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Capitolo 28 - Alex

Alex

Tre lunghi giorni, sono parecchio nervoso e questa situazione è estenuante, non la vedo da tre giorni e sapere che lì fuori c'è un pazzo, non aiuta.
Mi rincuora poco la presenza di quel colosso, e sinceramente, mi infastidisce anche un po'.

Forse tanto.

Ha reso il suo profilo instagram pubblico e carica foto con quella massa di muscoli tutto sorridente da ben tre giorni.
Al bar a fare colazione, a fare un aperitivo, una passeggiata al Pantheon.

Avrei spaccato il telefono nel vederlo con la mia rossa.
Cazzo che nervoso.

Sbuffo rumorosamente all'ennesima foto, lui ha il braccio sulle sue spalle, gliela staccherei a morsi quella mano.
Butto il telefono sul tavolo e il tonfo che fa per un attimo mi allarma, è l'unico modo per restare in contatto con lei quindi spero non si sia rotto.
Purtroppo le videochiamate non mi bastano, ho bisogno di toccarla, di sentire il suo profumo, vedere i suoi occhi.
Al momento quel Francesco mi ha suggerito di restare in disparte, saranno giorni delicati, quel pazzo probabilmente starà per cedere viste le minacce frequenti e la rabbia che si perpecisce dietro le sue parole.

Tutto questo però mi allarma il triplo.

Se ne sentono tante ogni giorno, uomini che professano dietro atti indicibili un amore talmente malato da uccidere.
La parola amore non dovrebbero neanche pronunciarla, nascondono dietro questo termine la loro mente perversa e malvagia, non so con quale coraggio.
Io farei di tutto per Emily, la vorrei proteggere da ogni male, solo vederla sorridere mi riscalda l'anima, non la toccherei neanche con un dito.
L'amore è assoluto, può distruggerti, certo, ma devi essere davvero malato nel profondo per credere che un atto atroce come l'assassinio della donna che ami sia giustificato.
Non posso credere che stia succedendo tutto questo, mi chiedo come possa essere a piede libero una persona così instabile che si è fissato con lei per alcuni sorrisi e quattro chiacchiere.

Sono stato il primo a ricredermi  sull'esistenza del colpo di fulmine, incontrare una donna e dal primo istante sentire il cuore saltare un battito, forse anche due, per pura magia, perché di certo non è razionalmente spiegabile.
Mesi fa, avrei detto fossero tutte cretinate che ti rifilano nei romanzi rosa o  in commedie d'amore al cinema, esiste solo l'attrazione fisica che scatta.
Invece...
Quegli occhioni mi tormentano da quel pomeriggio, senza tregua, un pensiero fisso che si infilava ovunque.
Quindi posso davvero capire che un tizio si possa invaghire di lei, ma qui è tutto un altro discorso, nella sua testa ha creato una storia fra loro da quel che ho capito.
Non ho mai approfondito il discorso nei dettagli, ogni volta che le ho fatto qualche domanda, oppure che lei cercava di affrontare il discorso, leggevo dolore nei suoi occhi sbarrati, nella sua voce tremante, nei brividi sulla sua pelle, quindi chiudevo tutto all'istante.
Vederla indifesa era ogni volta una tortura, proprio lei che in realtà è combattiva, anche ora dimostra una grande forza nell'affrontare nuovamente tutto questo.

"Vuoi calmarti?"
Ci si mette anche mio fratello ora.
Lo guardo male senza aggiungere altro.

Il mio telefono squilla e mi catapulto, lo recupero e vedo sullo schermo che lampeggia la scritta "Mamma", sbuffo per l'ennesima volta aprendo la chiamata.

"Ciao mamma, come va?"
Dico atono scocciato, non sono dell'umore giusto.
"Alex, devo parlarti."
Il mio sguardo si fa serio e subito cerco gli occhi di mio fratello, che raddrizza la schiena, metto il vivavoce posando il telefono sul tavolo.
"Che succede? State bene?"
Forse mi allarmo troppo facilmente, ma dati gli ultimi eventi sono giorni che sono teso.

"Tua cugina mi ha mostrato le foto di Emily con un ragazzone, per non parlare del fatto che quella pettegola di Maria qui in paese dice che sei tornato con Chiara, mentre tuo fratello fa il filo alla sorella.
Lo sa che si sta per sposare? Che sta succedendo?"
Il tono preoccupato di mia madre e le sue parole, spezzano anche quel briciolo di autocontrollo che avevo.
Chiudo gli occhi e stringo forte le mani intorno allo schienale della sedia davanti a me, inspiro ed espiro.

