Capitolo 15.1
Sotto la neve
Era la prima volta che Milano si imbiancava questo inverno. Nuvole vaporose addensavano il cielo, facevano cadere grossi fiocchi di neve, che si ammucchiavano ai bordi delle strade, sulle macchine parcheggiate, sui tetti dei palazzi e i monumenti.
Percorrerla a piedi dal Duomo fino alla Basilica di San Lorenzo senza lasciare impronte, senza fare attenzione a non scivolare, e senza neppure bagnarsi, era un privilegio che avevano in pochi intorno a me, nessuno dei quali aveva più una corda d'argento. Addobbi natalizi arricchivano le vetrine dei negozi, mentre in alto, erano state posizionate luminarie a forma di regali e renne, che coloravano il marciapiede sul quale stavo camminando, invisibile, ormai da una ventina di minuti.
Ero uscita dal mio corpo senza volerlo, e anche se mi ero rassegnata a quello che significava, l'inquietudine mi faceva ancora sobbalzare a ogni movimento sospetto. Come quello che avevo avvertito dietro un angolo, e che stavo percependo di nuovo, fievole, indistinto, così rapido da poter essere solo nella mia mente.
Accelerai il passo, dirigendomi verso la statua bronzea dell'Imperatore Costantino, in seguito mi alzai in aria fino alle sedici Colonne di San Lorenzo, e mi sedetti sul loro marmo ricoperto di neve, punto privilegiato di osservazione.
Il colonnato era affiancato da una muratura perpendicolare e più in là, dalla torre della Porta Ticinese Medievale, sulla quale apparve un ragazzo bellissimo, dai lineamenti familiari e gli occhi di un verde intenso, con i capelli castano scuro, e un'ombra di mistero in viso.
Rydios.
Avrei voluto chiamarlo per nome, urlare fuori tutta la tempesta che il suo ritorno stava facendo infuriare in me, ma avevo un nodo in gola, e la mia voce astrale non riusciva a uscire.
Lo Spirito Guida rimase distante, il suo fisico slanciato sotto i cristalli di neve che fioccavano, copiosi, sopra la città, mentre io lo ammiravo, e cercavo di sopravvivere alla burrasca dentro di me. Dietro la schiena gli si aprirono due ali celestiali che non gli avevo mai visto, e in un battito di queste, il ragazzo scomparve in uno scoppio di piume, riapparendo sul colonnato dove ero seduta io.
Fui combattuta tra l'alzarmi e corrergli incontro, e il non farlo, in attesa di capire quale fosse la sua intenzione.
«Sofia.»
«Rydios?» fiatai, senza sapere quale domanda porgli per continuare.
Erano troppe, ma sopra ogni cosa, era l'impulso di sentire il suo corpo sul mio, e di abbracciarlo, che mi frenava le parole.
«Sono felice di vederti», disse, abbozzando un sorriso, e io fui sul punto di sciogliermi in singhiozzi davanti a lui.
«Anche io.»
Indossava un maglione bianco, e un paio di jeans marroni, che gli stavano alla perfezione, esaltandogli la muscolatura e l'altezza. E quelle ali dal colore perlaceo sulla sua schiena, lucide come la seta, erano assolutamente divine.
«Le ho sempre avute», informò, notando che le stavo guardando con meraviglia. «Solo che non ho mai voluto mostrartele.»
«Perché?»
«Preferivo che mi vedessi come un ragazzo normale, non come uno angelico», rispose, gli occhi smeraldini che brillavano tra i fiocchi di neve.
«Tu per me sarai sempre qualcosa di più di un ragazzo normale», confidai, mentre il cuore iniziava a farmi così male da sentirne le fitte di dolore in tutto il corpo astrale.
«La tua Guida», interpretò, ma ero certa che avesse letto dentro il mio pensiero l'ulteriore senso che avevo dato alla frase.
«Sei qui per restare?» domandai, ancora in bilico. «O te ne stai per andare di nuovo?»
«Resto», disse.
«Per quanto?»
«Per tutto il tempo necessario», rispose, facendo un passo verso di me.
Tirai un sospiro di sollievo, felice come poche volte lo ero stata.
«Dove sei stato?»
«Nel Piano Mentale», mi fece sapere, con precisione. «Si trova al di sopra di quello Astrale, ed è un luogo dal quale non si riesce a vedere e sentire nulla del Piano Fisico. Ha grandi città immaginarie, paesaggi fantasiosi e idilliaci, creati dai pensieri positivi degli esseri umani dall'inizio del mondo a oggi.»
«Sembra stupendo.»
«Serve a crescere spiritualmente, a slegarsi dall'attaccamento al materiale.»
«E che cosa hai fatto lì?»
«Sono stato in un tempio», rispose, soltanto.
«Un tempio?»
«Ho incontrato i Puri, Spiriti provenienti dal Piano più alto e importante di tutti. Loro mi hanno ricordato chi sono e qual è il mio ruolo.»
«E...?» indagai, intuendo dalla sua espressione che potevano non essere stati gentili con lui.
«Mi hanno ammonito», tirò fuori, con lo sguardo basso. «Me, e altri quattro Spiriti Guida.»
«Non capisco», ammisi. «Hai fatto qualcosa che non dovevi fare?»
«Sì, l'ho fatto, e lo rifarei mille volte meglio, se potessi.»
Si avvicinò di un altro passo, poi si piegò sulle ginocchia, e mi sollevò il mento con le dita.
Avvertii una scarica di energia, una potente elettricità che passava da lui a me.
