Capitolo 22.2
Era la mia notte, quella, la più significativa della mia vita; un incontro di corpo e spirito, di umano e sovrumano, una esplosione di luci e di affanni.
Sdraiata a letto con Rydios, cercai sempre altri modi per entrare nel suo profondo, per appagare tutti i suoi desideri più disperati, e conoscerlo come nessun'altra lo avrebbe mai conosciuto.
Niente più difese.
Niente più barriere.
Solo misteri da scoprire.
E nuovi piaceri da provare.
I primi bagliori del mattino ci sorpresero ancora svegli, abbracciati sotto le lenzuola in cui ci eravamo amati fino allo sfinimento.
Eravamo girati di fianco, uno di fronte all'altra, per non schiacciare le sue grandi ali. Il profumo di Rydios era inebriante, e dopo essermi unita a lui per così tanto, lo sentivo addosso come se fosse il mio.
Volevo fermare il tempo. O in alternativa morire in quello stesso istante. Le uniche vie per continuare a stare insieme a lui, per non doverlo lasciare andare senza di me.
Ci era voluta una grande forza di volontà per accettare il giorno di partenza che Rydios aveva concordato con i Puri.
Avevo perso il sostegno e l'amore di Mirko in Crimea, e lui mi aveva aiutato a lenire quel dolore, a guarirmi da quella ferita infetta con la sua elevata spiritualità, per tutto il tempo che era trascorso.
Non ero pronta.
Quattro figure vestite di bianco si materializzarono ai piedi del letto, guardandoci mentre ci separavamo tristemente l'uno dall'altra.
Erano arrivati puntuali. Dovevo avere il coraggio di rinunciare a lui.
Sorrisi a Rydios, e piansi allo stesso tempo. Ero così grata di aver incontrato l'Amore in lui e di averlo potuto vivere, così tanto che dovermene privare diventava quasi sopportabile.
Mi baciò, sulle sue labbra il sapore amaro dell'ultimo saluto, poi s'incamminò verso di loro, dispiegando le sue ali come pronto a spiccare il volo.
Quel gesto mi straziò.
Singhiozzai senza freni, stringendo forte la coperta tra le dita, mentre lui si mostrava ai Puri in tutta la sua mascolinità e vulnerabilità.
«Rydios», lo chiamò uno degli inviati celesti dalle sembianze di un uomo. «Hai infranto le leggi sacre dell'Universo più volte, per questa ragazza.»
«Ne sono consapevole.»
«Lo hai fatto per amore, e noi rispettiamo la nobiltà del tuo sentimento», continuò. Infine, concluse: «Ma è anche per questo, che pensiamo di sollevarti dalle tue responsabilità di Guida.»
«Come ritenete opportuno», disse lui, pacato e scioccato.
«Ci prenderemo le tue ali avventate e i tuoi poteri mal usati, fino a quando Sofia Ranier non morirà.» illustrò un altro Puro, autoritario. «Solo allora potremo considerare di restituirteli.»
«E fino ad allora?»
«Non tornerai più nell'Astrale, e non sarai più il suo Spirito Guida, verrai sostituito da un altro che si farà carico dei compiti che non tu sei più in grado di fare», sentenziò.
«Perciò non mi volete più», capì Rydios, avvilito. «Non avete più fiducia in me.»
«Ci hai delusi», confermò il primo Puro. «Al momento pensiamo che non ci sia scelta migliore di questa.»
Tesero le loro mani verso di lui, e insieme pronunciarono le parole che rubarono a Rydios una parte di sé stesso. Le sue ali scomparvero, la luce nei suoi occhi si spense, la connessione mentale con me cessò.
«Non sarai un umano, ma non sarai neanche uno Spirito. Sarai a metà tra i due. Almeno per la durata della vita della ragazza, tu non avrai più una vera identità. Il giorno della sua morte, ritorneremo da te. Nel giorno della sua morte, decideremo ancora per il vostro Bene.»
Si smaterializzarono uno dopo l'altro, lasciando Rydios indietro, come qualcuno che era diventato ormai inutile. Come un impuro.
Mi precipitai giù dal letto, rischiando di inciampare sulle mie stesse gambe e cadere. Mi avvicinai a lui, che cercava di realizzare, inerte, quello che gli avevano fatto i Puri, e lo abbracciai di spalle, singhiozzando di gioia.
«Sei ancora con me», ripetei, incredula e sollevata. «Rydios, sei ancora qui con me!»
Lui si voltò, senza parole, e mi guardò con occhi verdi così normali che quasi non li riconobbi più. Erano ancora belli, ma ordinari, come quelli che avrebbe potuto avere chiunque altro. Non erano più speciali.
«Non sento più i tuoi pensieri, Sofia», parlò, sbigottito. «E' così strano non sentirti.»
«Siamo un po' più simili, ora.»
Incrociò le sue mani con le mie, e cercò di abituarsi all'idea.
«Pensavo fosse una punizione troppo severa», ammise. «Ma adesso che ti vedo felice, Sofia, sono così felice per te che mi sembra impossibile esserlo così tanto.»
«E per te...» iniziai. «Per te non sei felice?»
Rydios accennò un sorriso, e il mio cuore si librò di nuovo in aria.
«Sono libero», rifletté.
«Sì, ora lo sei», lo incoraggiai. «Considerati in vacanza insieme a me per un po'.»
Il ragazzo spostò le mani sui miei fianchi, e baciandomi il collo, mi portò di nuovo a letto.
«Per un bel po'.»
Sofia è riuscita a far restare Rydios! Anche se in verità non è proprio merito suo, ma dell'intera situazione. Con questa parte, ho voluto rendere giustizia a loro due, perchè ho trovato il sentimento di lui un qualcosa di troppo grande, per non tramutare l'impossibile in possibile. Spero vi sia piaciuta come idea! Abbiamo ancora un solo capitolo e l'epilogo da scoprire insieme, entro la fine di questa settimana avremo completato il viaggio dei nostri protagonisti. Fatevi sentire quando vi va, sapete che mi fa piacere. A domani :-*
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