22| thanksgiving
Erano già passate due settimane dalla partita di football e fortunatamente Dawsie non aveva ancora pubblicato l'articolo su di me e Dylan. Dovevo ancora dirglielo che Dawsie aveva intenzione di pubblicare un articolo su di noi, ma non mi sembrava il caso di dirglielo oggi. Certamente non avevo intenzione di rovinargli il giorno del Ringraziamento.
Proprio oggi l'avrei rivisto per la prima volta dopo la partita. Non l'avevo più visto perché da quel giorno non si era più presentato a scuola e non avevo neanche avuto l'opportunità di portargli gli appunti, perché glieli portava già Stephanie che vedevo venire a casa sua ogni giorno dopo le prove da cheerleader.
E oggi, come tutto il resto del quartiere, eravamo invitati a festeggiare il Ringraziamento a villa Garcetti.
Io ed Ethan ci stavamo ancora preparando. Ethan praticamente si era trasferito in camera mia per chiedermi consigli, ma alla fine aveva optato per una semplice camicia bianca e dei pantaloni neri. Io, invece, non avevo la più pallida idea di come vestirmi. Maureen mi aveva regalato un abito, ma gliel'avevo detto fin da subito che non l'avrei utilizzato, perché sennò tutti mi avrebbero preso in giro. Sarei sembrata un confetto ricoperto di cioccolata rosa.
Mi buttai sul letto esasperata. Sbuffai. "Non so cosa mettermi!"
"Va bene così?" mi chiese mio fratello sistemandosi la camicia con tre bottoni sbottonati.
"Meglio solo due, mi sembra più opportuno. Ma secondo te cosa mi dovrei mettere?"
"È quasi un'ora che sei qui a non provarti nulla, ma solo a sbuffare. Deciditi che tra mezz'ora devi essere pronta."
Spalancai gli occhi. Avevo solo mezz'ora, da pazzi! Alla fine, per l'esasperazione, scelsi una gonnellina dello stesso colore dei miei capelli e un maglioncino leggero bianco. Poi corsi in bagno e cercai di sistemarmi il meglio possibile i capelli, ma alla fine mi arresi lasciandoli al naturale, un po' mossi e un po' ribelli. Appena in tempo per non esser richiamata per la millesima volta.
Quando arrivammo alla villa rimasi a bocca aperta. Non l'avevo mai vista dall'interno e ne rimasi colpita. Era molto più grande di quello che sembrava da fuori. Appena entrammo il sindaco era a lato della porta per salutarci e prendere i cappotti. Poi la moglie ci accompagnò in sala con il resto degli ospiti. Erano mesi che non finivo nel suo officio e da un lato ne ero felice, ma questo significava anche che erano mesi che ero tranquilla e non sapevo se era un bel segno oppure no.
Quando fummo in sala mi resi conto di quanto mi sentissi un pesce fuor d'acqua. Non conoscevo nessuna delle persone presenti oltre Stephanie e il fratello maggiore di Dylan, Anthony. Erano tutti vestiti molto bene e i gioielli che portavano costavano come minimo come il catorcio di Rocco, o anche di più. Anche la mamma aveva una collana di valore che non si toglieva mai dal collo e ci ripeteva sempre che non l'avrebbe mai scambiata con nulla al mondo, nemmeno con il suo valore in bigliettoni. Niente avrebbe ripagato quell'affetto verso quell'oggetto a mio parere insignificante. Era solo una collanina, ma non la giudicai mai per quello.
Ci passò accanto un cameriere e la nonna ci avvisò subito che non potevamo prendere nessun alcolico, lo champagne era solo per gli adulti. Infatti notai che la maggior parte delle persone presenti avevano un bicchiere di vetro in mano con un liquido trasparente all'interno. I nonni ci spinsero tra la massa e iniziarono a parlare con qualcuno, ci presentarono pure, ma dopo un po' mi ero già dimenticata i nomi di tutti. Ethan invece mi sembrava anche che provasse ad interagire con gli invitati, ma era come se tutti ci squadrassero ad ogni movimento che facessimo. Forse erano tutti a conoscenza che eravamo i figli di una tossico-dipendente? O pensavano fossimo dei ladri, per il fatto che avevo preso in prestito la moto di Dylan? Be', se lo credevano allora mi sarei divertita con loro.
