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6. Ops, mi pare di aver combinato un bel guaio...

Qualche giorno dopo il bellissimo regalo, mi annunciano che questa mattina andremo in una zona sicura fuori dalle mura per la valutazione periodica dei soldati. Siccome non ci sarà pericolo, Hanje ha deciso che io e Mamoru potremo partecipare all'allenamento dei soldati. Dovrò rimanere appiccicata ad Erwin per tutto il giorno, però sono curiosa lo stesso. Dopo aver sentito Levi che mi spiegava il fantastico movimento tridimensionale, un angolino del mio cervello si è fissato, vuole vedere dal vivo come funziona. E oggi ne avrò l'occasione. Voglio vedere come lavorano i soldati, anche perché se dovrò diventarlo anche io, un giorno, devo sapere cosa mi aspetta!

Dopo un breve viaggio a cavallo siamo arrivati in una grande foresta, poco lontana dalla città di Trost dove si trova la base. Sinceramente, temevo che Mamoru si spaventasse sentendomi inesperta e mi lasciasse cadere. A quanto pare, però, il corso accelerato di equitazione che hanno tenuto, a turno, Erwin e Levi mi è servito: quando sono salita in groppa al cavallo, ho provato una sensazione bellissima, quasi di libertà. Correvamo per le suggestive strade di campagna delle mura, in una girandola di mantelli verde scuro. Purtroppo, non ho avuto il tempo di ammirare la natura circostante a causa della velocità, però gli scorci che ho notato mi sono davvero piaciuti! Hanje si teneva appena dietro di me, in modo da soccorrermi se ce ne fosse stato bisogno. Mi sono un po' pentita di non aver portato con me il mantello che mi ha prestato Levi, oltre ai miei pantaloni di tela e alla camicia bianca: forse mi sentirei una piccola soldatessa anche io se lo avessi fatto. Mamoru andava velocissimo, con la criniera scura che si muoveva al vento. Mi sono sentita più felice di quando vivevo a Tokyo dopo la morte dei miei: sono sicura che condurrò una vita più sana, lontana da tutte le distrazioni cittadine.

Scendiamo dai nostri cavalli e li leghiamo con le redini ai rami degli alberi più bassi, in modo che non possano scappare. Tutti, divisi per squadre, si posizionano a scaglioni su varie piattaforme in legno, ancorate in altissimo sugli alberi enormi della foresta. Io, consapevole di non poter fare altro, mi sistemo vicino ad Erwin, che non ha il movimento tridimensionale come gli altri. Mi metto seduta comoda accanto a lui sul tappeto d'erba scura e lo guardo con una faccia seria. Lui mi sorride e poi alza la testa, in attesa di vedere le squadre che prendono il volo.

Eccoli, sono lì! La squadra di Hanje è appena saltata giù. Si mettono in formazione e volano tra gli alberi attaccandosi con dei fili argentei, simili a ragnatele, agli alberi. Vanno velocissimi: distruggono la spugna rossa che simula le nuche dei giganti sulle imponenti sagome che punteggiano la foresta come se si trattasse di scalfire l'aria con un coltello da burro.
Sono stupendi, maestosi, sembra che siano nati per volare. Rimango talmente stupita dal gruppo di soldati che si libra in cielo con acrobazie incredibili che, probabilmente, parte della meraviglia si deve essere riflessa sul mio volto. "Meraviglioso Sumire, non è vero?" mi domanda Erwin, senza smettere di guardare i soldati in volo. 
"Sì... devo ammettere che sono davvero bravi", gli rispondo, con lo sguardo che saetta da una parte all'altra della foresta, desideroso di non perdersi nessun dettaglio. Sono così tanto intontita che, per un attimo, mi dimentico di aver conosciuto questa gente solo qualche giorno fa e che dovrei essere ostile con loro. 
"Bene Sumire. Molto bene", dice il comandante.
"Erwin?"
"Sì, Spilletta?"
Cerco di ignorare il soprannome. Da quando Levi me lo ha affibbiato nel negozio, sembra che sia diventato il mio secondo nome. Sumire "Spilletta" Inochiki. All'inizio ne ero un po' infastidita, ma ora devo dire di apprezzarlo sul serio. Mi fa sentire unica e speciale, per altro anche a causa di qualcosa di cui vado molto fiera. "Nelle altre divisioni militari si vola?" domando.
"Nella Gendarmeria no. Il Corpo di Guarnigione, invece, si limita ad usare i dispositivi solo in casi estremi. Siamo noi dell'Armata che voliamo di più".

