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sotto pelle

Don't you know
too much already?
I'll only hurt you
if you let me

~•~

La biblioteca era affollata quel mercoledì pomeriggio, decisamente troppo per i gusti di Hermione. Osservò i tavoli occupati da studenti di ogni età, capendo improvvisamente quella pazza e strana corsa agli studi: il giorno dopo c'era il quidditch. La prima partita dell'anno era tra sole ventiquattro ore e permetteva alla squadra dei corvi e a quella delle serpi di aprire la stagione. Tutti erano in fermento, comprese le squadre che l'indomani non avrebbero giocato.

«Non ce la posso fare». La cantilena di Ginny risvegliò Hermione dai suoi pensieri. Si voltò con delicatezza verso di lei e non poté trattenere un risolino divertito.

La sua amica aveva gettato la pergamena mezza vuota dall'altra parte del tavolo ed era sprofondata dalle sue braccia. Il manto di capelli rosso fuoco era sparpagliato sul tavolo, ma lei sembrava non curarsene.

«Non ridere Herm, non sto scherzando! Questa è una tortura!» Borbottò appena vide le labbra piegate all'insù della riccia.

«Ginny sei piegata su quella pergamena da due ore e mezza...»

«Lo so, lo so! Devo concentrarmi di più». La interruppe subito, ricominciando a borbottare con voce quasi impastata, mentre si massaggiava meticolosamente le tempie. «Con il corpo sono qui, ma la mia testa è piantata sul campo di Quidditch.»

«Ginny ma domani non giocate neanche...»

«So anche questo, ma domani scopriremo le nuove tattiche di gioco delle altre squadre!»

«Va bene, ma quella pergamena devi consegnarla per domani.» le ricordò Hermione, «fammi vedere cos'hai scritto fino ad adesso.»

Ginny sospirò, facendo strisciare con vergogna la pergamena davanti agli occhi dell'amica, la quale nemmeno si sorprese di vedere che solo un quarto del pezzo di pergamena era stato dedicato alla ricerca, mentre il resto era stato riempito con schemi di quidditch. 

«Ginny...»

«Lo so!» trillò la rossa, riprendendosi la pergamena, prima che Hermione potesse rimuovere con un incantesimo i suoi scarabocchi.

Dopo averli osservati in silenzio per un'altra manciata di minuti, li cancellò con uno sbuffo e si rimise a scarabocchiare qualche parola che sperava avesse un senso.

Hermione scosse leggermente la testa, divertita dal comportamento dell'amica. Sfiorò debolmente la copertina del libro di rune antiche. Il color rosso porpora era a contrasto con il titolo, scritto in bianco argenteo. La pelle di cui era fatta la copertina del libro era leggermente bitorzoluta e le solleticava il palmo. Era una sensazione vivace.

Prima di immergersi di nuovo nella sua lettura, fece l'errore madornale di voltarsi verso l'entrata della biblioteca. Se avesse potuto prevedere il futuro, di certo non si sarebbe voltata.

Blaise Zabini, Ophelia Spungens e Draco Malfoy avevano appena varcato la soglia dell'entrata della libreria. Avvolti in un aurea meticolosamente austera, si fecero largo tra i ragazzini del primo anno, i quali alla loro vista aprirono un varco per farli passare.

Hermione sbuffò silenziosamente, voltandosi immediatamente. Non aveva voglia di immergersi in una lotta a chi abbassa prima lo sguardo con Malfoy, le quali iridi, nel frattempo, si erano impigliate nei suoi riccioli disordinati.

Era troppo confusa per poter lasciare trapelare un qualsiasi sentimento che provasse nei suoi confronti. Il gesto che aveva compiuto durante la lezione di antiche rune... cosa avrà voluto significare? Non riusciva a spiegarselo.

«Hermione hai fatto il saggio di erbologia?». Le chiese Ronald, piantandosi davanti a lei.

«Scusa Ron, potresti ripetere?». Chiese Hermione scuotendo la testa lievemente, dispiaciuta. Puntò i suoi occhi dolci in quelli del rosso, incitandolo a continuare.

