31
Il sole illuminava la radura con i suoi ultimi raggi di fuoco, mentre lentamente spariva oltre l'orizzonte, donando al paesaggio un aspetto sanguigno e mozzafiato.
Evan si schermò gli occhi con una mano, fissando quello spettacolo e rimpiangendo di non poterlo condividere con Keith, visto che il marito si trovava al lavoro e non aveva potuto accompagnarlo in quella che si preannunciava una folle serata.
Sentiva Titty inveire contro uno degli addetti del maneggio, che lamentava la loro mancata prenotazione anticipata, ma la donna era assolutamente intenzionata a non permettere a quella inerzia di demolire i suoi programmi, e stava sbraitando contro il povero malcapitato, mentre Amber, al suo fianco, cercava di calmarla e fare da tramite tra i due.
"Menomale che Amber è qui" pensò Evan, che vedeva nell'amica la personificazione della figura conciliante della loro famiglia. Amber e Keith erano senza ombra di dubbio quelli che, all'interno della loro comitiva di amici, mostravano con più facilità tendenze materne, ma tanto Keith era isterico e oppressivo, tanto Amber, nel corso del tempo, era riuscita a maturare una delicatezza e una gentilezza che la rendevano assolutamente unica e insostituibile. Indispensabile in situazioni come quella.
Evan era contento che Keith avesse assunto una seconda, e addirittura una terza, barista al Seraphim, tanto da permettere alla giovane di potersi prendere una serata libera ed essere lì presente con loro.
Bryan guardava a quella scena con imbarazzo, anche se Evan non riusciva a spiegarsi come l'amico potesse stupirsi ancora di certi atteggiamenti di Titty, dato che la conosceva bene, ormai, e lo osservò: gli occhi bassi, seduto su un tronco d'albero che fungeva da panchina, al fianco di Greg che tentava di distrarlo. Evan trasse un profondo respiro e si avvicinò alle ragazze. Spostò Titty di lato con poca grazia, interrompendo il suo sproloquio, e guadagnandosi un'imprecazione.
-Non possiamo neanche risolvere la cosa pagando un supplemento?- chiese all'uomo del maneggio e l'altro si tolse il berretto con il logo del posto, grattandosi la testa, accarezzandosi distrattamente la coda bassa in cui aveva legato i lunghi capelli bruni, per poi indossare di nuovo il cappellino, calando un po' di più la visiera su i suoi occhi scuri.
-Penso di sì- ammise l'uomo ed Evan trattenne un sorriso, mentre Amber correva a tappare la bocca di Titty, impedendole di ribattere.
Alla fine, riuscirono a unirsi al gruppo per la passeggiata serale tra le bellezze della riserva. Avrebbero cenato una volta giunti alla destinazione prevista, davanti a un falò, e poi sarebbero tornati indietro seguendo il sentiero illuminato e studiato apposta.
-Non sono mai stato a cavallo- borbottò Bryan, avvicinandosi a Evan, con espressione truce, e l'uomo annuì.
-Sali con me, ci stai?- gli propose lui, del tutto intenzionato a non sprecare gli sforzi che avevano dovuto fare per essere lì.
-Che figura ci faccio?-
-La stessa di Amber- ribatté l'uomo, indicando l'amica con un dito, mentre saliva in groppa a un destriero alle spalle del compagno, stringendosi alla vita di Greg come una tenaglia.
Titty sfilò davanti a loro a cavallo di uno spettacolare Appaloosa, vittoriosa e felice come una bambina.
-Non sarebbe meglio evitare? Non so nemmeno salire...- disse Bryan e mise il broncio. Evan sospirò e lo afferrò per i fianchi, sollevandolo da terra, e l'amico si lasciò sfuggire un urletto stupito. In un battito di ciglia fu in sella e contrasse la spalle, aggrappandosi alle briglie con tanta forza da farsi sbiancare le nocche. Evan salì dietro di lui e iniziarono a muoversi poco dopo, seguendo il resto del gruppo, con Titty in testa, intenta a dare parecchio filo da torcere alla loro guida che – impudentemente! – pretendeva che lei lo seguisse, anziché porsi ad aprifila della piccola carovana.
Nel giro di pochi minuti, l'umore di Bryan mutò notevolmente, e fu grato agli amici per quel diversivo, soprattutto perché la paura di avere una bestia di quasi una tonnellata tra le gambe lo faceva stare tanto in ansia da azzerare il resto dei pensieri.