Capisco. Però, se potessi scegliere, vorrei volare sempre, per tutta la mia giornata! Forse mi sto lasciando condizionare un po' troppo ma, se non trovassi altro che mi stupisce così, credo che il mio obbiettivo sarà entrare nel Corpo di Ricerca. Voglio fare anche io parte di una squadra di rondini dai grandi sogni che volano alto, in tutti i sensi. 

Durante la pausa per il pranzo, il mio entusiasmo si è un po' spento, ora che non vola più nessuno. Ho già finito di mangiare (il pranzo consisteva in una razione da campo di quelle che, a detta di Nanaba, l'Armata si porta sempre dietro nelle spedizioni. Sono niente più che dei cracker, in pratica) e nessuno ha voglia di giocare con me, quindi avviso Erwin che non mi allontanerò molto e comincio a gironzolare per l'area pranzo. Dopo un po', mi ritrovo davanti ad una casetta in legno, probabilmente di rifornimento, con la porticina arrugginita semiaperta. Entro per dare una semplice occhiata, certa che troverò qualcosa di interessante, e mi ritrovo in un capanno degli attrezzi con tanti tubi sottili di gas stipati negli scaffali e moltissime lame, di quelle per tagliare i giganti. Su un tavolo di fronte alla porta, ci sono tre dispositivi di manovra tridimensionale che sembrano funzionanti. Sono combattuta, indossarlo o non indossarlo? Non lo so. Se lo mettessi, forse Erwin si arrabbierebbe con me e mi caccerebbe. Ma in fondo non lo voglio mica usare, voglio solo travestirmi da soldato... 

Allaccio l'ultima cintura dell'aggeggio, che è molto più pesante di quanto mi aspettassi... mi va un po' largo anche stringendo al massimo le cinture, ma non sembra che debba cadere. Mi sento fortissima, anche se sono costretta a trascinarmi per portare il peso del marchingegno. Però mi rendo conto che è passato un po' di tempo e che forse è ora che torni da Hanje. Non voglio staccarmi dal dispositivo... è troppo bello! Potrei portarlo ad Erwin, dato che non ne ha uno con sé. Potrebbe servirgli. 
Sono combattuta, potrebbe anche pensare che io sia infantile e che stia cercando mille scuse per poter giocare con questo apparecchio bizzarro. E non è affatto così, no no. Oh, ma chi se ne importa! Per una volta posso anche concedermelo. In fondo, sono sempre stata brava, non mi cacceranno per così poco.

Cammino lungo il sentiero per tornare all'area pranzo. Vedo i soldati che stanno già prendendo il volo per la seconda prova e scorgo Erwin in piedi dove era prima. Anche se temo un po' la sua reazione, cerco di chiamarlo per attirare la sua attenzione.
Non faccio nemmeno in tempo ad aprire la bocca perché sento dei rumori incredibili. La terra attorno a noi trema violentemente, per prima cosa penso ad un terremoto. Ma la situazione non sembra uguale a quella che provo quasi ogni mese, a causa dei frequenti terremoti che scuotono il mio paese. Questo timore è accompagnato da un'atmosfera strana, pesante. Sembra che gli animali stessi, scappando a rotta di collo dalla foresta, ci dicano di fare lo stesso per salvarci. Qualcuno urla: "Un gruppo di tre classe dieci metri sta avanzando verso di noi! Al riparo!"
Per un secondo il mondo si ferma, poi i soldati iniziano a lasciare le loro postazioni e a spostarsi, seppur con un ordine che solo degli uomini addestrati possono avere in situazioni del genere, verso l'entrata della foresta, quelle dove abbiamo lasciato i cavalli.
Si dimenticano del loro capitano, però.
Erwin è bloccato qui e non può scappare.

