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17

La mattinata passò lentamente e Claud, incuriosito, studiò le reazioni dei suoi ospiti, mentre abbandonavano la loro aria da zombie e cercavano di darsi delle spiegazioni soddisfacenti riguardo la notte che si erano lasciati alle spalle.

Claud sapeva di essere un uomo fortunato: amava i suoi compagni e, in un primo tempo della loro relazione, aveva persino tentato di essere fedele a entrambi anche sul piano sessuale. Era stato difficile ammettere le proprie inclinazioni anche a se stesso, rendersi conto che le donne gli piacevano più di quello che aveva ammesso in passato, così come il sesso con loro e con qualsiasi altro tipo di essere umano.

Per quanto gli ambienti che frequentava si professassero inclusivi e privi di pregiudizi, Claud sapeva, perché lo aveva sperimentato sulla propria pelle, che spesso si trattava soltanto di una facciata contro cui si rischiava di schiantarsi in malo modo.

Jeffrey ne era stato lo conferma.
Poco prima l'uomo lo aveva difeso con Evan, ma era vero che il suo migliore amico, nonostante fosse omosessuale, aveva dei pregiudizi nei confronti di tipologie di relazioni che non condivideva. Claud aveva dovuto lottare per fare comprendere all'amico quanto importante fosse per lui essere libero di poter amare sia Ryan che Jade e se Jeffrey, alla fine, aveva accettato il suo modo di amare, Claud aveva, però, preferito tenergli nascosto l'appartamento in cui si trovavano in quel momento e, soprattutto, non metterlo al corrente di quello che ci faceva lì dentro, né con chi.

Sì, Claud era proprio fortunato: Ryan e Jade lo amavano e rispettavano, anche se lui era diverso persino da loro. Tuttavia, proprio per via delle sue esperienze passate, comprendeva per quale motivo Evan e Bryan fossero tanto in ansia, in cerca di scusanti "accettabili".

Come avrebbe reagito, lui, se avesse scoperto uno qualsiasi dei suoi compagni a dormire nudo al fianco di qualcun altro?

"Probabilmente, mi sarei limitato a saltargli addosso. Mi basta vederli nudi per accedermi come un cazzo di fiammifero" si rispose con un sorriso, rigirandosi una ciocca di capelli tra due dita, mentre nell'altra mano teneva il cellulare. Mandò un messaggio di buongiorno ai suoi compagni, ricordando loro quanto li amava, aggiungendo persino che gli mancavano, anche se non li vedeva da poche ore, dato che la sera prima anche Jade si era presentato al Seraphim e aveva potuto stare in compagnia di entrambi tra un cliente e l'altro. Poi si armò di tutta la pazienza che fu in grado di richiamare a sé e tornò ad avvicinarsi ai suoi ospiti, intenti a parlare sottovoce, stravaccati su uno dei divani a due posti che si trovavano nel soggiorno.

-Vi siete ripresi?- chiese loro e i due si voltarono a fissarlo in contemporanea.
-Uhm- fece Bryan ed Evan sbuffò.
-Stiamo cercando di capire se dirlo o meno ad Isaac- disse il veterinario, passandosi una mano tra i capelli.
-Non mi piacciono i segreti, in famiglia- borbottò Claud con una smorfia disgustata.

-Ci sono tante cose di te che, fino a poco fa, nemmeno immaginavamo- ribatté Evan e l'altro si strinse nelle spalle.
-Non parlavo di famiglia in quel senso. Ryan e Jade sono la mia famiglia e per loro non ho segreti. Non... Forse per via del nostro passato, non so, però non mi passa nemmeno per l'anticamera del cervello di tenere cose nascoste a loro due-
-Con noi lo fai?-
-Scelgo di dire quello che voglio in base a chi ho davanti-
Evan annuì e tornò a fissare Bryan.

-Io non ho questo tipo di rapporto con Isaac- mormorò il giovane, ripensando a tutte le discussioni piccole e grandi che li avevano coinvolti nel passato anche più recente e che si erano sempre esaurite prima ancora che esplodessero. 
-Ma siete felici lo stesso- disse Evan, aggrottando la fronte.
-Sì?- fece Bryan con voce incerta.
-Ci sono cose che non ti rendono felice?- domandò Claud, sedendo sullo schienale del divano occupato dagli altri due.

-Non so se mi rendono infelice, ma sicuro mi danno fastidio- ammise il giovane e gli amici si scambiarono uno sguardo titubante che a Bryan non sfuggì, infatti iniziò a muoversi a disagio, abbassando gli occhi sulle mani che teneva sulla propria pancia, tormentando la cucitura dell'orlo inferiore della maglietta che indossava.
-Tipo?- chiese Evan e l'altro gli rivolse uno sguardo di sottecchi, per poi tornare a guardare le proprie dita muoversi sul tessuto della T-shirt.
-Sono cose private...-
-Puoi stare certo che non diremo nulla ad Isaac- gli assicurò Claud e Bryan rabbrividì, sentendosi braccato.

