Capitolo 42
I muscoli indolenziti furono la prima cosa che sentì mentre riemergeva dal mondo dei sogni, la testa gli pulsava leggermente e quando provò a voltarla si sentì attraversare da un dolore lancinante che gli bloccò il fiato.
Fece un paio di respiri profondi prima di socchiudere gli occhi, sbattendoli poi ripetutamente così da mettere a fuoco il luogo in cui si trovava. La prima cosa che vide furono le pareti bianche e due enormi finestre di fronte a sé dalle quali pendevano delle tende dello stesso colore, confuso voltò il capo lentamente non riuscendo però a vedere il resto della stanza a causa di altre tende che circondavano il suo letto. Provò a muoversi sentendo dolore su tutto il corpo, ma stringendo i denti riuscì a sedersi. Guardò il suo abbigliamento, un pigiama azzurro, e poi le sue mani. Avevano dei graffi rossastri e i palmi erano come sbucciati, si toccò la testa sentendo una fasciatura che la circondava, si toccò il viso sobbalzando per il dolore quando si sfiorò lo zigomo.
Ma che accidenti gli era successo??
Si sforzò di ricordare ma poi desiderò non averlo fatto.
Come un una cascata in piena i ricordi gli invasero la mente facendogliela quasi scoppiare.
La lettera di suo padre.
Lui che arriva a casa sua trovando insieme ai suoi genitori degli ospiti.
Sua madre che con tono freddo gli dice di sedersi e gli spiega l'enorme privilegio per il quale era stato scelto.
Suo padre che sbraita contrariato.
I mangiamorte che lo picchiano per aver mancato di rispetto all'Oscuro.
Sua madre che guarda la scena impassibile.
Lui che cerca di fermarli.
Il rifiuto iniziale.
Sua madre che gli dice di pensare a quello che dice.
Il suo secondo rifiuto.
Il primo schiantesimo.
L'avvertimento a fare quel che gli era stato richiesto.
Il suo terzo rifiuto.
Il secondo schiantesimo con tanto di calcio sullo stomaco.
Suo padre che, per quanto messo male, pretende che gli lascino stare.
Prima cruciatus per suo padre.
Lui che cerca di proteggere suo padre.
Il primo pugno in faccia da parte di uno dei mangiamorte.
Sua madre che ordina entrambi di smettere di fare gli sciocchi e di prendere il marchio.
Lui che urla contro sua madre.
Una cruciatus che lo lascia quasi senza fiato sul pavimento.
Un mangiamorte che lo afferra per i capelli minacciandolo di ucciderlo se avesse continuato ad offendere l'Oscuro rifiutando il marchio.
Lui che gli sputa in faccia.
Un altro pugno in faccia che gli spacca il labbro.
Un'altra avvertenza.
Un altro diniego.
Un altro pugno e qualche calcio.
Suo padre che cerca di alzarsi per proteggerlo.
Un mangiamorte che lo spinge a terra per poi colpirlo con un calcio.
Lui che urla di non toccare suo padre.
Un mangiamorte che lancia una cruciatus a suo padre come avvertimento.
Suo padre che gli sussurra di non piegarsi.
Un'altra cruciatus.
I mangiamorte che lo strattonano in piedi per poi minacciarlo di uccidere suo padre davanti a lui se non avesse accettato il marchio.
Sua madre che gli ordina di accettarlo, sottolineando, che era un enorme privilegio concesso a pochi.
Lui che sputa a terra, sangue e saliva, con rabbia.
I mangiamorte che colpiscono suo padre con pugni e calci.
Lui che urla di lasciarlo stare dimenandosi.
Una cruciatus a suo padre le cui urla gli spaccano i timpani.
Lui che si dimena cercando di liberarsi.
Un mangiamorte che lo colpisce con un pugno sullo stomaco facendolo piegare.
Un altro avvertimento a prendere il marchio.
Lui che cerca dolorosamente di prendere fiato.
Sua madre che gli ordina di prendere il marchio.
