Capitolo 29 - Alex
Alex
Il mio stomaco brontola, sto per svenire dalla fame.
Busso alla sua porta con in mano una bottiglia di vino rosso, oggi ho il pomeriggio libero a lavoro ed Emily mi ha invitato a pranzo a casa sua.
Apre la porta ed è bella anche con il grembiule da cucina raffigurate il corpo di wonder woman, pantofole a forma di cane e capelli raccolti in una crocchia disordinata.
Mi accoglie con un gran bel sorriso che coinvolge anche gli occhi, quando fa così mi succede sempre la stessa cosa, sento un brivido alla pancia e sospiro. Puntuale come un orologio, ogni dannatissima volta.
Mi saluta come se fosse ormai un abitudine, sempre con gli stessi gesti, nonostante sia passata solo una settimana da quella sera quando mi sono dichiarato.
Posa la sua mano sul mio petto, proprio all'altezza del cuore e poggia le sue labbra morbide sulle mie chiudendo gli occhi, come se volesse ogni volta assaporare a pieno quel breve contatto, poi apre gli occhi e mi sorride timida.
È diventata una routine, che mi piace terribilmente.
Lo so che è un saluto normale fra due che si frequentano o stanno insieme, ma ha un qualcosa di diverso tutto questo, non me lo so spiegare.
Ed io, perdo un battito, il cuore si ferma per una frazione di secondo, ogni volta.
<<Così mi farai ingrassare. >>
Mi lamento fintamente dopo aver fatto fuori sia il primo che il secondo, se vuole viziarmi col cibo io ci sto.
<<Sono contenta ti sia piaciuto, non ne ero certa, ancora non conosco bene i tuoi gusti. >>
Bhe, è andata sul sicuro, carbonara e poi polpette al sugo.
<<Sei sola? >>
Chiedo avendo in mente qualcosa di preciso.
Lei annuisce distrattamente mentre finisce di sparecchiare.
<<Bene, lo speravo. >>
A queste mie parole si volta, io cammino lentamente andandole incontro, cercando di frenare i miei istinti.
In questa settimana ci siamo divorati letteralmente, non andando mai oltre, ho fatto il bravo con uno sforzo disumano, ora ho bisogno di fare un passo avanti.
Non pretendo di fare goal, ma almeno di arrivare all'aria di rigore per avvicinarmi in porta.
<<Alex, perché ti muovi come se fossi in un film a rallentatore con un sorrisetto birichino, cos'hai in mente? >>
<<Mia cara, sto cercando di controllarmi, perché in realtà vorrei letteralmente buttarmi su di te, ma ti do il tempo di metabolizzare ciò che sta accadendo.>>
Quando sono ad un soffio da lei, le mie mani scorrono lente sulle sue risalendo fino alle spalle, le sussurro con voce roca ciò che sento, palesemente eccitato.
<<Ho una voglia matta di te. >>
Lei diventa immediatamente rossa in viso, imbarazzata dalla mia rivelazione e la sento trattenere il respiro.
<<Con questo non voglio dire che dobbiamo subito fare sesso, anche se non vedo l'ora che tu voglia arrivare a quel punto, ma rispetterò i tuoi tempi. >>
La guardo accenando un sorriso, nel frattempo credo sia andata in iper ventilazione.
<<Ma ora sei mia e ti bacerò ogni volta che voglio e ti abbraccerò ogni volta che voglio,
altrimenti potrei impazzire.
Non immagini cosa susciti in me. >>
Le dico ad un centimetro dalle sue labbra.
Ad un tratto, annulla quella brevissima distanza sorprendendomi, inizia a baciarmi con una passione tale da accendere dentro di me, un fuoco che già divampava.
Le sue braccia intorno al mio collo, le mie mani sulla sua schiena così da tenerla stretta a me, il suo seno contro il mio petto e Dio sa quanto mi stia trattenendo.
Ad occhi chiusi mi perdo in quelle sensazioni che mi regala mentre la sua lingua gioca con la mia.
