Capitolo 5.1
Momenti insieme
Scivolai al di fuori del corpo dopo ore di sonno profondo. Erano le tre di mattina e mi trovavo distesa sull'aria, intenta a osservare la corda d'argento che scendeva verso la me stessa nel letto.
Se mi sforzavo, riuscivo a vedere i fasci di vene e di nervi dentro di lei, il sangue che si irradiava sotto la pelle e persino il cuore.
Era straordinario. Non solo l'olfatto e l'udito, ma anche la vista era potenziata in quella forma.
Scesi a terra e riprovai a prendere un oggetto con le mani, senza riuscirci. Possibile che i miei sensi fossero tanto sviluppati, eppure non riuscissi a compiere alcun gesto sul Piano Fisico?
Udii un fruscio vicino a me, come uno spostamento d'aria, e mi distrassi. Rydios era fuori dalla finestra, arrivato col vento che soffiava sulle vie della città.
Attraversai il vetro per andargli incontro, senza riflettere, e lui si mise a studiarmi con quei suoi occhi verdi dalle variazioni dorate e argentate.
«Non hai un abito più adatto a una uscita notturna?» chiese, accennando un sorriso.
«In che senso, scusa? Il mio pigiama grigio non ti piace?»
«Nel senso che sei vestita come se andassi a dormire», osservò.
«Considerato che sono uscita dal corpo mentre dormivo, direi che è normale.»
«Certo, hai ragione. Ho solo inteso che potresti cambiarti.»
«Tornando nel corpo, mettendomi altro e poi uscendo di nuovo?» tentai.
«No, troppo lungo. Tra l'altro al momento non sei in grado di controllare il tuo viaggio astrale.»
«E allora, come?»
«Scegliendo con la fantasia e poi creando con la mente», suggerì.
«Tu fai così per vestirti?»
«Sì. Tutti lo fanno.»
«Va bene, provo», mi arresi.
Scelsi una maglia che avevo nell'armadio, la abbinai con una collana dorata, un paio di pantaloni aderenti e stivali marroni in pelle.
«Brava. Desidera di indossarli.»
Seguii le sue parole e il pigiama che avevo addosso scomparve pian piano, sostituito dal nuovo completo serale.
«Allora, che cosa si fa?» domandai, curiosa. «Mi hai insegnato a cambiarmi nell'Astrale, spero non solo per il piacere di fare il maestro.»
«No, in effetti. Questo Piano è pericoloso», ribadì, tornando più serio. «Ma quello dove dorme il tuo corpo, al momento, non è da meno.»
«Continuo ad avere esperienze extracorporee.» confermai. «E' abbastanza preoccupante, se penso che...»
La sua espressione si addolcì, non appena mi lesse nella mente il pensiero della morte.
«Per questo ti stavo aspettando qua dietro, Sofia. Voglio esserci non solo alla fine della tua vita e oltre, ma anche adesso che ne hai bisogno.»
Le sue parole mi confortarono e mi fecero capire quanto fossi importante per lui.
«Grazie, Rydios.»
Allungai un braccio verso il suo e gli presi la mano, stringendogliela. Lui non si tirò indietro e ne fui felice. Le nostre energie si incontrarono e la sua mano reagì alla mia, chiudendosi su di essa.
«Succede così con ogni spirito che tocco?»
«No, solo con lo Spirito Guida», rispose e aggiunse: «E solo perché hai la corda d'argento ancora intatta.»
«Quando si romperà...?»
«Quando si romperà, un giorno, il tuo spirito non riuscirà nemmeno più a toccare me.»
«Ah.»
Rydios lasciò la mia mano, forse notando la mia delusione e si spostò sotto la luce lunare, che lo accarezzava come una madre farebbe con un figlio.
Era favoloso.
I suoi capelli avevano ora riflessi blu e viola scuro, colori mai visti su un ragazzo; più in basso le sue scapole si delineavano contro la maglia in una sinuosa linea.
Si voltò verso di me.
«Vieni?»
Lo raggiunsi, e insieme ci trovammo a sorvolare in libertà il centro cittadino, fino ad arrivare ai tetti dei negozi di Piazza Duomo.
La città, con lui vicino, sembrava un posto migliore: la sporcizia di alcune strade spariva, i barboni sdraiati sui cartoni non erano più tristi, e ogni incrocio rispecchiava la sua bellezza e il suo mistero.
Rydios puntò alla cima della cattedrale gotica, risalendola per primo e si fermò sulle terrazze, in attesa. Io atterrai alla sua destra, pensando che non ero mai stata lassù, anche se ero milanese di nascita.
Incrociai i suoi occhi, dai quali traspariva una intesa che non potevo ancora definire, e il mio cuore iniziò a battere a un ritmo tutto suo.
«E' il mio angolo preferito», mi rivelò. «E' suggestivo, rilassante e...»
"Romantico" completai per lui nei miei pensieri.
Eravamo in un punto rialzato di Milano, tra le guglie bianche, le statue e i marmi ricamati del Duomo, al cospetto della guglia più alta, che custodiva la Madonnina Dorata, il simbolo della città.
Eravamo soli lì, gli unici due spiriti a guardare il panorama. Si vedevano i tetti di tantissimi palazzi, vicini e lontani, i parchi, i monumenti, le persone nelle vie e gli spiriti tutt'intorno.
Mi sentivo parte di un vasto capolavoro, architettonico e naturale per cui non avrei mai smesso di ringraziare l'Universo.