Un'altra cruciatus a suo padre per farlo cedere.
Lui che cerca di liberarsi insultandoli.
Un'altra avvertenza a prendere il marchio.
La promessa di sua madre che, se avesse preso il marchio, lo avrebbero lasciato stare.
Un'occhiata a suo padre che ormai aveva perso i sensi.
La sua lotta interiore tra il non piegarsi o proteggere l'unico genitore che si sia mai comportato come tale.
La sua resa.
Un mangiamorte che, dopo averlo strattonato in piedi, rudemente gli alza la manica della giacca mentre un altro lo tiene per l'altro braccio.
La bacchetta puntata sul suo braccio mentre attorno a lui i mangiamorte, compresa sua madre, lo circondano in cerchio lodando l'Oscuro Signore.
Un dolore lancinante come se gli avessero strappato la pelle per poi marchiarlo a fuoco sulla carne viva.
Lui che si lascia sfuggire qualche urla mentre lotta per non far uscire le lacrime.
La fine del rito che lo lascia piegato sul pavimento.
I mangiamorte che ridono per poi uno di loro dargli un calcio dandogli anche della mezza calzetta.
Un altro che volta suo padre con il piede.
La sentenza di sua madre.
L'incantesimo che colpisce suo padre prima ancora che avesse il tempo di reagire.
Suo padre morto.
Lui che quasi non riesce a respirare per lo shock.
Poi il buio.
Ricordi troppo dolorosi che, lo sapeva, lo avrebbero perseguitato per sempre.
Strinse gli occhi cercando di non far uscire le lacrime che premevano con prepotenza di uscire, il suo respiro si fece pesante e la testa gli si stava per spaccare a metà, lo sentiva.
Non riusciva ancora a capacitarsi che suo padre fosse morto.
Suo padre!!!
Un uomo che, per quanto purosangue e di alto rango, era sempre stato di animo nobile, tranquillo, premuroso. Teneva si all'immagine ma amava la sua famiglia, lo sapeva perché quando era piccolo glielo aveva sempre fatto capire, che sia con i gesti o con qualche parola. Ricordava anche che gli raccontava sempre storie sui i suoi nonni, e su come lo avevano cresciuto con affetto dopo che i suoi genitori erano morti in un'incidente.
I nonni di suo padre vivevano in campagna ed erano sempre stati delle persone semplici, amati da tutti, generosi ma anche severi quando serviva. Gli raccontava sempre quello che gli avevano insegnato, l'importanza della famiglia, la superiorità del sangue ma anche il rispetto e l'umiltà. Per quanto fossero ricchi non erano mai stati presuntuosi, arroganti, boriosi. E suo padre cercava sempre di insegnargli questi valori preziosi nonostante la contrarietà della moglie.
Gli sentiva discutere spesso sulla sua educazione, fino a quando un giorno un educatore non gli era stato presentato. Sua madre gli aveva spiegato che lui si sarebbe occupato di insegnargli tutto quello che un giovane purosangue doveva sapere, e da allora non aveva più avuto momenti così frequenti con suo padre.
C'era si, ma non come prima.
Anche perché lui stesso non aveva più tanto tempo libero, l'educatore gli lasciava sempre una montagna di compiti, libri da leggere, esercizi da fare, cose da studiare.
E questo era andato avanti fino ai suoi tredici anni.
Non era riuscito più a stare così tanto con suo padre, gli unici momenti che aveva avuto con lui erano quando facevano qualche cavalcata o qualche sessione di scherma, e con l'avanzare della crescita poi gli era stato insegnato tutto un altro modo di rapportarsi con gli altri, genitori compresi.
Suo padre, nonostante tutto, era sempre gentile con lui al contrario di sua madre o l'educatore, che non facevano altro che rimproverarlo per tutto. Ricordava di una volta che, esasperato dalle continue lamentele della madre per ogni cosa, aveva chiesto a suo padre perché le desse tanto retta, lui dopo aver chiuso il libro che stava leggendo nella loro biblioteca, gli aveva spiegato che avvolte un marito per far contenta la donna che si amava, doveva fare dei piccoli sacrifici.