«No... emh... ti volevo chiedere se avevi fatto il saggio di erbologia». Ripeté, grattandosi la testa, visibilmente in imbarazzo.

«Sì! L'ho finito Lunedì.» Esclamò soddisfatta, chinandosi per tirare sul tavolo la sua borsa a tracolla marrone. «Se aspetti un attimo...» Borbottò poi, iniziando a frugarci dentro, alla ricerca della pergamena. 

Ron la guardò confuso, aspettandosi da lei una reazione completamente diversa, come ad esempio un'espressione contrariata o qualche frase scorbutica che solo lei poteva pronunciare. Ginny osservava la scena ancora più confusa di lui: suo fratello le aveva detto di aver messo una pietra sopra i suoi sentimenti per Hermione ormai da tempo, ma così non le sembrava affatto. Pensò che l'amica fosse almeno cieca quanto lui nel non voler capire che lui provava ancora qualcosa per lei, nonostante quello che volesse far credere. Decise che avrebbe terminato il suo tema in un altro posto sentendosi decisamente di troppo in quel momento. Veloce come se volasse sulla sua fedele scopa, raccolse le sue cose e si dileguò con una scusa banale, lasciandoli soli.

Se ad Hermione non piacque quello che fece Ginny, non lo diede di certo a vedere. Era tanto tempo che lei e Ron non passavano del tempo insieme da soli. Ogni volta che accadeva, crollavano in una bolla costituita per metà da imbarazzo e per l'altra metà dal tipo di tensione che si taglia con un coltello. Ma oggi le sembrava inspiegabilmente diverso. Forse perché aveva la testa da tutt'altra parte e non riusciva a svolgere al meglio la sua solita analisi obbiettiva delle cose.

«Eccola!». Esclamò dopo aver percepito al tatto un angolino della pergamena. Tirò fuori il pezzo di carta gialla, per sventolarla sotto gli occhi di Ron. Un attimo dopo il suo sorriso svanì e la sua espressione si accigliò, mentre un moto di curiosità si faceva strada dentro di sé.

«Ma aspetta, tu frequenti erbologia?». Chiese infatti, pizzicandosi il mento tra indice e pollice.

Ron si tirò su le maniche del maglione rosso che indossava. Esso, metteva in risalto il suo fisico robusto. Le gambe erano avvolte da un paio di jeans sdruciti, che terminavano in un paio di scarpe nere di pelle marrone. Aveva l'aria un po' trasandata, tipico di lui.

«Sì, è una novità anche per me...» Sospirò sconsolato, facendo il giro del tavolo lentamente, per prendere posto precedentemente occupato dalla sorella. «Ho scoperto che se voglio diventare un auror, devo frequentare anche qualche lezione di questa materia.»

«Non ti ho mai visto a lezione fino ad adesso.»

Lui scrollò le spalle. «Non sapevo di doverla frequentare, ma secondo Kingsley è necessario. Non sia mai che io mi trovi di nuovo intrappolato dal tranello del diavolo senza sapere come liberarmi!» Scherzò.

Hermione rise annuendo, capendo immediatamente il perché Ronald le avesse chiesto la pergamena. «Hai bisogno di una mano per la stesura del tuo saggio?» Mormorò poi guardandolo da sottecchi.

«Hai un po' di tempo libero da dedicarmi?».

Lei annuì di nuovo.

«Solo se prometti di non copiare interamente il mio saggio, come facevi ai vecchi tempi.» Ridacchiò, porgendogli la sua piccola mano da stringere.

«Solo l'introduzione?» Tentò Ronald, mettendo su un sorriso sincero.

«Eh va bene, ti scriverò l'introduzione. Ma solo quella!» Esclamò lei scoppiando a ridere, ricordando i vecchi tempi. Lui si unì alla sua risata cristallina, stringendo la sua mano nella sua con goffaggine, stipulando chissà quale patto.

~•~

Blaise, Ophelia e Draco erano appollaiati sul loro solito tavolo della biblioteca, proprio accanto alla sezione riguardante le pozioni. Da quella postazione era possibile vedere tutti, ma nessuno poteva vedere te. Un angolino segreto e nascosto, lontano dal chiasso e dalle occhiaie indiscrete. Il loro angolino.

