissimo quanto quel suo comportamento potesse apparire infantile.
-Giusto-

-Cosa detesti di me?- gli chiese con un filo di voce, poggiando una guancia contro una sua spalla, mentre l'altro gli accarezzava la nuca con una leggerezza tale da ricoprirgli la pelle di brividi.
-Nulla. Non detesto nulla di te, ma ci sono tante cose che mi danno fastidio. Mi dà fastidio pensare di doverti condividere con qualcuno...-
-Era solo una stronzata. Non avevo intenzione di tradirti davvero-
-Questo l'ho capito. Ma... ho sbagliato. Fin dal principio avrei dovuto dirti di no, perché ti voglio tutto per me-
-Lo stesso io- si affrettò a dire Bryan, annuendo con fare convulso e Isaac sorrise.

-E il lavoro... ho esagerato. Mi dispiace, però, senza fare nulla non ci so stare-
-Ti assumo io- propose Bryan e sgranò gli occhi, stupito dalle sue stesse parole.
-Come?-
-A negozio... potresti lavorare per me. Ti metto sotto torchio, ti faccio fare le cose più faticose e non ti mollo un secondo. Però stiamo insieme!- esclamò con tono ironico e rise, divertito da quella visione, che gli si era delineata tra i pensieri, di Isaac intento a protestare perché lo costringeva a spostare i sacchi di concime da una parte all'altra del negozio.

-Ci sto- disse suo marito e l'ilarità di Bryan si spense subito.
-Stavo scherzando- bofonchiò.
-Perché? Non mi reputi all'altezza?-
-No, che c'entra...-
-Allora? Mi assumi?-
-Dici sul serio?-
-Non mi vuoi con te ventiquattro ore al giorno?-
-E se poi come capo ti stessi antipatico?-
Isaac rise.

-Te la farei pagare soltanto una volta tornati a casa. Fuori da occhi indiscreti. In intimità...- sussurrò sulle sue labbra, e gli premette una mano contro una spalla, spingendolo verso il materasso. Bryan ricadde di spalle e lo fissò dal basso, sentendosi improvvisamente teso.
-Come?- balbettò, mentre l'agitazione gli irrigidiva i muscoli.

-Così- mormorò Isaac e si avventò sulle sue labbra, ma il movimento repentino si scontrò apertamente con le carezze delicate e morbide che riservò alla sua bocca, baciandolo come se mai prima lo avesse fatto, studiandolo con fare titubante.

Quando Isaac iniziò a essere ricambiato, aderì al corpo di Bryan, facendosi spazio tra le sue gambe, accarezzandogliene una dal polpaccio verso il sedere. Salì un po' più su, verso un fianco e, al tempo stesso, si allontanò dalla sua bocca, con una lenta successione di baci a fior di labbra. Scivolò sul suo collo, mentre tornava a salire lungo il suo corpo con la mano sinistra, stuzzicandolo con le dita, poi con la lingua e i denti, e a Bryan parve che ogni centimetro di pelle prendesse fuoco all'istante.

Abbassò lo sguardo verso il marito, osservandolo baciargli la pancia, afferrare con i denti l'elastico dei suoi slip e aiutarsi con l'altra mano a toglierli. Ebbe un fremito e inarcò il bacino un po' in avanti, per facilitarlo. Era spaventato, ma, allo stesso tempo, inebriato, come sempre gli capitava durante la loro intimità.

Non dubitava del fatto che Isaac ricordasse con esattezza tutto quello che gli aveva riversato addosso la sera prima, ma temeva che quel punto in particolare passasse in secondo piano, ignorato perché magari creduto soltanto uno sfogo in un impeto di rabbia. Tuttavia, la premura che Isaac gli stava manifestando, accese in lui una speranza e Bryan pregò che non venisse disillusa.

Isaac accolse il suo sesso tra le labbra e iniziò a prendersene cura, mentre Bryan stringeva forte il lenzuolo tra le mani. Ansimò, percependo il respiro mozzarsi in gola, sentendosi divorare dalla bocca dell'altro che non dimenticò di riservare altrettante attenzioni alle sue gambe, all'addome, con tocchi studiati affinché i muscoli sotto pelle rispondessero alle sue carezze con piacevoli contrazioni.

-Oddio...- balbettò Bryan. Chiuse gli occhi e reclinò il capo all'indietro, abbandonandosi completamente a lui, che prese a stimolarlo anche tra i glutei, preparandolo ad accoglierlo.

