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ustionante segreto

꧁ ho scritto sulle note
di "the nigh we met"
per chiunque amasse
leggere accompagnato
dalla musica. ꧂

When the night was
full of terrors
And your eyes were
filled with tears
When you had
not touched me yet
Oh, take me back
to the night we met

~•~

Fissò quello strano oggetto che teneva stretto tra l'indice e il medio e con cui ormai aveva assunto una certa familiarità. L'involucro esterno era fatto di carta e dentro individuò quelli che gli sembrano pezzetti seccati una strana pianta marrone. La prima volta che aveva fumato una sigaretta non aveva individuato quale pianta fosse, non era mai stato realmente interessato né all'erbologia, né alla babbanologia. Dopo aver svolto qualche breve ricerca, aveva scoperto trattarsi di tabacco.

Accanto a lui era sdraiata una bottiglia di Wisky incendiario, piena per metà. L'aveva sorseggiata mentre guardava la luna, per un tempo che gli era sembrato infinito, stordito da tale magnificenza. Era sempre stato attratto dalla sua luce chiara, stregato dalla sua bellezza e dalle forme diverse che assumeva ad ogni ciclo lunare. 

Avvolto in un maglioncino grigio, giaceva disteso sulla coperta pesante, che aveva steso vicino alle sponde del Lago Nero. Il suo diario era chiuso e poggiato fedelmente al suo fianco. Il braccio sinistro era piegato e sorreggeva la testa vorticante, mentre il braccio destro era sollevato in alto sopra essa mentre la sua mano teneva il piccolo oggetto, scrutato dai suoi occhi non con diffidenza, ma con pungente curiosità.

Una ventata d'aria fredda colpì la pelle pallida del volto spigoloso, l'unica parte del suo corpo lasciata scoperta, insieme alle mani e le caviglie. Sentì dei brividi percuoterlo da capo a piedi, ma non si azzardò a lanciare nessun misero incantesimo riscaldante. Voleva sentire il vento trapassargli la pelle, insediarsi nelle sue ossa, percorrergli la sinapsi e congelargli il cervello. Voleva fermare ogni collegamento logico, freddargli ogni minimo stralcio di pensiero. O forse era meglio sperare nel congelamento del suo cuore, un traditore palpitante.

Draco emise un lungo sospiro pensieroso mentre con la la sua bacchetta produceva una piccola fiammella, la quale accese il cilindro allungato di carta dal limite bianco. Avvicinò alle labbra la parte opposta, quella di colore arancione. Facile come respirare. Pensò tra sé e sé.

Fece un lungo tiro tenendo gli occhi socchiusi. Sentì il fumo che si infiltrava nei suoi polmoni, un bruciore ormai piacevole. Aprì gli occhi, osservando le stelle, il cielo era particolarmente pulito quella sera, privo di ogni nuvola. Draco ne fu entusiasta, di nuvole ne aveva già troppe di suo.

Sbuffò il fumo fuori, lentamente, una tortura dilaniante.

«Draco.»

Una voce gli fece voltare la testa in uno scatto.

La Granger era proprio davanti ai suoi occhi e lui rimase come imbambolato a guardarla. Draco dette la colpa all'alcol per quella sottospecie di ammissione, che in quel momento gli aveva liberato il petto da un macigno.

La osservò. Portava un paio di jeans che le fasciavano le gambe snelle, Draco si rese conto che era dimagrita durate la guerra. Un maglioncino rosso le calava sul busto, il suo petto era dipinto dal bianco della lettera H, che vi era stata ricamata sopra. L'espressione stranamente calma e un guizzo quasi... a Draco parve che lei si sentisse quasi in colpa.

«Hermione.» Sospirò. Nessuno dei due si scompose per quella strana scelta dell'appellativo. «Come mai sei qui?» Domandò con tono neutro. Poi parve pensarci su, rispondendosi da solo prima che lei potesse aprire bocca. «Oh giusto, è il tuo posto.»

Lei rimase immobile, la bocca semi-aperta e gli occhi puntati sulla sigaretta che teneva tra le dita lui. Draco fece un altro tiro appena se ne accorse, quasi per farle un dispetto.

«Sei venuta per cacciarmi?» Disse lui sfoderando un tono ironico, soffiando poi fuori il fumo.

«Smettila.» Lo implorò quasi. «Sono venuta perché devo parlarti.» 

«Un'altra sfuriata?» Le domandò, le sopracciglia alte sulla sua fronte, mentre alludeva all'episodio dell'altro giorno.

«No, stai un attimo zitto.» 

Draco si ammutolì, una tranquillità esterna per celare il disordine che lo stava divorando dell'interno.

«Io-» Si interruppe subito, domandandosi quali fossero le parole giuste da utilizzare. «Io sono venuta per scusarmi.» Disse tutto d'un fiato.

«Per... scusarti?» Gli fece eco la voce incredula di lui. «Tu sei venuta a scusarti... con me?» Strascicò fuori quelle parole con lentezza. Le fece strusciare graffianti sulla lingua, la sua voce era roca.

«Sì, io-» un sospiro frustrato. «Mi dispiace. Io ho esagerato ieri, me ne rendo conto. Tu mi hai aiutato senza che nessuno te lo chiedesse, senza che io te lo chiedessi, ed io ti ho accusato per-» accidenti al suo cuore di Grifondoro. «Non so nemmeno io per che cosa, so solo che mi dispiace.»

«Ti dispiace... » Ripeté Draco, il tono amaro, doloroso. 

Spense la sigaretta sul terreno, la trasfigurò in un sassolino e lo lanciò nel lago con uno scatto del polso. Osservò i cerchi concentrici creati nell'acqua dalla pietra, con gli occhi che bruciavano. Poi si alzò in piedi, puntando di nuovo i suoi occhi freddi nella sua direzione. Nessuna patina a coprirli, un mare in tempesta, nel suo riflesso solo tanto, un immenso dolore.

«Si io-»

«È normale che tu mi voglia scansare, il tuo odio nei miei confronti. È normale che tu speri che io scompaia, che speri che le tue parole mi feriscano. È normale che tu pensi io sia un rifiuto.» Mosse un passo nella sua direzione, l'espressione granitica. «E lo sai perché è normale? Perché io me lo merito.» Il braccio del marchio si irrigidì. «Io me lo merito cazzo.»

«Non ti odio.» Ammise Hermione, facendo a sua volta un passo titubante per avvicinarssi. «Almeno... non più.»

Draco strinse i pugni. «Dovresti farlo, dovresti odiarmi.»

«Perché ti comporti così?» Quasi gli gridò contro, in un impeto coraggioso. Quella era la resa dei conti, lo sapevano entrambi.

Si fissavano con quegli occhi diffidenti, gli occhi con cui si erano sempre guardati, gli occhi che erano sempre stati colmi del disprezzo che avevano covato l'uno verso l'altro. Ma adesso, quegli occhi, erano cambiati. Vuoti di disprezzo e pieni di qualcos'altro.

«Così come?»

«Ti colpevolizzi, bevi fino ad ubriacarti, cerchi di tenere gli altri lontani con quel tuo tono sprezzante-»

«Che ne sai?» La interruppe, tagliente come una lama.

«Se ti riferisci al fatto dell'alcol non ci vuole di certo un genio, l'odore della pozione di sobrietà è particolare, si distingue bene.» Spiegò seria, un altro passo verso di lui. Erano separati da un metro e mezzo di erba bagnata. «Ma non è questo il punto.»

«E quale sarebbe?»

«Io non riesco a capirti, davvero.» Respirò cercando di mantenere la calma. «Ma sono abbastanza sicura che tutto questo-» lo indicò. «Sia una maschera che ti ostini a indossare.»

«Non lo è.» Ribatté Draco, tirando su la bottiglia per prendere un generoso sorso.

Hermione gliela strappò dalle labbra con un incantesimo veloce e rabbioso e la fece esplodere a circa sette metri di distanza da loro corpi. Una pioggia di schegge si riversò sul prato.

«Che cazzo fai?» 

«La devi smettere, hai capito?» Gridò lei.

Draco rise, sentendo il suo cuore frammentarsi.

«Non prendo ordini da te.» Strinse la mascella e fece un altro passo. Mezzo metro di erba bagnata. «E ti ho già detto che non è una recita, ti è chiaro? Non fare finta che ti interessi» La morse, velenoso come un serpente, desideroso di vederla correre lontano da lui.

«A me interessa!» Gli gridò contro, sulle labbra un sapore di consapevolezza.

Draco le scoccò uno sguardo come un colpo di frusta e si arrotolò, in un gesto che mancava di eleganza, la camicia bianca fino al gomito. Gli diede uno strattone rabbioso e un lembo si strappò leggermente, ma sembrò non importargli, quasi non se ne fosse accorto. Si mosse verso di lei azzerando del tutto la distanza che li separava. Il suo respiro era del tutto irregolare, come se gli mancasse l'aria.

