35. Sensi di colpa
"Ehi, aspettate! Non ho mai visto nessuno strappare le unghie a qualcuno senza nemmeno avergli fatto una domanda!"
"Ti ho detto di fare silenzio! Prima ti strappiamo le unghie e poi passiamo alle domande!"
Le urla di dolore di Sanes mi riempiono le orecchie, sovrastano indiscutibilmente il tono duro di Hanje. Lei e Levi si sono chiusi lì da appena un paio di minuti, ma già vorrei entrare nella stanza per picchiarli come non ho mai fatto. Quando Reebs ci ha lasciati qualche ora fa, non credevo che con "Ci penso io" intendesse "Non vi preoccupate, rapisco io i due Gendarmi a cui avrei dovuto consegnare Eren e Christa in modo che possiate estorcere loro informazioni". Si è ripresentato nella casetta fradicio di pioggia, con il costoso completo rovinato afflosciato sul suo corpo robusto: nel carro aveva i corpi svenuti di due soldati, con evidenti ferite. "Ho dovuto fargli prendere il sentiero più lungo. C'era più probabilità che piombassero a valle," si è spiegato, di fronte alle nostre facce confuse. È sembrato però non interessare a Levi: lui è uscito, si è caricato il corpo di uno dei soldati in spalla e lo ha trascinato con sé fino in uno degli stanzini più profondi dell'abitazione. Hanje ha fatto lo stesso con il secondo. Noi ci siamo limitati a rimanere seduti ed ora siamo qui, ad ascoltare le sonore bestemmie che Sanes sta tirando contro Hanje e Levi. Sono rimasta fortemente delusa dai miei amici... torturare un essere umano. Anche se fosse per la più nobile causa, anche se fosse per vendetta contro chi ha fatto lo stesso, sono fermamente convinta che la soluzione migliore non sia affatto questa. Si stanno lentamente trasformando nelle bestie che loro stessi condannano. Non mi importa nulla se è per carpire il segreto della famiglia reale, non mi interessa se Erwin lo ritiene necessario per poter attuare il nostro colpo di stato. Erwin... anche lui deve essersi bevuto il cervello. Come diavolo gli è saltata in mente questa idea? Quando Levi ce l'ha annunciata, durante il tragitto per venire qui, non potevo credere alle mie orecchie. Troppe cose che potrebbero andare male: e se il popolo non ci ascoltasse? E se il piano fallisse?
Eppure non muovo un dito per andare a fermarli, non lotto per i miei ideali. La paura per cosa troverei se mi recassi nella stanza dove tengono Sanes mi trattiene. Non so se reggerei alla vista del suo corpo martoriato. Cavolo, quanto mi sono rammollita... dov'è finita la Sumire che interrompeva le conferenze per proteggere un popolo? Forse è assopita in un qualche angolo del mio cuore. O forse è morta. Non lo so nemmeno io.
"Semplice... impiccagione pubblica," dice Jean, pensieroso. Evidentemente, mentre mi perdevo nelle mie elucubrazioni, i ragazzi hanno iniziato un discorso a proposito delle nostre sorti. "Ormai siamo dei ribelli," enuncia Sasha.
"Non ci sono mai stati casi come questo in precedenza... potremmo sfruttare la confusione creata dai continui attacchi dei giganti. Se addossassimo la responsabilità al governo e riuscissimo ad istigare il popolo, forse potrebbe funzionare! Dovremmo fare in modo che ci vedano come i nuovi salvatori. Però... non siamo altro che dei criminali. Non uccidiamo più per salvarci, non uccidiamo più per difendere il mondo. Uccidiamo la gente che ha un ideale diverso dal nostro," riflette Armin, la testa appoggiata al tavolo, "Ed è proprio per questo che non siamo più i buoni".
Questa sua riflessione ci ammutolisce. In effetti, non siamo diversi dalla Gendarmeria. Chi siamo noi per decretare che quello che stiamo facendo è lecito, che la nostra causa è quella giusta? Sicuramente, anche i Gendarmi agiscono secondo la credenza che quello che fanno fosse giusto. Tutti, in questo mondo, agiamo così. Nel passato e nel presente. Zia Yui, nel presente, mi cresceva così perché credeva che fosse la cosa migliore per me. Hanje studia i giganti e tortura le persone per trovare un modo per estirpare quello che, secondo lei, è il male del mondo. Erwin conduce un colpo di stato perché ritiene necessario che il vero re salga al trono.
Questo è un sistema indistruttibile, millenario, impossibile da raddrizzare. Ognuno di noi agisce seguendo la propria ideologia e nessuno sa se questa sia giusta o sbagliata. L'unica cosa certa è che, alla fine, trionferà l'idea della persona più forte. Che sistema malato.
"Quante unghie bisogna strappare per diventare bravi quanto te, Sanes? Scusami se ti ho fatto un po' male, purtroppo devo ancora prenderci la mano..." sentiamo Hanje declamare con tono allegro.
Lui ansima, cerca di prendere fiato. Mi si stringe il cuore. "Unghie, pelle... quante pensi che ne abbia strappate? Se si trattava di persone con una moglie o un figlio appena nato, se si trattava di professori troppo intelligenti, se si trattava di stupide coppiette che volevano scappare insieme... tutto, tutto, pur di proteggere la pace nelle mura e di stroncare un focolaio di guerra". Fa una pausa, emette un gemito. Io aggrotto le sopracciglia. Sento un peso che mi schiaccia il petto e ho una sensazione di vuoto tremenda... cos'altro avrà fatto quest'uomo?
"Se la razza umana è sopravvissuta così a lungo è solo per merito nostro, dovreste ringraziarci! Non siete altro che un cancro che cerca di intaccare la pace di queste mura!" Però, ha fegato il soldato... parlare così ai suoi torturatori.
-
"Sì. Avete fatto del vostro meglio, lo abbiamo capito..." comincia Levi, sbrigativo e pragmatico. "Chi è la famiglia Reiss?"
Fa un colpo di tosse e comincia a parlare: "Non hanno legami ufficiali con la famiglia reale. Sono una nobile famiglia di campagna, come altre..."
"Per quale motivo siete tanto interessati a loro? Perché sono i Reiss a tenere alla larga dalle mura la gente, a cercare di nascondere il loro segreto? Perché loro e non i reali? Dimmi tutto ciò che sai," lo bersaglia di domande Levi.
Sanes comincia a parlare, Hanje però lo ferma. "Sei stato troppo lento a rispondere. Per questo sarai punito".
A mio parere, Sanes non ha impiegato nulla per rispondere. Nemmeno un minuto. Vedere questa faccia di Hanje mi fa male. Tanto male. Perché si comporta così? Il peso che mi schiaccia si è fatto insopportabile. Sorprendendo tutti, sbatto le mani sul tavolo e mi dirigo a passi pesanti nella stanza, ignorando le urla dei miei compagni. Mi dicono che Levi mi ammazzerà. Armin mi prega di non andare, pensa che non sia pronta per quello che troverò.
Spalanco la porta. "BASTA! BASTA HANJE, SMETTILA! Ti prego, non ti riconosco più! Perché commetti le stesse crudeltà che condanni su quest'uomo? Ti fa sentire migliore? E tu, Levi... sapevo fossi violento, ma torturare una persona che non ha più fiato per parlare solo perché ci ha messo troppo?"
Mi fissano sbigottiti. Ormai sono partita: la piccola Sumire, paladina della giustizia, si è risvegliata e non si fermerà, al momento. Hanje ha una pinza in mano. Il suo camice è intriso di sangue fresco. La sua coda, sempre ordinata, si è sciolta per metà e ora i suoi capelli sono sparati in tutte le direzioni: ha un'aria folle. Levi, al contrario, è immacolato. L'unica cosa fuori posto, in lui, è lo sguardo sorpreso che mi punta addosso.
Non mi lascio impietosire. Strillo furiosa, mentre le lacrime mi rinfrescano il volto arrossato. "Rispondetemi! Rispondetemi, stupidi vigliacchi..." E poi, lo vedo. Vedo Sanes. E vorrei non averlo fatto.