I suoi occhi parevano sul punto di dirmi qualcosa, ma dalle sue labbra non uscì alcun suono a tradurre il messaggio in parole.
Rydios spiegò le ali sulla sua schiena fino alla loro massima distensione, poi le richiuse lentamente sopra di noi, in un soffice abbraccio. Sensazioni ed emozioni estranee cascarono dentro la mia mente, riempendomi di ricordi.
Vidi una neonata che piangeva nella culla, due mani eteree che le sfioravano le guance, provando ad asciugarle le lacrime senza riuscirci, e il suo pianto disperato che si calmava a quel tocco, lasciando il posto a un sorriso.
Guardai una bambina che a scuola aveva preso una nota sul diario, e si vergognava di dirlo ai suoi genitori quando la vennero a prendere, nel frattempo udii una voce maschile sollevarle il morale, dicendo che loro le avrebbero voluto bene comunque.
Osservai un'adolescente in pena sul lettino di un ospedale, prima di un intervento all'appendice, e una presenza eterea piegata su di lei a tenerle saldamente la mano quando l'anestesia iniziava a farle effetto e il medico si preparava a operare.
Vidi la stessa persona in una pausa dalle lezioni confessarsi a un suo compagno di classe e dare il suo primo bacio, mentre una figura evanescente alla sua sinistra assisteva, contento per lei, ma intimamente a disagio.
Guardai la ragazza, più grande di qualche anno, mentre ascoltava la domanda di un insegnante all'esame di maturità, e qualcuno accanto le suggeriva la risposta, consapevole che avrebbe potuto percepirla nella sua intuizione oppure no, ma che non avrebbe mai potuto sapere da chi proveniva.
Osservai la giovane parlare con un ragazzo a un concerto, scambiarsi il numero con lui, e vicino una figura eterea scuotere la testa e consigliarle di non farlo, perché nel giro di poco lui avrebbe smesso di risponderle.
Vidi la ragazza sdraiata in un prato in riva a un fiume, e un ragazzo meraviglioso steso con lei che voleva accarezzarla, ma non poteva. Provai tutta la sua frustrazione, al pensiero rassegnato che non avrebbe mai potuto farsi notare, perché vivevano in due Piani diversi.
Mi stava mostrando alcuni momenti della mia vita attraverso i suoi occhi, in un modo completamente nuovo, e io non potei fare a meno di provare tristezza e felicità insieme.
Con il viso rigato di lacrime, ora più che mai, desiderai che Rydios non fosse il mio Spirito Guida, che lo avessi conosciuto in carne e ossa, e che potessi parlargli senza uscire dal mio corpo. Era un desiderio egoista, che non faceva bene a nessuno dei due, ma la sua storia, così come me l'aveva fatta vedere, mi sembrava un'ingiustizia.
Rydios era stato con me più di chiunque altro, mi aveva coccolata, stimata e aiutata in silenzio, arrivando persino a guardarmi come meritavo mi guardasse un ragazzo, e io non avevo mai saputo nemmeno che esisteva.
«Non è colpa tua», mormorò, in risposta al mio pensiero. «Né mia, né di nessun altro. Noi siamo così e basta.»
Mi sporsi in avanti, guardandolo, adorante, negli occhi, e gli sfiorai le labbra, rimanendo vicino al suo viso senza fare nient'altro. Un contatto fugace e delicato che aveva il significato del tutto e che era nato, istintivo, dal profondo di me, come il bocciolo di un fiore in primavera.
«Io non devo amarti, Sofia, e non posso neanche farlo come vorrei.»
«Lo so», sussurrai.
«Quel tipo di sentimento è sbagliato.»
«Ma esiste.»
Rydios non mi smentì, e il mio cuore fece mirabolanti capriole per lui. Sembrava pronto a uscirmi dal petto per consegnarsi direttamente nelle sue mani forti e sicure.
«Io sono un ragazzo immortale che non è mai stato umano, e che ha una responsabilità spirituale nei tuoi confronti.» articolò.
Avrebbe dovuto farmi effetto sentirgli dire quanto fossimo incompatibili, ma lì per lì mi sembrarono solo frasi di poco conto.
«E' a causa mia che gli Spiriti Puri ti hanno chiamato nel Piano Mentale?»
Lui evitò di rispondere, ma da come mosse il capo, nervoso, capii che era così.
«Perché io non riesco più a controllare...»
Rydios bloccò le mie parole con un bacio, interrompendo la confessione che stavo facendo ad alta voce. Fu rapido, appena accennato, ma appagante quanto una vita intera trascorsa con il ragazzo giusto. Fu struggente, un bacio che aveva in sé l'emozione dell'inizio e l'angoscia della fine, di una leggiadria e controllo tali che mi squassò dentro, facendomi, al contempo, bene e male.
«Devi riuscirci», disse, e io fui sul punto di piangere ancora.
Le sue ali perlacee si risollevarono, e pian piano, ci lasciarono di nuovo scoperti ai fiocchi di neve che venivano diretti, prima in una direzione e poi nell'altra, dal furioso vento. I suoi occhi brillavano in quella tempesta bianca, erano come rare pietre di una luce verde e magnetica, che non avrei mai potuto definire se non con termini elevati e poetici.
Io non so cosa dirvi, se non che avevo cercato di rendere l'amore che Rydios prova per Sofia nel modo piu' chiaro possibile per lei e... mi ero commossa a pensare a un tale sentimento. Non so che cosa puo' aver suscitato in voi questa scena, ma spero almeno uno spicchio di quell'emozione che avrei voluto darvi❤ Fatemi sapere! A domani
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