Capitolo 1.2
Camminai un pezzo a piedi fino alla fermata della linea lilla M5. C'erano vari giovani ad aspettare in via Fulvio Testi e la metro arrivò in pochi minuti. Salii su un vagone, facendo tutte le fermate fino Porta Garibaldi miracolosamente seduta.
Arrivata lì, mi spostai sul binario della metro linea blu per andare a Porta Venezia, dove avrei dovuto scendere e fare l'ultimo tratto con la linea rossa fino a San Babila, il quartiere in cui abitavo. Il tragitto non era corto, durava più di trenta minuti, ma non mi pesava farlo.
Dopo lezione ero solita tonare a casa, per uscire più tardi con le amiche, se erano libere, ma questa volta mi decisi a fermarmi in una libreria esoterica che conoscevo di nome, ma in cui non ero mai entrata.
Il negozio era molto particolare, intimo e accogliente, diviso in scaffali ricolmi, ordinati per sezione e c'era anche uno spazio dedicato a pietre colorate, incensi, e a dvd.
«Buongiorno, avete libri sulle uscite fuori dal corpo?» esordii, a disagio.
Non credevo di averlo chiesto sul serio.
«Sì, qualcosa dovremmo avere.»
Seguii il libraio, passando accanto a volumi su extraterrestri, fantasmi, bambini indaco e vampiri. Non mancava proprio nulla.
Si fermò accanto a uno scaffale posizionato in un angolo poco visibile e tirò fuori un libro che mi porse.
«Eccone uno abbastanza famoso.»
Il titolo era "Il corpo astrale" e dalla copertina aveva l'aria di essere un tomo mistico- spirituale complesso, di quelli che facevano venire sonno già dalle prime righe.
«Lo compro.»
Rimasi in libreria anche dopo aver pagato, poi ne approfittai per prendere una ricarica del cellulare in edicola e per fare un salto in due negozi della zona.
Quando rincasai, fui raggiunta da un invitante profumo di torta appena infornata. Mia madre era tornata presto dall'ufficio; mio padre, invece, doveva essere ancora fuori.
I miei genitori, Alba e Fabrizio, lavoravano insieme nell'azienda ereditata dai miei nonni paterni e avevano mansioni distinte che li portavano ad avere orari sfasati tra di loro.
L'azienda produceva travi, barre e lame d'acciaio e aveva svariati clienti; negli ultimi anni aveva avuto una forte crescita, tanto che mi ero decisa a iscrivermi a Economia per poter avere un mio ruolo lì, terminati gli studi.
«Bentornata Sofia». Alba riemerse dalla cucina con un grembiule addosso e un mestolo in mano. «Come è andata statistica?»
«Ho preso ventotto.»
«Mi avevi detto che non eri sicura di passarlo e ora mi dici così?»
Esultò come se il bel voto lo avesse preso lei e mi abbracciò stretta.
«Che brava! Sono orgogliosa di te.»
«E' stato strano», rivelai, non appena mi lasciò respirare.
«Meraviglioso, vorresti dire. Strano non mi sembra un termine adatto a un risultato del genere.»
Oh, invece era proprio il termine adatto, ma non era il caso di stordirla con un "ho copiato a tutto spiano sotto forma di spirito", così le diedi ragione.
«A te come è andata la giornata? Novità?» chiesi, intuendo che qualcosa di diverso ci fosse. Mia madre non preparava spesso dolci, anzi a dire il vero non li preparava quasi mai.
«Abbiamo un nuovo importante cliente.»
«Wow!»
«So che viviamo in un appartamento di un quartiere centrale e lussuoso di Milano e che non dovremmo volere altro, ma vedere che i sacrifici di una intera famiglia stanno continuando a dare i loro frutti...»
«E' bellissimo, mamma», conclusi per lei.
La mia camera si trovava vicino a quella vuota di mia sorella Giulia, fidanzata da due anni con un ragazzo di Torino e residente lì. Era spaziosa e colorata, arricchita con poster e disegni che ogni tanto realizzavo come hobby. Chiusi la porta e mi sedetti comoda sul letto, a sfogliare, con il cuore in gola e tanta curiosità, le pagine del volume che avevo acquistato nel pomeriggio.
Il libro iniziava spiegando che l'uomo aveva un corpo fisico e un corpo non fisico, che quei corpi erano legati tra di loro e che solo in particolari casi si separavano, al momento della sua morte o di un suo viaggio al di fuori del corpo, indicato con la sigla o.b.e. Nel primo caso la separazione tra i corpi era definitiva, mentre nel secondo caso era temporanea.
Avrebbe potuto essere una storia inventata da chissà chi, ma io avevo sperimentato realmente uno dei due casi.
Provai a fare pure una ricerca su Google digitando "uscita fuori dal corpo", ma trovai poche informazioni, alcune per niente attendibili. Continuavo a non capire. Ammettendo che io avessi due corpi, uno materiale e uno spirituale, per quale motivo si erano separati senza il mio volere?
Mangiai una ricca cena con i miei. Alba aveva cucinato tanti piatti per festeggiare sia il mio voto di statistica che il nuovo cliente di papà.