È legato ad una sedia di legno, anche se sono sicura che non ce ne sarebbe bisogno: dall'aspetto che ha, non sembra in grado di muovere nemmeno un muscolo, è accasciato su sé stesso. Ansima, il suo petto si alza e si abbassa con un ritmo irregolare. La camicia che porta è intrisa di sangue e strappata in più punti, da cui si scorgono gli innumerevoli lividi e graffi che ha sulla pelle. La cosa che colpisce più di tutte è il volto: per metà tumefatto, ha assunto tutte le tonalità di questo mondo tranne quelle che la sua pelle dovrebbe avere normalmente. Non riesce più ad aprire un occhio a causa dei troppi lividi cianotici che gli ricoprono il volto. Non c'è traccia di pelle intatta sotto alla maschera di tagli sanguinanti che si è formata sul suo viso. Dalla bocca semiaperta scende sangue a fiotti e va a macchiargli la camicia; è evidente che gli sono rimasti solo alcuni denti cariati. Le mani sono totalmente prive di unghie, ora appoggiate su un vassoio accanto alla sedia. Il sangue si accumula in una pozza attorno alla sedia, in cui Hanje, Levi e l'uomo hanno i piedi immersi.
Trattengo a stento un conato di vomito e mi si annebbia la vista. Cado a terra, credo che potrei svenire. Non capisco come Hanje e Levi siano stati capaci di resistere in questa stanza e a fare delle cose del genere. Nonostante le sue preghiere, nonostante l'odore del sangue che saliva per le loro narici.
"Non ascoltate la ragazzina," sussurra, con la voce flebile, "Non ascoltatela. Amate la violenza, no? Continuate pure le vostre torture". Ad un certo punto sembra rianimarsi. Urla con tutto il fiato che gli rimane. "Avanti, divertitevi sulla mia pelle. Tutto questo è per il bene della giustizia... basterà pensarla così e sarà più semplice! Vi sentite persone meravigliose, vero? Ma voi siete solo dei mostri! Non ho paura, io... ho sempre protetto il re, insieme ai miei compagni. Avrò sempre fiducia nelle mura. Vorrei credere che tutto quello che abbiamo sempre fatto non sia sbagliato. Però, ora mi sento così male... continuate a torturarmi. È quello che mi merito per la mia vita ricoperta di sangue," conclude, la voce spezzata.
Davanti a tutto questo, non possono più fare nulla. Hanje dice che faranno una pausa, torneranno domani. Non mi guarda. Sono diventata sorda a tutto, scioccata da quello che ho visto.
Questa sera sono la prima ad andarmi a coricare. Nessuno mi ha più guardata in faccia dopo quello che ho fatto: giustamente, hanno sentito tutto quello che ho detto. Mi maledico per aver mostrato questa parte rammollita di me a quelli che, non appena qualche mese fa, erano solo i miei cadetti. Come siamo arrivati a questo, come ha fatto tutto a cambiare così in fretta, come ho fatto io a cambiare così? Non lo voglio sapere.
Prima che salga nel piccolo cottage situato sopra a questo locale sotterraneo, i miei compagni mi salutano. "Buonanotte comandante Sumire," ripetono tutti, sommessamente. In risposta ordino loro di non chiamarmi più comandante. Una persona che reagisce così davanti a delle azioni necessarie per il bene comune non può essere un capitano. Perché noi siamo ancora i buoni. Giusto?
È tardi, ma sono ancora nel dormiveglia. Le altre dormono. Sento qualcuno che mi accarezza una guancia, una lacrima che mi bagna la mano e poi una voce soffocata. "Ti prego Sumire, perdonami. Perdonami Spilletta, bambina mia. Non sai quanto vorrei tornare a come eravamo quando eri piccola. Non sai quanto mi piacerebbe tornare ad occuparmi di semplici scartoffie, con te al mio fianco che canticchiavi rendendomi felice. Ma ora devo risolvere tutto questo. Quando sarà finita mi farò perdonare. Lo giuro". Dei passi leggeri si allontanano da me, riluttanti, dopo poco. La porta si apre cigolando e poi viene richiusa con un leggero tonfo.
"Ti voglio bene, Hanje" penso, poco prima di addormentarmi. Nonostante il mio carattere schivo, quando si è trattato di lei ho abbassato le mie difese ancora prima di conoscerla, non capisco neanche io perché. Conoscerla mi ha cambiata, in meglio.
Perdonerei tutto alla mia seconda madre, anche questo.
La mattina dopo ci riuniamo nella saletta principale. Di Hanje non c'è nessuna traccia. In compenso, mi ritrovo davanti agli occhi Reebs, due suoi dipendenti, un ragazzotto dall'aria annoiata e Nifa. Mi fa un sorriso mite, a cui rispondo con un saluto.
