Capitolo 19.1
L'unica speranza
«Un gruppo di Figli?» domandai, stupita. «Tutto qui quello che serve?»
Pai Zhao annuì, e consegnò un pugnale a Mirko e uno a Fabiana, sotto gli occhi attenti dei miei genitori, che non si perdevano nulla di quello che accadeva tra noi e i Guardiani.
«Uno per la Terra, uno per l'Aria, uno per l'Acqua e uno per il Fuoco. Occorre trovare un rappresentante umano per ciascuno dei quattro elementi. E' il solo modo per farsi ascoltare da loro», spiegò lei.
«Se lo sapevate, perché non lo avete cercato da subito?!» domandò Fabiana, esasperata, avendo da poco appreso della morte di Nadia.
«Lo abbiamo fatto, ma nessuno di noi voleva coinvolgere gli Spiriti della Natura», rispose Pai, seccata per il tono irrispettoso della mia amica. «Tra noi e loro vi è un accordo tacito che risale a molto prima che tutti voi veniste concepiti.»
«E che cosa prevederebbe questo accordo?» s'informò Tommaso.
«Indipendenza», disse la donna. «E libertà, nel rispetto reciproco degli esseri umani e dell'ambiente in cui vivono.»
«E' stato quando loro sono fuggiti dall'Astrale e non hanno più voluto tornarci che avete fatto questo accordo, vero?» intervenni.
«Notevole», si sorprese You Zhao, che finora aveva lasciato parlare la sua compagna.
«Sì, notevole», commentò Pai, facendo un passo aggraziato verso di me. «Sei una Psichica ben informata.»
«Devi andare molto d'accordo con la tua Guida», capì il signor Zhao, e io sentii le guance accaldarsi per l'imbarazzo. «E' un ragazzo o una ragazza?»
«Un ragazzo.»
Mirko mi lanciò uno sguardo strano, come se per la prima volta stesse prendendo in considerazione l'idea di un rapporto stretto tra me e il mio Spirito Guida e non sapesse se esserne felice.
«Quindi, se ho capito bene, voi Guardiani non volevate interferire con le loro faccende, per questo avete evitato di chiedere l'aiuto di cui avevate bisogno?» proseguì Tommaso, incrociando le braccia al petto.
«Noi abbiamo il nostro orgoglio», fece notare Pai Zhao. «Inoltre, proteggere il Cancello Sacro e mantenere l'Equilibrio tra i Piani è il nostro compito, non il loro.»
«Eppure si tratta proprio dello Spirito del Vuoto», dissi, riflessiva e controllata. «Gli esseri umani sono destinati a sparire a uno a uno, con lui intorno. Non penso che gli Spiriti della Natura siano contenti di questo.»
«Milano è solo l'inizio. I quotidiani parlano di mostri raccapriccianti anche per altre città italiane», fece sapere mio padre, indicandoci una mensola con dei giornali ben impilati.
«Vale la pena tentare», sostenne Tommaso, e Mirko fu subito d'accordo con lui.
«Come bisogna procedere?»
Pai scambiò un'occhiata con You, il quale gli fece segno con la mano di darci istruzioni.
«Radunate volontari. Il numero di persone è libero, ma tra loro devono esserci almeno quattro Figli. Formate il gruppo migliore, e noi lo porteremo nel posto giusto per incontrarli, usando uno dei nostri poteri.»
«E una volta lì?» chiesi.
«Non vi è una risposta a questa domanda.»
«Che cosa significa?»
La signora Zhao attese alcuni attimi, infine concluse: «Che dipenderà da voi.»
Casa. Faceva freddo sul terrazzo, tirava un vento di tempesta, ed era l'unico suono che si udiva. Tutto il resto del vicinato taceva.
Dipenderà da noi.
«Confusione», bisbigliò Mirko al mio orecchio, provocando un brivido che mi percorse la schiena. «Ne sento così tanta qua fuori.»
Il ragazzo era in piedi accanto a me, con le braccia allungate intorno alla mia vita, e il viso a pochi centimetri dal mio.
«Io, invece, non sento niente.» Sospirai, sconsolata, appoggiandomi al suo petto.
«Il silenzio che percepisci tu ora è solo una metà della medaglia», disse. «Lo sai.»
«Sì, lo so», confermai. «L'altra metà è quella che riesci a percepire tu.»
Mirko mi girò tra le sue braccia, facendomi voltare verso di lui.
«Siamo circondati». dichiarò, guardandomi fisso negli occhi. «Il vento porta con sé voci indistinte, insistenti, che si sovrappongono ad altre, e ad altre ancora, vicine.»
«Dev'essere difficile per te.»
«Sì», confermò, mentre i primi cristalli di neve scendevano sui suoi capelli scuri. «Mi stanno provando, anche con la magia che mi aiuta da dentro la collana.»
«I cinque sensi sono ingannevoli», commentai, convinta. «Mi sono sempre fidata di loro negli anni, e ho clamorosamente sbagliato.»
«Hai imparato.»
«Ciò che conta...» iniziai, ripensando alla mia esperienza. «Ciò che conta davvero...per i cinque sensi non esiste!»
La mia forma astrale. Lo spirito di Nadia.
Rydios.
«No, Sofi, non esiste.»
Ghirlande bianche cadevano, copiose, dal cielo, decorando i nostri corpi tesi, aggrappati l'uno all'altro. Nemmeno la neve che fioccava abbondante su di noi poteva freddare il nostro sodalizio. Io ero una Psichica e lui un Mheàn, la nostra era una unione perfetta di dolore e spiritualità.
