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33

La prima cosa che Bryan fece appena aprì la porta, e vide chi ci stava dall'altro lato, fu chiuderla di nuovo con un colpo secco. Il campanello prese a suonare con insistenza, tanto che Rocky e Adriana gli diedero il tormento, abbaiando e rifiutandosi di rispondere ai suoi richiami volti a farli tacere. Alla fine, Bryan non poté fare a meno di cedere e riaprì la porta, mentre i due cani facevano le feste al nuovo arrivato.

-Guarda che ho un bel nasino. Hai rischiato di prendermi in pieno!- esclamò Ryan e l'altro lo fissò in tralice, mentre si augurava che quel caos svegliasse Keith, ma il direttore del Seraphim pareva possedere la capacità di dormire anche in mezzo a un cataclisma di proporzioni epiche, senza sentirsi disturbato.

Bryan sbuffò e accolse l'amico in casa. Non aveva granché voglia di parlare con lui e il solo vederlo gli riportava alla mente quanto fosse stato stupido nel credere nella loro amicizia. Si erano chiariti, sì, ma ormai Bryan si vedeva considerato dall'altro abbastanza fastidioso da sentirsi a disagio in sua compagnia. Che era poi il motivo per cui il giovane non aveva più cercato Ryan in nessun modo, nell'ultimo periodo.

Il suo ospite, tuttavia, parve captare subito l'aria tesa che aleggiava tra di loro. Ryan si lasciò volutamente distrarre da Rocky e Adriana, sedette sui talloni e iniziò a giocherellare con loro, tenendo l'amico d'occhio con fare discreto, anche se l'altro gli stava persino facilitando l'impresa, dato che si aggirava per la stanza come un'anima in pena, ma senza guardarlo, ignorandolo quasi del tutto.

Ryan si sentiva in colpa per quella situazione, per avere in qualche modo creato ancora più confusione in Bryan: non era stupido e sapeva che l'ammettere di averlo odiato era stato per il giovane come ricevere una mazzata in un periodo in cui, già di suo, era stato molto fragile.

Gli era stato riferito che Isaac aveva posto fine alla sua relazione con Bryan, ma Ryan temeva che se l'amico si stesse rassegnando a quella situazione, se aveva perso ogni desiderio di combattere per tenersi Isaac, probabilmente era anche a causa di ciò che gli aveva detto durante il loro ultimo incontro. A nulla era valso chiedere scusa e lo sapeva, dato che certe parole avevano il potere di installarsi nella mente e nel cuore per sempre.

"Ho combinato un gran casino" pensò Ryan con rammarico, mentre l'altro si muoveva come se fosse intento a cercare un buco dove nascondersi, fuggendo di continuo dal suo sguardo.

-B. ...- lo chiamò, ma il giovane si irrigidì e continuò a fissare il pavimento con ostinazione. -Come stai?- gli chiese e Bryan contrasse le labbra in una smorfia.
-Se perdessi Claud e Jade, tu come ti sentiresti?- gli domandò di rimando e l'altro annuì.
-Una merda-
-Ecco...- sussurrò Bryan con un sorriso amaro e i suoi occhi si riempirono di lacrime.

-Hai provato a parlare di nuovo con lui?-
-Ha bloccato il mio numero-
-Non me l'aveva detto-
-Wow!- lo interruppe Bryan. -Allora c'è qualcosa che preferisce tenere per sé, invece di spifferarla a voi! Chissà come mai...-
-Forse perché sa che mi sarei incazzato con lui, se me l'avesse detto-

Bryan sollevò finalmente gli occhi su di lui e si passò una mano tra i capelli, spenti e già scompigliati. Si vedeva lontano un miglio che non stava affatto bene, che si era lasciato andare parecchio. Il suo colorito appariva smunto, i capelli erano tornati al loro colore naturale nella parte superiore, mentre quelli inferiori erano scoloriti e apparivano secchi come paglia.