Inizio a camminare all'indietro uscendo dalla cucina pronto a dirigermi verso camera sua, il bacio si intensifica, non ho piu ossigeno ma non riesco a fare a meno del suo sapore neanche per riprendere fiato, non voglio spezzare la magia del momento.
Arriviamo alla porta della sua stanza, guardandola negli occhi entro richiudendola alle nostre spalle, la adagio piano sul letto continuando a mantenere il contatto visivo.
Occhi dentro occhi.
Mi sdraio sopra di lei mantenendo il peso del mio corpo sulle braccia ed inizio a baciarle il collo.
Apprezza, perché le sfugge un piccolo gemito, non posso non sorridere.
Le sue mani si intrufolano sotto la mia maglietta, accarezza con una la schiena e con l'altra gli addominali e questo mi crea diversi brividi.
<<Hai la pelle d'oca. >>
Mi dice in un flebite sussurro al mio orecchio.
Mugugno non riuscendo a formulare una frase di senso compiuto al momento.
I nostri corpi troppo vicini, è impossibile non sentire la mia erezione premere vicino la sua intimità.
Sto letteralmente impazzendo, le mie mani accarezzano la sua pelle e mi ubriaco del suo odore.
Amo alla follia la vaniglia grazie a questa ragazza.
Fosse per me la spoglierei in 0,03 secondi e la farei mia, ma sto cercando in tutti i modi di trattenermi facendo il bravo fin troppo.
Poso la mia mano sul suo lato B, lei bacia sensualmente il mio collo arrivando al lobo dell'orecchio che inizia a mordicchiare.
Ho di nuovo la pelle d'oca.
Dio come la voglio.
Continuiamo a baciarci e stuzzicarti e divorarci non so per quanto tempo, fino a quando non sentiamo il campanello di casa suonare, una, due volte.
<<Emily, il campanello. >>
Le dico distrattamente continuando ad accarezzare il suo bel sedere attraverso la stoffa del suo pantalone .
La rossa non mi risponde, impegnata a leccare le mie labbra.
Sto perdendo il controllo.
Ancora il campanello.
<<Alex, devo andare ad aprire. >>
Mi dice distrattamente.
Mugugno continuando a lasciare una scia di baci umidi sul suo collo.
Ancora il campanello per la quarta volta, mi stacco in malo modo da lei infastidito, sfido chiunque a non esserlo in questo momento.
Mi lascia e va ad aprire, mentre io sono ancora sul letto frustrato e con un'erezione che fa male.
Non pretendevo di certo di fare sesso, ma ci stavamo godendo il momento.
Respiro a fondo per cercare di calmare sia i bollenti spiriti e sia i nervi.
Non vedendola tornare, vado io di là e la trovo intenta a mettere dei tulipani in un vaso.
Il suo sguardo è imbarazzato e forse anche un po' preoccupato, non c'è bisogno di chiedere chi li manda.
<<Devo fare quattro chiacchiere con Paolo. >>
Dico nervosamente perché mi ha rotto i coglioni.
Lei si avvicina dolcemente a me, mi prende le mani e cerca di calmarmi.
<<È giusto che ci parli io, gli dirò che stiamo insieme e che non deve più mandarmi fiori. >>
<<Perché li hai messi in un vaso? >>
Dico infastidito, ormai sono di cattivo umore.
<<Mi dispiace, avrei dovuto mandarli indietro, non me lo aspettavo e d'istinto li ho presi e basta. >>
Cerca di giustificarsi.
<<Alex mi dispiace, ma è peccato buttarli, sii ragionevole. >>
<<Ragionevole? Quello stronzo del tuo ex ti manda fiori, vuole riconquistarti nonostante sappia che stiamo insieme e io dovrei essere ragionevole? >>
Le dico in tono duro.
Inspiro ed espiro rumorosamente, sono troppo nervoso.