I gemiti di Bryan si fecero sempre più brevi e sonori e Isaac sollevò gli occhi verso il suo viso, senza mai interrompersi nel suo sapiente lavoro: suo marito appariva sereno, eccitato; la pelle di guance e collo arrossata; il petto che si contraeva tentando di aiutarlo a respirare. Poi abbassò lo sguardo su di lui e si morse il labbro inferiore, mandando in tilt la ragione di Isaac che, davanti ai suoi occhi azzurri e liquidi di piacere, decise di osare di più e aumentò il ritmo delle stimolazioni, facendolo urlare, fino ad accogliere il suo orgasmo in bocca.

Si sollevò sulle ginocchia, fissandolo dall'alto, mollemente adagiato sul letto, soddisfatto e ancora ansante.

-E tu?- 
Isaac si protese verso di lui, baciandolo con dolcezza.
-Chi ha detto che abbiamo finito?- soffiò malizioso in un suo orecchio e l'altro sorrise incerto. Isaac si distese al suo fianco, accarezzandogli una guancia bollente, fermandosi in punta di dita sulle sue labbra rosse e tumide.

-Vuoi... giocare?- gli chiese Bryan, con fare titubante, e l'uomo scosse impercettibilmente la testa, totalmente stregato e attratto da lui, da ogni suo più piccolo particolare: si sentiva così sopraffatto dalla sua bellezza da temere di non avere abbastanza occhi per guardarlo.
-Niente più "giochi"- mormorò. -Niente più cose che ti mettono a disagio-
-Ma se poi...-
-Non ho bisogno di nient'altro che di te per godere- gli disse, tornando ad accostare il viso al suo, leccandogli un labbro. -Era stress. Sicuro. Perché quando mi sentivo più tranquillo non avevo problemi. Volevo che con te fosse diverso da com'era stato con il mio ex...-

-Isaac, io... posso tentare ancora-
-No, non puoi- lo interruppe perentorio, ma nella sua voce non c'era la minima nota di rimprovero. Gli baciò entrambi gli occhi e raccolse le due lacrime che erano fuggite via nell'istante stesso in cui aveva chiuso le palpebre. -Tra me e te è già diverso- continuò, tornando a sollevarsi sulle ginocchia, tra le sue gambe. Gli poggiò entrambe le mani sul collo, ma con delicatezza, scendendo poi ad accatezzargli le braccia, i fianchi. -Perché io ti amo- aggiunse con un filo di voce, facendosi spazio nel suo corpo e Bryan tornò a stringere con forza il lenzuolo sotto di sé. -È sbagliato? Questo è risolvere tutto con il sesso?-

-Non ha importanza- disse Bryan con un sorriso. -È giusto per noi- e nel dire ciò allungò le braccia verso di lui, stringendolo a sé. Si aggrappò a lui, ansimando dentro un suo orecchio, percependolo tremare tra le proprie braccia.

-Perdonami- lo udì sussurrare e Bryan gli prese il volto tra le mani, fissandolo negli occhi, mentre le sue spinte si facevano più profonde, rinvigorendo la sua eccitazione.
-E tu... perdonerai me?- gli domandò di rimando e Isaac gli sorrise, annuendo. Bryan cancellò quella sua espressione con un bacio, spingendosi contro di lui, sentendosi ardere di una passione incontenibile. La sua pelle pareva nutrirsi di quella dell'altro, bramosa e famelica dopo la lunga astinenza.

Isaac gli passò un braccio intorno ai fianchi, sollevandolo un po' verso di sé, rendendosi conto di essere quasi ormai giunto al punto di non ritorno e, nel tornare a specchiarsi negli occhi del marito, ebbe un piccolo turbamento. Durò meno della frazione di un secondo, ma fu sufficiente a ricordargli tutte le accuse che gli erano state mosse contro da Maria e dagli amici. Poi tutto si esaurì e rimase solo Bryan.

Bryan che lo capiva e conosceva più di tutti, nonostante le tante cose non dette – ma a cui voleva assolutamente porre rimedio.

Bryan e il suo essere passionale esattamente come lui, perché amavano i loro corpi con la stessa totale abnegazione con cui si amavano le loro anime.

E non aveva importanza se per gli altri era sbagliato.

Perché Bryan aveva ragione: era giusto per loro.

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