XXVI (3)
I giorni passarono lentamente e le cose si ripetevano sempre nello stesso modo: colazione con la torta di mele che cucinava la signora Weasley, preparazione di pozioni in vista della guerra, guardare Harry allenarsi, pranzo, baciare Harry nei posti più disparati e nascosti della casa, altre pozioni e altri baci e poi cena e leggere le ultime notizie sulla Gazzetta del Profeta e infine a letto, sempre cullato dalle braccia forti di Harry.
Draco non voleva affrettare le cose, ma la verità è che per quanto il suo nobile animo Serpeverde glielo permettesse, sentiva il bisogno di Harry, di averlo vicino, di toccarlo e di far scorrere le dita nei suoi capelli indomabili. Allo stesso tempo non voleva ammettere a se stesso queste cose, sapeva che ogni giorno trascorso con lui poteva essere l'ultimo e dichiararsi avrebbe significato esporsi ed esporsi poteva significare solo sofferenza.
Non che non credeva in lui, sia chiaro, ma di certo non sarebbe stata una passeggiata.
Sospettava anche che Potter avesse raccontato tutta la storia ai suoi amichetti considerando che ora riceveva occhate dolci e qualche sorrisino dalla Granger e di contro sguardi assassini da pel di carota. Era un Malfoy, poteva farsi scivolare addosso tutto.
Poi avvenne, nessuno riuscì a spiegarsi come.
Era stata una settimana maledettamente faticosa, in cui tutti avevano lavorato il doppio, spesso Draco era dovuto scendere al piano inferiore a recuperare il suo compagno di stanza, addormentato al grande tavolo della cucina con la testa appoggiata sulle braccia e la superficie liscia della tavola interamente ricoperta di fogli.
Quella sera era sdraiato nel letto con solo i boxer e una maglietta due taglie più grande addosso stava pensando di scendere da Harry quando la porta della stanza si era aperta rivelando la figura del riccio. Non disse niente, si tolse i pantaloni e si stese accanto al biondo abbracciandolo un po' più stretto del solito.
Draco gli circondò il busto con le braccia e gli accarezzò la schiena con movimenti lenti, non voleva forzare Harry a parlare, sapeva che qualcosa lo turbava.
"Partiamo domani" Aveva detto il riccio dopo qualche minuto di silenzio. Non c'era bisogno di specificare altro, sapevano entrambi di cosa stavano parlando.
"...Quando?" iniziò Draco ma venne presto interrotto "Partiamo e basta"
"Ce la farai Harry, vorrei venire con te, ma non me lo permettono" gli disse ancora dolcemente senza mai smettere di muovere le mani sulla sua schiena, nel tentativo di convincere anche se stesso.
"No, va bene così, saperti al sicuro è più di quello che speravo".
Fu una notte agitata, Harry si svegliò più volte in preda agli incubi e ogni volta Draco lo stringeva un po' più a se per dimostrargli che lui, ci sarebbe stato in ogni caso. Poi arrivò il mattino, la colazione avvenne nel quasi totale silenzio, i volti di tutti tesi e preoccupati.Si erano preparati tanto in visione della guerra e ora tutto quello che riuscivano a pensare era "Sarò all'altezza?"
Draco si era rifiutato di scendere nell'atrio per i saluti, sapeva di non essere il migliore in fatto di gentilezza, ma proprio non riusciva a guardarli partire sapendo che probabilmente alcun di loro non avrebbero più varcato la soglia. Se ne stava in camera sua seduto sul letto con la mente vuota da ogni pensiero, quando la porta venne spalancata e un Harry trafelato fece il suo ingresso,
"Non mi saluti nemmeno?" chiese con un pizzico di rammarico nella voce.
"Scusa i-io stavo scendendo" rispose il biondo alzandosi
"Ehi Draco, non preoccuparti per me okay, ci rivediamo tra un paio di giorni"
"Sta attento" gli disse dolcemente Draco mentre lo prendeva tra le braccia per cercare un po' di conforto. Harry in risposta gli prese i viso tra le mani e lo baciò dolcemente accarezzandogli le labbra con la lingua e mettendo tutta la dolcezza possibile in quel gesto.
I giorni di attesa per Draco si rivelarono in realtà cinque, nei quali superò diverse fasi critiche. Il primo giorno fu semplice rassegnazione, con la consapevolezza che prima o poi lo avrebbe dovuto fare comunque.Passò il tempo a leggere e riordinò pesino le attrezzature che avevano utilizzato per la creazione di pozioni i giorni precedenti.