Come sempre, Titty era arrivata e aveva piegato la situazione al proprio volere, ma riuscendo comunque a rendersi utile. Evan immaginava che fosse proprio quello il motivo per cui Bryan l'aveva tenuta lontana da sé, nelle settimane precedenti: il giovane stava soffrendo e continuare a tenere quel dolore vivo significava anche non essere costretto ad affrontarlo e andare avanti, stringere la speranza che tutto si sarebbe potuto risolvere, che tutto sarebbe potuto tornare come prima. Anche se l'attesa faceva male e le carte del divorzio erano già state consegnate quella mattina all'indirizzo di Evan e Keith.
Isaac aveva smesso di parlare con la coppia da quando aveva scoperto che ospitava suo marito ed Evan sperava che l'arrivo di Jeffrey – seppur in "ritardo" – potesse rivelarsi utile per fare ragionare l'amico. Sapeva che i due erano molto legati. Collaboravano spesso sul lavoro e Jeffrey era anche abbastanza stacanovista da essersi guadagnato la nomea di "vampiro", perciò andava molto d'accordo con Isaac, avevano tante cose in comune e forse Jeffrey sarebbe stato in grado di tirare fuori le parole giuste per aiutare l'amico a riaccendere i neuroni.
Evan aggrottò la fronte e strinse Bryan di più a sé, sentendolo tremare contro il proprio petto. I pensieri lo stavano distraendo abbastanza da non permettergli più di godere del paesaggio, ma per fortuna il cavallo si muoveva da solo, per inerzia, spinto dall'abitudine e dall'addestramento a seguire gli altri.
Arrivarono in una radura molto più piccola e intima rispetto quella dalla quale erano partiti e legarono le briglie dei cavalli ai rami degli alberi.
La zona presentava una tenda da campeggio di colore arancio, un barbecue in pietra e un falò, attorno al quale erano stati disposti dei pallets di legno, con sopra cuscini colorati di diverse forme e dimensioni. Ad accoglierli trovarono due donne e Titty avrebbe voluto subito approfondire la conoscenza di quella che, tra le due, sfoggiava lunghi capelli biondi come quelli di Amber, ma si trovava lì per Bryan, quindi dovette reprimere i propri impulsi da seduttrice e si attaccò all'amico, con l'intenzione di vegliare su di lui per tutto il resto della sera.
-Credi che gli stia facendo bene?- si sentì chiedere Evan e si girò, abbassando lo sguardo sulla figura sottile di Amber, che lo fissava con i suoi occhi castani colmi di preoccupazione. Dietro di lei, Greg parve staccarsi direttamente dalle ombre lunghe della sera. Lo vide avvicinarsi alla sua compagna e abbracciarla da dietro, baciandole con gentilezza il capo.
-Titty è un uragano...- disse Evan, stringendosi nelle spalle.
-Forse, però, B. ha bisogno di qualcosa di meno... devastante- mormorò Greg, che non era molto felice di fare quel discorso davanti a degli sconosciuti, anche se si erano ritagliati un momento di intimità, allontanandosi dal gruppo e, soprattutto, da Titty e Bryan, nella speranza che non li sentissero.
-È tutto il mese che piange e aspetta. Credo che abbia bisogno di una terapia d'urto e Titty è la persona giusta- disse Evan e Amber annuì.
-L'hai chiamata tu- disse la giovane e quella non era una domanda.
Si avvicinarono agli altri e subito Bryan rivolse uno sguardo di supplica a Evan, mettendo l'uomo in allarme.
Forse Bryan non era ancora pronto per la "terapia d'urto"?
Ma poi l'uomo si accorse che Titty si era allontanata da lui, distratta da una telefonata, e notò che al posto della giovane, al fianco di Bryan, sedeva la guida che li aveva condotti fin lì. Aveva tolto di nuovo il berretto e sciolto i capelli e sembrava stesse cercando di attirare l'attenzione di Bryan.
"Ci mancava solo questa" pensò Evan con un sospiro e cercò Amber e Greg con gli occhi, ma anche loro si erano fatti distrarre proprio in quel momento, infatti stavano parlando poco più in là con un'altra coppia.
Evan tentò di escogitare un modo per togliere Bryan dalle attenzioni della guida, ma anche il suo cellulare prese a squillare e grugnì frustato, deciso a ignorare la chiamata almeno fino a quando uno dei suoi amici non avrebbe potuto dargli il cambio nel vegliare su Bryan. Recuperò l'apparecchio per metterlo a tacere, ma il nome che lampeggiava sullo schermo glielo impedì: Isaac.
•
Bryan vide Evan alzarsi di colpo e allontanarsi da lui. Osservò la sua schiena con occhi colmi di supplica, poi si guardò intorno, con Titty ancora al telefono, Amber e Greg coinvolti in una conversazione con degli sconosciuti, e la guida al suo fianco che tentava ancora di intavolare una conversazione con lui.