Levi prende la parola. "Innanzitutto, voglio ringraziare Nifa per l'ottimo lavoro che sta svolgendo. Volevo informarvi che Sanes e il suo compagno saranno liberati a breve. Hanje non c'è, è andata a riferire alcuni importanti dati ad Erwin, ma nel frattempo Nifa ha un messaggio da parte del Comandante. Reebs, non muoverti," dice, bloccando il commerciante, che stava già uscendo per lasciarci un po' di privacy, "Ci fidiamo di voi e fate parte della squadra". Il ragazzotto, con atteggiamento strafottente, si rivolge a Levi. "Ti fidi anche di me, nonostante sia la prima volta che mi incontri? Non dovresti darmi il benvenuto... " Lascia in sospeso la frase, si è beccato uno scappellotto da parte di Dimo. A quanto pare, quel viziatello è suo figlio Flegel, che ha portato con sé poiché sarà il suo successore nella gestione della compagnia. Io non mi fiderei mai di uno così, stando a quello che vedo.
Al cenno di Levi, Nifa inizia a parlare. "Parlando di come far salire al trono Historia..." Si ferma subito, vedendo le nostre facce. Historia, al trono? Cosa diavolo vuol dire questo? "Ah sì, credo di non averlo ancora comunicato alla mia squadra... a quanto pare, la vera famiglia reale non è quella dei Fritz, ma dei Reiss..." borbotta Levi, come se ci stesse illustrando un dettaglio di poco conto. Purtroppo per lui, questa cosa per noi è abbastanza importante. Vedo Historia che spalanca gli occhi, il volto sempre calmo improvvisamente dipinto con vero terrore. Mi avvicino a lei, piano. La prendo delicatamente per un braccio, cercando di riscuoterla: sembra sotto shock. "Historia..." le sussurro. Non mi guarda neanche. "Mi è parso di capire che Historia sarà la nostra prossima regina... è questo l'obbiettivo principale della rivoluzione?" chiede Armin, alzando la mano. Per fortuna che c'è lui a prendere in mano la situazione quando noi non siamo in grado di farlo.
"Esatto," annuisce Levi "Historia, dimmi cosa ne pensi".
Lei pare risvegliarsi. Sposta lo sguardo sulla mia mano, ancora avvolta al suo braccio. A testa china, sussurra una risposta. "Non posso..."
Levi si avvicina a lei, le dice che capisce il suo sgomento nell'apprendere che diventerà la persona più potente al mondo. Usa un tono comprensivo e morbido, diverso da quello a cui ci ha abituati. "Però devi farlo. E basta". Ecco, ora lo riconosco: ha riacquistato la sua espressione corrucciata e il tono duro.
Historia continua a rispondere a testa bassa. "Io... non credo potrei fare qualcosa del genere. Per me non è davvero possibile". Purtroppo, non posso far altro che darle ragione. Il poco tempo che ho avuto per conoscerla mi ha fatto capire che non è una ragazza forte e risoluta. La paragonerei ad un dente di leone: un fiore bello e delicato, pronto a spezzarsi al minimo soffio di vento. Se qualcuno mi chiedesse di votare per il mio nuovo re, di certo non sceglierei lei: le farei un grande favore. Più che altro, l'unica tra noi che vedrei come regina è Mikasa Ackerman.
Levi però non sembra molto comprensivo. Anzi, le sue azioni mi fanno tornare la voglia di picchiarlo a sangue. Con uno scatto fulmineo, prende Historia dal colletto della camicia. Lei comincia ad annaspare. "E allora scappa. Scappa e corri più forte che puoi! Ma sappi che, dovunque andrai, noi ti verremo a cercare, obbligandoti a fare ciò che devi. Questo è il tuo destino. Se non ti sta bene, combatti".
Lei, durante tutto il discorso, lo prega di lasciarlo andare. Siamo tutti pietrificati sul posto. "Levi, basta," dico calma. A differenza di ieri, sono stanca di urlare, stanca di farmi vedere una frignona. Ma, a quanto pare, anche il mio tono duro funziona. Lui, un po' perché nota che Historia è diventata verdognola, un po' perché si è reso conto di aver esagerato, la lascia cadere a terra a peso morto. Corro immediatamente al suo fianco, seguita dagli altri. Le stringo una spalla mentre tossisce, nel disperato tentativo di tornare a respirare.