Non aveva capito cosa volesse dire a quel tempo, aveva solo dieci anni dopotutto, e allora suo padre, con una pacca affettuosa gli aveva semplicemente detto che lo avrebbe capito da grande, quando si sarebbe innamorato.
Ancora non lo aveva compreso appieno ora che era grande, ma una cosa gli era chiara.
L'amore rendeva ciechi, rendeva ingenui, ottusi e facili da manipolare, ed era proprio quello che sua madre aveva sempre fatto con suo padre, si serviva del suo amore per lei per fargli fare tutto quello che voleva.
Ed ora questa sua debolezza lo aveva ucciso.
L'amore della sua vita lo aveva ucciso.
Lo aveva deciso senza la minima esitazione, e il solo ricordo lo riempiva di una tale rabbia e voglia di urlare.
Si strinse la testa con le mani, come se volesse strapparsi quel ricordo dalla testa, quell'immagine di suo padre riverso a terra privo di sensi, la cui vita gli era poi stata strappata via. Non era riuscito a proteggerlo, non gli avevano neanche permesso di presenziare al funerale, perché a detta di quella strega di nome e di fatto di sua madre, non era affatto presentabile.
E di chi era la colpa??
Lo aveva chiesto lui di venire pestato a sangue??
Non gli aveva neanche permesso di urlarle in faccia il suo rancore che si era subito volatilizzata dalla stanza. Dopo tre giorni di silenzio nella sua stanza erano entrati tre mangiamorte, gli stessi che lo avevano marchiato, e lo avevano trascinato giù dal letto a forza dandogli la bella notizia del inizio del suo addestramento. Lo avevano trascinato rudemente giù per le scale fino al camino dal quale poi lo avevano portato ad un altro Manor. Lo avevano trascinato fino ai sotterranei dove tenevano una coppia di giovani. Il ragazzo era stato visibilmente pestato e non volle neanche pensare a quello che avevano fatto alla ragazza, i suoi vestiti strappati parlavano da se.
Vide mentre gli torturavano senza pietà, lanciando ripetute cruciatus e facendoli dei tagli con la bacchetta su tutto il corpo, e solo per il loro divertimento. Continuarono così per quelle che a lui sembrarono ore fino a quando non lo spinsero a fare lo stesso. Ovviamente si rifiutò e ovviamente venne punito.
Tra botte e cruciatus continue arrivava quasi sempre a casa sua privo di sensi. E continuarono così per giorni, fino a quando Narcissa Malfoy non scoprì tutto, e con l'aiuto della signora Smith, lo aiutarono a tornare a scuola riuscendo a convincere sua madre che a scuola sarebbe stato di maggior aiuto per gli infiltrati. Fu così che venne caricato su una carrozza, subito dopo una sessione di addestramento come lo chiamavano loro, e che per puro miracolo riuscì a raggiungere la scuola, e poi la sua Sala Comune.
Fortuna che c'erano stati Daphne e Blaise.
Qualche lacrima riuscì a sfuggire al suo controllo mentre si premeva con forza le mani sugli occhi
《Maledetta》sussurrò con rabbia, aveva solo voglia di alzarsi, andare a casa sua e strangolare con le sue stesse mani quel pezzo di ghiaccio che era sua madre.
Mentre faceva un respiro tremante la tenda si spostò, e la persona appena entrata, quando lo vide in quelle condizioni, chiuse subito la tenda, insonorizzò i dintorni e si avvicinò svelta a lui prendendoli le mani dal viso con delicatezza
《Theo....stai bene?? Che succede??》le mormorò la ragazza, il ragazzo non volle scoprirse il viso, le mani ormai umide di lacrime
《Tesoro....che succede??》ripeté la ragazza accarezzandogli i capelli con delicatezza, Theo ormai singhiozzava silenziosamente con il capo basso e le spalle che le tremavano. La ragazza lo circondò con le braccia
《Sssh....tranquillo....sei al sicuro ora....》mormorava lei accarezzandogli la schiena con dolcezza, dopo un lungo momento in cui la ragazza lo consolò tra le sue braccia Theo riuscì a riprendere il controllo di sé, prese un profondo respiro staccandosi poi dalle braccia della ragazza. Voltò il capo dall'altra parte e cercò di pulirsi le traccie di lacrime in modo discreto, la ragazza lo aiutò dandogli un fazzoletto.