Passò gran parte della seconda giornata e della notte con le orecchie tese, nella speranza di sentir suonare il campanello, simbolo che fossero tornati. Quando la mattina del terzo giorno si svegliò e noto il letto di Harry ancora intatto provò una grande rabbia, perché Potter avrebbe dovuto permettere anche a lui di partecipare e se non altro poteva mandare qualche notizia a loro che erano rimasti. Si diede comunque dello stupido poco dopo perchè mandare messaggi durante una guerra non era un'idea molto saggia.
Questo non gli impedì comunque di insultare quella testa dura di Harry per qualsiasi motivo gli venisse in mente, con una varietà che comprendeva rabbia perché al posto di essere un comune adolescente era il bambino sopravvissuto fino ad insultarlo perchè lo aveva fatto innamorare di lui. In ogni caso questa ammissione spontanea e del tutto inaspettata gli costò una notte inquieta di pensieri.
Il quarto giorno raggiunse il livello della disperazione, poiché si rese conto che amare una persona morta non era il massimo, e che ci crediate o meno cercò una distrazione dialogando con la signora Weasley, dalla quale ottenne anche alcuni favolosi dolci appena sfornati.
Il quinto giorno non fu diverso dal precedente, se non che spesso tra lui e la signora Weasley spesso calavano silenzi carichi di tensione. La si ritrovò disteso nel letto con un groppo in gola e la mente affollata di immagini di Harry, in tutte rigorosamente morto.Quasi non si rese conto del forte bussare alla porta della casa e in men che non si dica si precipitò a piano di sotto dove lo attendeva una folla chiassosa, contò nella mente i presenti e si rese conto che mancavano il lupo mannaro e la moglie, ma del resto c'erano tutti e sembravano stare abbastanza bene.
"Harry, è stato grandioso, era morto e poi pufff eccolo di nuovo a combattere" Stava raccontando Ron con voce emozionata e a Draco si bloccò il respiro in gola a sentire "Harry" e "morto" nella stessa frase, quando il riccio si accorse di lui comunque si separò dalla folla per andargli in contro e stringerlo in un abbraccio rassicurante che gli fece tremare le ginocchia.
"Dove-dove sono Lupin e Tonks?" chiese con voce flebile la signora Weasley e nella stanza calò un silenzio tombale. Harry che era ancora tra le sue braccia si allontanò lentamente e avvicinandosi alla donna gli sussurrò con voce rotta "S-scusa...mi dispiace tanto" quest'ultima lo intrappolò in un abbraccio stritolante assicurandogli che a colpa non era sua, nessuno lo avrebbe mai pensato, e quando tutti con ancora le lacrime agli occhi acconsentirono, Harry si ritrovò a singhiozzare per la morte dell'unica persona che oltre a Sirius aveva amato come un padre.
Draco lo trascinò in camera per farlo calmare e quando il suo respiro si regolarizzò gli cosparse la faccia di baci, il riccio si ritrovò a ridacchiare per la dolcezza del ragazzo e lo attirò a se per donargli finalmente un vero bacio.
Permise a Potter di fare una doccia e si sforzarono tutti di essere allegri quando la signora Weasley li informò di aver cucinato dei dolci per festeggiare il loro ritorno. Chi aveva partecipato raccontò di cosa era avvenuto durante la guerra e della drammatica uscita di scena del signore oscuro facendo attenzione a non finire sull'argomento "coniugi Lupin". La serata si rivelò comunque positiva dato che tutti si erano liberati di un grosso peso sulle spalle.
Non ci fu nemmeno il bisogno di chiedere, una volta in camera Harry si infilò nel letto con Draco circondandogli la vita con le braccia e baciandolo avidamente. Dopo qualche minuto Draco interruppe il travolgente bacio e schiarendosi la voce si preparò al suo discorso.
"Io, ecco Harry, dovrei dirti una cosa"
"Draco, devo preoccuparmi?"
"NO! Ecco beh, non credo"
"Dimmi, avanti"
"Mentre tu eri via io beh, ho capito una cosa. So che sono un dannato Serpeverde e esprimere le mie emozioni non è proprio il mio forte, e so anche che tutto questo probabilmente e sbagliato e potrei pentirmene domani, però non riesco più a fare a meno di starti vicino e di ricevere i tupi baci e dormire senza le tue braccia che mi stringono è diventato quasi impossibile, per cui ecco, io...io credo di amarti"
"Io penso invece di esserne sicuro" Ripose il riccio con un sorriso prima di calarsi sulle sue labbra sottili.
angolino disagio.
Eccomiiii, scusatemi se vi ho fatto aspettare tanto, ma come vi avevo accennato ero nel mezzo dell'esame di maturità.
Quindi, spero che questa storia vi sia piaciuta e che il finale vi soddisfi, fatemi sapere cosa ne pensate. Mi scuso in anticipo per ogni eventuale errore.
A presto :*
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