-Perché? Tu stesso avevi detto che non mi meritavo di stare con uno come lui- mormorò Bryan e nascose il viso dietro le palme delle mani. Ryan sospirò, gli si fece vicino e gli accarezzò con gentilezza una spalla.
-Mi dispiace...-
-Perché?! Avevi ragione!- tuonò il giovane, spaventando l'altro per quella sua improvvisa reazione rabbiosa.

Bryan tornò a fissarlo e nel suo sguardo pareva si rincorressero decine di emozioni contrastanti, dall'ira alla tristezza, poi sembrava spaventato e poi ancora ferito.

-Ci credi che mi ha inviato già i documenti per il divorzio? Gli sono bastati un paio di giorni per cancellare due anni. Come se non ci fosse mai stato nulla tra di noi, come se avesse deciso che l'ultima auto che ha comprato non gli piace più. Mi sta rottamando senza battere ciglia. E a me basterebbe mettere una firma su un pezzo di carta perché tutto si concluda-
-Hai firmato?-
-No...- mormorò Bryan e tornò a nascondersi dietro le proprie mani, imbarazzato per lo spettacolo pietoso che stava dando di sé. Ryan sospirò e azzerò del tutto la distanza tra di loro.

-Mi dispiace davvero- disse, tentando di imprimere in quelle parole tutta la profondità dei suoi sentimenti. Bryan parve capirlo e si lasciò andare contro di lui, poggiando la fronte su una spalla, e l'altro sperò che quello mettesse fine una volta e per tutte ai dissapori tra di loro, come una fiammella di speranza in tutto quel buio.

-Ho detto a Claud e Jade... quello che avevo detto a te- mormorò Ryan contro un suo orecchio e lo sentì irrigidirsi tra le proprie braccia. -Avevo paura di perderli, temevo che mi avrebbero odiato, un po' come mi odio io... sarà difficile accettarlo. Loro lo sapevano già, però... Non avevo idea, B., di quello che tu hai dovuto affrontare dopo, di quello che hai fatto per me. Mi dispiace-
Bryan sorrise triste e chiuse gli occhi, lasciandosi andare del tutto nel suo abbraccio.

-Siamo amici- disse in un sussurro, anche se le sue parole assunsero un tono vagamente interrogativo.
-Sì. Anche se mi dispiace non essermi comportato da amico con te, ma voglio rimediare...-
-Va bene così- lo interruppe Bryan. -Non si è amici di qualcuno perché ci si aspetta qualcosa in cambio-
-Vero, ma adesso sono qui- ribatté Ryan con fermezza e l'altro si trovò ad annuire, grato per quel legame ritrovato.

Neanche se si fossero messi d'accordo, così come il migliore amico di Isaac si era recato da Bryan, la migliore amica di Bryan aveva deciso di fare una visita ad Isaac.

Titty arrivò in casa dell'uomo poco dopo l'ora di pranzo, beccando Maria che usciva dalla proprietà, al termine di una giornata di lavoro, pronta a tornarsene nella sua nuova casa. La giovane la intercettò prima che lei svicolasse dai suoi tentativi di approccio e la trattenne per un braccio.

-Che c'è?- sbottò Maria, sentendosi braccata.
-Ciao anche a te, eh- la rimbeccò Titty e l'altra sbuffò, scrollandosela di dosso.
-Ciao- ribatté la donna, con tono di sfida.
-Ce l'hai con me?-
-No. Sono arrabbiata con Isaac. Tu sei qui, da che parte stai tu? Non voglio litigare con te- ammise Maria e l'altra sciolse la smorfia dura in cui aveva contratto il viso, rilassandosi in un sorriso.

-In mezzo. Ho un piano- sussurrò, coprendosi parzialmente le labbra con una mano. Maria sgranò gli occhi mentre Titty la salutava e si avviava verso l'ingresso della villa, ponendo fine alla loro conversazione.

Appena Isaac la vide oltre lo spioncino della porta, imprecò e prese in considerazione l'ipotesi di fingersi assente. Tuttavia, l'altra incominciò a tormentare la porta, bussando con insistenza, scampanellando a tempo di una canzone che non riconobbe e, alla fine, dovette cedere e le aprì, fissandola con sguardo truce.

-Ma ciao, bel maschione!-
-Avete intenzione di darmi il tormento?- chiese Isaac e Titty entrò in casa sventolando una mano in aria, come a volere scacciare le sue parole.
-Non hai ancora visto niente, tesoro!-
-Adesso sono tesoro?-
-Sai quanto mi stai costando? Un patrimonio! Quindi sì, devi essere una specie di tesoro di inestimabile valore- ribatté Titty e l'altro scosse la testa, rassegnato a quell'ennesima visita molesta.

-Ho saputo che ti sei licenziato! Caput!- esclamò la donna, lasciandosi cadere pesantemente sul divano, distesa.
-Non proprio...- disse Isaac con un sospiro di rassegnazione e sedette nello spazio lasciato dalle sue gambe, mentre le raccontava l'accaduto.

-Ma quanto sei figo!- esclamò Titty, alla fine, anche se la smorfia disgustata sul suo viso si scontrava con l'entusiasmo manifesto nelle sue parole.
-Tu che avresti fatto al posto mio?-
-Sarei andata a sparare ai finanziatori- ribatté Titty, inarcando le sopracciglia e assumendo un'espressione allibita.
-Non scherzare- disse Isaac, scuotendo la testa, e l'altra sorrise, lasciando cadere l'argomento, pronta a tirare fuori gli artigli.

-Se vuoi, ti aiuto a trovare qualcosa nel settore, se desideri restare a Hollywood. Magari, visto che ci sono, posso aiutarti anche a farti funzionare di nuovo i neuroni e aiutarti a riconquistare Bryan- disse tutto d'un fiato, prima che l'altro la interrompesse.

Isaac la fissò in tralice, ma non le rispose e si alzò dal divano, avvicinandosi al mobile bar. Poggiò le mani sulla lucida superficie di legno laccato, cercando di sorreggere il peso che sentiva gravargli sulle spalle. Titty si alzò con un movimento fluido e fu subito dietro di lui.

"Se sperava di nascondersi a me dandomi le spalle, probabilmente si è rimbambito più di quanto avevo ipotizzato" pensò e richiamò la sua attenzione picchettandogli una spalla con due unghie.

-Ahio- sbottò Isaac, tornando a voltarsi verso di lei e massaggiandosi la spalla offesa dagli artigli dell'amica.
-Dai! Vedrai che finirai per sedurre qualcuno di più figo dei tuoi vecchi soci! I contatti non ti mancano e poi ci sta sempre la Tauros in espansione, eh-
Isaac trattenne un sorriso e scosse la testa: quanto sarebbe stato da stronzi farsi assumere dai diretti concorrenti dei suoi soci, mentre continuava a intascare i loro soldi?

"Potrebbe essere un'idea" pensò, prendendo seriamente in considerazione l'ipotesi di spedire il proprio curriculum alla Tauros.

-E quando avrai scaricato la tensione tornando a lavorare, ti consiglio di acquistare un mazzo di fiori, dei bei tulipani blu!, e una decina di confezioni di cioccolatini. Nove per me e una per B., s'intende. E correre dal tuo uomo e...-
-Titty- la interruppe Isaac, tornando a scurirsi in viso. La giovane notò l'atmosfera intorno a loro farsi più cupa, privandosi completamente di spensieratezza. Anche lei si fece seria e si strinse a un suo braccio, poggiando una guancia contro la spalla dello stesso.

-Non mi rassegnerò. So che ti ama- disse e Isaac sospirò mesto.
-E se io non lo amassi più?-
-Saresti un bugiardo- ribatté sicura Titty e lui scosse di nuovo la testa.
-Mi manca- ammise in un sussurro. -Ma sono ancora troppo ferito e arrabbiato. Tu e gli altri dovete farvene una ragione e lasciarmi un po' in pace-

Appena Titty mise piede fuori da casa di Isaac, la prima cosa che fece fu recuperare il proprio cellulare, mentre si avviava in direzione della sua auto.