-Non è che non voglio che le sappia...-
-Sicuro non ha bisogno di saperlo- disse Claud con tono ironico, guadagnandosi l'ennesima occhiataccia da parte di Evan.
-Penso che non voglia saperlo. Forse non gli interessa- mormorò Bryan e le sue parole ebbero il potere di lasciare basiti gli altri due, che lo fissarono inconsciamente come se l'amico si fosse di colpo trasformato in un mostro a tre teste.

-Fammi capire, ci stanno dei problemi e tu non ne parli con Isaac perché pensi che a lui non interessino?- domandò Claud, allibito.
-Beh...-
-Ti pare normale che a tuo marito non interessino le cose tue?-
-Claud- lo richiamò Evan, notando in Bryan l'effetto che stavano avendo le parole dell'altro, infatti, il giovane aveva smesso di muoversi e teneva la testa china, ma, nonostante questo, dato che si trovava vicino a lui, Evan fu in grado di notare i suoi occhi farsi lucidi.

-È così per tutto- continuò Bryan in un sussurro, tanto che Claud fu costretto a protendersi verso di lui per continuare a sentirlo. -Anche con le sue cose. Non mi dice mai perché torna a casa ed è arrabbiato. Dice che non si arrabbia mai ed è quasi vero, nel senso che non lo dice, cerca di non dimostrarlo, ma io mi accorgo quando sta così, solo che non mi dice mai perché. Se ha problemi a lavoro o con qualcun altro... Penso che ne sappia più Maria di lui, rispetto a me-

-Cosa?!- tuonò Claud ed Evan gli diede un pizzicotto a una coscia, ammonendolo con sguardo severo. -E no, Randolph!- continuò il serafino, imperterrito. -Questo è assurdo!-
-Ma Isaac la vede come una mamma- tentò di dire Bryan, assumendo immediatamente un atteggiamento protettivo nei confronti del marito, pentendosi di avere detto, forse, troppo.
-Anch'io ho una mamma meravigliosa!- lo interruppe Claud. -Ma non vado a dirle tutto. Figurati se la metto in mezzo nella mia relazione con Jade e Ryan!-

-Ma tua madre è malata!- ribatté Bryan, iniziando a infervorarsi, capendo troppo tardi di essere stato indelicato.
Tuttavia, Claud non si scompone, annuì e sbuffò, senza che il suo umore venisse intaccato da quelle parole.
-Verissimo!- concordò con una certa enfasi. -E vive con noi. Ha la memoria più ballerina di te ed Evan messi insieme e sbronzi, ma vive con noi e lo sa che sto con Jade e Ryan. Ogni tanto lo dimentica... anzi! Questo avrebbe potuto spingermi a parlare di più con lei, visto che si dimentica quasi tutto quello che sa. Si è dimenticata persino che sono suo figlio! Ogni tanto si crede ancora nella casa di riposo in cui stava prima e ci scambia per infermieri-

-Mi dispiace...- disse Bryan, ma l'altro lo ignorò completamente.
-Ma non le racconto lo stesso le cose mie, di J. e R.! La tengo fuori dalla nostra relazione, anche se vive con noi, perché è, appunto, nostra!-

Bryan fissò Claud sentendosi ammaliato dalla passione insita nelle sue parole, così affascinato da iniziare a pensare che condivideva completamente il suo pensiero, che aveva ragione.

-Esatto!- esclamò, alzandosi sulle ginocchia e battendo le mani sullo schienale del divano. -È questo! In pratica siamo in tre nel nostro matrimonio!- tuonò, così furioso da trovarsi di nuovo con gli occhi asciutti. Evan sollevò un sopracciglio con fare scettico, incominciando seriamente a preoccuparsi.
-Se ti dà così fastidio, dovresti parlarne con Isaac- disse quest'ultimo con tono conciliante, ma Bryan pareva essere partito a cavallo di pensieri troppo bellicosi per concedersi di starlo a sentire.

-Mi dà fastidio tutto!- urlò, infatti, e gli altri due sussultarono. -Racconta tutto a Maria! Devo sapere le cose sue da lei! È assurdo! Non mi dice nemmeno se sta fuori per cena, me lo deve dire Maria! E poi mi fa sempre sentire in colpa perché mi chiede scusa di continuo con regali assurdi!- e mentre parlava iniziò a piangere con rabbia. -Se una cosa costa poco, allora me ne regala una vagonata! E non capisce che mi mette a disagio perché lui può permettersi certe cose e io no! Non posso ricambiarlo perché non sono ricco come lui! E mi fa sentire in colpa pure per questo e mi faccio andare bene tutto soltanto per ricambiare tutto quello che fa per me! Ma poi... cosa fa per me?! Non c'è mai a casa e passiamo più tempo a scopare che a parlare! Le cose le dice agli altri! Tutti sanno tutto di noi e si dimentica pure di dirmi di avere detto questo o quello e a chi!- Bryan rimase senza fiato e tornò a sedersi, tirando le ginocchia al petto.