Erano piantati lì da circa un paio d'ore e Draco si era trincerato dentro la sua testa dal momento esatto in cui avevano preso posto sulle solite sedie di sempre.

Appena aveva varcato la soglia della porta, insieme ai suoi due compagni di casa, era stato invaso dal forte odore di libri e pergamene. Inspirò forte di nuovo, a pieni polmoni, quel profumo che tanto lo inebriava, mentre ripensava a qualche ora prima.

Aveva continuato a camminare tranquillamente tra i ragazzini del primo anno, che vedendolo passare, aprivano un varco, curiosi e leggermente intimoriti dalla sua figura. Era ovvio che venisse preceduto dalla sua fama. La sua reputazione ad Hogwarts non era di certo brillante e pulita, anzi, era come se fosse un libro vecchio e sporco da macchie di inchiostro.

Ad ogni modo, mentre si stavano dirigendo verso il loro nascondiglio, le iridi di Draco avevano vagato per la stanza, fino a quando non si erano impigliate in qualcosa che avrebbe preferito non vedere.

La chioma ribelle della Granger era raccolta in uno chignon disordinato, dal quale uscivano varie ciocche che ricadevano sul suo viso. Lei era lì a pochi metri da lui. 

Draco si rese conto che lei lo aveva visto con la coda dell'occhio e che aveva comunque scelto di ignorarlo, ma fece finta di nulla. Lui lo sapeva che lo aveva osservato di sbieco, guardandolo camminare, per poi distogliere in subito lo sguardo. D'altronde non poteva certo biasimarla, lui avrebbe fatto esattamente la stessa cosa.

Blaise, che aveva seguito la traiettoria dei suoi occhi, aveva tirato un sospiro senza dire nulla. Un sospiro di chi sapeva già tutto, senza il bisogno di chiedere. Gli aveva sfiorato il braccio con il gomito, come se fosse una sorta di avvertimento. Draco, rispose con un cenno impercettibile della testa, momentaneamente spaesato.

Poi, con una forzata nonchalance, seguirono entrambi Ophelia verso il loro solito tavolo.

Il suo flusso di pensieri si esaurì con una delle classiche lamentele di quest'ultima.

«Uffa, non lo finirò mai». Sospirò esausta, iniziando a stropicciarsi pigramente gli occhi. Nonostante fossero ormai passate due ore da quando erano arrivati in biblioteca, Ophelia aveva concluso poco e niente. Invece che finire il saggio di pozioni, aveva preferito becchettarsi con Blaise e infastidire Draco senza sosta, impedendo anche ai due giovani serpeverde di fare qualsiasi cosa.

«Con chi ce l'hai ora, Ophelia?» Le chiese Blaise esasperato, sporgendosi verso di lei per poter sbirciare la sua pergamena.

«Ho saltato l'ultima lezione di pozioni e Lumacorno mi ha assegnato una relazione da consegnargli entro domani.» Spiegò lei brevemente, alzando gli occhi al cielo.

«Hai davanti a te i due pozionisti più brillanti di tutta Hogwarts e ti lamenti?» La prese in giro, indicando sé stesso e poi Draco che, nel mentre, era assorto nella lettura di un libro riguardante rune antiche.

«Ce la faccio da sola, grazie.» Rispose lei con una smorfia che fece scoppiare a ridere Blaise. Ovviamente sapeva già che Ophelia non avrebbe mai accettato il suo aiuto. Era consapevole che la sua amica avesse una sorta di complesso mentale, a causa del quale non accettava aiuto da nessuno, convinta di potercela sempre fare da sola. Ma era decisamente impossibile per lui trattenersi ed evitare di stuzzicarla.

«Sì, lo vedo.» La sua risposta riluttante la fece arrabbiare, infatti, tempo due secondi che l'aveva già trucidato con una sola occhiata.

«Perché stai studiando rune antiche?» Cambiò argomento, puntando i suoi occhi da cerbiatta nella direzione di Draco, tentando di ignorare Blaise.

