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Capitolo 14

Margot's pov

Sento la suoneria del mio cellulare, ma non riesco a trovarlo.
In realtà è la terza volta che squilla, e che io vago per la casa in cerca di questo stupido apparecchio elettronico che non smette di disturbare la quiete di casa mia.

"Margot per favore , spegni quel coso"-mi urla Edward dalla sua stanza, facendomi alzare gli occhi al cielo.

"Se riuscissi a trovarlo, magari sarebbe più facile"-rispondo io,  tornando in camera mia per vedere-per la settima volta-se è lì.

"È nello studio di papà, stupida"-sbraita, facendomi arrabbiare.

"Avresti potuto dirmi prima che sapevi dov'era"-ribatto, dirigendomi a grandi passi verso lo studio di mio padre.

"Pensavo lo sapessi"-risponde, mentre io apro la porta dello studio.

Sbuffo, afferrando il mio telefono proprio al centro della scrivania di mio padre.

Un numero sconosciuto.
Senza pensarci due volte, rifiuto la chiamata, facendo cessare il suono assillante della suoneria.

Osservo il mio cellulare per qualche secondo, aspettandomi qualche altro segno di vita.

Il telefono ricomincia a vibrarmi tra le mani.
"Margot!"-tuona mio fratello.

Lo lascio squillare per alcuni secondi, non sapendo se rispondere o no.

"Rispondi!"- urla ancora Edward, inducendomi ad accettare la chiamata.
Porto il telefono all'orecchio.

"Pronto?"-dico, aspettando una risposta dall'altro capo del telefono, anche se questa tarda ad arrivare.
Mi sto spazientendo.

"Senti, idiota che disturbi la quiete pubblica chiamando insistentemente la gente, se non rispondi entro due secondi riattacco"-dico acida, aspettandomi una qualche reazione dal mio interlocutore.

Una risata.
Una risata che sembra essere stata trattenuta per secoli, tanto è profonda e contagiosa.
Tamburello nervosamente le dita sul legno pregiato della scrivania di mio padre, aspettando che chiunque sia all'altro capo del telefono si decida a smettere di ridere.

Mi sistemo una ciocca di capelli dietro l'orecchio, cercando di  mantenere la calma.
Non sono mai stata molto paziente, con nessuno. Diciamo che è facile farmi arrabbiare.

"La smetti di ridere, imbecille?"-dico più forte, cercando di sovrastare la sua risata.

L'interlocutore cerca di calmarsi, per poi scoppiare nuovamente in una risata, simile a quella precedente.

"Ti decidi a parlare o no? Guarda che riattacco"-lo avviso, decisa a chiudere immediatamente questo pietoso scherzo telefonico.

"No aspetta! Margot?"-mi interrompe la voce, finalmente calma, proprio un istante prima che io abbia premuto il pulsante di chiusura della chiamata.

"Si può sapere chi sei, come fai ad avere il mio numero e cosa vuoi?"-chiedo acida, sempre più convinta del fatto che questo sia uno scherzo telefonico.

"A quale domanda vuoi che risponda prima?"-domanda la voce, che sta palesemente cercando di trattenere l'ennesima risata.

"Rispondi!"-dico, facendo un respiro profondo per calmarmi.

"Sono Jonathan, il tuo numero me lo hai dato tu e vorrei semplicemente parlare con te"-dice velocemente il ragazzo all'altro capo del telefono, facendomi rimanere perplessa.

Io ho dato il mio numero a qualcuno?
Questo qualcuno vuole semplicemente parlare con me?

"Margot?"-sento chiamare dal ragazzo.

"Devi aver sbagliato numero"-dico secca, facendolo sbuffare.
"Non ho sbagliato numero...mi hai dato il tuo numero stamattina, mentre ero con Christine nel cortile della scuola"-spiega il ragazzo, facendomi trasalire.
Il maniaco.
Come ho fatto a non riconoscerne la voce?

Jonathan's pov

Certe volte mi chiedo come faccia una ragazza del genere a non avere amici.
Personalmente, credo che sia la persona più divertente che conosca.

Riesce ad essere divertente anche nel suo essere acida.
"Cosa vuoi?"-mi chiede scocciata.

"Certo che devi avere una memoria estremamente corta"-la derido, ricordandomi del fatto che è stata lei a darmi il suo numero e a dirmi di farle uno squillo appena fossi "tornato sul pianeta Terra" , come aveva detto lei.

"No, semplicemente non memorizzo quello che non mi interessa"-risponde, facendomi ridere.

"Quindi io sarei "quello che non ti interessa"?"-domando ridendo.

"Perspicace il ragazzo"-borbotta Margot.
Mi mordo l'interno della guancia per non scoppiare in un'altra risata.

"Comunque, giusto per rinfrescarti la memoria, oggi dopo il pranzo tu sei venuta da me e mi hai dato il tuo numero, dicendomi di farti uno squillo per organizzarci per il progetto di biologia"-le dico, aspettando una sua reazione.

"Ah, già"-biascica, facendomi ridere.
"Vuoi smetterla di ridere per qualunque cosa io dica?"-mi rimprovera.
Cerco di contenermi, facendole altre domande.

"Quindi? Come ci organizziamo?"-chiedo, ancora con il sorriso sulle labbra.

"Non so"-risponde lei, sbuffando.
"Vediamoci domani pomeriggio a casa mia alle quattro"-le propongo. Passano alcuni secondi di assoluto silenzio, mi sembra quasi di vederla, mentre attorciglia una ciocca dei capelli rossi intorno al dito con quella sua espressione accigliata. Il silenzio sembra diventare interminabile, quando alla fine mi arriva una risposta.

"Va bene...dove abiti?"-mi chiede, stranamente gentile.
"Dopo ti scrivo un messaggio con numero civico e indirizzo "-ribatto.
"Va bene...cancella il mio numero dalla tua rubrica appena mi avrai inviato il messaggio"-mi dice, facendomi rimanere perplesso.

"Perché?"-chiedo, visibilmente sorpreso.
"Nessuno deve avere il mio numero, oltre Edward e i miei genitori...non lo ha mai avuto nessuno oltre loro"-spiega, quasi in imbarazzo per ciò che sta dicendo...che effettivamente mi sembra una pazzia.

"Nessuno oltre la tua famiglia ha il tuo numero qui a Londra?"-domando scioccato.

"No"-risponde secca, facendomi comprendere che non voglia altre domande sull'argomento.

"Va bene...a domani"-la saluto.
"Ciao"-risponde, riagganciando senza nemmeno aspettare la mia risposta.

Attacco anche io, ripercorrendo mentalmente la nostra strana conversazione.
Già, Margot è veramente unica.

Margot's pov

Riaggancio, mettendomi il telefono in tasca e uscendo dallo studio vuoto di mio padre.
Non lo avevo mai pensato prima, ma il maniaco potrebbe essere considerato "simpatico", a modo suo.
Si, credo proprio che lo sia, almeno per gli altri.
Di solito le persone apprezzano l'umorismo, o almeno credo.
Ma cosa posso saperne io di quello che piace agli altri?
Io che non sto mai con nessuno.
Devo ammettere che per un momento ero sul punto di ridere anche io...quindi probabilmente è simpatico anche per me, credo.
Se mi fa ridere significa che è simpatico, giusto?
O forse che è semplicemente stupido.

Ovviamente.

Cosa?

Dai Margot, ammetti che Jonathan è simpatico.

Non ho detto che non lo sia.

Sei un caso perso.

Guarda che tu sei nella mia testa, se io sono un caso perso lo sei anche tu.
La mia coscienza smette finalmente di parlare, lasciandomi in pace.

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