Ci adagiammo spalla contro spalla tra i merletti e i gargoyle della facciata, e rimanemmo in silenzio a goderci quel momento nostro.
Il cielo e le sue stelle erano così vicini che sembravano poterci accogliere tra loro. Era una notte limpida e serena, di quelle che si dovrebbero vivere fino in fondo e ricordare per sempre.
Guardai Rydios di profilo. La sua vicinanza mi scuoteva e allo stesso tempo mi infondeva un senso di pace, come in un oblio.
«Vengo spesso qui la notte», mi fece sapere.
«Per me è la prima volta», confessai.
«Non avevi ancora l'occasione giusta.»
«Averla con te è...» mi si spezzò la voce per l'emozione.
Lui mi rivolse uno sguardo colpito, poi mi scostò una ciocca di capelli dal viso.
«Anche per me è così.» disse.
Per un attimo desiderai facesse qualcosa di più, ma Rydios tornò a osservare la volta celeste e la distesa di palazzi sotto di lui e anche io feci lo stesso.
Più tardi lo seguii nei percorsi dei passaggi segreti dietro le guglie, che scendevano nella pietra scolpita, per giungere fino alla navata della chiesa, e infine uscire attraversando le mura.
Fuori vi erano persone che passeggiavano in gruppi, perlopiù giovani e alcune coppie che sedevano nei bar davanti a un cocktail. Io le vedevo circondate di aloni colorati, tutti diversi l'uno dall'altro, anche se a volte simili e ne ero incuriosita.
Rydios, intercettò un alone su cui avevo da qualche istante fissato lo sguardo e precedette la mia domanda, dandomi già una risposta.
«Sfondo nero, malizia e gelosia, con lampi di rosso, collera e un tocco di grigio, depressione», studiò. «E' chiaro che quella ragazza è stata delusa dal biondo con cui sta discutendo.»
Mi lasciai andare, allentando il controllo sui sensi il giusto, per sapere cosa stavano dicendo i due seduti sul muretto della metro. La ragazza gli rinfacciava che era uscito con un'altra, ma lui negava e cercava di calmarla.
«Sfondo grigio- verde, astuzia e tendenza a ingannare, con strisce marroni, egoismo e una spruzzata di grigio livido, paura.» proseguì Rydios. «Il ragazzo è in torto, lei lo ha scoperto, ma lui non lo ammetterà mai.»
«Accidenti se sei bravo a capire le persone», commentai, sbigottita dalla sua precisione.
«Tempo e pratica. Vedo centinaia di aure al giorno. Saresti brava pure tu al mio posto.» si sminuì.
«I colori della ragazza stanno cambiando», gli feci notare, poco dopo. «Ora dominano il verde e il blu.»
«Pare che lei gli stia credendo e voglia farsi perdonare per aver dubitato.»
«Che ingenua.»
«Le aure che vedi riflettono i sentimenti, le passioni e le emozioni delle persone, spesso pure il loro stato di salute. E sì, possono mutare colore molto rapidamente.»
«Mi piacerebbe saperle interpretare come fai tu», dissi, ammirata.
«Non è nulla di speciale.»
Riprendemmo il giro, passando attraverso a scie e nubi multicolore che, a volte assumevano forme fantasiose, e a volte realistiche. Era incredibile come esse fossero ogni giorno accanto a me sul Piano Fisico, senza che né io né le altre persone potessimo vederle.
«Che cosa sono?»
«Essenza elementale», spiegò Rydios. «Una forza latente che ha bisogno di un impulso esterno per modellarsi.»
«Un impulso esterno?»
«Intendo la mente delle persone», chiarì. «Quando i pensieri incontrano l'essenza elementale, da essa può scaturire qualsiasi cosa.»
«Anche i vestiti nuovi che indosso?»
«Sì.»
«Quindi le masse di pensiero che compaiono e scompaiono sono fatte di essenza elementale.» connessi.
«Esatto. E... oh no, questa non ci voleva!» esclamò, cambiando tono di voce.
Lo guardai, senza capire che cosa lo turbasse così all'improvviso, ma lui non mi lasciò il tempo per chiedere, mi prese per un braccio e mi trascinò con sé, deviando dal percorso che stavamo facendo.
Non fu abbastanza rapido, un vento scuro ci raggiunse e ci investì in pieno, alzandoci in volo e facendoci roteare su noi stessi come bambole di pezza.
«Sofia!»
Cercai di reagire, ma non ci riuscii, il vento era troppo forte e mi strattonava in aria senza che potessi oppormi.
«Rydios!»
Lampi gli illuminarono il viso, screziarono i suoi occhi di smeraldo puro, mentre una scarica di fulmini si abbatteva poco distante da noi.
«Siamo finiti in una tempesta psichica», urlò, con voce allarmata. «Ho bisogno che tu provi a venire verso di me!»
Lottai a fatica sia con le braccia che con le gambe per ridurre lo spazio che ci separava, mentre Rydios si faceva strada evitando i fulmini che si scaricavano in successione, e le nostre dita si sfiorarono appena. Quando finalmente mi agguantò una mano, mi spinsi verso di lui e finii di colpo tra le sue braccia sicure.
«Presa», sospirò al mio orecchio, e mi trasportò fuori dalla tempesta.
Il Duomo di Milano, la vista da lassù... e Rydios. Questa parte aveva una sfumatura più dolce, come vi è sembrata l'uscita nell'astrale? Vi piace l'intesa che si sta creando tra Sofia e il suo Spirito Guida?
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