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19. Sai tenere un segreto?

Questa sera dormirò abbastanza scomoda. Anzi, credo che non dormirò proprio: per arrivare al Campo Reclute entro l'ora del risveglio dei cadetti dovremmo viaggiare per tutta la notte, in carrozza e in traghetto, motivo per il quale alle sei di pomeriggio sono qui a dare un'ultima occhiata alla stanza che ho appena riordinato con una piccola sacca marrone che mi pende dalla spalla, le Ali della Libertà che sembrano scintillare fiere sul giubbotto di pelle marrone e l'immancabile spilla blu appuntata sulla camicia.

Sono passati anni e anni da quando ce l'ho, però la porto ancora: credo che ci sia qualcosa che la collega alle mie visioni.
Quando ritorno in me sembra scintillare e spegnersi poco a poco, come se avvertisse le mie emozioni e le convertisse in qualcosa di reale.
È il mio portafortuna, uno degli ultimi ricordi che ho della mia famiglia. Ho bisogno della spilla come se custodisse la mia stessa vita.

I miei passi riecheggiano nel corridoio deserto mentre mi dirigo nell'atrio per aspettare Petra.
Come al solito arriva tutta saltellante e con gli occhi pieni di vita, mi saluta. "Sumire! Ci aspetta un bel viaggetto, eh? Dai, andiamo che sennò facciamo aspettare troppo gli altri".
Comincia a chiacchierare ininterrottamente, ma non è un peso parlare con lei: la sua allegria contagiosa rende impossibile non rispondere con la stessa gioia. Parliamo del tempo, dei cadetti, della lezione che ci aspetta, ma non accenna mai a Oruo.
Così sono io a domandarle di lui, in un momento di frivolezza: "E allora Petra... come va con Oruo?" Scoppio a ridere nel vederla mentre si blocca nel mezzo del cortile, rossa come un peperone. Nel frattempo alcuni soldati ci lanciano un'occhiata stranita mentre passano.
La prendo per il braccio con un mite sorriso di scuse e continuiamo a camminare... mi dispiace di averla infastidita.
Ma poi è lei, quando ci appoggiamo al portone per attendere gli altri, a riprendere il discorso: "Sumire, riguardo a prima... sì, è tutto a posto, a postissimo!"
"E?"
"Cosa?"
"Si vede che c'è dell'altro. Se non te la senti puoi anche non dirmelo, per..."
Non faccio in tempo a finire la frase che lei comincia a sorridere, poi si avvicina un po' di più a me. "Sai tenere un segreto?"
Annuisco, incuriosita dal suo comportamento. "Beh, io e Oruo abbiamo pensato di... ecco... sposarci, tra un po'."
"Cosa?"
Mi ci vuole del tempo per metabolizzare la notizia. Petra e Oruo, sposati! Così riuscirebbero a costruirsi un'isola di pace nel mezzo dell'oceano in tempesta in cui anneghiamo tutti nella nostra vita. Certo, l'amore non sarà la soluzione a tutto, ma è già moltissimo. Soprattutto perché in questo mondo ci sono pochissime cose di cui rallegrarsi.

"Ma è meraviglioso! Quando? Come? Posso venire?"
"Ehi, calma! Abbiamo solo pensato, probabilmente tra qualche annetto. Quindi ti prego di tenere il segreto, finora sei l'unica a cui l'ho detto!"
"Certamente! Sono contentissima per voi. Ovunque si terrà questo matrimonio, ti giuro sulla mia vita che ci sarò."
"Grazie Sumire, sei veramente una ragazza speciale. Sarò onorata di averti come damigella!"
Ci scambiamo un sorriso complice che mi riempie di gioia: ci sono poche certezze nella mia esistenza, ma una di quelle è che tengo a Petra come se fosse mia sorella maggiore.

Proprio quando finiamo di parlare vediamo Eld, Gunther e Oruo che arrivano. Sembra che Oruo e Eld stiano litigando un'altra volta, mentre Gunther è esasperato. Al fianco di Petra, senza che ce ne accorgessimo, è comparso Levi, che incita tutti a salire in carrozza. Per fare in modo di non trovarmi seduta con lui lascio che gli altri mi passino avanti.
Giusto per iniziare il viaggio con un buon auspicio, inciampo: ho appena il tempo di lanciare un gridolino che due forti braccia mi sostengono prima che cada. Dei calmi occhi verdi scintillano alla luce del sole che si appresta a calare ed io mi affretto a rialzarmi mormorando un imbarazzato grazie. Shojiro mi porge la borsa che mi è caduta e poi si china verso il mio viso, dicendomi: "Che fai, scappi senza dirmi niente?"
Gli sorrido. "Certo che no, volevo solo evitare di scomodare la Signoria Vostra per questo futile dettaglio! Piuttosto, come sai che sarei partita?"
"Me lo ha detto Tado, che lo ha sentito da un ufficiale che è un amico di Eld. E così ho pensato di venire a salutarti prima che ti gettassi nella fossa dei leoni. Come pensi di farti ascoltare da una massa di ragazzi grandi quanto te?"
"Ho i miei metodi. Se ho imparato a gestire Hanje posso fare di tutto!"
Gli sono grata del fatto che stia completamente ignorando la mia reazione della sera prima e che sia così intraprendente. Però non è da lui... come se stesse recitando una parte. Comincio a sentirmi un po' a disagio: "Stammi bene Shojiro, non combinare troppi casini mentre sono via!"
"Avete finito di provocarvi come degli impacciati bambini di due anni che giocano ai fidanzatini o devo rivoltarmi lo stomaco ancora per molto?"
Non ho tempo di pensare a Shojiro, non se Levi mi rimprovera. Che imbarazzo! Mi chiudo in carrozza mentre Shojiro mormora delle scuse in risposta al capitano e poi mi saluta con un sorriso, allontanandosi.
Ma non mi accorgo che non gli arriva agli occhi.

Dopo uno sfiancante viaggio in cui non ho fatto altro che osservare i movimenti delle stelle e riflettere, siamo arrivati finalmente al Campo di Addestramento.
Pensavo che ritornare nel posto dove ho trascorso alcuni degli anni peggiori della mia vita - e ce ne vuole - mi avrebbe traumatizzata e mi avrebbe fatto passare la voglia di intraprendere questo scambio di soldati. Invece ora mi viene quasi da sorridere nel ricordare tutti quei posti che ho visitato poco più di un anno fa, quei posti che credevo infernali ma che in realtà non sono nulla in confronto al rischio che si corre essendo un soldato vero e proprio, quei posti in cui ho conosciuto uno di quelli che ora è tra i miei più cari amici. Almeno qui non dovevo avere paura di tornare mezza morta, di riaccompagnare il cadavere di qualcuno a cui tengo o di non tornare proprio. E poi sono davvero curiosa di conoscere questa nuova armata di soldati tredicenni che prima mi sembravano così distanti... magari ora che ho la loro stessa età non sarà difficile farsi dei nuovi amici. Hanje ha ragione, devo dimenticare gli insulti di Levi.

Scendo dalla carrozza in cui ho viaggiato insieme a Eld e a Gunther e mi fermo ad annusare l'aria fresca di prima mattina. Dopo poco arriva Keith Shadis che non è cambiato di una virgola in questo anno. Si sofferma a guardare tutti, poi i suoi occhi si fissano su di me e con una finta allegria mi dice: "Ma che piacere rivederti, Sumire! La piccoletta prodigio! Guarda un po', ti ho lasciata solo un anno fa e dove ti ritrovi?"
"Sì, sì. Shadis, la prego, eviti di montarle di più la testa. È già difficile tenerla così. Ora ci può condurre dai cadetti?"
"Sì caporale. Andiamo subito, seguitemi".
Ingoiando le parole che vorrei scagliare loro contro, mi avvio e chiudo il nostro piccolo corteo.