-Mi dispiace per prima- stava dicendo l'uomo. -È il capo che fa le regole, non io-
-Non ti preoccupare. Anzi, sei stato gentile- disse Bryan con un sospiro e l'altro gli sorrise, portandosi una ciocca di capelli dietro un orecchio.
-Ti piace qui?- gli chiese e il giovane annuì. -A me pure. È un posto molto bello dove lavorare. Sei sempre a contatto con la natura, con gli animali. Lontano dal caos cittadino...-
-Non ero mai stato a cavallo-
-Wow! E come prima esperienza, che ne dici?-
La guida si stava rivelando una persona davvero gentile, ma Bryan non poteva fare a meno di sentirsi a disagio. Aveva voglia di piangere e urlargli contro che proprio per una cosa molto simile a quella che stava vivendo in quel preciso istante – un'innocente chiacchierata con uno sconosciuto – lui stava perdendo suo marito. Non era proprio dell'umore per farsi corteggiare da un estraneo.
-Ho avuto un po' di paura- ammise con un filo di voce, sforzandosi di essere, a sua volta, gentile, di non saltare a conclusioni affrettate solo perché era ormai un mese che non faceva altro che vedere tutto nero. Magari la guida voleva soltanto fare conversazione, senza secondi fini.
-Allora hai fatto proprio bene a salire con il tuo amico... è un tuo amico, vero?- gli chiese l'uomo, con ostentata mancanza d'interesse, e Bryan si irrigidì ulteriormente, comprendendo subito cosa quello stava cercando di sapere da lui.
Bryan annuì e l'altro sorrise.
Poteva sbottare di colpo con un "sono spostato", quando non sapeva neanche se stava fraintendendo tutto oppure no?
-Se sapevo, ti prendevo con me. Io sono un cavallerizzo esperto. Al ritorno potremmo fare strada insieme, così potrai sentirti più sicuro...-
Bryan rischiava seriamente di mettersi ad urlare. Quell'uomo parlava, era sempre più gentile, il suo tono di voce sempre più morbido, eppure lui non poteva fare a meno di pensare ad Isaac.
Se lo immaginava davanti a sé, a guardarlo disgustato e deluso, così come era accaduto durante la loro ultima lite, e gli sembrava di stare vivendo un incubo ad occhi aperti, con lui che cercava disperatamente di convincerlo di non stare facendo nulla di male e Isaac che lo accusava di essere una puttana.
L'ansia gli serrò la gola e gli sfuggì un urletto strozzato quando percepì la mano di qualcuno sulle proprie spalle. Si voltò verso la guida, ma quello probabilmente aveva finito per scambiarlo per un pazzo, infatti lo fissò con fare scettico, e il giovane notò che entrambe le sue mani erano in bella mostra. Lo vide alzarsi e allontanarsi da lui senza una parola e allora Bryan si girò dall'altro lato, trovando Amber al suo fianco. Lo stava fissando con una dolcezza disarmante e lui avrebbe voluto gridarle contro di smetterla, prima che il suo sguardo abbattesse le sue difese e lo facesse piangere di nuovo. Era stanco di piangere e si sentiva divorare ogni istante dai sensi di colpa.
Amber non disse nulla, ma sembrò comprendere lo stato d'animo dell'amico. Scivolò con la mano destra, che aveva poggiato al centro della sua schiena, verso un suo fianco, poggiando una guancia sulla sua spalla sinistra, stringendolo a sé in un abbraccio.
Bryan rimase a fissare la sommità del suo capo, rincorrendo con lo sguardo i riflessi oro e rossi dei suoi capelli, che apparivano assorbire le luci proiettate dal falò, grato per la sua silenziosa vicinanza.
Percepì uno spostamento d'aria alla propria destra, mentre Titty prendeva posto accanto a lui, accavallava le lunghe gambe e fissava in cagnesco la guida e quest'ultimo abbassò subito lo sguardo al terreno, distogliendo l'attenzione dai tre. Poi fu la volta di Greg, al fianco di Amber, e tornò pure Evan, che, pur di non sedere su un altro pallet, preferì accomodarsi direttamente sul terreno, tra le gambe di Titty e Bryan.
E Bryan si sentì così circondato di affetto che, per la prima volta in vita sua, non provò affatto la sensazione di essere in più, fuori posto, anzi: era esattamente dove doveva essere, tra persone che gli volevano bene.
Eppure, nonostante ciò, non poté fare a meno di percepire la mancanza di Isaac.
Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro