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Capitolo 7

- Killian Pov's

La prima lezione era di economia e il mal di testa è arrivato come la mia voglia di abbandonare il corso. Al liceo ho sempre fatto schifo e al primo anno me la cavavo con qualche patetica scusa e i miei famosi bigliettini. Vedetela in questo modo, ci sono due tipi di bigliettini, uno più grande e l'altro minuscolo. Il primo erano i soldi di mamma e papà mentre il secondo erano le risposte dei test.

Il mio professore di Economia Finanziaria era un vecchio, tutto occhiali e niente di interessante. Quando preparava dei test per i compiti degli esami, diciamo che ero avvantaggiato. Non faceva nuovi compiti. Sempre e solo i soliti test ogni anno, così siamo riusciti a scambiarci tutte le informazioni e ad ricevere le risposte dei test sul telefono con i ragazzi più grandi di noi. Essendo in seconda ho già tutte le risposte di quasi tutti gli esami fino alla Laurea.

L'unica materia in cui vado bene era letteratura italiana. Ho sempre trovato appassionate tutti quegli scrittori che parlano della donna amata, la donna perfetta. Io cerco una Beatrice, una Silvia o una Lucia. In fondo alla mia libreria si trovano tutti questi grandi classici e per me sono i migliori in assoluto. Sembro una femminuccia alle prese con il suo primo amore, ma io ci credo. Credo nell'anime gemelle solo che non riesco a trovarla. Mi sembra quasi impossibile visto che non ho mai avuto fortuna.

La seconda ora era già più tollerabile. La professoressa McGiven ha deciso di farci fare Marketing all'aperto, per rinfrescarci le idee. Idiota. Io sono scappato prima per andare a vedere le cheerleader che si muovono e la loro gonna alzarsi. Solo chi frequenta l'indirizzo Scienze Motorie può partecipare alle finali di sport, e le ragazze fanno il tifo per il capitano. Non mi piace lo sport in generale, e mi classifico come unico ragazzo che non lo sopporta. Va bene che ho fatto molti tipi di sport ma mai nessuno è riuscito a farmelo piacere. Beh, uno ci sarebbe ma non credo che si possa classificare come tale.

Ovviamente l'avevo scampata. La mia professoressa era così concentrata che non mi ha nemmeno messo in nota. Ripeto, idiota. A differenza la terza e la quarta ora sono state molto più odiabili e perfette come sonnifero: Diritto ed Economia Politica, la materia preferita da mia madre. Già, sono uno di quelli obbligati dai genitori a frequentare corsi senza senso. Forse c'è l'hanno ma non avendo mai partecipato attivamente alle lezioni del Prof. Bonatti non posso dare una vera e propria opinione.

Una cosa di certo non cambia mai in nessun alunno: l'odio per la scuola. Anche quelli più bravi infondo la odiano. Prendiamo come esempio il classico, l'alunno non arriva al massimo del voto per colpa di un misero errore, così va dalla professoressa a contestare e chiedergli di dargli il massimo ma invano ma. I professori non lo accontento e lui inizia ad odiarla.

Visto, tutti in qualche modo la odiano, chi di più chi di meno.

Alla quinta ora non mi sono nemmeno presentato. Ci sono troppe cose da fare in un campus e di certo pregare no. La mia famiglia è una di quelle parecchie religiose ma io e mio fratello no. Anzi, diciamola tutta, io no. Mio fratello andava in chiesa tutte le domeniche prima di diventare così.

Il telefono inizia a vibrare illuminandosi. Mi è arrivato un messaggio.

DA ERIK LEE:

-Killian devi assolutamente venire in palestra. Muovi il culo.

Gentile. Mi alzo dalla panchina e mi avvio verso la palestra dell'istituto. Non mi ha mai scritto se non per chiedermi favori tra cui erba, vodka e altre robe poco illegali che riesco a comprare con i soldi dei miei. I miei genitori mi danno una paga fin troppo generosa così li spendo in qualcosa di utile: le feste da sballo del mio migliore amico.

Io ed Erik ci siamo conosciuti all'asilo. Ero il bambino più popolare e lui il secondo. Nonostante il colore della pelle, nessuno si è mai permesso di insultarlo tranne uno, e la sua fine non è stata molto piacevole. Anche se avevo solo cinque anni odiavo il bullismo e la differenza tra bianco e nero così mentre giocavamo a calcio e lui mi ha tirato una pallonata provocandomi un occhio nero e le stampelle. Dall'ora che io e lui siamo migliori amici. Ci copriamo le spalle a vicenda, è questa la cosa importante.

Sorrido mentre cammino e senza farci caso sono già arrivato davanti alla palestra dove c'è «l'urgenza». Apro la porta e mi guardo attorno, cercando di capire cosa c'è di diverso. E lo noto, subito.

Il coach sta fischiando a vuoto mentre tutti i ragazzi sono fermi e impalati. Solo una figura si muove. I ragazzi si riprendono quando vengono rimproverati e incominciano a correre ad una certa distanza dall'esile figura. Non capisco perché, lei, è lì.