《Come ti senti....??》gli chiese dopo, il ragazzo deglutì prima di rispondere
《Sto bene》mormorò, lei lo guardò preoccupata ma cercò di non insistere, sapeva quanto essersi mostrato in un momento di debolezza lo potesse aver messo a disagio.
《Ok....io....sono venuta a vedere come stavi》disse lei voltandosi verso i piedi del letto per prendere la sedia che era stata spostata lì da loro il giorno prima, quando erano venuti a vederlo svegliarsi.
Theo ne approfittò per ricomporsi meglio, passandosi una mano sul viso come a cancellare la tristezza che sentiva
《Rispetto a ieri sto meglio....》rispose il ragazzo guardandola spostare la sedia verso il fianco del letto, vicino a lui
《Bene, ne sono felice.....hai già preso le pozioni??》gli chiese lei premurosa
《Non ancora, ora le prendo》disse lui afferrando una delle fialette sul comodino, la bevette tutta d'un sorso facendo una smorfia schifata per il saporaccio
《Ecco, tieni》disse lei servendogli un bicchiere d'acqua, lui lo prese senza esitazione bevendolo immediatamente
《Grazie Astoria》
《Di niente....》disse la ragazza sorridendo, Theo sospirò posando poi il bicchiere sul comodino per poi poggiarsi sui cuscini poggiati sulla testiera del letto
《Mio padre è morto》disse ad un tratto, Astoria abbassò solamente lo sguardo, rimanendo comunque composta, in silenzio. Lo sapeva già, i suoi genitori avevano avvisato lei e Daphne con una lettera.
《È stata mia madre》continuò il ragazzo con tono pacato
《Mi dispiace molto》disse solamente la mora
《È colpa mia》
《No invece-》
《È colpa mia, avrei dovuto....invece.....per colpa mia lo hanno pestato, e poi ucciso......non meritava una fine come quella, e non meritava di avere per moglie una....》si interruppe solo perché non sapeva neanche lui come definirla tanta era la rabbia, Astoria invece non disse niente lo lasciò sfogare. Rimasero in silenzio per un po' e Theo cercò in tutti i modi di calmarsi, non voleva prendersela con lei ne tanto meno farglielo pesare, fece un paio di respiri profondi voltando poi il capo verso di lei
《Astoria》la chiamò, lei lo guardò con gli occhi leggermente lucidi
《Scusami》 sussurrò, Astoria gli afferrò la mano stringendola brevemente
《Non hai niente di cui scusarti, niente》 gli disse guardandolo intensamente negli occhi, in modo serio, Theo le strinse a sua volta la mano abbassando poi il capo mentre deglutiva faticosamente
《Stai bene??》gli chiese dopo un po' la ragazza cautamente, Theo sospirò scuotendo lievemente la testa
《Non lo so....io....》 sospirò nuovamente, Astoria lo guardò preoccupata e dispiaciuta
《Perché non provi a riposare adesso?? La pozione fa miglior effetto con il riposo》le consigliò premurosa, Theo la guardò facendo un lieve un sorrisetto ironico. Era grato di averla lì la sua premura e la sua dolcezza, così tipica di lei, gli facevano almeno in parte alleviare il grosso peso che sentiva sul cuore.
