Capitolo 11.1
Fuoco
«Rieccoti tra noi, Sofia», mi sorrise Fabiana, con il viso vicino al mio. «Direi che ti sei riposata molto bene.»
Stropicciai gli occhi, ancora appannati, e controllai l'orologio. L'una? Accidenti come era tardi. Mi stiracchiai, per distendere i muscoli intorpiditi, poi guardai Nadia.
«Lo sai che chi dorme non piglia pesci?» ironizzò subito lei, puntandomi il dito contro.
«In generale, sì», risposi, raddrizzando la schiena sulla sedia.
«In generale? Sempre», mi corresse, incrociando le braccia al petto. «Mentre dormivi, sono venuti ben due ragazzi a chiedere di te.»
«Cosa?»
«Due. Bei. Maschi. E tu, ignara, a farti trovare con la bava alla bocca mentre schiacci un pisolino sul banco!» continuò Nadia, in tono di amichevole beffa.
Guardai Fabiana, e lei annuì, trattenendo a stento una risata.
«Chi?»
«Mirko e Tommaso, a distanza di mezz'ora l'uno dall'altro. Sorpresa? Io di quest'ultimo un po' lo sono, lo ammetto.»
«Cosa volevano?»
«Mirko solo vederti. Ti ha guardata in un modo che... ci siamo capite.»
«Ehm, sì», biascicai, avendo capito benissimo il tipo di sguardo. «Tommaso, invece?»
«Ha detto di riferirti che forse è pronto, tu sai per cosa, e che potrebbe accettare la proposta che gli hai fatto. Tra parentesi, che proposta gli hai fatto?!»
«Nulla di che», sorvolai, facendo finta non fosse importante. «Ha aggiunto altro?»
«Sì, che mangerà un panino nell'aula di fronte e di unirti a lui se vuoi.»
«Va bene, grazie.»
Rimisi i libri e l'astuccio dentro la borsa, presi la giacca, dopodiché mi alzai.
«Ehi, quanta fretta», alluse Fabiana.
«Ci serve decisamente un aggiornamento», proseguì Nadia.
«Più tardi, ragazze.»
Entrai in un bagno, e mi avvicinai al lavabo, guardandomi allo specchio. La matita nera era in parte colata sotto gli occhi, accentuava l'espressione stordita per il sonno e... tutto il resto.
Sbattei le ciglia, e in un attimo apparve Rydios dietro di me che mi cingeva il busto e mi osservava in modo penetrante. Un brivido di eccitazione mi risalì la spina dorsale e fece di nuovo scomparire il ragazzo dalla mia vista. Che cosa mi stava succedendo? Rydios non poteva essere nel bagno delle donne, e di certo non avrebbe potuto essere lì in carne e ossa. Stavo fantasticando su di lui!
Aprii il rubinetto e feci scorrere l'acqua fredda, sciacquandomi le guance e la fronte, per poi asciugarmi con un rotolo di carta.
Non potevo permettermi di avere una infatuazione per lui, che era più irreale che reale, e che ora se ne stava pure andando in un altro Piano più lontano, era deleterio! Le sue braccia sotto la pioggia, le sue labbra sulla mia pelle, il suo respiro caldo... erano solo una illusione. Non avrei potuto nemmeno dimostrare a qualcun altro che erano esistiti!
Mi sistemai il trucco, imponendomi di provare a non pensarci più, e mi acconciai i capelli in una pratica coda, dopodiché m'incamminai verso l'aula dove si trovava Tommaso.
Il ragazzo era seduto da solo, in un banco nell'ultima fila partendo dalla cattedra, con un sacchetto di cibo davanti, e un'espressione trasognata. Ebbi il ricordo di lui che generava crepitanti fiamme, e d'istinto rallentai il passo. Avvicinarsi a un Figlio del Fuoco era forse una ingenuità?
Aveva le braccia incrociate sul banco e il mento appoggiato su di esse; il viso era eccessivamente bianco sotto il neon, talmente tanto che si notavano i cerotti rosa pallido che si era messo per coprire le ferite sulle guance.
«Ti hanno riferito il messaggio», constatò.
«Sì.»
«E sei venuta.»
«Già.»
Mi sedetti accanto a lui, anche se non mi aveva ancora fatto segno di poterlo fare, e tirai fuori dalla borsa un'insalata di riso.
«Non temi quello che sono, Sofia?» chiese, scostandosi un ricciolo biondo dalla fronte.
«Mi pare di avertelo già detto, no?» risposi, mentre preparavo il necessario per assaggiare il primo boccone. «Vorrei sapere di più su di te.»
«Ma ieri sei stata muta per tutto il tragitto», mi fece notare, scartando il suo panino.
«Pensavo che ce l'avessi con me.»
«Per esserti fatta vedere in un luogo impensabile insieme a quella stramba cinese? All'inizio, forse, ma adesso è proprio per questo che anche io vorrei sapere di più su di te», mi sorprese, scrutandomi con interesse da capo a mezzo busto. «Studentessa ordinaria con qualcosa di parecchio insolito nell'armadio, a quanto pare.»
«Ti ci riconosci?» scherzai.
«Sì, ma fai poco la spiritosa», continuò, arguto. «Con il fuoco non si gioca.»
«Bé, con l'invisibile, nemmeno.»
«Lo studio di un professore di storia economica?» chiesi.
Tommaso mi aveva invitata a spostarmi con lui in un'altra stanza dell'edificio, dove avremmo potuto parlare meglio delle nostre esperienze, e io lo avevo seguito.
«Non di uno qualsiasi», precisò lui, facendo scattare la serratura con una chiave che aveva tirato fuori da una tasca. «Del mio capo. Abita fuori Milano e ha un doppio lavoro, per questo mi ha preso come suo segretario tre giorni alla settimana.»
Accese la luce, e mi fece segno di entrare. Al centro della stanza vi era un'ampia scrivania, sulla quale erano impilati libri e fogli di ogni genere, vicino a un mappamondo e a un computer.
«Ah ecco. Immagino non sappia che potresti facilmente bruciargli tutta la carta che ti chiede di riordinare.»
Tommaso chiuse la porta dietro di sé, e si spostò alla finestra, sul cui vetro continuava a battere, fitta, la pioggia.
«No, non lo sa. Nessuno lo sa qui, a parte te, e quei simpatici orientali.»
Si voltò di profilo, osservando, meditabondo, le nuvole scure e le gocce d'acqua sulla città.
«Quindi, come ci riesci?» domandai, dopo alcuni istanti di imbarazzante silenzio.
«A fare cosa?»
«A controllarlo.»
Sofia e Tommaso iniziano a conoscersi, in una location tutta universitaria.
Nella prossima parte scopriremo qualcosa su di lui e... non ve lo posso dire ❤ Ci sara' una sorpresa. La ragazza non e' rimasta affatto indifferente a quello che ha vissuto con Rydios nell'astrale, anzi. Ci continua a pensare, anche se sa che non dovrebbe, e che lui le ha detto di stare con Mirko. E' stato cosi intenso per lei (e anche per me da scrivere...). Spero che vi piaccia come sta proseguendo la storia. A domani😘
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