Capitolo 10
- Sky pov's
Capisco quando le persone ti chiamano un a paio di volte perché non sei reperibile, ma questo è troppo. Sono le sei del mattino e sia io che Deb l'esploratrice di uccelli ci lamentiamo di quella stupida musichetta. Capisco tutto ma non quella del chiamare qualcuno a quell'ora.
Con la faccia sul cuscino, mugolo: «Vuoi rispondere a quel dannato telefono. Voglio dormire ancora per mezz'ora!»
«Stupida, è la tua suoneria non la mia!» gracida l'oca. Anche se non credo che sia il termine giusto, meglio dire starnazza. Però ha ragione, alzo la testa dal cuscino e vedo il cellulare che si illumina.
Rispondo senza guardare chi è, e mi rigiro nel letto per non disturbare Deb.
«Si?»
«Skyler, sei sveglia?» chiede la dolce e pimpante voce di Hailey.
«Non credo.» sbadiglio e dall'altra parte della cornetta sento un risolino. «Dimmi perché mi stai chiamando alle sei di mattina quando, invece, dovresti essere nel tuo letto a sognare unicorni e i ragazzi più belli della tua classe.»
Ride più forte ora. «Mi sono svegliata presto perché devo andare a scuola tra un po' e poi volevo chiederti se ti andava di venire a mangiare da noi venerdì sera.»
Annuisco, anche se so che lei non può vederlo. «Okay ma stai parlando di stasera o della prossima settimana?»
«Ma che domande! Oggi: io e la mamma non vediamo l'ora di rivederti.» esulta.
Credo che nella sua scuola non esista il preavviso. E forse nemmeno sul suo dizionario.
«Ma come faccio a trovare un vestito per stasera! Per non parlare poi del passaggio per andare a casa!» esclamo a bassa voce.
«Non ti preoccupare. Vestiti normalmente e poi Killian ti riporterà al dormitorio.» mi tranquillizza.
«Non torno nel dormitorio stasera. Vado a dormire dai miei fratelli nel fine settimana, e ci tengo a vestirmi bene visto che dovrò incontrare tutta la tua famiglia!»
«Me e mia mamma già ci conosci e anche per Cleo è la stessa cosa. Mio fratello lo conosci pure e con tutta la probabilità del mondo non ci sarà Roy e mio padre è un mistero.» Se la mette in questo caso le cose cambiano completamente.
«Okay. Ci vediamo stasera.» le dico.
«Devo chiedere a mio fratello di venirti a prendere?»
«No, mi faccio portare da un'amica. Ci sentiamo dopo.»
Riposo il telefono sul comodino e mi rigiro nel letto. Non è come quello che c'è a casa dei miei fratelli ma non è nemmeno tanto comodo. Il cuscino è alto e il materasso è duro. Però, il miglior letto che io abbia mai provato è quello della famiglia Davis. Morbido e enorme, dolce e profumato, caldo e soffice. E l'ho già detto che è troppo morbido. Se avessi provato a saltarci sopra sarei finita in paradiso dall'elasticità delle molle.
***
Solo una volta ho visto una camera completamente in disordine e quell'occasione è stata ben cinque anni fa, all'età di tredici anni. Mamma ci aveva promesso che ci avrebbe fatto conoscere il suo nuovo fidanzato e ci aveva chiesto di essere tutti e tre, io e i miei fratelli, perfettamente presentabili. In piena crisi avevo chiamato Max e Carol per aiutarmi con i vestiti e i capelli e dopo quella sera la mia camera sembrava fosse stata invasa da un tornado. Sean era impazzito e insieme a Zake avevano messo tutto a posto mentre io mi ero addormentata sul divano e la mamma se ne era appena andata dopo una lunghista conversazione su che cosa fosse più giusto per me. I miei fratelli volevano che restassi con loro a tutti i costi mentre mamma voleva che io andassi in una scuola privata e, come se non fosse già chiaro, avrebbe pagato tutto il suo multimilionario.
In questo momento la mia camera è esattamente come quella volta tanti anni fa, con una piccola differenza: non ero stata io a provocarla. Deb ha un appuntamento con i suoi parenti, ricchi e stupidi come lei, ed deve essere assolutamente presentabile per l'occasione.
Dopo tre ore in questo casino, dove io ho cercato in tutti modi di studiare e preparare il saggio di fisica, finisce il terremoto. Deb spalanca la porta della camera e mi saluta con un «Ci si vede.» e poi se ne va.
Vorrei urlare «LIBERTA'!!» ma non voglio rompere i timpani alle mia vicine di dormitorio. Al di là della porta, qualcuno bussa insistentemente.
