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Capitolo 19.2

«Sono quattro ore che siamo seduti qua, e ancora non si è visto nessuno.»

Mirko annui solidale, mentre Tommaso addentava uno dei panini che si era portato dall'Italia, cercando di far passare il tempo.

«Neanche una persona», rimarcò Fabiana.

«Non dovrebbe essere un posto conosciuto e visitato, questo?»

«E' probabile che i Dysdaimon siano arrivati anche in questa zona dell'Est», dissi.

«Mi annoio, e inizio ad aver freddo a stare ferma», si lamentò Marta.

«Magari gli Elementali non verranno», si depresse Adele, dandole corda. «Magari verranno domani, o dopodomani, o il giorno dopo ancora.»

«Vi direi di tornarvene a casa, ma voi servite al gruppo, perciò...»

«Tornare, e come? E' già tanto se sappiamo in quale zona del mappamondo siamo collocati», ricordò Fabiana.

«Hai ragione, scusami. Soffrirò in silenzio», sospirò Marta.

«A logica, direi che si tornerà con quella», s'intromise Tommaso, indicando un punto preciso in aria. «L'energia violacea dei cinesi aleggia ancora sopra le nostre teste.»

«Lo abbiamo notato, ma non sappiamo se funziona anche all'incontrario.»

«Lei ci ha portati qui, ed è probabile che sarà sempre lei a riportarci a casa», dedusse, poi finì l'ultimo boccone del suo spuntino.

Socchiusi gli occhi, decisa a concedermi un po' di riposo, quando Adele, seduta vicino a me, iniziò a muoversi nervosa.

«Ma che cosa...?!» esclamò, ad alta voce, tirandosi su con frenesia le maniche della giacca, per mostrare la pelle nuda.

Aveva le braccia percorse da un intrico di minuscole linee blu cobalto, che parevano risplendere in superficie di una luce azzurrina. Potevano essere solo...

«Le tue vene», osservò, Mirko, con stupore e curiosità.

«Sembra che stiano per scoppiare», si spaventò lei, continuando a controllarsi. «Che cosa mi sta succedendo?!»

«Ehi, calma», provò a tranquillizzarla Tommaso, guardandole la pelle interessata con cura. «Sono solo in evidenza.»

«Ti fanno male?» domandò Fabiana, sporgendosi verso di lei.

«No, non sento nulla», rispose Adele, scuotendo con forza la testa.

«Te ne sei accorta per caso, quindi.»

«Sì.»

«Se è così, è bene che ci controlliamo tutti», esortò Tommaso.

«Dici che potremmo avere pure noi le vene che ci esplodono?» chiese Mirko, tra lo scherzoso e il drammatico.

«Mah, forse tu no», gli rispose Tommaso, iniziando a scoprirsi lentamente la pelle. «Ma io, come vedi, sì.»

Restammo tutti a bocca aperta.

Fasci di vene brillavano dai polsi del ragazzo fino alla base della sua spalla, di un colore rosso talmente acceso da sembrare condotti di lava.

«Porca miseria, se le hai!»

«Non sono l'unica», si confortò subito Adele, fissandolo incredula.

«Marta, Sofia», si rivolse a noi, Tommaso. «Tiratevi su le maniche.»

«Prima tu», mi disse lei.

«Okay.»

Sollevai il tessuto della giacca, pensando di non trovarci nulla di strano sotto, invece rimasi a testa bassa per alcuni secondi, incapace di reagire.

Linee marroni e brillanti si estendevano sulla mia pelle simili a rami di albero. Vacillai per lo shock, e il cuore accelerò i battiti. Io che non avevo mai conosciuto la mia magia prima d'ora, avevo le vene trasformate!

«E' come pensavo», commentò Tommaso, giunto a una considerazione ormai condivisa. «Riguarda noi quattro.»

«Adele, Tommaso, Sofia, e me», elencò Marta, mostrando per ultima le sue vene, che si presentavano gonfie, trasparenti e lucide come il vetro.

Acqua, fuoco, terra, aria.

«Non può essere una coincidenza.»

Le onde si abbatterono sulla scogliera con più forza, infrangendosi sugli spuntoni di roccia sopra cui era stato costruito il castello, e l'acqua spumeggiò verso l'alto, facendo enormi salti fino a noi.

«State attenti!» esclamò Mirko.

«Sta succedendo qualcosa.»

Increspature luminescenti apparirono in un cerchio abbastanza grande, intorno al quale il mare iniziò a dilatarsi. Un viso di donna emerse dall'acqua, con gli occhi lucenti e liquidi, e le lunghe chiome azzurre ornate di perle e stelle marine.

«Tra poco sarà qui!» esclamò Fabiana.

«E' sola?»

«No, guardate di là!» indicò Adele, spostando l'attenzione al promontorio alla nostra sinistra. «Ne arriva un altro.»

Pietre brulle si staccarono e rotolarono in mare con piccoli tonfi, mentre da una roccia prendeva lentamente forma lo statuario corpo di un uomo dai capelli marroni e i lineamenti duri come arbusti secchi.

«La terza, è già arrivata!» fece notare Marta.

Tra i merletti della torre si mosse una sinuosa ed elegante figura femminile, dai capelli vaporosi come filamenti di nuvole chiare, e gli occhi di cristallo.

«Ne manca uno», contai.

Dove i raggi del sole bruciavano di più, guizzò fuori un uomo dai capelli rosso fuoco, e gli occhi dorati, che scivolò verso il castello liberando fumi scuri.

Erano venuti tutti e quattro, gli Spiriti della Natura, proprio come avevano anticipato i Guardiani. Incantatori nel loro specifico elemento, insieme erano i veri padroni del mondo.

All'improvviso mi sentii piccola, una insignificante comparsa di fronte a loro, e mi commossi. Avevo il privilegio di poterli incontrare, ma ero triste, pensando al motivo per cui li avevamo cercati.

«Perché piangi, Figlia?» domandò lo Spirito della Terra nella nostra lingua, salendo verso di noi su scale di pietra che stava costruendo passo dopo passo fino alla terrazza.

«Mia sorella non sa più chi sono», confidai, come se ci conoscessimo da sempre. «Una mia amica è morta a soli vent'anni. E gli esseri umani stanno scomparendo.»

«Mi dispiace.»

«Dovrò sembrarti patetica», continuai a parlare, rispettosa. «La verità è che mi sento sull'orlo di un precipizio, e guardami, lo sono pure!»

«Il mio fidanzato è stato mangiato vivo dalla sua Paura, un serpente l'ha ingoiato mentre io ero distratta», mi seguì Adele, a sorpresa.

«Io non ho più i genitori», fece sapere Marta, trovando il coraggio grazie a noi. «Giorni fa li ho sentiti gridare dalla loro camera. Sono stata lenta, e li ho persi.»

Lo Spirito dell'Acqua si elevò alla nostra altezza sulla cresta di una maestosa onda, rivolgendole uno sguardo addolorato.

«Siamo qui per chiedere la vostra grazia», tirai fuori, con umiltà. «Voi siete la Natura potente e rigogliosa, siete la nostra dimora, e noi vi dobbiamo la vita per ogni singolo giorno.»

«Non lasciateci scomparire!» si unì a me Tommaso, intervenendo in modo diretto. «Affrontate lo Spirito del Vuoto e vincete.»

La nostra unica speranza.

«Vi preghiamo.»

«Vincete!»

Siamo arrivati a mettere un nuovo pezzo nel puzzle della storia, gli Spiriti della Natura. Ma come si comporteranno, loro? E come agirà Injin? A domani, per scoprirlo insieme! ❤

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