Erik mi affianca in un nano secondo, appena mi nota. «Hai visto, bello?»

Lo guardo sconvolto. Annuisco ma la mia mente vorrebbe dire di no. «Cosa ci fa lei qui?» chiedo, ancora perplesso.

La sua mano si appoggia sulla mia spalla sospirando. «Amico, credo che abbia scelto questo corso.»

«Ma è una ragazza? Secondo te, ai ragazzi non gli verrà duro solo a guardala? Devo parlargli.» Dico deciso.

Erik mi ferma. «No, lasciaci divertire ancora per un po'. Sono anni che il corso di educazione fisica non ha una femmina, questa è la prima volta e la voce si spargerà alla svelta.»

Lo fisso indignato. «E sai questo cosa vuol dire?» lui scuote la testa, ignaro di quello che sto per dire. «I ragazzi inizieranno a voler venire in palestra tutte le volte che farete sport. Non vi lasceranno in pace. Non la lasceranno un attimo di tregua.»

I suoi occhi si incupiscono. «Non sapevo che potesse portare a questo rischio. Ne parlerò con il coach di questo ma... sono sicuro che non lo fai solo per «proteggere» noi e lei. C'è qualcos'altro sotto, vero?»

Scuoto la testa sorridendo. Non puoi nemmeno immaginare. «No, niente. Credo solo che una ragazza del primo anno non debba star male per colpa di sguardi indiscreti.»

Continuo a fissarla. Skyler è la ragazza più bella, al naturale, che ho mai visto. Non si trucca e la sua pelle sembra così morbida, così soffice. Come il pelo di una pecorella.

«E a proposito di sguardi indiscreti tu sei il primo, vero?» Chiede scherzoso il ragazzo dietro di me.

«E' una bella sfida. È una stronza ma sono sicuro che c'è dell'altro sotto. L'hai vista cambiarsi?» domando.

«No, è andata in quello delle femmine. Probabilmente si vergogna di mostrarsi in reggiseno mostrando, così a tutti, la sua schiena. Scommetto che teme per la sua incolumità. » ride attirando l'attenzione di tutti. Anche di lei.

Skyler si gira a guardarmi sorpresa di vedermi lì. In realtà lo sono anch'io, ma per un altro motivo. Una ragazza come lei che frequenta dei corsi da maschi non si è mai visto nella storia di questa scuola.

«Killian» mi richiama il professore, «non ti si vede da un po'. Hai cambiato idea e vuoi passare ad Educazione Sportiva?»

Scuoto la testa, sospirando ma i miei occhi sono legati con quelli di Skyler. «No, signore. Mi trovo abbastanza bene ad economia ma se mi bocceranno chiederò il trasferimento. Sa come sono fatti i miei.»

Lui annuisce, sconfitto. Tra lui e i miei genitori è stata una sfida dal primo giorno che ci siamo incontrati, cioè all'ultimo anno di liceo. Il supervisore dell'università era venuto per vedere alcuni studenti giocare alla partite di rugby, con lo scopo di assegnare borse di studio a chi se lo meritava in questa materia. Dopo nemmeno due giorni mi arrivò la lettera a casa e con i miei genitori valutammo l'idea di accettare, qualcosa andò storto. Arrivati davanti al rettore dell'università, i miei chiesero se la borsa di studio valeva anche per l'ambito economico ma la risposta era ovvia. Killian Davis era un talento nello sport e la borsa di studio era solo per un indirizzo. La lotta iniziò lì. I miei con la loro scelta dell'economia e gli insegnati con la loro valorosissima borsa di studio per lo sport.

Come finisce la storia, semplice: io ero dalla parte degli insegnati e ho perso. E io odio perdere.

«Se cambi idea, la lettera è ancora valida. Per uno come te tutto è valido.» Guardo Skyler. Non sembra contenta. Per niente. Mi sta guardando con gli occhi socchiusi in aria di sfida e la capisco. Sono entrato nel suo territorio e penserà come minimo che la sto stalkerando ma non è così!

Anche se ammetto che non mi dispiacerebbe guardarla. Con un ghigno sul volto chiedo al prof. «Posso assistere alla sua lezione? Io no ho più niente.»

Skyler è furibonda quando il prof, dandomi una pacca sulla spalle dice sornione «Si.»

-Skyler pov's

Tra tutte le persone che potevano capitarmi, lui doveva esserci. Lui doveva essere amico del coach che, guarda caso, è il mio professore. Sapevo sin da quando sono nata che il destino mi avrebbe messo a dura prova ma questo è veramente troppo! Il suo sguardo non si stacca dal mio e per quando ci provi non riesco a smettere nemmeno io di guardarlo.

Il mentre parla con il coach si porta una mano sul piercing al sopracciglio. Gli da un'aria da cattivo ragazzo eppure per come si è comportato la sera che mi ha portato a casa sua era gentile. Anche ieri sera lo era stato. Qualcuno si è interessato a me, facendomi notare che in fondo tutte le ragazza hanno bisogno di qualcuno che le salvi. Ma io avevo veramente bisogno di un principe che mi salvasse? Io ero una guerriera. Debole ma pur sempre una guerriera.