«Mhhh?». Mugugnò lui, emergendo dalla sua lettura. Lei puntò il suo indice verso il libro, protetto dalle mani affusolate di Draco e scosse la testa, interrogativamente.

«Oh... Mi sto mettendo in pari con il programma dello scorso anno, perché ho deciso di seguire le lezioni. Ho scoperto che per diventare un auror devo frequentare anche questo corso...» Spiegò risoluto per poi passarsi una mano tra i capelli chiari, tirandoseli all'indietro. Trattenne a stento uno sbuffo quando gli ricaddero sulla fronte. 

Draco quel pomeriggio, non era affatto di buon umore. Nella sua mente continuava a ripetersi in loop la scena che era avvenuta durante la lezione di rune antiche. Scena di cui lui era l'attore protagonista, ma totalmente ignaro del copione. Come diavolo gli era saltato in mente di fare quella ridicola sceneggiata davanti a Justin Fadford dove lo ricopriva di frottole generate dalla sua mente contorta nel tempo di un misero istante vitale. E, soprattutto, come aveva potuto pretendere che la Granger lavorasse con lui. Ma la cosa che più lo lasciava pensieroso e allibito era il fatto che lei lo avesse assecondato. Lei, con quei suoi occhi da cerbiatto che lo osservava con confusione. Ripensò alle sue mani così vicine alle sue e si stupì per l'ennesima volta come non avesse provato nessun sentimento di disgusto ma che trovasse la sua vicinanza quasi... magnetica. Avrebbe di gran lunga preferito dimenticare quella sensazione di bruciore sulla bocca dello stomaco che si ripresentava ogni volta che lei le era vicino o anche solo quando la pensava. E quando quei pensieri saltavano fuori, lui li respingeva, come se fosse una sorta di taboo.

«Draco? Mi stai ascoltando?» Sbuffò Ophelia, sventolandogli la mano davanti agli occhi freddi.

«No, perdonami. Potresti ripetere?» Le chiese lui, con un tono insolitamente gentile.

«Ti odio quando fai così, lo sai?» Ophelia alzò gli occhi al cielo pronunciando quelle semplici sette parole e Draco sorrise. 

«Comunque sia, ti ho chiesto quando hai deciso che farai l'auror?» Così dicendo, appoggiò il mento sulla mano. 

«In realtà, non ho ancora deciso.» Ammise iniziando a giocherellare distrattamente con il suo anello. «Ho solo pensato che potrei prendere l'idea in considerazione.» Scrollò le spalle, raddrizzandosi sulla sedia.

Ophelia annuì e si voltò verso Blaise, capendo che l'amico voleva seriamente essere lasciato in pace. Per di più, il futuro, non era un argomento a cui la biondina desiderava pensare.

Iniziarono a parlottare fittamente tra loro di pozioni, in quanto il moro le vedesse come la sua futura carriera mentre l'altra, invece, era abbastanza negata. La bionda era molto intelligente e anche un'ottima studentessa, ma quella materia era proprio il suo tallone d'Achille. Draco non si sarebbe affatto sorpreso se gli avesse confessato di aver saltato la lezione di proposito.

Il rampollo dei Malfoy si estraniò dal discorso nel momento esatto in cui Blaise le passava gli appunti fatti da lui e dalla Granger a lezione, iniziando a sentire tutti i suoni intorno a lui ovattati. Dopo qualche minuti, si alzò dalla sedia, le quali gambe di ferro stridettero a contato con il pavimento. Fece un cenno agli altri due, facendogli intendere che andava a sistemare il libro che aveva preso nel suo rispettivo scaffale.

Erano le sei di pomeriggio e la biblioteca iniziava piano piano a svuotarsi, ma Draco non ci fece caso. Si guardò intorno e percepì solo una silenziosa tranquillità, il momento perfetto per rimanerci. Si diresse a grandi passi verso la sezione riguardante le rune antiche, che si trovava proprio accanto alla porta inaccessibile che portava a quella proibita.