Evan deglutì sonoramente e si girò verso Claud, implorando il suo aiuto. Per la prima volta in vita sua, l'uomo fu contento di avere Claud al suo fianco: non aveva idea di quello che avrebbe dovuto dire, ma intuiva, conoscendo il passato dell'altro, che proprio il serafino fosse la persona più giusta con cui affrontare quella discussione.

Claud sospirò e fece il giro del divano, andando a sedersi a cavalcioni sul bracciolo di fianco a Bryan, fissando un punto imprecisato davanti a sé. Sapeva che avrebbe dovuto dire qualcosa – persino Evan era chiaro che si aspettava che lo facesse – ma temeva che, qualsiasi cosa avrebbe detto, avrebbe rischiarato di scatenare qualcosa di spiacevole, perciò, nell'incertezza, preferì tacere e allungò una mano verso l'altro, accarezzandogli i capelli con gentilezza, riflettendo sul da farsi. Bryan, di tutta risposta, nascose il viso tra le braccia che teneva sulle ginocchia.

-Magari... quello che vi serve è una vacanza- disse alla fine Claud ed Evan si irrigidì.
-Scappare non serve a niente- disse il veterinario e l'altro lo mise a tacere con uno sguardo intimidatorio.
-Non voglio scappare...- mormorò Bryan e dal tono della sua voce compresero che stava continuando a piangere.

C'era qualcosa di sbagliato in tutto quello, perché, nel stare a sentire la versione dei fatti di Bryan, anche Evan non aveva potuto fare a meno di iniziare a pensare ad Isaac con un certo fastidio. Ma schierarsi da una parte a sfavore dell'altra andava contro i suoi stessi principi e quella situazione lo metteva profondamente a disagio.

-Fare una vacanza non è scappare- riprese a dire Claud. -Vi serve solo un po' di tempo per voi, da soli-
-Non sarebbe la prima volta- disse Bryan. -Ma poi al ritorno tutto è sempre come prima e non si risolve niente-
-Questa volta potresti approfittare della cosa e dire tutto quello che hai detto a noi anche a lui. Stai facendo il suo stesso errore...-
-Ma io non voglio farlo arrabbiare!-
-Magari non si arrabbia, ma lo aiuti a capire-

-Non c'è nulla da capire! È tutto davanti ai miei occhi e anche ai suoi! Sa che Maria non c'entra un cazzo con il nostro matrimonio, ma la mette sempre in mezzo. E sa che mi dà fastidio che gli altri mi guardino come se fossi un deviato, un malato, ma va dicendo in giro che mi piace fargli da sottomesso a letto! E sa benissimo che guadagno un decimo di lui! Ma lui continua a fare il nababbo e io mi raccolgo i soldi tutto l'anno nella speranza di riuscire, almeno nel giorno del suo compleanno o per Natale, di fargli un regalo che sia all'altezza di tutti quelli che lui fa a me!-

-Allora... forse avete bisogno di una pausa e capire perché state ancora insieme, visto che sembra che le vostre diversità non vi completano più a vicenda- sussurrò Claud ed Evan sgranò gli occhi, pronto a riprendere in considerazione tutte le proprie smanie omicide nei confronti del serafino.

"È impazzito?" si domandò, "Cazzo gli sta suggerendo di fare? Di lasciare Isaac?!" e gli rivolse uno sguardo fulminante, passandosi un pollice orizzontalmente sul collo, e Claud gli rispose alzando il dito medio della mano sinistra nella sua direzione.

-Forse io non sono la persona più giusta per Isaac- mormorò Bryan ed Evan si trattenne con tutte le proprie forze per non saltare alla gola di Claud.
-Ma che dici, B., voi due vi amate! Certo, è un periodo no, ma siete comunque felici solo se state insieme...- tentò di dire, ma Bryan sollevò gli occhi nella sua direzione e gli rivolse uno sguardo tanto disperato da azzerargli le parole.

-No, non siamo felici. Ci sforziamo di esserlo. È tutta apparenza. E io sono stanco di dover essere felice in funzione del grandissimo e meraviglioso Isaac Gonzales! Voglio essere felice anche come Bryan, Bryan e basta, e non lo sono, perché a confronto di Isaac mi vedo sempre come un parassita, una merda, una puttana!-

Bryan si alzò di scatto dal divano e diede un calcio al tavolino che si trovava davanti a sé, facendolo tremare, e un paio di cose abbandonate lì sopra scivolarono sul pavimento. Gli diede un altro calcio e poi un altro ancora, senza che Claud protestasse nel vederlo aggredire il suo mobilio e rimase in silenzio pure quando Bryan riuscì a capovolgere il tavolino, producendo un rumore agghiacciante di vetro in frantumi e legno scricchiolante.

Il giovane guardò con ostinazione il risultato della propria rabbia, tentando nel frattempo di riprendere controllo dei suoi stessi respiri, nella speranza che anche il cuore la smettesse di battergli in petto con tanta violenza.

-Sì, forse avete bisogno di una pausa- ammise Evan in un sussurro e Bryan irrigidì le spalle, sentendosi paurosamente d'accordo con lui.

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