Maureen stava parlando con una signora più o meno della stessa età e quando mi avvicinai a loro, questa si irrigidì. Portava un collier di perle e pietre brillanti. "Scusi, ma qual è il valore di quello splendido gioiello?" le chiesi sporgendomi per guardarlo meglio. Dovevo dire che recitavo proprio bene, perché si portò subito una mano al petto come per proteggerlo.
"Più che valore monetario, ha grande valore affettivo" mi disse, palesemente mentendo. Riportai le mani lungo i fianchi come per dirle che non intendevo rubargliela e mi sembrò rilassarsi un po'. "Davvero? Scommetto che gliela abbia regalata quel gentiluomo di suo marito, o mi sbaglio?" chiese mia nonna alla signora, chiaramente ignorandomi.
Mentre le due donne chiacchieravano, andai alla ricerca di mio fratello e lo ritrovai in mezzo ad una folla di adulti. Stavano chiacchierando sui loro percorsi di vita e come abbiano fatto ad arricchirsi negli anni ed Ethan dava loro molta soddisfazione, fingendosi interessato e commentando con qualche nozione di Finanza e Business che avevamo appena imparato a scuola. Mi avvicinai per cercare la sua attenzione, ma non la ottenni. Allora, dopo un po' che mi stavo annoiando, andai verso il tavolo degli aperitivi, almeno potevo mettere qualcosa in bocca. Arrivata lì, presi un cracker con salmone e Filadelfia, ma, come lo portai alla bocca, venni subito interrotta.
"Allora, ancora innamorata del tuo Texas?" mi chiese Anthony, affiancandomi.
"Ovvio. Ancora innamorato di Stanford?" gli dissi, portandomi lo spuntino alle labbra e incamminandomi in mezzo alla folla. Mi seguì.
"Certamente. È meravigliosa, ma non credo tu possa capire."
"Non credi che possa capire l'amore per l'istruzione o il fatto di scegliere un'università frequentata solo da ricchi?"
"Non intendevo questo... e Stanford non è solo per ricchi, si può entrare anche vincendo borse di studio" mi corresse con un tono da sapiente.
"E cosa intendevi allora?" gli chiesi, cercando di togliermelo di dosso addentrandomi la folla, ma non cedeva.
"Intendevo dire che non avendola mai vista, non puoi sapere com'è. Tutto qui" disse passandomi accanto. "Ho saputo da poco che sei stata tu a rubare la moto di Dylan il primo giorno di scuola. Complimenti."
Mi fermai di colpo. Pensavo lo sapesse già, ma non ero sorpresa per quello, lo ero perché si stava complimentando con me. "Complimenti?" chiesi.
"Sì, complimenti. Sei stata capace a rubare davanti al naso del proprietario. Hai fegato, ragazzina."
Alzai un sopracciglio, stranita. "Mm...grazie."
Fece un piccolo inchino, salutandomi e si intrufolò in mezzo alla folla, finalmente lasciandomi sola. E, mentre ancora stavo fissando la sua figura muoversi in mezzo alle persone, non mi accorsi di essermi scontrata con Stephanie che, come sempre, era vestita benissimo e sembrava uscita da una copertina di una rivista di moda. Pensavo mi volesse urlare contro, invece mi sorprese. "Grazie di averlo detto a Dylan" mi disse con un tono piatto. "E se dopo lo vedi, digli che ti ho ringraziata, sennò dopo si arrabbia con me" aggiunse. Non potevo aspettarmi altrimenti da lei e non mi stupì il fatto che l'avesse obbligata a farlo, d'altronde come aveva fatto a me.