<<Chiamalo e digli che deve lasciarti stare, oppure lo faccio io. >>
Le dico frustrato.
<<Lo chiamo e gli dico che dobbiamo parlare per mettere un punto. Ci ho già provato, stavolta sarò più diretta e se servirà, sarò dura. >>
<<Dovrebbe starmi bene che ti vedi con lui? >>
Mi sta facendo incazzare.
<<No, non deve starti bene, a parti inverse non mi starebbe bene, però devi rispettare la mia decisione perché mi sto comportando da adulta e in modo corretto. >>
<<Emily io e te stiamo insieme, è un impegno, non stiamo solo uscendo. >>
Voglio precisarlo.
<<A questo punto dovrei dirti che sei stato tu pochi giorni fa a dire che non serve etichettare cosa siamo.
Ma sei nervoso e quindi non lo farò. >>
Mi prende in giro.
La guardo male.
<<Lo hai appena fatto. >>
<<Dettagli. >>
Dice sventolando la mano come a dar poca importanza alla mia accusa.
Poi mi accarezza il viso.
<<Anche per me stiamo insieme. >>
Devo andarmene oppure potrei dire qualcosa di sbagliato.
<<Ok, allora risolvi questa storia, ora vado. >>
Le do un semplice bacio sulla guancia e vado via, devo calmarmi.
Una volta rientrato in casa fumo una sigaretta per smorzare l'ansia, dopo pochi minuti ritorna Claudio e trovandomi a fumare capisce che qualcosa non va, è un vizio che ho solo quando sono davvero molto nervoso.
<<Che succede? >>
Mi chiede sospettoso.
<< Io ed Emily stiamo insieme. >>
Rispondo atono.
Gli si apre un sorriso grande quanto una casa e mi viene a dare una pacca sulle spalle.
<<Sono contento fratello, hai fatto la scelta giusta. Però... >>
Lascia la frase in sospeso.
E ora che c'è? Non era contento? Ci ha ripensato?
Gli faccio un cenno per fargli capire che resto in attesa che finiscano la frase.
<<Non dovresti esserne felice? >>
Mi guarda con aria confusa.
<<Sei felice proprio come quando io devo andare a fare le analisi, e sai che odio gli aghi. >>
Mentre pronuncia la parola "aghi" chiude gli occhi, io accenno invece un sorriso, ricordo che da bambini ero sempre in prima fila accanto a lui quando doveva fare le analisi, non per dargli sostegno, ma per prenderlo per il culo visto che se la faceva sotto.
<<Credimi, sono felice come non lo ero da tempo, ma deve sempre rovinare tutto Paolo. Quel coglione poco fa le ha mandato un mazzo di fiori. >>
Sputo acido continuando a tirare fumo dalla mia sigaretta.
Suonano alla porta, è lei.
Mi sono comportato in malo modo prima lasciandola lì così, ma ero nervoso.
Non ho modo di dirle nulla perché mio fratello mi anticipa.
<<Ciao cognatina. >>
Urla praticamente dietro il mio orecchio, stavo per diventare sordo, per non parlare del fatto che mi sia arrivato alle spalle facendomi prendere un colpo.
Claudio mi sposta letteralmente e va ad abbracciare Emily, facendola ridere di gusto.
Alzo gli occhi al cielo.
Perché deve sempre fare il deficiente?
Ci lascia soli e va via capendo di essere di troppo, la faccio accomodare, forse dovrei dire qualcosa, spezzare questo silenzio imbarazzante.
<<Mi dispiace per come me ne sono andato prima, però era infastidito dalla storia dei fiori. >>
È giusto che mi scusi.
<<Tranquillo, lo capisco, avrebbe dato fastidio anche a me.
Stasera ci vediamo per un aperitivo e gli dirò che deve smetterla, è finita e deve accettarlo una volta per tutte.>>
Posa la sua mano sulla mia guancia e guardandomi dritto negli occhi dice qualcosa che fa vibrare il cuore.
<<Ho scelto te. >>
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