I cadetti chiacchierano eccitati e allegri tra di loro, anche se alcuni hanno ancora gli occhi pieni di sonno che di solito ci si aspetterebbe alle sette del mattino. Immagino che non per tutti debba essere un onore avere dei grandi mentori per allenarsi e non quel matto di Shadis.
Peccato che nella mitica Squadra Speciale ci sia anche io.
Man mano che i cadetti si accorgono del nostro arrivo, ammutoliscono dalla paura e si mettono in riga. "DANNATI!" urla Keith. Loro rispondono con il saluto militare.
"Oggi, come ben sapete, qui tra noi ci sono i sei membri della Squadra Speciale di Ricerca capitanati dal caporale Levi. In questo secondo anno ci verranno a trovare tre volte per gli esami: una volta oggi, ad aprile, la seconda a luglio e la terza a dicembre. Oggi testeremo le vostre capacità col movimento tridimensionale in squadra. Ci saranno dei gruppi composti da sette elementi che ubbidiranno agli ordini del mentore, che sarà un membro dell'Armata Ricognitiva. Faranno rapporto sui vostri comportamenti, quindi vi consiglio di rigare dritto e di non comportarvi come i bovini da macello che in realtà siete. Naturalmente per il resto dell'anno ve la caverete da soli, non sprecheremo l'élite dei soldati per farvi da badanti! Raggiungete i capitani quando sentite i vostri nomi idioti. MUOVETEVI!"

Però, avevo dimenticato quanto antipatico potesse essere Keith Shadis. I cadetti lo guardano, alcuni spaventati, altri che cercano di nascondere lo sgomento, altri ancora che non sono nemmeno un po' scioccati dall'accaduto. Tra tutti, la più indifferente è una ragazza dai capelli corvini e dalla sciarpa rossa.

I suoi occhi grigi mi trovano.
Piombo nell'oscurità dell'ennesima visione. La stessa, la Visione d'Inizio, come l'ho soprannominata. Le solite, cruente immagini che mi accompagnano da sempre.

Vengo riportata nel mondo da un tocco sul braccio da parte di Petra. Istintivamente mi porto una mano sotto al giubbotto, toccando il freddo metallo della spilla. Lo sgomento scompare come assorbito dall'argento.
Lei, Eld, Gunther e Oruo hanno già le loro variegate squadre e Shadis sta finendo di elencare i membri della squadra di Levi.
Io invece mi avvicino agli ultimi cadetti rimasti, squadrandoli nel mentre. Un ragazzone dalle spalle larghe ha lo sguardo fisso in alto, indifferente. Accanto a lui, una tipa dall'aria truce, con delle labbra sottilissime, sbuffa impaziente. Una ragazzetta dagli occhi vispi, con uno sguardo simile a quello di Petra, parla con un ragazzo che sembra far di tutto tranne ascoltarla. A distanza da loro, una biondina dai gelidi e indifferenti occhi azzurri. Infine c'è la soldatessa con la sciarpa, che attende a braccia incrociate gli ordini.

Quando mi piazzo di fronte a loro, mi rendo conto che non sanno nemmeno come sentirsi davanti a me... la mia sicurezza vacilla. Cosa penseranno questi cadetti, che magari si aspettavano un giovane sulla trentina con alle spalle un sacco di anni di esperienza e ottima carriera, di una ragazzetta della loro stessa età appena entrata nella Squadra Speciale e che è anche più bassa di alcuni di loro?
Osservo come se la cavano i miei compagni: Gunther ed Eld ci mettono un po' a capire come si detta legge, ma poi riescono a domare la mandria di cadetti e a dirigersi in tutta tranquillità un posto isolato dove ideare un piano. Petra invece sceglie di usare un approccio più gentile, spiegando ai cadetti che la fissano ridacchiando come procedere. Non trovo subito Levi e mi accorgo che lui ed i suoi sottoposti sono già vicini alla base dell'albero sopra al quale andremo a turno per affrontare la prova. Hanno già tutti l'attrezzatura addosso e pendono dalle labbra di Heichou, ascoltando ciò che ha da dire senza fiatare: è un leader nato.
Poi torno a fissare i tizi che mi osservano a loro volta in attesa di capire cosa fare. Decido che la cosa migliore è essere il più autorevole possibile: sarò grande quanto loro ma sono comunque un capo qui.