"Di niente. Non l'ho visto qua in giro. Sai dov'è?" le chiesi.
Bevve un sorso di acqua dal bicchiere di vetro che aveva in mano. "È in camera sua. Per favore, non andare da lui. Dovrebbe scendere per cena, se ce la fa."
Sospirai. Non mi piaceva fare ciò che gli altri mi dicevano, ma aveva anche detto per favore e non potei fare altrimenti se non accontentarla. Le restai vicino, non sapendo cos'altro fare. Qualche volta arrivarono i suoi genitori, ma non le rivolsero mai la parola se non qualche occhiataccia che trovai molto strana, ma non feci domande né parlai. Restammo in silenzio per una mezz'oretta, poi venimmo tutti chiamati in sala da pranzo.
Quando presi posto accanto a mio fratello, Stephanie accanto ai suoi genitori e Anthony davanti a noi, vicino ai nonni con cui parlava con tranquillità e intimità, mi accorsi di quanto anche questa stanza fosse enorme.
Le porte della sala da pranzo erano spalancate dando alla sala in cui eravamo prima che dava anche verso delle grandi scale da cui scese Dylan poco dopo. Aveva i capelli messi in ordine grazie al gel, la camicia sbottonata sul petto e i pantaloni neri. Dalla caviglia ferita si vedeva spuntare una garza bianca ancora presente e quando si avvicinò abbastanza al tavolo potei notare che sotto la camicia portava ancora una garza intorno alla pancia. Quando fu entrato in sala, il padre si alzò in piedi e con un bicchiere di vetro attirò l'attenzione di tutti verso di lui.
"Oggi siamo qui riuniti per celebrare tutti insieme il giorno del Ringraziamento. E vorrei che, ognuno di voi, a turno, esprima un pensiero o anche qualcosa di cui vorrebbe rendere grazie dando così omaggio a Dio e a tutte le cose che ha creato per noi. Se non vi dispiace, io vorrei avere l'onore di iniziare per primo." Tutti annuirono con un sorriso sul volto e si presero le mani dopo aver fatto il segno della croce. Diedi le mie a Ethan e al nonno che era vicino a me. Guardai gli altri incerta a ciò che dovessi fare. Incrociai gli occhi di Dylan, che era davanti a me, mi fece l'occhiolino e mi sussurrò che dovevo chiudere gli occhi e ascoltare. Annuii e lo feci.
"Padre Celeste, noi TI ringraziamo per le molte benedizioni date a siffatta grande famiglia riunita in questo tavolo. Ti ringraziamo per averci portato due nuovi amici e ti chiediamo di prenderTI cura di noi in questo periodo festivo, in modo che non dimenticheremo mai quanto siamo fortunati. Amen" disse il sindaco con un chiaro riferimento a me e a mio fratello.
Aprii gli occhi e guardai di chi fosse il turno ed era quello della preside. "Padre Celeste, noi TI ringraziamo per tutto il bene che hai portato in questa città. TI ringrazio in particolare per avermi fatto conoscere questa famiglia meravigliosa e avermi reso parte di tale. Amen" concluse. Poi fu il turno del resto degli invitati, ognuno con idee diverse. Al turno di Stephanie ringraziò per tutto quello che era successo quell'anno e ringraziò anche il fatto che Dylan non si fosse fatto molto male, poi ci fu il turno di Anthony che disse più o meno le stesse cose. Al turno di Dylan non resistetti e tenni gli occhi aperti, guardandolo. "Padre Celeste, TI ringrazio per aver tenuto al mio fianco un'amica meravigliosa, TI ringrazio per avermene fatti conoscere altri due che spero di avere l'occasione di comprenderli meglio con il tempo. TI ringrazio anche per avermi fatto vivere un sacco di avventure che non avrei mai vissuto senza la loro conoscenza e... grazie anche per il fatto che non tutti rispettino il settimo comandamento" aggiunse facendomi di nuovo l'occhiolino.
Settimo comandamento: non rubare.
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