Dietro di me sento i miei compagni ridere e prendere in giro Killian. «Hai visto Davis? Che perdente. Come ha fatto farsi scappare Deb.» dice il biondino, il quale non ricordo il nome.

Il suo amico lo guarda e sorride. «Si dice in giro che l'abbia fatto per il fratello. Alcuni dicono che si è suicidato altri che è in un istituto psichiatrico. Valla a capire quella famiglia, sono tutti matti e per di più sono ricchi sfondati.»

Mi giro a guardarlo male. Davvero il fratello di Killian è morto? No, sua madre ha detto che voleva presentarmelo. «Chiudi la bocca.»

«E chi saresti tu, zuccherino, per dirmi cosa devo fare?» Si avvicina lentamente con sguardo minaccioso. In che pasticcio mi devo cacciare ogni volta? E poi, per difendere quello stupido di Killian.

«Sono una persona che odia i pettegolezzi soprattutto quelli falsi.» la mia foce è roca. Volevo apparire ancora più sicura ma così faccio soltanto ridere.

Il ragazzo si mette a ridere e si gira verso i suoi amici, alzando le mani. «Avete visto? Bloody Mary odia il gossip!»

Sta veramente ridendo e scherzando per quello che ho detto. Pessima possa amico. Senza preavviso gli vado in contro, non curante che a pochi passi da me c'è il mio professore con il ragazzo più bello che ho mai visto e il suo migliore amico. Con un piccolo balzo atterro sulla schiena del moro, quello che mi ha preso in giro e gli stringo debolmente la gola con le braccia per tenermi appiccicata a lui. Mio caro non sai contro chi ti sei messa.

Lui preso alla sprovvista sta quasi per perdere l'equilibrio se non fosse che i suoi amici ci stanno tenendo in piedi. Loro hanno uno sguardo misto tra la sorpresa, divertimento e timore. Non lo uccido state tranquilli, voglio solo farlo arrabbiare.

In questo momento, se Zake fosse qui, mi chiamerebbe Koala per la strana posizione che ho. Le mie gambe sono attorcigliate contro la sua pancia, essendo bassissima.

«Lasciami andare, mocciosa!» urla, cercando di dimenarsi. Il mio corpo in questo momento è appiccicato al suo e non ne vado fiera. Chi diavolo vorrebbe stare con un antipatico come lui, se fosse per me lo lascerai stare ma voglio che ammetta una cosa.

«Rimangiati quello che hai detto e io mi stacco.» lo minaccio.

«Mai.» sussurra.

Feci forza nelle gambe e nelle braccia senza stringere troppo. Non mi accorgo nemmeno che il coach e Killian si sono avvicinati urlandomi di staccarmi.

«Skyler, lascia Trevor all'istante!»

«Finché non chiede scusa, mai!» Urlo di rimando.

«Già mai.» ribatte, tra un sospiro e l'altro la mia preda. Come vuole io sono libera tutto il giorno e sono molto condotta di annullare i miei impegni per darle di santa ragione a questo moccioso.

***

Sbuffo almeno tre volte in un minuto. Di fianco a me c'è Trevor con il suo occhio nero e lo sguardo preoccupato. siamo tutte e due seduti su delle stupide e morbide poltroncine della presidenza. Sembra che picchiare e minacciare un compagno non sia ben visto.

Il rettore ha chiamato mio fratello dicendogli cosa ho combinato. Da quello che ho capito è che, mio fratello Sean, era furibondo. Anzi credo che lo sia anche adesso che è dall'altre parte del muro. Sento la sue presenza negativa a distanza di pochi mentir. Zake, a differenza, non si è arrabbiato. Ha detto che se l'ho «picchiato« è perché c'era un buon motivo. Almeno uno dei due mi capisce.

Il rettore Perton si siede sulla sua poltrona e mi guarda. «Signorina Clark lo sa che quello che ha fatto è sbagliato?»

Annuisco, fingendomi dispiaciuta. «Mi scusi, non volevo. È che Trevor mi ha insultato e io non ci ho più visto.»

Il ragazzo di fianco a me sta per ribattere ma lo blocco parlandoci sopra. «Sa, non ho mai avuto una figura paterna che mi proteggesse e quindi mi sono abituata ad arrangiarmi e a difendermi.»

So che è un tasto particolare quello della mancanza della figura paterna in famiglia però devo cercare di sopravvivere in questo luogo.

«Capisco che si è difesa, ma le sembra corretto attaccare un compagno di classe per una battuta?» chiede retorico.

Scuoto la testa. «Assolutamente no, e sono molto desolata di questa cosa. Non ricapiterà più.»

Il rettore sembra soddisfatto delle scuse e dentro di me io sorrido vittoriosa per le mia grandissime doti d'attrice. Se pensano che mi farò sottomettere da loro si sbagliano di grosso.

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