Allungò il suo braccio proprio davanti al volto di Hermione, la quale, ad una tale vista, rimase pietrificata. Sull'avambraccio del giovane mago il marchio nero squarciava la pelle diafana, in un gioco di inchiostro agghiacciante. La sua pelle candida, bianca come una distesa di neve era intossicata da quel pozzo di oscura crudeltà. 

Intorno allo strano disegno si trovava un rossore innaturale, come se la pelle stessa si rifiutasse di accettare un simile atrocità. Il corpo di Draco si rifiutava di riconoscerlo come parte di sé. Come se lui non lo avesse mai realmente voluto.

E Draco avrebbe voluto cancellarlo. Se avesse avuto il coraggio, se lo sarebbe strappato di dosso. Lo avrebbe graffiato via con le unghie e con i denti, ma sapeva che sarebbe stato del tutto inutile. 

Gli occhi di Hermione erano immobili su quell'immagine. Era sconvolta. 

Lui glielo aveva mostrato. 

Lui si era mostrato a lei.

«Io sono questo.» Le disse, gli occhi vitrei.

Ed Hermione capì solo allora di aver sbagliato tutto. Lui si sentiva in colpa.

«Io sono il Mangiamorte.» Graffiò l'aria con quella frase. «Io sono il cattivo, prima lo accetterai e meglio sarà.»

«Draco io-»

«Vattene, subito.» Sibilò, ad una manciata di centimetri dalla sua faccia. 

«No.» 

«Ho detto vattene!» Le gridò contro, sperando di vederla andare via. Lo sperava davvero, con grande intensità. La sua sola vista gli faceva male, come un veleno che gli inondava la testa e non lo faceva pensare. Davanti ai suoi occhi si dipingeva l'immagine della pelle lattea di lei marchiata a sangue dalla parola con cui lui l'aveva colpita più spesso: Sanguemarcio.

«Smettila.»

«Pensi che io ti voglia qui?» 

Hermione sentì gli occhi pizzicare, questo era troppo, in quei giorni aveva sopportato troppo, ma rimase lì a fissarlo, senza muovere un passo. Lei rimaneva lì, davanti a lui, senza scomporsi. Lo guardava con occhi diversi dal solito, anzi no, lei non lo guardava... lei lo vedeva. Lei lo vedeva per la prima volta senza artifici, senza finzioni, solo dolore, proprio come era lei.

«Pensi che avessi voluto che tu lo vedessi?»

«Tu ti senti in colpa.» Asserì Hermione, un impeto impulsivo a scuoterla. 

«Cosa-» Ma le parole gli morirono in bocca.

Hermione strinse le labbra e scosse la testa debolmente, come a voler scacciare i pensieri inibitori. Si arrotolò la manica del maglione fino al gomito, lasciando che le sue lentiggini venissero investite dall'aria fredda di Novembre. Brividi scossero il suo corpo quando passò le dita tremanti sulla cicatrice. Si espose, proprio come aveva fatto lui. Si espose con quel coraggio puro che l'aveva sempre contraddistinta. Un coraggio ardente, nato dalla brace del suo cuore libero. Un cuore ferito ormai tante, troppe volte, ma senza la paura di continuare a provarci.

In piedi, composta nella sua fierezza, con le sue debolezze esposte in vetrina, lei lo fissava con le iridi scintillanti, senza nessun timore.

«Ti senti in colpa per quello che mi ha fatto lei.» E, quella, non era affatto una domanda.

Lo sguardo di Draco saettò sulle lettere che marchiavano il suo avambraccio: Sanguemarcio. La parola attecchì nella sua testa, come la neve al suolo, incastrandosi dentro di lui, in una distesa bianca che lo congelò sul posto. 

Il senso di colpa lo invase da capo a piedi. Sentì il suo petto iniziare a tremare, frammenti del suo cuore sgretolato che cadevano a pezzi, graffiandolo ovunque di quei sentimenti deleteri. Briciole di ricordi dimenticati lo riscuotevano, prosciugando i suoi occhi dell'unico granello di vitalità che gli era rimasta. 

Io ero lì, e non ho fatto niente per impedirlo. Quella era la frase che riecheggiava nella sua testa fino a perdere di significato. Quella era la verità.

Rimasero immobili per minuti interminabili, gli occhi di uno puntati sulla pelle marchiata dell'altro. Il rumore sordo del vento li cullava, mescolando i loro dolori squarciati che erano stati muti e nascosti per decisamente troppo tempo. Quei dolori oscuri che si portavano dentro e che li avevano segnati per l'eternità. Quella ferita profonda che, anche se guarita, prudeva al cambio delle stagioni, strappando via i punti cicatrizzati, riprendendo a sanguinare di un dolore violento, vivido, che li portava a desiderare di strapparsi il cuore dal petto.