Panico. Qui ci sono solo io che mi ricordo di lui e non posso fare nulla... non so come si usa questo affare. Lui, Mamoru... chi penserà alla vita dei miei due quasi amici, se tutti sono giustamente impegnati a salvarsi la pelle? E alla mia? Fino a prova contraria, si sono dimenticati anche di me. Quando sto per sbloccarmi dal terrore ed urlare il nome di Erwin, che invece sta cercando di capire cosa fare, li vedo. E mi blocco ancora.
Un gruppo di tre giganti sta velocemente avanzando verso Erwin. Il loro aspetto è fuori da qualsiasi canone che io abbia mai visto. Hanno sembianze umane, a parte le loro altezze smisurate, ma al contempo c'è qualcosa che mi fa capire che hanno un istinto totalmente diverso dal nostro. Nei loro occhi, privi di colore e luce, si nota l'indole selvaggia del loro carattere. Le loro movenze sono innaturali e inquietanti, come se i loro arti ballassero una strana danza, grottesca e animalesca. Nulla mi ha mai spaventata tanto, prima. I film dell'orrore che la mamma mi impediva di vedere, la morte che ho potuto vedere di persona: tutto questo impallidisce dinnanzi all'orribile spettacolo che mi si para davanti e che mi fa venire voglia di rannicchiarmi sul posto e di aspettare la fine.

Una ragazza dalla sciarpa rossa. Un ragazzo con una chiave al collo. Un biondino dagli occhi intelligenti. Un uomo senza un braccio. Le rovine di una città enorme. E un'altra serie di persone che passa troppo veloce perché riesca a metabolizzarla.

Mi gira la testa, credo di stare per svenire. Cosa ho visto? Quello non era realtà. Ho paura. Sono certa di non aver mai conosciuto quei tre ragazzi, ma l'uomo mi è familiare. Che sia una visione? Le allucinazioni che precedono la mia morte? Però i mostri si avvicinano ed in questo momento i miei sogni non ci salveranno. E non ho proprio voglia di morire prima di scoprire che cosa mi è successo.
Stanno per divorare l'unica persona al mondo che potrebbe darmi delle risposte, una delle poche persone che è stata buona con me in questi anni. Non posso permetterlo. Animata da una nuova, strana forza, mi muovo. Scatto in avanti e lascio che il mio istinto lavori. I rampini si attaccano a qualche albero vicino e vengo catapultata in aria. Sto volando, sto volando! La velocità mi dona adrenalina, è così bello! Uno dei tre giganti mi sta per prendere, ma mi inclino verso destra e lo schivo. Gli altri due cercano di mangiarmi a mezz'aria, ma cadono nel tentativo. Levi aveva detto che quei bestioni muoiono solo se colpiti alla nuca, quindi mi abbasso ed estraggo le lame dalla scatola di metallo, conficcandole nelle nuche dei due bestioni e strisciando con tutta la forza che ho lungo il loro collo. Il terzo titano è dietro di me, lo sento. Mi giro e, con un urlo, lo decapito completamente. 
Tutto in una manciata di secondi.
Mi sento euforica. Euforica e strana. Sono quasi al punto di inquietare me stessa. Quella Sumire che ho tirato fuori... da dove diavolo è uscita? 

Però ho salvato Erwin. Ed è tutto ciò che conta!

Qualcuno mi prende in braccio mentre sono ancora in aria. La misteriosa figura scende a tutta velocità verso il suolo, facendomi temere per un attimo di potermi rompere le ossa per lo schianto. E invece atterriamo davanti ad Erwin.
Rotolo sull'erbetta morbida, abbandonandomi a terra. L'eccitazione di poco fa è sparita, lasciando il posto ad una stanchezza allucinante che potrebbe farmi chiudere gli occhi seduta stante. Ho esaurito le forze.
Vedo Levi, quasi addormentata, che mi afferra con le mani il colletto della camicia e dice urlando: "Sumire, sei impazzita? Ci tieni proprio a morire, eh? Hai rubato questo dispositivo e lo hai usato rischiando di ucciderti! Per colpa tua anche Erwin è quasi morto! Se avessi dato il dispositivo a lui dall'inizio..."
Non riesco a concentrarmi tanto sul suo tono carico di rabbia, dal momento che la sua voce si fa sempre più distante. Il collo comincia a farmi male e annaspo in cerca d'aria. 