-Sto lavorando- le rispose Evan dopo il terzo squillo.
-Metti il vivavoce. Io l'ho appena fatto- ribatté lei, sistemandosi sul sedile del guidatore.
-Perché devi sempre darmi il tormento?- le domandò l'amico con fare retorico, ma dal cambio di percezione della sua voce, Titty comprese che aveva seguito il suo suggerimento e impostato il vivavoce.

Non le aveva chiuso la telefonata in faccia, era già un passo avanti.

-Huston, abbiamo un problema- disse la donna, mentre ingranava la marcia e si immetteva nel traffico losangelino. Seguirono una serie di clacson, rombi di motore e imprecazioni di Titty, mentre Evan la implorava di darsi un contegno, dato che non era da solo.
-Cos'è? I tuoi pazienti hanno imparato a parlare l'umanese?- gli chiese sprezzante ed Evan si scusò con qualcuno.

-No, signorina. È che io sono qui per aiutare il dottore- udì dire a una voce femminile, dalla cadenza particolarmente sensuale. Titty si mise sull'attenti, mentre tutti i suoi campanelli da cacciatrice scattavano all'unisono.
-Ma ciao, tesoro! Chi sei, quanti anni hai, sei single? Una fotografia potresti anche mandarmela, tipo adesso-

-Titty!- tuonò Evan e si sentì un leggero ringhiare in sottofondo alla sua esclamazione.
-Tranquillo, doc. Tu pensa a Fido, che lo sento un po' lamentoso...-
-Ignorala, Allison- sentì dire a Evan e Titty si appuntò mentalmente il nome della giovane, decidendo di fare una capatina alla clinica veterinaria del suo amico durante uno dei giorni successivi. Solo a fini medico-scientifici, per scoprire un po' come funzionava una clinica veterinaria, quanti e quali pazienti vi si potevano incontrare, studiare da vicino le tecniche dei professionisti che vi lavoravano, seguendo un ordine alfabetico, possibilmente, iniziando proprio dalla A di Allison.

"Un piano eccellente" si disse, mentre si fermava a un semaforo e si accendeva una sigaretta.

-Si può sapere che vuoi?- le chiese Evan, strappandola alle sue macchinazioni da seduttrice.
-Isaac e Bryan- rispose Titty. -Ne possiamo parlare?-
Sentì l'amico abbassare la voce, rumori strani e poi un piccolo tonfo.
-Sono uscito dallo studio- le comunicò Evan. -Dimmi e non tergiversare-
-Sarò schietta e diretta, non ti preoccupare- lo rassicurò lei.
-Mi rincuora sentirtelo dire-

-Bene. In pratica sono stata da Isaac e mi ha fatto capire chiaramente che non vuole ritirare la pratica di divorzio. È arrabbiato con B., ma penso anche con se stesso, no? Sono quelle situazioni in cui uno scarica anche le proprie colpe agli altri, per non ammettere di avere sbagliato e...-
-Non sapevo che avessi seguito corsi di psicologia matrimoniale- la interruppe Evan. -Mi avevi promesso che non avresti tergiversato!-

-Sì. Infatti ti sto fornendo informazioni utilissime e indispensabili- ribatté Titty, spegnendo malamente la sigaretta nel posacenere dell'auto. Tuttavia, era quasi arrivata alla propria agenzia e avrebbe dovuto riprendere a lavorare da lì a pochi minuti, perciò, a causa di forze maggiori, decise di darsi alla sintesi.

-Dobbiamo escogitare qualcosa per quei due. E siccome sono un genio, ho già un'idea- disse con voce perentoria e udì chiaramente Evan, dall'altro capo del telefono, sospirare con fare rassegnato, strappandole un sorriso compiaciuto.

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