CAPITOLO V.
- Oh, e così questa è casa tua!- esclamo, guardandomi intorno. È carina: piccola e un pò impersonale, ma per qualche motivo sa quasi di casa.
- Scusa per il disordine-. Mi guardo intorno: non c'è polvere, nessun vestito in giro, tutto è al proprio posto...
- E questo per te è disordine?- chiedo, pensando a com'era il mio appartamento.
Vestiti sparpagliati in giro, i segni del pallone sulle pareti, interi scaffali pieni di oggetti inutili.. bè, se non ci fosse Kyoko a tenere sotto controllo me e Tanaka sarebbe ancora così.
- Sistemati dove vuoi mentre cucino-. Scuoto la testa.
- Ci penso io ai fornelli- affermo, seguendolo in cucina. Lui sembra sorpreso.
- Davvero, non preoccuparti; non sarebbe carino far cucinare un ospite-.
- Ti sei già sforzato abbastanza per oggi, quindi vedi di riposarti. E poi, io non sono un semplice ospite; sono un ospite morente. Per cui, siediti e lascia fare a me- lo spingo verso una sedia e, nonostante le sue proteste, alla fine si siede.
Prova a dire qualcos altro, ma il mio sguardo deciso gli fa cambiare idea. Così, sbuffa ed inizia a darmi indicazioni su dove trovare gli ingredienti.
- Posso farti una domanda?- mi chiede.
- Nessun problema- rispondo.
- Hai detto che sei... morente. Ma non c'è un'operazione per i malati di pancreas?-.
Mi blocco un attimo e serro le labbra.
- Si, esiste; ma è molto rischiosa, sopravvivono veramente in pochi, e non è detto che vada tutto bene dopo. Molti devono comunque sottoporsi a chemioterapie e cose simili- rispondo, riprendendo a cucinare.
Lui non dice niente, dandomi fin troppo tempo per pensare.
Quell'operazione mi è stata proposta da subito, ma non ho ancora deciso se sottopormici o meno. Il rischio sarebbe troppo grande: preferisco vivere al meglio il tempo che mi resta.
Con la coda dell'occhio, guardo Asahi; è seduto, con la testa china e l'aria triste.
Per guarire, lui avrebbe per forza bisogno di un donatore; ha ancora meno speranze di me.
- Non essere triste, non morirai domani- affermo. Lui alza di scatto la testa.
- Non stavo... pensando a quello- mormora.
- Allora come mai?- gli chiedo, sorpreso.
- In realtà pensavo a te- mormora. Sbatto velocemente le palpebre.
- Hai meno possibilità di me di sopravvivere ma ti preoccupi delle mie condizioni?- gli chiedo.
- Bè... si- sembra stupito anche lui della risposta.
- Allora pensa a mettere i piatti; è quasi pronto-. Lui si alza di scatto e mi affianca, sporgendosi appena per prendere le stoviglie da una mensola.
Cerco di mantenere i nervi saldi; la sua vicinanza... mi sta facendo uno strano effetto. Sono certo che il rossore sulle mie guance non derivi solo dal calore della cucina.
Mentre si gira però, vedo che anche lui è arrossito e mi viene da sorridere.
Mettiamo il cibo nei piatti e ci sediamo, iniziando a mangiare.
- Wow, sei bravo!- esclama lui. Sorrido.
- I giorni in cui stavo male ma non abbastanza, rimanevo a casa da solo. Kyoko va in università e Tanaka lavora nel ristorante di sua sorella, per cui non avendo niente da fare tutto il giorno mi esercitavo un pò in cucina- racconto.
- Caspita... avrei dovuto pensarci anch'io- afferma.
- Cosa fai nel tempo libero?-. Lui diventa rosso come un peperone.
- Uh, è qualcosa d'imbarazzante? Adesso devi dirmelo per forza!- esclamo, alzandomi. Lui si gratta la testa, imbarazzato.
- Non li ho mai fatti vedere a nessuno...- confessa. Sorrido.
- Allora posso essere il primo?- gli chiedo. Lui esita un attimo, poi annuisce.
- Evviva!- esclamo.
- Prima però finisci di mangiare- mi riprende. Sbuffo.
- Ma non ho fame...- mormoro. Lui smette di mangiare e mi fissa con aria all'armata.
Un sorriso spontaneo mi compare sul volto.
- Mi capita, a volte, ma mi sforzo sempre di buttare giú il necessario; so che devo stare attento, non serve che ti preoccupi-.
Lui non sembra molto convinto. Sospiro.
- Asahi davvero... Dovresti capirlo. È brutto essere trattati come se stessi per crollare da un momento all'altro; conosco i miei limiti- insisto.
- Non ti fa... Paura la morte?-. Serro i pugni.
- Perché fanno tutti questa domanda?- mi accorgo dalla sua reazione spaventata di aver usato un tono forse troppo duro. Cerco di rilassarmi.
- Scusami, è che me lo sento chiedere continuamente. Per rispondere... No. Non è la morte a farmi paura: morire significa smettere di soffrire. È la parte prima: sono di gran lunga peggio i momenti in cui mi fa male il corpo, fatico a muovermi e a pensare lucidamente e... Lo sai- serro le labbra.
Devo smettere di parlarne ora, se non voglio scoppiare a piangere.
Ho sempre pensato di essere una persona allegra e spensierata, che non ha paura di niente e affronta tutto di petto.
Ma quelle crisi... Mi lasciano sconvolto più mentalmente che fisicamente. Ho sempre paura che potrebbe essere l'ultima; che potrei andarmene così.
Io però vorrei lasciare questo mondo in un modo figo: lottando, non nel bel mezzo di un attacco o cose simili.
- Vuoi vederlo?- alzo di scatto la testa. Asahi fa un sorriso timido, ma dolce.
Quando lo fa Kyoko, spesso mi dà fastidio; è come se fossi un cucciolo ferito bisognoso di cure.
Però... Su di lui sta bene. È come se fosse nella sua natura.
- Che cosa?- gli chiedo.
- Il mio passatempo-. Sorrido e annuisco.
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