«Sì.» Fu la sua sola risposta, masticata tra i denti con fatica.

Due giovani erano in piedi, vicini, di fianco al Lago Nero. L'effluvio proveniente dall'acqua li avvolgeva, i rumori della notte sembravano creare attorno a loro una bolla, come a volerli proteggere. Due giovani che erano stati costretti a crescere troppo in fretta. Due giovani che si erano odiati per tanti anni ma i cui cuori, adesso, sembravano essersi sincronizzanti. 

I loro occhi si incontrarono. Fuoco e ghiaccio. Tenebre e luce. La resa dei conti.

«Mi dispiace.» Disse solamente Draco, la sincerità schiacciante, cruda, quella che lui aveva sempre avuto.

E non ci fu alcun bisogno di specificare di che cosa stesse parlando. Perché per certe cose non c'è il bisogno di spiegarle a parole, il silenzio è più esplicativo di qualsiasi altro suono.

Hermione lo fissò con occhi luccicanti. «Lo so.» Rispose lentamente. E lei lo sapeva davvero. 

Lui si era mostrato davanti a lei esattamente per come era: spezzato. Un'anima squarciata dagli errori e dal dolore dilaniante che la guerra gli aveva lasciato. Trasformandolo in un'ombra del vecchio sé stesso, senza pilastri su cui appoggiarsi. Lei, come lui, aveva scoperto la sua cicatrice in silenzio, profanando il suo posto sicuro per mostrarsi spoglia davanti al suo nemico.

Draco afferrò il polso di Hermione con una delicatezza che mai gli era appartenuta, prima che lei potesse ritrarre il braccio e sottrarlo dalla sua visuale. La tirò verso di se, facendola sbattere contro il suo petto, mantenendo la presa sul suo braccio. I suoi riccioli lo ricoprirono, macchiandolo ovunque: il suo maglione, il pomo d'Adamo sporgente e affilato, una ciocca gli solleticò addirittura le labbra. Le sue narici si riempirono del suo profumo invadente, quel profumo che sognava spesso di notte, che incendiava i rami dei suoi polmoni, che dal loro canto lo bramavano sempre di più, come se fosse una sorta di droga.

I respiri si fusero nella loro vicinanza, i battiti si sovrapposero, come se i loro cuori fossero connessi, gli occhi incatenati.

Draco catturò guancia di Hermione con una mano, un tocco incendiario, osservando le lentiggini che le dipingevano la pelle rischiarata dal pallore lunare. Con il pollice le carezzò la guancia, dove era arrivata un'unica lacrima solitaria, sfuggita dalle barriere. Poi fece scorrere la mano fino a dietro il suo orecchio, sfiorandole il collo di proposito. Draco artigliò una ciocca tra le dita e la strinse, imprigionandola vicino al suo volto affilato. Pensò che aveva sempre desiderato farlo.

Hermione, dal canto suo, lo fissava con le labbra dischiuse, incapace di muoversi di un misero millimetro. Il suo cuore scalpitava contro la gabbia toracica così forte da farle quasi male. Le gambe in tensione senza neanche sapere perché e la guancia bollente per il contatto inaspettato.

Il biondo tirò leggermente la sua testa verso di sé e si chinò su di lei per accorciare maggiormente la distanza di sicurezza che li separava.

Hermione socchiuse gli occhi per un attimo, come a volersi nascondere dal suo viso così pericolosamente vicino al suo.

Un battito di secondi dopo le labbra fredde di Draco erano premute sulle sue. E, in quell'istante, per i due si congelò il tempo. 

Labbra contro labbra a sancire uno scoppio nel petto di entrambi, carne contro carne, in incastro ustionante. Petali di ghiaccio e fiamme di fuoco ardenti si avvicinarono con violenza fino a toccarsi, creando un qualcosa che andava oltre i principi fisici, oltre la magia, oltre le loro identità. 

Non erano più Draco Malfoy ed Hermione Granger, non contavano più né Mangiamorte né Sanguermacio, erano due cuori palpitanti connessi tra loro, due creste d'onda che vibravano in concordanza di fasi. Erano due anime disperate alla ricerca della pace e sembravano cercarla proprio in quel contatto inaspettato, fatto di labbra che si cercavano, dita incastrate nei capelli e lacrime dense di rovina che rimanevano incastrate nelle retine.