Non so dire se Historia, in questi giorni, sia veramente diventata una mia amica. Certo, l'ho ascoltata e l'ho consolata un paio di volte, ma più che persona cara vedo Historia come qualcuno da proteggere. Mi sento, per lei, come una sorella maggiore che deve proteggerla dai pericoli del mondo, per evitare che tutto il peso del male gravi sulle sue spalle. Forse è questo che mi porta a girarmi verso Levi e a dirgli che è un mostro. Fatto sta che, quando lo dico, mi sento tornata a quel giorno di tanto tempo fa, quando ho sfidato i grandi capi militari e lui mi ha schiaffeggiata. Anzi, più di preciso, mi ha portata al momento in cui lui stesso mi aveva presa per il colletto quando avevo solo nove anni. Quel giorno nella foresta, quando la mia vita prese la piega che mi ha portata ad essere una tra le più giovani soldatesse della storia. Chissà dove sarei oggi, se non avesse fatto quello che ha fatto. Però questo non perdona di certo il suo comportamento ignobile nei confronti di Historia.
"Non dovete pensare che il compagno che avete accanto oggi, tutto quello che avete fatto oggi, sarà possibile da realizzare anche domani. Chi ci dice che l'inferno dei giganti, che abbiamo visto con i nostri occhi, non possa tornare domani? Forse possiamo provare ad impedirlo, se ci impossessiamo della più alta autorità di questo mondo," fa una pausa per guardare Historia, ancora a terra. "Dipende tutto da te. Ubbidisci? O mi combatti per provare ad andartene? Però..." la afferra per i capelli e lo costringe a guardarlo "Scegli ora, non abbiamo tempo!"
"LO FARÒ!" strilla lei. Io la guardo in faccia e lei fa lo stesso, per poi tornare ad abbassare lo sguardo. "Il mio prossimo ruolo sarà... la regina, giusto? Lasci fare a me".
Levi la squadra, poi le porge la mano per aiutarla ad alzarsi. Sembra si sia calmato. "Bene. Siamo nelle tue mani, Historia". Tutti noi non obbiettiamo, ancora infastiditi dal comportamento del nostro superiore. Levi va ad appoggiarsi al muro come se non fosse accaduto nulla, di fianco a un Reebs parecchio a disagio e a suo figlio, che ora ha un'aria spaventata. Fa cenno a Nifa di continuare.
"Ecco le direttive del Comandante. Il piano inizierà quando i Reebs consegneranno Eren e Historia alla Gendarmeria. Loro hanno lasciato alla corporazione ogni dettaglio sul percorso e sulle strutture dove alloggeranno i due: noi dobbiamo trarne vantaggio. Li consegneremo, come stabilito, al reparto centrale di Gendarmeria, per poi raggiungerli alla destinazione finale". Tira fuori una locandina che ritrae un uomo dal portamento elegante. "E questa destinazione è lui, Rod Reiss, vero padre di Historia e la più alta autorità di queste mura. Stando alle informazioni che abbiamo, tutti, dai soldati alla famiglia reale, sottostanno alle sue direttive. In quel momento il Corpo di Ricerca potrà avere un vero dialogo con lui. Se solo fornisse delle spiegazioni sufficienti per giustificare l'aver fermato il progresso tecnologico, il segreto dei giganti e tutti i misteri che non riusciamo a risolvere attualmente, saremmo nei guai e rischieremmo di perdere tutto. Ma, se questo non accadrà, il nostro obbiettivo sarà cambiare questo sistema: faremo in modo che il falso re incoroni la vera regina davanti agli occhi di tutti. Quando tutto sarà pronto, cioè quando non avremo più ostacoli davanti a noi e potremo fare quello che riteniamo giusto, potremo finalmente..." si interrompe un attimo, con la fiamma della determinazione negli occhi, "... chiudere la breccia nel Wall Maria".
Il mio cuore ha un fremito quando pronuncia le ultime parole. Finalmente, potremo riconquistare tutto quello che abbiamo perduto. Potrò realizzare il sogno di Erwin e di tutta l'Armata Ricognitiva. Avrò raggiunto lo scopo per cui sono stata addestrata. E finalmente, dopo tutto questo, potrò vivere in pace con Erwin, Hanje e Levi.
E, sicuramente, Shojiro.
Sasageyo,
Arienty
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