《Ma....alla fine ieri che cosa è successo?? Ero un po disorientato e non mi ricordo molto》chiese il ragazzo cercando di distrarsi, mentre faceva come gli era stato detto
《Beh....niente di che, Piton ti ha fatto qualche incantesimo per controllarti e poi un altro per svegliarti....non hai parlato molto, hai solo risposto alle domande che ti ha fatto tipo "sai chi sono" o "qual è il tuo nome"....più che altro per vedere se eri reattivo》gli raccontò mentre lo aiutava a stendersi, Theo annuì sistemandosi la coperta
《C'erano tutti??》chiese un po curioso
《...si》rispose Astoria quasi esitante ricomponendosi subito dopo però, Theo aggrottò le sopracciglia stranito
《Che ce??》chiese infatti, Astoria scosse il capo sorridendo
《Niente, è tutto apposto, sarà meglio che ti lasci dormire》disse cercando di svignarsela, Theo però la fermò afferrandola per il polso
《Astoria, che succede??》chiese ancora, con tono serio
《Niente Theo, è tutto apposto》rispose lei con tono fermo, lui però non le credette, finora l'aveva vista tranquilla e sicura, ora invece era come se nascondesse qualcosa.
《Astoria, dimmi che sta succedendo》 insistette
《Theo, forse è meglio-》
《Astoria!!!》
Lei chiuse gli occhi maledicendosi mentalmente per la sua stupidità, l'ultima cosa che voleva era preoccuparlo dopo che lo aveva visto così turbato, ma ormai il danno era fatto, Theo l'aveva scoperta, non le restava altro che dirglielo.
Sperava solo che gli altri non la ammazzassero....
《Ecco....beh, vedi, non eravamo proprio tutti, mancava qualcuno》disse nervosa
《Chi??》chiese lui scrutandola attentamente
《Jess....》sussurrò timorosa, Theo aggrottò le sopracciglia confuso
《Ah, non c'era??》domandò, Astoria scosse la testa
《E come mai?? Non lo sapeva che mi sarei svegliato??》chiese stranito proprio dall'assenza di lei, Astoria strinse le labbra agitata
《No lei....non lo sapeva》
《E perché non glielo avete detto??》chiese ancora più stranito
《Perché....lei non è qui》mormorò la ragazza
《Cioè...??》chiese ancora, sempre più stranito
Astoria chiuse gli occhi e deglutì prima di parlare
《Lei....non qui è a scuola....suo padre è venuto prenderla》
*****
Non riusciva a togliersi dalla mente l'immagine di Draco e Hermione che si baciavano.
Cercava di ignorarlo più che poteva ma proprio non ci riusciva, era già passata una settimana da allora ma ancora ci pensava. Dovette riconoscere che provava anche un po di invidia, il sentimento che aveva percepito in ogni gesto di lui, nel modo che aveva di guardarla, di toccarla l'avevano colpita molto. L'intensità di quel sentimento lo aveva visto una sola volta, tra i suoi genitori, un'intensità che aveva sempre desiderato provare ma che mai le era capitato. Con tutti ragazzi che aveva avuto c'era stato si del sentimento ma non una cosa così forte, intensa, percepibile a migliaia di kilometri.
Solo ultimamente aveva iniziato a provare qualcosa di simile, ogni volta che i suoi occhi si scontravano con quelli verde smeraldo del bambino sopravvissuto, solo allora si sentiva fluttuare ma si sentiva anche frustrata perché lui sembrava non notarla neanche. Tutto preso a salvare il mondo, a sospettare di tutto, non vedeva invece quello che avrebbe dovuto veramente vedere.
Sospirò, giocando distrattamente con una ciocca dei suoi lunghi capelli rossi, seduta su una poltrona della Sala Comune davanti al camino, con lo sguardo fisso sulle fiamme senza realmente vederle, Ginny Weasley pensava e ripensava a quello successo due settimane fa, in quello stesso punto della Sala, quando Hermione aveva confessato i suoi sentimenti ad Harry e a lei. Non le aveva più parlato da allora perché come amica si era sentita esclusa, messa da parte dalla vita di Hermione. Internamente sospettava perché la riccia non si fosse confidata con lei ma non poteva fare a meno di sentirsi ferita.