Chiacchierai con loro di vari argomenti, senza menzionare la libreria esoterica e i fenomeni di cui mi ero interessata, poi verso le undici tornai in camera.
Ero stanca, avevo bisogno di dormirci su, perciò andai a sonnecchiare sotto le coperte e infine, mi addormentai.
Quando riaprii gli occhi, mi accorsi di essere finita in una bizzarra posizione accanto al soffitto. Il mio corpo giaceva a letto, con la corda d'argento che saliva in verticale fino a me.
Imprecai mentalmente, e contai fino a dieci prima di fare qualsiasi cosa. Era la quarta volta che accadeva, e iniziavano a essere tante.
Scesi in basso fino a sfiorare terra e diedi subito un'occhiata allo specchio.
Vidi il riflesso di una figura eterea in camicia da notte e capelli castani, dalle forme sinuose e il viso fine, sul quale spiccavano labbra sottili e occhi scuri. Una figura sbiadita, ma pur sempre la mia.
Mi voltai, e mi resi conto che la parte materiale della camera, quella che avevo ogni giorno davanti, era ora avvolta da uno strato immateriale perfettamente identico a essa, che la ricopriva come un mantello trasparente.
Ero in una doppia realtà?
Doveva essere così.
Osservai i mobili, uno a uno, e rimasi colpita di scovarne ogni minimo dettaglio, come se prima di allora non avessi mai compreso la moltitudine di lati di cui erano composti.
Era come se ci fossero due realtà coesistenti e compenetrate, una tangibile e una intangibile, ma mentre dentro il corpo riuscivo a vedere solo quella tangibile, adesso le vedevo entrambe.
I suoni e gli odori mi giunsero notevolmente amplificati, come se i miei sensi non avessero più barriere a mitigarli e fu difficile non lasciarmi sopraffare da essi.
Era sorprendente.
Potevo udire il respiro dei miei genitori che dormivano nell'altra stanza, il ticchettio dell'orologio sul loro comodino e perfino le goccioline che cadevano dal rubinetto del bagno. Mi servì una massiccia dose di autocontrollo per ignorarli, e allontanarli dalla mia mente.
Scelsi di compiere un gesto ordinario come accendere la luce, ma fu un fallimento, la mia mano passò attraverso l'interruttore e non riuscì a spingerlo in alcun modo.
Facendo piccole prove, mi resi conto che non ero in grado di prendere gli oggetti e di trasportarli. Sembravo fatta d'aria! In compenso, potevo oltrepassare i muri come un vero spirito e potevo fluttuare, spostandomi con leggiadria a qualsiasi altezza desiderassi.
Era forte!
Ebbi l'idea di uscire di casa, per scoprire come mi sarebbero apparse ora le strade, il cielo e tutto il resto, quindi presi coraggio e mi lanciai oltre il vetro della finestra, consapevole di poterlo attraversare senza farmi nulla.
Fuori le stelle emanavano una luce bianca e splendente, erano bellissime. Anche se era notte, non vi era la tipica oscurità a cui ero abituata, vi era anzi una luminosità diffusa, che non proveniva da alcuna fonte precisa.
Dove mi trovavo esattamente? Non vi era una fine o un inizio allo spazio in cui ero, era talmente vasto che continuava anche al di sotto del suolo fisico, e al di sopra delle nuvole.
Era una doppia realtà immensa.
Sorvolai la strada che percorrevo ogni giorno a piedi, ammirandola da un'altra prospettiva, con gli occhi spalancati di stupore.
Nebbie colorate e fasci energetici luminosi la solcavano, rendendola simile a una fantasiosa tela di un qualche pittore. Vi erano un'infinità di sfumature cromatiche nei palazzi, nelle macchine e perfino nei vortici che ogni tanto si creavano dal nulla in diversi posti, cogliendomi di sorpresa.
Sui tetti dei caseggiati erano appostate alcune presenze che sembravano spiriti; nonostante ne fossi incuriosita e in parte intimorita, non mi avvicinai per accertarmene. In quella forma non ero in grado di agire nel mondo fisico come facevo quando ero nel corpo, avevo dei limiti e perciò pensai fosse meglio essere prudente.
Scivolai sull'aria verso la piazza più vicina, godendomi ogni istante di libertà e di avventura in volo, poi accadde una cosa inaspettata. In piedi, sulla mia traiettoria, si interpose un ragazzo che per poco non mi fece perdere l'equilibrio e cadere.
Era giovane, tra i venti e i trent'anni, vestito con pantaloni scuri e una maglia aderente a maniche lunghe beige, che gli evidenziava il petto e i muscoli; aveva i capelli color castano scuro e gli occhi di un verde brillante. I suoi lineamenti erano i più belli che avessi mai visto e il suo fisico... bè, emanava perfezione da ogni poro.
«Dove vai?» domandò con una voce preoccupata che mi fece girare la testa. «Torna subito indietro!»
Chi sarà il nuovo ragazzo? Vi dico solo che sarà importante! E domanda di rito, che cosa ne pensate dei viaggi fuori dal corpo? Vi piace come tematica?
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