29. La storia si complica
"Ehi Sumire, è... tutto a posto?"
Non rispondo ad Hanje. Non risponderò a nessuno di loro, ora. Sono seduta sul ciglio del Wall Rose, con le gambe che pendono nel vuoto ed i capelli che mi accarezzano il viso. Fisso una casa dal comignolo fumante in lontananza, cerco di immaginare la storia di chi in quel momento sta godendo del calore del fuoco acceso. Ora più che mai desidero di far parte anche io di quella vita lontana, di potermi scaldare senza pensare a niente... sarebbe bello smettere di esistere, almeno per un po', e mettere in pausa la mia vita per fare il punto con calma.
L'unica cosa che mi consola è che almeno questa volta non ero presente: è stata Hanje, insieme ai cadetti, a raccontarmi il massacro.
Mike? Morto divorato da alcuni giganti.
Nanaba? Morta divorata mentre cercava di salvare i cadetti del centotreesimo Corpo.
Io? Ormai mi sento morta dentro, conosco più cadaveri che amici vivi. Vorrei solo buttarmi giù da queste mura e farla finita. Forse sono io che mi porto dietro un tanfo di morte che fa finire tutti uccisi.
Ora sono qui in cima alle mura con accanto Ymir che ho scoperto essere un gigante simile ad Eren, Christa Lenz (o meglio, Historia Reiss) al suo capezzale, Eren, Mikasa, il loro amico Armin, Reiner e Berthold Hoover tutti malconci, Hanje ed i suoi soldati. Di Levi ed Erwin nessuna traccia. Come per ogni singola volta che avrei bisogno di loro, del resto.
Rimango immobile, immersa nella luce di questo limpido mattino e impassibile anche quando arriva Hannes del corpo di Guarnigione ad annunciarci che nel Wall Rose non c'è la breccia per cui smaniavamo tanto. Tutti si sono rifugiati al castello abbandonato di Utgard, ora distrutto da Ymir per salvare i superstiti, proprio per ripararsi durante la ricerca di quella maledetta breccia. Nanaba e Mike sono morti per nulla.
Ma non ho nemmeno la forza per alzarmi e riversare su tutti i presenti una pioggia di insulti.
Mi azzardo a girare la testa perché mi fa male il collo e scorgo Berthold, Reiner ed Eren che discutono insieme.
Accade tutto in mezzo secondo.
Mikasa pianta la spada nel braccio di Reiner e urla ad Eren di scappare.
Sta per decapitare Berthold con una rabbia disumana negli occhi.
Ed è in quel momento che i due prendono la forma dell'incubo delle intere mura, di tutto quello da cui mi hanno messa in guardia sin da piccola, dei mostri da cui tutto ha avuto inizio.
Il gigante Corazzato ed Eren, trasformato, sprigionano una nube di vapore bollente e piombano nel vuoto, lasciandoci allibiti e incapaci di fare qualsiasi cosa per un attimo. Io rimango seduta pensando che sarebbe un ottimo modo per morire come desidero e, come se per una volta il mondo avesse ascoltato le mie preghiere, qualcuno mi spinge giù mentre un pugno enorme (sarà del gigante Colossale?) si avventa sulle mura con una forza inaudita.
Purtroppo o per fortuna mi ritrovo appesa alle mura grazie ai rampini del mio dispositivo di manovra e credo per un attimo di comprendere come le verdure appese a testa in giù del mercato di Trost possano sentirsi. Da qui ho una visuale fantastica dello scontro che sta avvenendo appena sotto noi soldati con la vita appesa letteralmente ad un filo. Eren ruggisce e dà il via ad una battaglia spettacolare con Reiner. Entrambi sfoderano tecniche di combattimento avanzatissime, come due lottatori esperti. Sembra che siano in parità rispetto alla forza, ogni volta che qualcuno viene atterrato si rialza subito e assesta un colpo tre volte peggiore di quello ricevuto. Hanje ci ha ordinato di non intervenire ma sinceramente non mi sarei mossa: la visione di uno scontro del genere mi crea un senso di paura, piccolezza e ammirazione nei confronti di quelle creature che fino a poco fa erano nulla più che i miei sottoposti. C'è un qualcosa di mistico e potente nei loro sguardi, nei loro movimenti, che mi rimanda ad antichi misteri...