Ok che non approvava, ma se fosse venuta a dirglielo non le avrebbe voltato le spalle.
Giusto??
Va bene, ok, forse le avrebbe detto e ridetto che stava facendo un errore madornale e avrebbe anche cercato di persuaderla a lasciarlo, su questo doveva essere sincera.
Mmmmmm, beh....in fin dei conti non la biasimava se non glielo aveva detto.
Forse anche lei si sarebbe comportata in quel modo, soprattutto se pensava di deludere una persona importante per lei.
Come lo era Hermione per lei, e come sapeva di esserlo per Hermione.
Su questo non aveva mai avuto alcun dubbio.
Forse doveva andare da lei, ascoltarla e chiederle scusa.
Si forse era meglio, dopotutto era la sua migliore amica e ora più che mai aveva bisogno di lei.
Soprattutto per supportarla quando lo avrebbe detto a Ron.
Quel ficcanaso di suo fratello stava insistendo troppo, e ormai non faceva che guardarli con il muso per quello che chiaramente non gli stavano dicendo.
Guardò verso l'orologio da muro della Sala Comune, mancava ancora un'ora alla ronda, e la riccia era in camera sua, lo sapeva perché l'aveva vista salire prima.
Facendosi coraggio si diresse verso la stanza della ragazza, una volta davanti alla porta si fermò esitante.
E se non l'avesse voluta ricevere??
Se si fosse offesa per il silenzio tanto lungo??
Scosse la testa come a scacciare quei pensieri e, dopo aver fatto un profondo respiro, bussò alla porta. Si sentirono dei passi attutiti avvicinarsi e poi la figura di Hermione apparire davanti.
《Ciao》disse per prima la rossa, con fare timido
《Ciao》rispose Hermione sorpresa
《Posso entrare??》chiese Ginny temendo quasi un rifiuto, Hermione rimase in silensio per poi annuire facendosi da parte per farla passare. Chiuse la porta invitandola poi ad accomodarsi, cielo la tensione si sentiva a kilometri di distanza!!!
Mai aveva sentito con la riccia un tale disagio.
《Hermione io....voglio scusarmi con te》iniziò la rossa sorprendo la riccia
《Ginny-》
《Fammi finire per favore....non mi sono comportata bene con te in queste due settimane, avrei dovuto capirti e starti accanto e invece....》scosse la testa vergognandosi per il proprio comportamento
《Quando hai confessato di esserti rimessa con Malfoy senza che me lo dicessi mi sono sentita ferita ed estromessa, e questo mi ha fatto comportare in quel modo freddo con te, non ti biasimo se non me lo hai detto prima, ci ho pensato a lungo e sono sempre giunta alla stessa conclusione....ti avrei spinta a lasciarlo invece di capirti e sostenerti, e per questo io ti voglio chiedere scusa》finì la rossa
《Oh Ginny, io...》mormorò Hermione avvicinandosi poi alla rossa e stringendola tra le sue braccia, la rossa ricambiò la stretta con forza
《Mi dispiace molto Ginny, non era mia intenzione ferirti, non lo avrei mai voluto》le disse la riccia stretta all'amica, sentendo in colpa
《Non sai quanto mi sia sentita male per avervelo nascosto, credimi che volevo dirvelo, avevo paura ma volevo dirvelo, è solo che è successo tutto così in fretta....》continuò come a giustificarsi
《Dispiace tanto anche a me, non avrei dovuto voltarti le spalle in quel modo》mormorò la rossa, rimasero abbracciate per un po, entrambe sollevate e felici di essere riuscite a chiarire.
Quando si separarono si sorrisero di nuovo amiche, di nuovo complici.
《Ora però devi raccontarmi tutto, dove, come, quando e perché》le disse Ginny con tutt'altro tono, più alleggerito, più confidenziale, più allegro.
Hermione sorrise prima di sedersi insieme a Ginny sul letto.