Draco strinse i riccioli morbidi di Hermione che erano rimasti impigliati tra le sue dita affusolate. La tirò maggiormente verso di sé, cingendole la vita con la mano, come se il solo contatto non gli bastasse, come se bramasse sempre di più. 

Hermione, dal canto suo, si sentiva in balia del mare in tempesta che Draco aveva riversato dentro di lei e che, con la sua furia, aveva sradicato ogni suo punto fermo, distrutto ogni sua logica. Non poteva far altro se non modellarsi perfettamente sulla sua bocca, incapace di pensare ad una qualsiasi cosa. Gli rimase impigliata addosso, con lo stomaco in subbuglio, i pensieri sconnessi e una sensazione di leggerezza all'altezza del petto.

Non aveva niente a che vedere con il bacio che si era scambiata con Ron l'anno precedente. No, questo era urgente, bisognoso, pieno di rabbia e di dolore. 

Hermione tenne gli occhi chiusi, rifugiandosi dallo sguardo perforante di Draco. Quando lo guardava era come se venisse spogliata di tutte le sue barriere protettive, perché Draco riusciva ad abbassarle con la stessa facilità con la quale si rubano le caramelle ad un bambino. 

Mai niente era stato più errato di quel contatto ma, al contempo, mai niente era stato più giusto di esso. Come se tutte le domande fossero state messe improvvisamente a tacere dall'incontro delle loro labbra. Come se tutto il rancore, l'odio che avevano covato per anni, fosse stato spazzato via da qualcosa di più grande. Il ghiaccio si era sciolto e il fuoco si era spento nella bolla di quel momento.

Hermione si staccò per un attimo, respirando sulle labbra di Draco, ormai non più fredde. Lui la scrutò da dietro quei suoi occhi misteriosi in fondo ai quali c'era nascosto un mondo. Passo la lingua sul suo labbro inferiore, proprio dove si era depositato il respiro esalato da lei. Sentì il suo sapore impresso sulla sua pelle, un'impronta indelebile, una bruciatura di braci ardenti. 

Entrambe le mani di lui adesso erano artigliate sulle sue guance, le dita a sfiorare i riccioli, mentre Hermione aveva poggiato entrambe le mani sul suo petto, come se volesse cercare un sostegno per le gambe cedevoli.

Dopo un frammento di secondo le loro labbra si erano unite di nuovo in uno schiocco bisognoso. Draco schiuse le labbra di Hermione la delicatezza scontrosa che l'aveva sempre contraddistinto. 

Lei glielo lasciò fare, sentendo le sue labbra traditrici che si aprirono arrendevoli a lui, permettendogli di assaporare ogni suo respiro, ogni suo battito. E ormai non aveva neanche importanza se continuasse a tenere gli occhi serrati, poteva sentire il magnetismo dei suoi occhi chiari che la scioglieva da dietro le palpebre. 

E quella non era solo lo sfogare del loro dolore e della loro frustrazione, no. C'era molto di più, qualcosa di infinitamente più potente, di tremendamente più luminoso, qualcosa che entrambi non avevano mai saputo di volere e che non erano ancora pronti ad ammettere.

Sprazzi di respiri accelerati, soffiati nella bocca dell'altro, furono catturati nella notte. Una fusione di cuori, mani, labbra e capelli che rimase segretamente custodita nell'ombra del castello, sancita solo dal pallore della luna, la loro unica testimone. 

Battiti sordi che risuonavano come i rintocchi di un orologio, in quella loro corsa nel cercarsi a vicenda, come se si fossero conosciuti in quel modo da sempre. Come se, in quel momento, nel mondo ci fossero solo solo due. Come se nient'altro avesse importanza.

E tutto ciò rimase un ustionante segreto. Un segreto custodito dalla quiete del Lago Nero.

~•~
Nota autrice
Ce l'abbiamo fattaaaaaaa
Dopo 30 faticosissimi capitoli, ce l'abbiamo fatta!
Un bacio che racchiude molto di più di come viene considerato un semplice e banale bacio. Racchiude dolore, colpa, perdono e qualcos'altro... qualcosa che ancora è troppo presto per definire, troppo presto anche solo per parlarne!
Spero che vi sia piaciuto, io mi sono impegnata a scriverlo e sono davvero curiosa di sapere cosa ne pensate. Fatemelo sapere se vi va!
Con questo capitolo shock io vi saluto, se vi va metterò un box su Instagram per parlare del capitolo insieme, per domande, ecc.
prossimo appuntamento: sabato 7 ottobre!
La vostra Whitesdiary ❤️‍🩹

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