Ecco perché odio i piccoli paesini dove tutti si fanno gli affari degli altri, spesso inventando anche maldicenze solo per il gusto di mettere in difficoltà e sparlare.
Gente che vive di questo ne è pieno il mondo ovviamente, ma devo dire che nei comuni con poche anime, sembrano esserci proprio delle associazioni, me le immagino il giovedì sera riunite a scambiarsi i pettegolezzi in stile Club del libro.
E poi vorrei capire come cavolo fa mia madre a sapere, a distanza da qui ben due ore di auto, di me e Chiara, che tra l'altro non c'è nulla da sapere, di Claudio e Rebecca.
Qui qualcosa in effetti c'è.

"Devi dire a tua nipote di farsi gli affari suoi..."
Mio fratello mi interrompe, si alza di scatto dal divano intromettendosi nella discussione per calmare gli animi.
"Ciao Mamma, quel ragazzo è solo il cugino di Emily, Alex non è tornato con Chiara e non dare ascolto alle voci che mette in giro quella pettegola."
Fisso quel bugiardo capellone che mi sembra molto a suo agio, la ramanzina che sento partire dalla voce metallica mi ricorda che ho un discorsetto in sospeso con lui.

"Figlio degenerato, cosa stai combinando con Rebecca?
Sta per sposarsi e tu le corri dietro?"
Claudio si aggiusta i capelli dietro le orecchie, lo fa sempre quando è in difficoltà.
Poggia le mani sul tavolo per sostenere il suo peso chino sul telefono davanti a lui.
"Non è vero nulla. Ma lei come si è inventata questa storia?"
Cerca di indagare.

"La figlia vi ha visti in giro insieme, non siete gli unici ad abitare a Roma. "
Spiega mia madre.

"Ma certo, infondo hanno lo stesso sangue quelle due."
Borbotta Romeo e inizia a trafficare con il telefono, io taglio corto alla chiamata e  mi concentro sulla vita sentimentale di Claudio.

"Questo episodio dovrebbe farti capire che potrebbe scoprirvi anche il futuro maritino cornuto. Poi sarà un disastro."
Il suo sguardo è fisso nel vuoto, perso nei suoi pensieri e so che è preoccupato.
Vado in cucina e prendo dal frigo due birre, torno in salotto e lo trovo nella stessa identica posizione.
"Fratellino, che ne dici di una chiacchierata a cuore aperto?"
Propongo passandogli una delle due bottiglie stappate.
Sospira stropicciandosi la faccia, si abbandona sul divano e manda giù un generoso sorso del liquido ambrato.

"Alex cosa vuoi che ti dica? È tutto un gran casino!"
La sua gamba inizia nervosamente a muoversi su e giù.

Resto poggiato al tavolo, in piedi di fronte a lui.
"Non l'avrei mai detto di Rebecca, non ci siamo frequentati molto quando stavo con Chiara, ma non credevo fosse così."
Penso ad alta voce.

"Cosi come?"
Aggrotta la fronte, brutto segno.

"Anche peggio della sorella, visto che sta per sposarsi e non si fa problemi a intrattenere una relazione con un altro.
Chissà con quanti altri, non credo tu sia l'unico."

"Non ti permetto di parlare di lei così, non sai per niente chi sia se la giudichi cosi facilmente."
Mi fissa con occhi assottigliati dalla rabbia e il suo tono è duro.

"Perché ti incazzi, è quello che vedo, sta per sposarsi e scopa da tempo con te, non è lo sbaglio di una notte.
Come dovrei giudicarla?"
Cerco di fargli capire che sto solo esponendo i fatti, non sono io prevenuto.

"Siamo coscenti che non sia corretto, verso noi stessi, verso..."
Lascia la frase in sospeso, la termino io.
"Suo marito?"

"Non ancora."
Mi corregge acido, davvero un brutto segno.

Per alcuni minuti regna il silenzio, cerco di capire come affrontare il discorso nel migliore dei modi dato il suo comportamento ad ogni mia frase.

"Non riusciamo a stare lontani."
Spezza il quiete.

"Cazzo Clà, conosco la sensazione di non poter stare senza di lei nonostante ti imponi di farlo, sei proprio fottuto."
Esprimo istintivamente.

"Non andiamo a letto insieme."
Rivela senza guardarmi.
"É successo un paio di volte, di certo non posso negarlo, ma sappiamo che non è corretto.
Anche se è difficile resistere perché per me lei è una tentazione, lo ammetto."
Fissa la bottiglia che stringe fra le mani perdendosi nei suoi ricordi, lo capisco perché si forma sul viso un piccolo sorriso, solo un accenno.

"Non credo giochiate a monopoli."

Ride finalmente, ho spezzato un po' la tensione.
"Chiacchieriamo, come fanno due amici, lei ha dei problemi e la ascolto, le do consigli, si sfoga.
Vive una situazione complicata e non me la sento di lasciarla sola."
Mi dà qualche informazione in più.

"In che situazione ti sei andato a cacciare?"
Chiedo sarcasticamente.
"Lo sai che ti farai del male, vero?"
Non risponde, beve un altro generoso sorso finendo la sua birra, sono preoccupato per il suo cuoricino troppo buono.

Visto? L'amore ti fotte!

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