???. Buon Natale, Shojiro...
Apro gli occhi.
Poi realizzo.
Sono qui.
Sono a casa.
La prima cosa che sento è un freddo gelido. Mi entra nelle ossa, mi fa spalancare gli occhi.
Un'ombra bianca mi acceca e rende tutto confuso... neve. Candida, freddissima, meravigliosa neve. Persino questa sembra diversa dalla neve che vedevo nel passato.
Mi butto su questo tappeto morbido, pieno di gioia. Sono a casa, sono a casa!
Nel frattempo divoro con gli occhi i palazzi con le insegne al neon, le auto che sfrecciano, le persone che camminano sorridenti. Stando all'atmosfera magica che mi circonda e alle sgargianti decorazioni che si scorgono in giro, dovrebbe essere Natale. Tutto questo mi è così tanto mancato...
Vorrei quasi cercare il Capo e abbracciarlo per lo splendido regalo, ma non credo ci rivedremo mai più. Non ho la minima idea di come funzionino i meccanismi che servono per lo spostamento e, sinceramente, ora non mi interessano più di tanto. L'importante è che hanno funzionato a dovere.
Ora che ci penso, casa mia dovrebbe essere nei dintorni...
"Shojiro! Ma si può sapere cosa diavolo fai sdraiato in mezzo alla neve? Vuoi beccarti un febbrone proprio a Natale? Baka!"
Il mio cuore salta un battito quando risento quell'autoritaria vocetta stridula che mi ha sempre infastidito. Rialzandomi in piedi, sorrido alla vista della mia sorellina Chiyo. Tiene tra le braccia un grande cestino di pollo fritto: i suoi occhi mandano lampi neri. Se potesse mi ucciderebbe, come ha sempre minacciato di fare, ma anche questo mi rende felice adesso.
Fa una piccola pausa ad effetto, continua a rimproverarmi: "Muoviti, la mamma ha detto che per le sei dobbiamo essere a casa. Papà è tornato da un pezzo!"
Camminiamo fino a casa ed io ho il timore di esplodere a momenti, sto seriamente per rivedere due delle persone più importanti della mia vita.
Quando spalanco la porta è come se nulla fosse cambiato: il parquet continua a scricchiolare, il tavolino basso del soggiorno ha ancora la solita macchia di inchiostro indelebile. Scoppierei in lacrime se non fosse per mia sorella che ha appena scaricato su di me la colpa del nostro ritardo (e invece l'ho vista mentre veniva da me da una strada piena di negozi di abbigliamento).
Ma i nostri genitori non sembrano arrabbiati più di tanto.
"Shojiro, non fa nulla, non ti preoccupare! Dai, vieni a sederti insieme a me". La mamma picchietta il posto accanto al suo, mi sforzo per non correrle incontro. Sorrido come un ebete, mi accomodo vicino a lei e inspiro il suo profumo delicato, che non posso classificare altrimenti se non dicendo che è il tipico profumo di mamma, di casa, di famiglia e di tutte le cose confortanti che mi possano venire in mente.
Chiacchieriamo amabilmente di ogni banale argomento come una qualsiasi famiglia normale. Io mi arrangio, un po' inventando e un po' traendo spunto dalle mie vere giornate, perché diciamo che non voglio traumatizzare la mia famiglia il giorno di Natale dicendo cose come "Cosa ho fatto io oggi? Oh be', intendete negli ultimi due anni? Nulla di che, mi sono arruolato in un esercito per combattere dei giganti nel passato mentre ingannavo una ragazzina idiota per tornare da voi".
Quando Chiyo si eclissa in camera sua per finire di guardare un anime dopo cena, papà mi sfida ad una partita alla console prima di dormire ed io quasi distolgo lo sguardo quando vedo la luminosità dello schermo a cui non sono più abituato. La mamma si è sistemata sul divano dietro di noi per osservare, con l'abituale espressione curiosa che ha in queste occasioni.
Ma non appena afferro il controller, sul televisore appare una scritta parecchio strana: tempo scaduto. Pian piano tutti gli oggetti nella stanza emettono un flebile pop e scompaiono, mentre i miei si distruggono in schegge di luce azzurrina. Con orrore osservo tutto ciò che ho ritrovato che si dissolve e al suo posto appare un infinito cielo di stelle in cui comincio a precipitare, senza più fermarmi.
La mattina dopo mi sveglio più arrabbiato che mai, deluso da un futile inganno progettato dalla mia mente per la nostalgia, uno scenario troppo perfetto e al momento irrealizzabile.
Ma effettivamente oggi è il venticinque dicembre, un giorno che solitamente Sumire prende di libertà ogni anno, così, finito il mio turno, decido di andare a cercarla per trascorrere la serata insieme. Non so ben dire perché lo faccio, forse per cercare di avvicinarmi di più al mio sogno. In fondo, lei è il mio passaporto.
La cosa che però non so spiegare proprio e che cerco di reprimere, è la rabbia e il fastidio che provo quando la trovo in camera sua insieme al capitano Levi. Sono seduti alla sua scrivania, intenti a chiacchierare e a ridere rileggendo quelle che sembrano vecchie lettere. I suoi occhi castani brillano divertiti alla luce della candela mentre siede e il caporale, in piedi accanto a lei, ha un fiocco rosso in testa e le tiene una mano sulla spalla come per appoggiarsi mentre l'ombra di un sorriso gli passa sul viso.
Sembra un momento così intimo, così da famiglia che mi vergogno quasi a stare ad osservare seminascosto dalla porta.
Così stringo i pugni e me ne vado sentendomi sconfitto.
Magnifico Natale, Shojiro.
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