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CAPITOLO XI.

- Yo Noyassan!-. Mi volto di scatto e sorrido.

- Ryu!- esclamo. Il ragazzo entra nella stanza e viene verso di me.

- Ma non eri alla visita di Kyoko?- gli chiedo.

- C'è un po' di coda; mi ha detto di passare mentre aspettiamo. Ti va di andare a fare un giro?- mi chiede.

- Nessun probelma; l'infermiera mi ha staccato adesso l'aflebo- rispondo, alzandomi dal letto.

Lui mi fissa e sospiro.

- Non sono dimagrito poi così tanto. Forza, andiamo-. Questa settimana ho perso quattro chili; per limitare la perdita, alcune sostante nutritive stanno iniziando a darmele tramite aflebo, ma non sono ancora al livello di non riuscire a mangiare il giusto.

- Allora andiamo-. Annuisco e lo seguo fuori dalla stanza, fino al giardino dell'ospedale.

L'aria è fresca e frizzante: mi era mancata. Anche se sono uscito ieri mattina, comunque non sono abituato a stare chiuso in stanza... Non l'ho mai fatto neanche per studiare.

Be' ok, non è che abbia mai studiato molto... Ma dettagli.

- Come va il lavoro?- chiedo. Ryu sbuffa.

- Mia sorella mi tratta come uno sguattero...- si lamenta - sono distrutto. È una fortuna che non viva più con lei-.

- Ma non aveva iniziato ad adorarti perché le stai per dare un nipotino?- gli chiedo.

- Si, ma poi si è messa a dire che devo imparare a guadagnare da vivere abbastanza per tutta la famiglia, che non devo battere la fiacca, impegnarmi al massimo etc etc etc...-.

Scoppio a ridere.
- La sorellona Saeko è fatta così- affermo e Tanaka annuisce

D'un tratto, sento uno strano suono e guardo male Ryu.

- Era il tuo telefono?-.
- Si-.
- E la suoneria è la mia voce mentre urlo "Rolling Thunder"?-.
- Esattamente-. Scoppio a ridere.

- Quando mi hai registrato?- gli chiedo.
- Il giorno dopo che tu mi hai confessato di avere registrato il mio "City Boy" per metterlo come suoneria dei nostri messaggi-.

Alzo lo braccia in segno di resa.
- Hai vinto- affermo. Lui tira fuori il cellulare; lo vedo sorridere mentre risponde al messaggio.

- È Kyoko?- gli chiedo. Lui scuote la testa.

- Guarda chi sta arrivando- indica un punto davanti a noi. Seguendo il suo dito, noto tre persone che stanno venendo verso di noi.

Spalanco la bocca, prendo la rincorsa ed inizio a correre. I tre mi notano troppo tardi e non riescono ad evitare che salti addosso a Daichi.

- Solo perché non voglio ucciderlo prima del tempo- specifico, indicando Asahi.

Lo stupore nei loro sguardi svanisce e scoppiano in una fragorosa risata.

Scendo da addosso Daichi e vado di fronte ad Asahi.

- Come stai?- gli chiedo.

Una settimana fa, il pomeriggio del mio ricovero, Suga è venuto a trovarmi. Mi ha detto che Asahi aveva avuto un attacco ed era in rianimazione in quel momento. Fortunatamente ne è uscito in fretta, anche se è stato più forte del solito, ma per un po' non hanno lasciato entrare nessuno.

Ma Suga studia psicologia ed ha convinto i medici che vederlo gli avrebbe fatto bene. Oggi è il primo giorno in cui lo lasciano uscire.

Ero tranquillo, dato che Suga e Daichi mi tenevano perennemente informato, ma comunque sono riuscito a rilassarmi solo adesso.

- Meglio; mi fa leggermente male il petto, ma sono fuori pericolo- afferma.

- Io vi abbandoni ragazzi; Kyoko sta per fare la visita- ci saluta Tanaka.

- Andiamo anche noi; abbiamo delle cose da fare. Stavolta lo affidiamo a te, Nishinoya- afferma Daichi.

- Certo; lascia fare a me!- esclamo. Salutiamo anche loro e rimaniamo soli.

- Vuoi andare a sederti?- gli chiedo.

- Non preoccuparti, sto...-.

- Forza, c'è una panchina qui vicino- mi sposto alle sue spalle ed inizio a spingerlo. Lui inizialmente protesta, ma poi cede ed inizia a camminare.

Ci sediamo sulla panchina: la corsa di prima mi ha stancato leggermente, per cui preferisco riprendermi un attimo.

- Sai com'è successo?- gli chiedo. Serro i pugni, stringendo forte la panchina. Ho paura che...

- Non è stata per colpa tua, Nishinoya-. Mi volto verso di lui che sta sorridendo, con lo sguardo rivolto al cielo.

- I dottori mi hanno confermato che non è stato per quello. Piuttosto... L'ho sforzato troppo io con varie paranoie eccetera, ed essendo in un periodo delicato il mio cuore ha fatto fatica a reggere- spiega.

- A cosa pensavi?- gli chiedo.

- Che non voglio che tu muoia- risponde. Sbatto velocemente le palpebre.

- Primo: da quando sei così spigliato? Secondo: ti stavi struggendo così per me? Terzo: è ovvio che moriró. Succede a tutti prima o poi- lo informo.

- Mi hai insegnato tu che devi vivere la vita al meglio- risponde lui. Sorrido.

- Mi fa piacere averti spinto verso la direzione giusta- rispondo - ma ancora non hai risposto a tutte le domande-. Lui sbuffa.

- È ovvio che mi preoccupo per te. E so benissimo che tutti moriremo. Però... Vorrei passare più tempo con te- confessa.

Alzo lo sguardo al cielo e sorrido.

- Purtroppo non decidiamo noi come vivere. Ma finché potrò passare il tempo che mi rimane con te, sarò felice anche se dovessi morire- affermo.

- Mi è capitato di pensare la stessa cosa, quando sono stato male-. Mi volto verso di lui.

- Davvero?- gli chiedo. Lui annuisce.

- Poi però ho pensato... Che volevo vederti si nuovo. Passare ancora del tempo con te. Sentire le tue storie e raccontarti le mie. Per cui non potevo ancora morire-.

Annuisco. Non intendo parlare di ciò che è successo: penso che le nostre azione abbiano giá spiegato abbastanza. Ma sono felice di sentirlo comunque così libero di parlare: non voglio censure. Non nei miei ultimi mesi di vita. Non con lui.

- Bene, allora trascorreremo il tempo che ci rimane insieme- affermo, alzandomi.

Mi volto verso di lui e gli sorrido.

- Asahi Azumane. Verresti nella mia stanza a vedere un film, questa sera?- gli chiedo in tono solenne.

- Dici che si può?-. Sbuffo.

- Non rovinare tutto... In qualche modo le convinciamo le infermiere. Allora? Accetti?-. Lui sorride.

- Molto volentieri-.

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