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Panchina.

«Sapevo di trovarti qui.»

La sua voce mi riscuote dai miei pensieri, ha preso posto accanto a me, sulla nostra panchina, è qui che ci siamo conosciuti per la prima volta, è qui che ci siamo fatti la nostra prima canna insieme, è qui che abbiamo iniziato a parlare di musica seriamente, è qui che ci siamo confidati di voler andare via perché Salerno ci stava troppo stretta, è qui che abbiamo avuto la nostra prima litigata, ed infine, è sempre qui che le nostre strade si sono separate.

«Il quartiere è piccolo, le voci corrono in fretta e io sono monotono, lo sai.»

«Non è vero Luca, ti conosco abbastanza per dire che non lo sei, so perché sei qui, lo sappiamo entrambi.»

Parliamo ma senza guardarci, siamo troppo orgogliosi per farlo, la realtà è che prima non ci serviva parlare, ci bastava un'occhiata, una smorfia, un gesto e sapevamo quello che dovevamo fare ma il tempo passa e cambiano tutte le cose.

«E tu, perché sei qui?»

«Oggi è il suo compleanno, ogni anno vengo qui, mi siedo su questa panchina, riascolto i suoi messaggi, riguardo le nostre foto, è l'unico giorno dell'anno in cui ho il coraggio di risentire la sua voce, di vedere il suo volto felice.»

«È morta per colpa mia, se solo fossi arrivato prima, lei sarebbe ancora qui e noi, magari, saremmo ancora amici.»

«Non lo potevi sapere Lù, nessuno se lo aspettava, non devi fartene una colpa e so che ti può sembrare strano, ma in realtà sono felice di quello che sei diventato, mia sorella sarebbe stata orgogliosa di te.»

«Potevi venire anche tu, quel contratto era per due Pè, mi sono sentito un infame ad averti lasciato qui da solo, dovevamo andarcene insieme, era questo il patto, invece ho preso quel fottuto treno da solo, lei avrebbe voluto vederci in alto, ma insieme.»

«Lo so, ma era complicato.»

«Niente sarebbe stato complicato se restavamo uniti, eravamo più che amici, eravamo fratelli, il mio dolore era anche il tuo.»

Fra nulla più da temere se tu mi tieni per mano.

«Sai, qualche sera prima che succedesse tutto questo mia sorella mi ha confidato di essersi fatta un tatuaggio, all'inizio rimasi sorpreso, lei non era tipa da queste cose, diceva che era una cosa troppo importante, che ti rimaneva sulla pelle e non potevi toglierlo in nessun modo, mi disse che era dedicato a noi due, a tutti quei momenti belli che aveva passato insieme a noi, so che te lo sei tatuato anche tu, forse questo era un modo per dirci che nonostante tutto, saremmo stati legati per sempre.»

Per la prima volta dopo anni ho il coraggio di guardarlo negli occhi, questi sono lucidi e sulle sue guance, le lacrime, non smettono di scendere, io non sono messo meglio, ho provato più volte a reprimerle, a tirare su con gli occhi, ma non ci sono riuscito, le emozioni sono venute a galla, tutte insieme, dopo la sua confessione che mi ha toccato, al punto da sentire la scritta del tatuaggio formicolare, nonostante sono anni che è lì, sul costato.

«Vorrei tornare indietro, se avessi saputo
che tutto questo successo mi avrebbe fatto perdere le persone più importanti della mia vita allora mi sarei fermato, avrei colto quegli attimi che mi rimanevano.»

«Ma non saresti quello che sei ora, tu hai colto l'attimo Lù, è stata lei a fartelo cogliere,
nonostante l'incazzatura che hai avuto dopo aver letto l'email, che lei aveva mandato a Ghali, sei andato a Milano, hai inciso il tuo primo album, lei ti ha fatto salire in altro perché il tuo posto infondo è sempre stato lì, tra i migliori.»

«È anche grazie a te se ora sto dove sono, non ti ho mai ringraziato veramente per quel giorno, se non fossi salito su quel palco oggi non so dove starei, probabilmente ancora in quartiere a fare casini, ma saremmo ancora insieme, magari a fare musica.»

Int"o studio sempe 'nzieme
M'arricordo na canzone ca faceva "na na na'.

«Non devi ringraziarmi, mi basta sapere che mi hai voluto bene.»

Come può pensare anche solo per un secondo il contrario?