"Levi". Erwin lo chiama, gelido anche lui. Mi guarda con rabbia e tristezza, poi continua. "Lasciala in pace. Ha appena salvato la mia vita. Ha abbattuto i tre giganti da sola, in poco meno di un secondo, mentre tutti gli altri scappavano. Io... stavo per morire".
Si gira verso di me e mi dice: "Tu domani partirai per arruolarti, non ti voglio qui un secondo di più".

Levi è arrabbiatissimo, io invece sto per piangere tra i colpi di tosse. Ecco, ora mi spediscono via sul serio. Maledetta me!
Sento Hanje che urla, spuntata da chissà dove: "Erwin, è una follia, non puoi farlo!"
Quando atterra, Levi mi sta ancora tenendo per il colletto, mi lascia e cado a peso morto, distesa. Hanje, appena arrivata, mi prende in braccio e dice ad Erwin: "Sumire non riuscirebbe ad affrontare il Campo di Addestramento, così piccola. Ti devo ricordare che molti, più grandi di lei, hanno interrotto l'addestramento? È solo una bambina! Levi, fallo ragionare".
Stretta contro il petto di Hanje, senza ormai curarmi della diffidenza che dovrei provare verso di loro, gemo. Non ci posso credere, ho rovinato tutto! Sembra che Levi stia per dire qualcosa, ma poi si ferma ad un'occhiata di Erwin. Un'occhiata che racchiude un intero discorso. "Almeno lasciala partire a gennaio, così parteciperà alle lezioni con il nuovo gruppo di cadetti", si limita a dirgli.
"Così sia", sbraita Erwin, ancora glaciale. "Sumire, tra esattamente due settimane, il primo di gennaio, tu partirai per il Campo di Addestramento reclute, dove vivrai e studierai. Infine tornerai nel Corpo di Ricerca, diventando una vera soldatessa. La ritengo una giusta punizione per quello che hai fatto. Vero, mi hai quasi salvato la vita, ma per farlo hai contrastato tutte le semplici regole che ti avevo imposto come condizione per vivere qui. Ora, dammi quel dispositivo, Hanje ti porterà in spalla. Torniamo a casa. E sappi che non devi rifare mai più quello che hai fatto ora".
Prima di prendere il volo, però, mi mormora un veloce ringraziamento. Questa parola è come un balsamo, che allevia il dolore del mio cuore quasi infranto.

Loro due partono per primi, Hanje mi prende sulle spalle e con tono abbastanza secco mi dice: "Sumire, il tuo percorso sarà già difficile, dato che partirai svantaggiata rispetto agli altri. Di' che sei scappata da Shiganshina dove i tuoi sono morti, non devi mai rivelare a nessuno che vieni dal futuro. Di cose strane ne ho viste nella mia vita ma tu... tu sei un caso unico".
Annuisco. "Hanje?"
"Sì?"
"Per quanto starò via da voi?"
Sembra riluttante quando mi dice che sarò lontana da loro per tre anni. Mi sento male ancora peggio di prima, se possibile.
"Cosa? Mi verrete a trovare, vero?"
"Non possiamo, Spilletta. Ma... ecco, ti scriveremo delle lunghe lettere e anche tu ce ne manderai! Ci terremo in contatto!"
"Ma... ma io..." emetto un sospiro tremolante. "Va bene".
Sono stata la causa del mio stesso male: riconosco benissimo che non mi è consentito protestare o contrattare, dopo il caos che ho combinato. E poi, sono troppo stanca per rispondere altro. 
"Cosa ci facevi con quel dispositivo? Devi aver impressionato un sacco Erwin per avergli provocato quella reazione! "

Dopo questo non le rispondo più partiamo. "Volare da soli è meglio, senza dispositivo si ha la sensazione di cadere da un momento all'altro". Un pensiero abbastanza stupido, che formulo prima di abbandonarmi al sonno. 

Sasageyo,
Arienty

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