Con voce roca urlo: «Chi è?»
Dall'altra parte ricambiano la strillata. «Sky, sono io! Devi darti una mossa se non vuoi arrivare tardi a lezione. Oggi c'è la presentazione e ci sarà anche il tuo amato Killian!»
A volte vorrei strozzare Caroline. «Entra!»
La porta si spalanca e la sua figura viene illuminata dalla luce del corridoio. Con le mani sui fianchi e la faccia da chi non va sfidata, la mia amica mi guarda con aria minacciosa. Indossa uno dei suoi classici vestiti rosa, tutto ad un pezzo.
«Perché sei ancora a letto? Non sai che devi prepararti. Ho letto, sulla bacheca, che la tua classe e quella di Murder sono insieme per la presentazione del progetto quindi alzati e preparati.» si avvicina lentamente a me per poi tirarmi via dalle mie braccia, il caldo lenzuolo.
«Ma si può sapere perché la gente si deve svegliare così presto? Non è mica scoppiata la terza guerra mondiale, quindi, perché mai devo svegliarmi adesso!» mi lamento, cercando di riprendere le coperte cadute ai miei piedi.
«Ti do dieci minuti per alzarti e scegliere i vestiti, altri cinque minuti per vestirti e poi altri dieci per mangiare.» Detto questo si sposte dal mio campo visivo e se ne va.
***
Mi sono vestita malissimo. Una felpa e un paio di jeans, con le scarpe da ginnastica. Durante il tragitto ho chiacchierato con Caroline della telefonata e della proposta della sorella di Killian. Secondo la mia amica è un ottimo modo per conoscerci meglio e fare quello che si dice il famoso Step del piedino sotto il tavolo. A volte mi chiedo se si sia fumata qualcosa o se è così di natura.
«Certo che ti do una mano con il vestito! Ci mancherebbe solo che ti fai vedere dai tuoi futuri suoceri in un vestito da poco. Non sia mai!» alza le mani come se quello che le ho appena detto fosse la cosa più ovvia del mondo.
«Non ricominciare, Carol. E non esagerare, non voglio sembrare per qualcuno che non sono.» ribatto, girandomi verso di lei.
Sono arrivata alla mia destinazione e ora devo subirmi due ore di assemblea. La mia amica mi da un bacio sulla guancia per poi girarsi e iniziare a canticchiare una stupida canzoncina, i cui protagonisti sono due ragazzi innamorati che si chiamano, casualmente, Killian e Skyler. Lo giuro non è un caso.
Entro, sbuffando e alzando gli occhi al cielo. Il salone dove si tiene l'assemblea è enorme. Peccato, solo, per quel misero cerchio di sedie che occupa tutto lo spazio. Li odio queste cose.
Il coach mi fa segno di avvicinarmi, appena entro. «Skyler, sono contenta che tu sia venuta. Abbiamo bisogno di te. Ve lo diranno dopo ma dovete sapere che dovrete lavorare per un progetto particolare con l'indirizzo economico.»
Tutti i miei compagni, tranne Erik, sbuffano sonoramente. Perché si comportano così? Che c'è di male a lavorare a questo progetto? Mi guardo attorno, per studiare la location quando i miei occhi vengono attratti dal movimento costante del braccio che si dimena di Erik. Seguo la sua direzione e vedo Killian, giusto. Che stupida che sono! Se ho la riunione con lui è ovvio che faccia parte dell'indirizzo opposto al mio.
I nostri occhi si incontrano subito e come ogni volta rimango senza fiato. Perché è così difficile vederlo? Da una parte capisco che non è semplice ma le sue ultime parole mi stanno divorando l'anima.
Mentre ci sediamo continuo a pensarci. Sarebbe un problema così enorme , innamorarsi di me? Lo spaventa a tal punto da non rivolgermi più la parola? Ma soprattutto perché di tengo così tanto a lui?
-Killian pov's
Guardo le sue mani che si intrecciano e le sue gambe lunghe accavallate. A volte mi chiedo se è stupida oppure non se ne accorge della bellezza che emana. Tutto il suo corpo è perfetto, beh non tutto ma la maggior parte si. Le sue guance piene, gli occhi azzurri, i capelli scuri, il suo sedere, il suo sen... no Killian, lascia stare se non vuoi ritrovarti con un problemino la sotto.
Mi è già capitato in bagno l'altro giorno e lì ero abbastanza al sicuro: ero solo e i miei genitori di certo non sarebbero entrati, ma qui c'è lei. E altri venti ragazzi che la stanno mangiando con gli occhi.
Non volete capirlo che è mia? Okay, proprio MIA, no, ma l'ho visto per prima. Nemmeno Erik l'ha notata se non fosse stato per me.