Non credo di averlo mai odiato veramente,  si lo so, ci siamo sputati tanta di quella merda addosso ma cazzo, è stata una delle persone più importanti della mia vita, tutti in quartiere sapevano quanto fosse forte la nostra amicizia, quanto fosse vera, Luca non esisteva senza Giuseppe e viceversa.

«Ti voglio ancora bene, non ti ho mai odiato, non potrei mai farlo, sei mio fratello, uscivamo da scuola e andavamo a casa tua, a magiare pane e nutella sotto alle lenzuola, poi arrivava tua madre e ci riempiva di mazzate, ti ricordi?»

Teng o cor ca nu batt e cant na na na
M'arricord na canzon e tantu tiemp fa
Teng na famm e pazz comm ascevm ra scol
Tu vniv a casa mi magnavm sott e lenzol.

«Certo che mi ricordo, le manchi assaij»

«Manca molto anche a me»

«Abbiamo sempre odiato questo posto, la gente, il suo modo di pensare, di fare, ma con il tempo ho capito che infondo, dovunque io vada cercherò sempre Salerno, perché è il mio posto e per quanto mi stia stretto, scomodo, per quanto io provi ad odiarlo, non ci riesco, sono ancorato qui e credo che ci resterò per sempre, Salerno è la mia prigione

Mi stava stretta quella vita, mi dicevo: "Scappa"
In certi giorni è stata dura, però ce l'ho fatta
Fuori dalla gabbia, dentro a queste Nike
Perso nel via vai, quelle vecchie sbarre non mi avranno mai.

«Forse è questa la cosa che più mi ha fatto male, che tu nonostante tutto, hai trovato il tuo posto nel mondo, la tua tranquillità, pensavo che andare a Milano sarebbe stato diverso, invece mi sembra di vivere in un loop continuo, passo del tempo insieme a molte persone ma alla fine, mi rendo conto che l'unica cosa che avrei voluto fare quella sera era starmene a casa, sul divano ad ascoltare buona musica, o a vedere un bel film e questa cosa mi spaventa, ritrovarmi da solo anche in mezzo a tante persone, mi spaventa, credo che sono io stesso la mia prigione, è per questo che mi rifugio in quegli attimi, in quel passato che forse, ho vissuto troppo in fretta.»

Sto facendo ancora i conti con la mia anima
E non chiedo di capirmi, che manco io lo so.

Restiamo in silenzio per un po' di tempo poi, senza dire niente, ci abbracciamo, ancora una volta sono i gesti a parlare per noi, ma il nostro abbraccio si scioglie presto, direi quasi subito e imbarazzati ci ricomponiamo, guardandoci negli occhi, un'ultima volta, mi sorride e poi si volta
per le vie strette di quella città che ancora oggi mi soffoca, resto in piedi a guardarlo, finché la sua figura non scompare, lasciando attorno a me il vuoto, sono rimasto da solo, un'altra volta, ma questa volta è diverso, questa volta sento che forse i nostri attimi non sono finiti.



Angolo autrice

Non so con quale coraggio io pubblichi questa storia, scritta in alcune sere di giugno, in lacrime e tutta d'un fiato, in questa storia c'è una parte di me, quella che più mi spaventa, quella che spesso cerco di nascondere.

Ho sempre pensato che stare da soli fosse bello, ma con il tempo mi sono accorta che, in realtà, la solitudine ti mangia vivo, almeno così ha fatto con me, la sentivo come un'amica, una confidente, forse perché in molti momenti critici della mia vita mi sono trovata da sola, senza una spalla su cui piangere, mi sentivo incompleta, sbagliata, diversa, senza niente da raccontare, fuori dal mondo, mi sono riempita di così tante domande e dubbi che mi hanno portato ad un punto di non ritorno, ad un punto dove odio stare da sola ma al tempo stesso non voglio nessuno al mio fianco, non auguro a nessuno di sentirsi come mi sento io.

Luca è stato il mio tramite, ho voluto spogliare il suo personaggio e analizzarlo a fondo, ho voluto tirare fuori una parte di lui che nessuno vede, quella parte che è anche un po' la mia, quella caratterizzata dal rimorso delle azioni, dalle insicurezze, dalle paranoie che ogni giorno a fine giornata mi investono, da quel senso di appartenenza che spesso mi manca, perché la verità è che tutti abbiamo bisogno di qualcuno che ci stia accanto, di qualcuno che ci aiuti a salire in superficie.

Grazie per avermi seguito ancora una volta in questo viaggio, vi voglio bene.

Gaia.

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