"Buon pomeriggio cadetti, sono il soldato Sumire e vi guiderò per quest'anno. Ci tengo a sottolineare che la mia età non è un motivo per comportarvi come vi pare, perciò vedete di lavorare come si deve. Ehm... andate ad indossare i dispositivi tridimensionali e poi tornate qui."
"Sissignora!"
Mi sento un po' a disagio a fissarli mentre si preparano velocemente, non so proprio come comportarmi. Quando tornano si dispongono a semicerchio intorno a me. Comincio a parlare: "Bene ragazzi. Uhm... chi se la cava meglio tra voi?"
Improvviso. Non so che strategia usare: cosa ho imparato in un anno di combattimenti? Che è meglio ritirarsi prima che sia tardi? Che l'alito di un gigante non sa proprio di acqua alle rose? Ho un lapsus momentaneo.
La ragazza con la coda castana mi risponde: "Le indichiamo Braun, Ackerman e Leonhardt, signora. Signora?"
Ackerman. Questo nome... l'ho già sentito. Ma dove?
"Ehm... bene". Osservo i tre: Braun è il ragazzone dalle spalle larghe e Leonhardt è la sua controparte femminile, sembra che ti possano mandare al tappeto con un pugno o incenerire con lo sguardo. Ackerman invece è la famosa ragazza con la sciarpa, ha la calma di una guerriera, sinceramente non la immagino con la furia omicida che porta a rischiare la propria vita per difenderne altre. Ma è distratta.
"Cadetto Ackerman, potrebbe per favore smetterla di fissare Jaeger e Arlert nell'altra squadra e concentrarsi?"
"Mi scusi."
"Bene. Allora ragazzi, useremo una disposizione a V. Ackerman sarà alla testa. Nell'ordine, Braun, Blouse e Ymir saranno sulla sinistra e Leonhardt, Kirschtein ed io sulla destra. I primi tre delle due file attaccheranno la nuca del titano, gli ultimi rimasti lo colpiranno a gambe e braccia per ottenere punti. Ci siamo? Procederemo in questo ordine."
"Sissignora!"
Bene. Almeno questa è fatta.


























Stanotte è partita.
Ora che è fuori dai piedi anche Erwin avrà abbassato la guardia, pensando che sia al sicuro.
Illuso. Tutto quello che il mio capo fa è per il bene mio, suo e di quello di tutti quelli come noi: prima la convincerò e prima torneremo a casa. Non che mi importi, è solo il mio biglietto da visita per fare in modo che lui aiuti anche me, però devo mostrarmi gentile con quella mocciosetta: quando le ho parlato l'ultima volta sono stato molto più... dolce... del solito perché c'era il capo che mi osservava, credo che sia rimasta stranita dal mio comportamento.
Sicuramente è intelligente. Molto intelligente.

Furtivo, mi reco nel vicolo dove avverrà il nostro incontro. È già lì ad attendermi.
"Bentornato Shojiro."
"Salve, signore."
"Come procede?"
"Non sospetta nulla, ma il paparino mi sta alle costole."
"Potrebbe essere un bel problema... ma aggirerai anche questo ostacolo. Diciamo che, per via di alcuni imprevisti, saremo costretti a rimandare la partenza. Il mio superiore non è ancora riuscito a trovare la soluzione."
"E di quanto?"
"Di due anni circa."
"Che cosa?"
Due anni sono veramente troppi, rivoglio la mia vita! In quale fregatura sto andando ad incappare? Ma devo stare calmo, altrimenti posso proprio scordarmi ogni tipo di aiuto. Così mi rassegno e accetto. Spero solo di riuscire a resistere per altri due anni.

Sasageyo,
Arienty

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