Mi riscuoto alle urla di tutti i soldati che ho attorno, stanno incitando Eren a combattere. Mikasa è ormai scesa con Eren noncurante delle raccomandazioni di Hanje e lo esorta con più vigore di tutti. Armin Arlert li osserva con un'espressione corrucciata in volto, come per studiare tutti i possibili finali di questo scontro. È quando urla improvvisamente un "Eren può farcela!" che mi sento inspiegabilmente tranquilla, come se una volta che lui ha emesso questo verdetto sicuramente sarà così. Sinceramente a prima vista Arlert mi ha fatto una buonissima impressione, ha uno sguardo intelligente che mi ha fatto pensare che sia un'ottima persona. Sicuramente avrei preferito lui in squadra ad Eren.
Non appena sentono quelle parole tutti urlano con più forza.
"Uccidi il traditore!"
"Vai così!"
"Ci sei quasi!"
Sono fiduciosa e quasi riesco a sorridere. Eren ha ormai immobilizzato Reiner, ha le gambe strette intorno al suo collo e sta definitivamente per ucciderlo, ma evidentemente non ha fatto i conti con un secondo problema, così come noi altri. Il gigante corazzato inizia a ruggire, un ruggito potente che promette vendetta e assorda tutti noi. "Sta chiamando altri giganti, sorvegliate la zona!" ci urla Hanje.
Non so di preciso cosa sia stato a darmi la forza, a farmi pensare che voglio combattere ancora. Fino a qualche minuto fa probabilmente avrei sganciato i rampini e mi sarei sfracellata al suolo, ora invece sono più che convinta che voglio esserci quando Reiner morirà. Anche se non sarà oggi, anche se non sarà presto. Voglio vederli morire e rimpiangere tutte quelle vite che hanno spezzato quando sono arrivata, voglio che soffrano come hanno fatto soffrire milioni di popolani. Sarà stato Eren, con la sua grinta e la voglia di farla finita, con l'obbiettivo di chiudere questo capitolo a costo della sua vita? Non lo so e non credo lo scoprirò, però ho deciso che sterminerò ogni gigante che capiterà sulla mia via immaginando che al loro posto ci siano tutte le persone che hanno fatto del male.
Peccato che mentre sto per muovermi dopo aver pensato tutto questo, un migliaio di tonnellate di gigante Colossale ci piovano addosso in soccorso di Reiner.
Apro gli occhi lentamente e li richiudo subito, accecata dalla luce del sole. Mi prendo qualche minuto per cercare di metabolizzare e realizzo che sono stesa sulle stesse mura. Il mio corpo è completamente indolenzito e per un pauroso attimo temo di essere paralizzata come quando raccontai la visione. Quando riesco a mettermi in piedi e a fare qualche saltello sul posto per riprendermi capisco che sono circa... cinque? Sì, cinque ore che sono svenuta. Anzi, che siamo svenuti. Davanti a me c'è un tappeto di feriti immobili. Disperata, corro avanti e indietro per cercare una qualsiasi forma di vita che sia cosciente e urlo a squarciagola per farmi sentire.
Una mano mi si poggia sulla spalla.
Mi volto di scatto e vedo il volto arrabbiato di Arlert che mi fissa. "Soldato Sumire", dice con tono imperioso. Mi sento così impotente di fronte a lui... "Soldato Arlert. Cosa pensa sia accaduto?"
Mi guarda con un accenno di divertimento nello sguardo. "Perché lo vuole sapere proprio da me?"
"Perché lei è sicuramente molto più perspicace di me in queste situazioni e, inoltre, è l'unico ad essere cosciente."
"Bene allora. Secondo me, l'impatto tra giganti era programmato: hanno fatto in modo di creare una massa di energia talmente grande da stordirci abbastanza per poter scappare. Non c'è traccia né di Ymir né di Eren, quindi presumo che li abbiano portati con loro. La cosa migliore da fare ora è sistemare tutti i feriti ed attendere il comandante, saranno già andati ad avvertirlo dopo aver visto tutto questo polverone".
Gli sorrido e cominciamo a sistemare i feriti al meglio in un silenzio di tomba. Ho lasciato che qualche lacrima furtiva mi scendesse nel vedere Hanje così gravemente ferita, però mi sono subito ricomposta perché qualcuno ha iniziato a svegliarsi.
Qualche ora dopo sono in prima fila ad ascoltare il discorso che Erwin ha fatto a noi truppa speciale per il recupero dei due cadetti. Hanje ci ha solo detto dove si sono diretti e non verrà con noi, ma io combatterò anche per lei. Dovremo arrivare alla foresta dove si sono diretti prima che faccia buio. C'è ancora tempo.
Sasageyo,
Arienty
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