Un signore dai capelli bianchi si avvicina a noi e si mette al entro del cerchio, iniziando a parlare. Taci! Vorrei urlargli.
«Come tutti avrete capito voglio far unire questi due corsi per un progetto particolare. Tra un mesetto, circa, si terrà la giornata dello sport. Tutti i bambini, ragazzi, adulti, anziani possono partecipare. Il problema è che abbiamo bisogno di allenatori, per questo c'è l'indirizzo sportivo e dei ragionieri, per questo c'è l'economico. Dobbiamo raggiungere una somma di circa centomila dollari per finanziare un progetto che partirà con l'anno nuovo. »
Smetto di ascoltarlo per concentrarmi sulla bellezza dell'unica ragazza in questa stanza. Ci sarebbe anche la mia professoressa ma lei non si può definire ne bella ne una ragazza. Anzi, tata Matilde sarebbe ancora più bella di lei.
«In poche parole, sorteggerò due o tre persone per gruppo. Creerete le vostre idee e l'esporrete. La migliore, vince.» Detto questo il vecchio se ne va. Ma che problemi ha?
Skyler inizia a fissarmi come per studiarmi, così mi giro verso di lei e ricambio lo sguardo con un sorriso. Voglio essere in gruppo con lei. Così avrei un buon motivo per starle accanto e capire di più questa questione. La sua schiena rigata è ancora impressa nella mia mente è il suo sguardo dopo aver pronunciato quelle famose parole prima di lasciarla.
Non devo essere così stupido! Devo pensare e pensare ad un piano perfetto per quando avrò l'opportunità di far uscire i suoi scheletri nell'armadio.
Esco da scuola con Erik alle calcagna. Dopo che ci hanno avvisati di questo meraviglioso progetto ci hanno lasciato liberi di andare in giro fino alla prossima lezione. Ma conoscendomi alla perfezione vado direttamente fuori dal università. L'anno è appena iniziato ,, meglio stare a ciondolare ora che dopo.
Appena il mio amico mi ha raggiunto mi mette una mano sulla spalla e mi sorride. Ma più sorridere ha un ghigno. «Ho visto come la guardavi.»
Sono senza un parole. «E sentiamo, come la guardiamo?»
«Come quando guardo io guardo un panino con doppio cherry, cipolla, carne, insalata, pomodoro, peperoncino estremamente piccante. Che, parlando tra noi, è veramente schifoso come accoppiamento.» ridacchia. Ha ragione quella roba è schifosa. L'ho provata per il suo compleanno quando mi ha esplicitamente pregato di provarlo e io stupidamente ho accettato.
«Nah, ma secondo te?»
Non mi crede. E se è per questo non mi crederei nemmeno io. in fin dei conti non è proprio vero. Sono sicuro che mi piaccia fisicamente, perché è una bella ragazza e con delle forme che fanno impazzire i ragazzi, ma l'altra parte non è del tutto così. Ahhh! Sono peggio di una ragazza che non sa cosa prova per la propria cotta. Mi chiedo se anche Skyler si faccia delle paranoie come me.
«E allora perché tua mamma mi ha chiamato per dirmi che tu non rispondi alle sue chiamate? È impazzita per una certa cena con una fantastica ragazza dell'università.» mi canzona. «Ed io sono convinto che sia lei.» sussurra, avvicinandosi a me.
Quale cena? Quando? Con Skyler? Ma soprattutto, come fa mia madre ad avere il numero di telefono di Erik? «Mia mamma ha il tuo numero. Oddio no! Devo subito tornare a casa, mi puoi accompagnare?»
Annuisce e mi fa cenno di seguirlo fuori. Devo assolutamente sistemare mia madre soprattutto dopo aver fatto quelle occhiatine alla ragazza. Che figuraccia, penserà che ti stia provando con lei. In effetti... no! Io non ci sto provando e non ci devo provare. Dopo averla vista con quel ragazzo alla festa posso capire il rapporto tra i due è particolare e non voglio fare lo stesso errore due volte.
«Sei già andato nella tua camera nel dormitorio?» chiede, in macchina, Erik.
Scuoto la testa. «No. Ci devo andare da lunedì. Mia sorella ha già delle amiche a casa durante la settimana e sbavano appena mi vedono quindi preferisco non essere di impiccio o dare troppo spettacolo.»
«Ti capisco, amico. Vivo con tre ragazzine e tutte e tre con il ciclo. È per questo che sto qui a dormire.» Siamo ragazzi, dove ci sono delle ragazze in quel periodo gli stiamo lontani.
In fin dei conti, le ragazze sono tutte uguali.
O quasi.
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