Il maglione nero che portava gli fasciava perfettamente le spalle larghe e forti, aderendo perfettamente in maniera morbida al suo corpo. Poi scendeva sul busto, affusolandosi via via che scendeva verso il bacino. Si interrompeva là dove si trovava l'elastico dei suoi pantaloni neri, morbidi e comodi.

Nonostante non fosse vestito chissà come, Draco era brutalmente elegante. Lo era sempre stato, anche da piccolo. Una bellezza delicata e disarmante, che gli conferiva un aspetto irraggiungibile per chiunque lo guardasse. L'unica pecca, erano le cattiverie che gli uscivano gratuite dalle labbra marcate.

Trovò con facilità il giusto scaffale, riponendoci il libro che aveva precedentemente sottratto. Un gesto semplice, che non mancava però di regalità. 

Sbirciò casualmente attraverso le fessure create dai volumi mancanti, al di là della mensola di legno. I suoi occhi assottigliato captarono una chioma rossa e disordinata. 

Ronald Weasley sembrava parlare a gesti. Era imbarazzato, lo si capiva dai suoi movimenti. Lo avrebbe capito un qualsiasi buon osservatore, come colei che le stava davanti, anche se non sembrava rendersene comunque conto. Draco spostò il suo peso corporeo verso destra, curvando di poco la schiena, in modo da poter vedere la persona con la quale stesse parlando. 

La Granger era proprio davanti a Weasley. Aveva il volto poggiato sui piccoli palmi delle mani e i ricci non erano più legati, ma le scendevano caotici sulle spalle, alcuni ciuffi ad infastidirla sulle labbra carnose, increspate in un sorriso.

Draco rimase fermo dov'era, come imbambolato, incapace di muoversi. La stava guardando. No, lui la stava osservando. I suoi occhi famelici scorrevano sulla sua figura, come se non ne potesse fare a meno. Studiava il suo volto come un serpente fissa la sua preda che, innocente e ignara del pericolo,  pensa di poter riuscire a sfuggirgli.

Era evidente che Weasley in quel momento si sentisse a disagio, come era evidente che il rosso provasse ancora qualcosa per lei. 

Tuttavia, non c'era traccia di disgusto sul volto di Draco al pensiero che a qualcuno potesse piacere una come lei, una sanguesporco. No, quel piccolo particolare che era sempre stato il suo sassolino più fastidioso nella suola della sua scarpa, stranamente, non lo sconvolse, non lo toccò minimamente. E, forse, fu proprio quella la cosa scioccante.

Provava solo...una sensazione strana, aberrante. Non pensava di averla mai provata prima e non pensava di essere in grado di definirla... o magari, semplicemente, non voleva.

La mano destra si era tuffata nella tasca dei suoi pantaloni e aveva afferrato inconsciamente la bacchetta. Adesso la stava stringendo, le sue dita erano serrate saldamente attorno al pezzo di legno ed esercitavano una forza tale che, se presa bene, avrebbe potuto spezzarla.

Le iridi glaciali gli si erano leggermente velate di un'ombra oscura ed erano puntate come due spilli sui due giovani che conversavano. Sentì un impeto a lui sconosciuto attraversargli il corpo e si costrinse a strappare con forza le pupille da quell'immagine, sentendole bruciare. 

Si voltò in modo brusco e i capelli gli ricaddero sul viso. Qualche ciuffo gli si incastrò tra le ciglia.

Lei era felice.

Perché il pensiero che fosse felice e spensierata lo turbava? Ed era diverso da quando desiderava vederla piangere. Lui era diverso, ma in che cosa?

Senza guardarsi le spalle, marciò di nuovo verso il suo tavolo, in una camminata tutt'altro che elegante.

~•~

Dopo essersi congedato dai propri amici e aver pregato che non si scannassero mentre Ophelia si lasciava aiutare da Blaise, Draco si diresse verso la sala comune dei Serpeverde.
I corridoi erano piuttosto vuoti e pregò di non incontrare nessuno che avrebbe potuto fargli perdere tempo.