«Vorrei che tu potessi fermarti qui stanotte», sussurrai, con un coraggio che aveva una sfumatura di disperazione.
«Ne sarei tentato, ma anche se i tuoi me lo permettessero, non lo farei», ribatté, stringendomi ancora più forte sotto al nevischio. «Non voglio che sia perché dopodomani partiremo per una meta sconosciuta, o perché dovremo trovare degli esseri che sono come degli antichi dei, e nemmeno perché tutto sembra dipendere da noi.»
Dipenderà da voi.
Inspirai il consueto profumo di bosco sulla sua pelle, appena sopra la clavicola, e immaginai una natura meno silenziosa e ghiacciata, sulla quale sorgeva di nuovo, caldo, il sole, e con lui, la speranza di un futuro migliore.
«Lo apprezzo, Mirko», risposi, scostandomi tanto da vedere le sue labbra tremare per il freddo o per la sua scelta. «Non so cosa potremo fare in quell'occasione, né come potremo riuscirci, ma so che il nostro gruppo non si arrenderà, qualunque cosa accada.»
Rientrai per prima, infreddolita, e quando lui mi seguì, con le mani nelle tasche della giacca, chiusi la finestra dietro di noi, e suggellai quelle mie parole con un bacio.
Avevamo zaini pesanti, riempiti fino all'orlo, sulle nostre schiene. Fardelli che dovevamo portare con noi, oltre a quelli sulle nostre coscienze.
Eravamo tutti presenti in azienda. Io, Tommaso, Mirko, Fabiana e altre due Figlie della Natura di poco più grandi di noi, Adele e Marta, conosciute lì.
Io rappresentavo la Terra, Tommaso il Fuoco, Adele l'Acqua e Marta l'Aria. Mirko e Fabiana erano gli unici a non essere indispensabili, ma sarebbero venuti con noi per rendersi utili.
«Ci siamo», dissi.
«Siete pronti?» chiese Pai Zhao, dedicando uno sguardo a ciascuno di noi.
«Siete ancora in tempo per tirarvi indietro.» si fece sentire Shian, sulle labbra un sorrisino di sfida rivolto a Tommaso.
«Siamo pronti», dichiarò Adele, facendosi portavoce del gruppo.
You apparve in una scia di polvere dorata, insieme a sua figlia Miri, facendo un ingresso trionfale in sala riunioni. Si sistemò accanto a Pai e Shian, già vicini, e fece loro segno di prepararsi. D'improvviso ci ritrovammo i Guardiani alle spalle, con i loro occhi neri tramutati in un viola ingestibile.
«Dunija, Iska, Ruwa, Wuta», nominò, concentrato, You, iniziando la ricerca. «Si sono dati appuntamento in un luogo, e ora sono diretti là.»
«Lo avverto pure io», disse Pai.
«Può essere la Bulgaria?» cercò di aiutare Shian.
«No, ma anche quello si trova sul Mar Nero.»
«Una scogliera?» provò con un dettaglio Miri.
«E un castello», aggiunse il fratello, impegnandosi.
«Nido di Rondine?»
La domanda rimase in sospeso, senza risposta. La loro ricerca si interruppe.
«Nido di cosa?» si chiese Marta, interpretando il pensiero del gruppo.
Dal corpo dei Guardiani si formò una sfavillante energia viola, che si estese sopra le nostre teste, come un velo.
«Gaspra, in Crimea», ordinò il signor Zhao, e quel velo ametista calò dritto su di noi.
Ci portò via.
Spruzzi di spuma salata sulle guance. Noi, in piedi su un balcone di pietra, davanti a uno strapiombo. Onde che s'infrangevano in basso, schiarite nelle loro tonalità cupe da un debole sole.
Un angolo isolato, talmente piccolo che ci sfioravamo l'uno con l'altro. Alle nostre spalle, le mura di una costruzione neo-gotica, che dall'alto di una parete rocciosa, si ergeva su un orizzonte marino selvaggio.
«Guardate che posto», articolò Tommaso.
«Da sogno», completò Fabiana, esalando a pieni polmoni il profumo di salsedine e di tempesta che saliva dai flutti.
«Ha funzionato», si meravigliò Adele, riprendendo fiato di fronte a quel panorama. «Ci hanno lasciati proprio dove avevano detto.»
«E ora?» si chiese Mirko, dubbioso.
«Ora, si aspetta», dissi, appoggiando la schiena alla parete del castello.
E siamo giunti anche in Crimea! Non potete dire che non vi faccia girare il mondo con la mia storia eheh Per scegliere dove ambientare gli ultimi capitoli di Astral, ho riflettuto tanto, ricordo che ero al Parco Lambro a Milano un sabato e riflettevo, ma non mi veniva in mente un posto decente. A volte riflettere tanto non fa bene, infatti ho trovato quello che cercavo senza pensarci o volerci pensare, ero a lavoro, e un mio capo mi ha passato una nuova vendita a un cliente che stava proprio in Crimea. Mi ha detto, è un bel posto, potrei mandarti in viaggio lì prima o poi, per farmi andare giù il fatto che mi stava caricando di lavoro, così sono andata a cercare immagini e... ho visto il castello. Niente, amore a prima vista, doveva essere lui. Ed infatti, è stato lui ❤ Spero vi sia piaciuta tutta l'idea, a domani!
Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro