Capitolo 6.1
Festa di compleanno
Passai uno strato di rossetto sulle labbra e le schiusi; così anche l'ultimo tocco di trucco per la serata era messo.
Mi ero concentrata soprattutto sugli occhi, per nascondere le occhiaie che da settimane non ne volevano sapere di sparire. Arrivare al sabato con ore arretrate di sonno in viso era frustrante. Una normale universitaria avrebbe avuto la scusa dello studio, ma io non ero più tanto normale.
Feci una smorfia allo specchio, poi indossai il vestito nero a tubino, le calze lunghe ricamate e le scarpe col tacco. Presi il regalo già incartato e lo misi in borsa. Avevo trascorso tutto il pomeriggio con Fabiana in corso Vittorio Emanuele per trovarlo, ero entrata con lei in diversi negozi, riuscendo infine a comprare gli orecchini perfetti per la nostra amica.
Il cellulare si illuminò e vibrò sulla scrivania, richiamando la mia attenzione. Un messaggio e uno squillo. Fabiana mi esortava a uscire di casa perché era già arrivata in zona e non sapeva dove parcheggiare. Era in anticipo come sempre, le avevo detto di venire alle otto e un quarto ed erano appena le otto.
Mi arrivò un altro messaggio ed ebbi l'impulso di mettermi il cappotto, gettando il cellulare nella tasca e via, ma mi accorsi subito che il nome sullo schermo non era quello della mia amica. Era Mirko. Il cuore mi accelerò di un battito. Aprii il messaggio e lo lessi d'in piedi.
"Ciao Sofia, come va? Domani pomeriggio vengo da te per le tre. Ti va bene come orario o preferisci più tardi? Dovrebbe essere una giornata soleggiata, potremmo andare al Parco Sempione a rilassarci, che ne dici? Porto un casco anche per te."
Sorrisi come se avessi vinto il primo premio a una importante gara e mi sedetti sulla sedia, a decidere come impostare la risposta.
"Ciao Mirko! Tutto bene, sto andando alla festa di compleanno di una mia amica. Te? Per domani, va benissimo alle tre. Sì, il tempo dovrebbe essere bello, il Parco Sempione è una buona idea!"
Digitai invia e indossai il cappotto, poi salutai i miei e uscii di corsa, per quanto potessi correre con quei tacchi alti. Percorsi la via e vidi l'auto di Fabiana accostata con i lampeggianti accesi.
Il cellulare vibrò ancora e mi arrivò un nuovo messaggio di Mirko che mi fermai ad aprire.
"Io esco per le dieci e vado a bere qualcosa con amici, ma non credo di star molto perché ieri sera ero a ballare e sono stanco. Perfetto! Buona serata"
Mi affrettai a rispondere, mentre mi avvicinavo alla macchina di Fabiana.
"Grazie. Anche a te! A domani"
Salutai con la mano la mia amica e aprii la portiera dell'auto.
«Scusa se ci ho messo tanto», esordii.
«Tranquilla. Sono io che sono arrivata prima.»
Fabiana indossava un vestito verde sotto il giaccone nero e un paio di stivali a gamba alta scuri. Partì e io mi rilassai sul sedile con la musica della radio che suonava i recenti successi.
«L'appuntamento dal Le Banque è alle otto e mezza, giusto?»
«Sì. Ce la dovremmo fare.»
Le strade erano trafficate, ma eravamo già in centro e il posto non era lontano. Trovammo un parcheggio a pagamento e ci avviammo a piedi fino allo storico locale milanese, nato come banca e successivamente diventato ristorante e discoteca.
La festeggiata aspettava insieme a un gruppo di ragazzi e ragazze che avevo già visto in foto e incontrato a qualche uscita. Erano una trentina di persone della nostra età, tra cui vi erano sia coppie che single.
Nadia indossava un vestito bianco e rosa che si intravedeva da sotto la giacca e un paio di scarpe dello stesso colore. I capelli biondi erano lisci e tirati indietro ai lati con una spilla, lasciando ben visibili gli orecchini trasparenti a goccia.
«Direi che possiamo entrare», annunciò, dando un'occhiata generale. «Gli altri arrivano dopo le undici e mezza per la discoteca.»
Il locale era in stile barocco, con decorazioni sfarzose e colori accesi, tra cui il dominante era il rosso. Aveva due sale enormi, una riservata alla festa, mentre l'altra a libero accesso anche per i non invitati.
Prendemmo posto ai tavoli imbanditi, mentre un vocalist ci dava il benvenuto e ci incitava a fare un applauso per la festeggiata.
Nadia era a suo agio, sapeva come muoversi e cosa dire, sorrideva sempre e parlava con tutti.
«Festa in grande stile», si complimentò con lei Fabiana, non appena la ragazza venne da noi.
«Diciannove anni non si festeggiano ogni giorno», rispose, euforica. «Io sono l'ultima del trio a lasciare indietro i diciotto.»
«Noi andiamo già per venti», ricordai. «L'anno nuovo è alle porte.»
«Su, su.»
Nadia tornò a sedersi al suo posto, lasciandoci mangiare con calma. Al taglio della torta, Fabiana mi fece segno di prendere il nostro regalo e io mi alzai per consegnarlo alla festeggiata.
«Da parte mia e di Fabiana», dissi. «Leggi prima il biglietto.»
«Ad alta voce.»
«Ma avete scritto un papiro!» sorrise Nadia, alla vista delle nostre frasi sul cartoncino.
«Dai, inizia.» la esortai.
«Mi hai sempre aiutata nelle verifiche a scuola e sei rimasta al telefono con me fino tarda notte quando qualcosa non andava come volevo. Grazie di esserci stata allora e grazie di esserci adesso. Ti voglio bene, Sofia. Grazie anche da parte mia e aggiungo che sono felice di essere in corso con te all'università. Ti voglio bene, Fabiana.»
Nadia posò il biglietto di auguri e il regalo, dimenticandosi perfino di aprirlo, e con gli occhi lucidi ci abbracciò entrambe.
Sentirci così unite fu una sensazione di pace e di calore che per la prima volta mi fece pensare di confidare loro ogni cosa: il mio essere Psichica, il Cancello Sacro aperto e rischiuso, l'Entità fuggita e le persone con poteri magici tra noi.
Sarei stata una amica migliore se le avessi messe al corrente?
Gli invitati si alzarono, i camerieri sparecchiarono, e la pista iniziò a riempirsi. La festeggiata si esibì al centro come una ballerina, aiutata da qualche alcolico di troppo.
Poco dopo, entrarono in sala due ragazzi e una ragazza a cui Nadia fece segno di avvicinarsi. Erano una parte del gruppo di amici di Mirko, Tommaso e Paolo, accompagnati da una ragazza carina che vedevo spesso a dare inviti di serate e che mi sembrava si chiamasse Elisa.
«Che bello che sei venuta!» l'apostrofò Nadia.
«Potevo mancare a un diciannovesimo così?»
«Loro sono le mie amiche Fabiana e Sofia. Te ne ho parlato di recente.»
La ragazza ci tese la mano e strinse la nostra con energia. «Sì, ricordo. Le tue compagne di scuola e di corso», commentò. «Piacere, io vado nella sua stessa palestra.»
«Facciamo tapis roulant, cyclette e attrezzi insieme ogni martedì», completò Nadia.
«Noi due ci siamo già visti», ricordò Tommaso, parlandomi per primo. «Sei un'amica di Mirko.»
«Sì.»
«Forse un po' più che amica, visto che state per uscire insieme», si corresse, facendomi uno sguardo eloquente.
Doveva essere circa l'una, nella seconda sala c'era una calca di persone da far mancare l'ossigeno. Mi lanciai in un ballo con sconosciuti che promettevano risate e buonumore, fino a quando notai appoggiata al muro una persona che non mi sarei mai aspettata di vedere.
Miri Zhao.
Il suo sguardo era fisso in una direzione precisa, che non era la mia; sembrava studiare qualcosa o qualcuno a distanza, in modo serio e attento.
I pugnali visti nei suoi pensieri mentre mi aveva guardata riposare in aula mi impressionavano ancora, se ci pensavo.
Abbassai gli occhi e non appena li rialzai, notai che un ragazzo dai tratti orientali si stava avvicinando a lei per porgerle un bicchiere. Miri lo ringraziò con un cenno del capo e gli fece spazio vicino. Indossava jeans chiari e una camicia scura, aperta di qualche bottone. Le somigliava, per cui dedussi potesse essere Shian Zhao, suo fratello.
Guardavano nella stessa direzione, muovendosi appena a seconda del brano musicale e non parevano divertirsi.
Feci il giro della pista, trascinando con me Fabiana con una scusa, e mi fermai in un punto con una buona visuale sui cinesi. Da lì, ebbi il sospetto che la persona di loro interesse fosse Tommaso.
Il ragazzo era da solo, ultimo in fila per comprare da bere al bancone del bar, e i due ne seguivano i movimenti con lo sguardo, senza lasciarsi sfuggire nulla.
Più tardi, io e Fabiana ci ricongiungemmo con Nadia e il resto del gruppo del compleanno, cantando a squarciagola con loro alcuni brani famosi e facendo ripetuti brindisi alla salute di tutti.
Intorno alle tre e mezza, iniziai a sentirmi troppo sudata e assonnata, avevo voglia di farmi una doccia e infilarmi sotto le coperte, ma sapevo che Fabiana avrebbe voluto restare di più, perciò le dissi che mi sarei arrangiata con un taxi per tornare a casa e lei non obiettò.
Feci di nuovo gli auguri alla festeggiata, poi recuperai il cappotto al guardaroba e uscii nel freddo del primo mattino.
Mi avviai verso una zona tranquilla per fare la telefonata al servizio taxi, ma una volta lì, rimisi il cellulare nella borsa senza digitare il numero.
Avevo riconosciuto Tommaso, insieme ai due giovani cinesi, che entrava in una traversa stretta e buia.
Avrei dovuto starne fuori, non erano affari miei con chi si allontanava il nuovo amico di Mirko, ma vederlo coinvolto con gli Zhao, così rispettati dai miei, mi fece agire da incosciente.
«Voi siete matti!» lo sentii esclamare, non appena raggiunsi l'angolo, in una posizione strategica che mi permetteva di guardarli senza essere notata. «E avete sbagliato persona. Non sono il tipo nerd che può fare combriccola con voi in immaginarie missioni.»
«Non abbiamo sbagliato persona», ribatté Miri, senza scomporsi.
«Io e mia sorella non sbagliamo. Noi sentiamo.»
«Sentite?» ripeté lui, tra l'ironico e lo stupito.
«Ti abbiamo sentito da giorni. E ti sentiamo adesso, anche se neghi.»
Pensavate che Tommaso fosse solo una comparsa eh, e invece no ;-) Sarà un personaggio che conosceremo sempre meglio man mano che proseguiremo. Che cosa avranno voluto dire Miri e Shian? In questo capitolo, ho riportato un'atmosfera che ho vissuto molte volte in passato (altro che periodo Covid!), essendo stata molto frequentatrice di locali notturni e serate danzanti. Spero che la trama, per quanto particolare, vi stia interessando ❤ a domani!
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