Le raccontò tutto, di come era stata male dopo che lui l'aveva allontanata a Natale, di come ogni giorno fosse stato uno strazio vederlo a lezione o in Sala Grande, di quella volta nel bagno al settimo piano quando lo aveva trovato ubriaco e pieno di ferite sulle mani, delle sue parole e di come poi si era sentita nuovamente presa in giro quando aveva scoperto il marchio per puro caso, della sua lotta interiore e del suo cuore diviso a metà non sapendo come comportarsi, dello scontro nella stanza delle necessità, di come lo aveva affrontato e di come dal urlarsi addosso fossero passati al non riuscire a staccare le mani l'uno dall'altro. Della loro prima notte insieme, di come non si fosse pentita del passo compiuto, di come la mattina seguente avevano parlato, delle parole di lui e delle pressioni di suo padre a fargli prendere il marchio, ed infine, del terribile compito che Voldemort gli aveva assegnato.
Ginny rimase senza parole, con un'espressione visibilmente scioccata e disgustata, scosse il capo attonita
《Mio Dio....》sussurrò sconvolta, Hermione la guardò un po timorosa
《Ma....io dico....come si fa a fare questo al proprio figlio?!?》esclamò scioccata, Hermione fece un sospiro di sollievo, bene almeno non l'aveva di nuovo guardata come una traditrice.
《Ho cercato di convincere Draco a chiedere aiuto a Silente》le rivelò la riccia
《E lui??》
《Non dice niente, ha paura, Voldemort si è insediato a casa sua e teme che possa fare del male a sua madre》le spiegò Hermione, Ginny sospirò annuendo
《In effetti su questo hai ragione, ha il coltello dalla parte del manico....bastardo》commentò la rossa con rabbia all'ultimo parola
《Draco mi ha anche detto che stanno marchiando tutti i giovani purosangue di alto rango per aumentare le truppe di Voldemort e perché vuole la loro posizione》le raccontò Hermione preoccupata, Ginny scosse la testa con chiara disapprovazione, rabbia e incredulità, non poteva credere alle proprie orecchie quel essere era veramente un mostro approfittatore
《Non so che fare Ginny, ho paura per lui e in più non so come dirlo a Harry.....sempre se mi parlerà di nuovo》sussurrò l'ultima parte con aria triste, Ginny le strinse la mano come a darle conforto
《Vedrai, riuscirete a chiarire》cercò di consolarla
《Ho paura che, anche se riusciamo a chiarire, non mi perdonerà quando gli racconterò della missione di Draco》disse Hermione rivelando quel suo timore.
Vedere Hermione così triste le fece stringere il cuore, ancora una volta si vergognò di come si era comportata e si ripromise di parlare con Harry, e cercare di farlo ragionare.
《Non ci pensare, sei importante per Harry, e anche se inizialmente sarà arrabbiato riuscirà a perdonarti, sarebbe uno sciocco a perderti》la rassicurò, Hermione sospirò tesa, lo sperava tanto....
Lanciò un'occhiata all'orologio a muro notando l'ora, accidenti era tardi, la ronda sarebbe cominciata a momenti.
《Sarà meglio che vada ora, ho la ronda e rischio di fare tardi》si scusò con Ginny
《Certo, capisco....stai bene però??》le chiese la rossa preoccupata
《Ora che ci sei tu dalla mia parte mi sento meglio》le rispose Hermione facendole un lieve sorriso, Ginny l'abbracciò
《Non ti lascerò più sola》le disse, Hermione le fu riconoscente, ora più che mai aveva bisogno di lei, e dei suoi consigli. Dopo che le due ragazze si furono salutate Hermione si diresse verso il terzo piano per la ronda, si sentiva più alleggerita ora che aveva di nuovo Ginny dalla sua parte ma anche un po ansiosa al pensiero di Harry. Per non parlare di Ron, che impulsivo com'era, non osava pensare a come avrebbe reagito se si fosse trovato Draco davanti una volta saputa la verità.
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