Appena varcò la soglia della sua stanza da caposcuola, tirò un sospiro di sollievo e contemplò con estrema beatitudine il silenzio che regnava. Osservò la staticità dei mobili e di ogni minima cosa riposta al suo posto con un ordine maniacale, prima di iniziare a sentire il suo battito cardiaco risuonargli nella testa tramite le tempie. Digrignò i denti per il fastidio.

Si sedette sul divanetto in pelle stropicciandosi gli occhi violentemente fino a farli quasi lacrimare. Posò la valigetta nera sul tavolino davanti a sé e la aprì, pronto a rovistare in cerca della sua bacchetta.

Nel preciso istante nel quale slacciò la cintura in pelle che la chiudeva, accadde qualcosa di molto curioso. Un foglietto di pergamena, con i lati rovinati, come se fosse stato strappato da qualche parte, si spiegò davanti a lui e iniziò a leggersi.

«Ti aspetto alla solita ora, nel solito posto, per la ronda. Non tardare e io non tarderò. HG». La voce calda della Granger, con un tono leggermente riluttante, si librò nell'aria e si incastonò con forza nella sua testa, come se quel posto non fosse già pieno di lei.

Il bigliettino si autodistrusse appena finì di leggersi.
A seguire, silenzio.

Draco rimase semplicemente zitto, mentre le parole della Grifondoro gli risuonavano ridondanti nella testa. Le sentiva. Parole dolci, che vagavano a piede libero nella sua mente incasinata. Doveva averglielo messo dopo la lezione di antiche rune di quella stessa mattina.

Si infilò le mani tra i capelli, filigrane dorate. Era in difficoltà.

Scattò in piedi e si diresse verso il suo armadio. Nell'ultimo cassetto, sotto le uniformi, era solito tenere nascosta una bottiglia di Whisky Incendiario. Rovistò per qualche secondo al suo interno, distruggendo l'ordine e la disposizione normale del cassetto, sentendo crescere in lui un estremo bisogno di annientare i suoi pensieri.

Non appena le sue dita sfiorarono il vetro freddo della bottiglia, Draco l'afferrò, tirandola fuori dal turbinio di stoffa che aveva causato. Prese un bicchiere dalla dispensa, mobile che aveva aggiunto alla sua stanza dopo aver chiesto il permesso alla Mcgranitt.

Si spinse di nuovo verso il divanetto e ci si gettò sopra, dopo aver posato la bottiglia sul tavolino davanti a sè. Si allentò il colletto del maglione nero con un leggero strattone dell'indice e si carezzò il collo. Appena percepì l'anello freddo contro il suo pomo d'Adamo, se lo tolse rabbiosamente dalla mano, guardò lo stemma della sua casata inciso sopra e lo gettò da qualche parte nella stanza.

Versò un po' del liquido giallognolo all'interno del bicchiere, per poi tirare fuori la sua bacchetta dalla valigetta e far comparire, con un incantesimo non verbale, un po' di ghiaccio dentro al bicchiere. Lo fissò per un attimo, contemplando i cubetti di ghiaccio che ondeggiavano sul mare dorato. Senza pensarci troppo, butto giù tutto il contenuto. La gola bruciò leggermente, mentre si abituava all'alcol. Scosse la testa debolmente ma si sentì subito meglio.

Una parte dei suoi pensieri si era appena dissolta nel nulla e non poté fare a meno di dare il merito all'alcol. Si versò un altro bicchiere, ripetendo gli stessi movimenti meccanici di prima.

Distese le gambe in avanti, cercando di rilassarsi, ma gli era pressoché impossibile, dato che aveva un chiodo fisso che gli premeva contro la scatola cranica e un'immagine tutt'altro che sfocata che gli si presentava davanti non appena si azzardasse a chiudere gli occhi.

Vide i suoi capelli mossi e li sentì, setosi, scorrere tra le sue dita. Buttò giù un sorso generoso e freddo.

Vide i suoi occhi color miele nei quali sprofondava. Un sospiro.

Vide la sua bocca carnosa e contratta in una smorfia, mentre si preparava a colpirlo. Finì il bicchiere.

Lo posò sul tavolino con un tonfo sordo, senza curarsi di dosare la propria forza. Avrebbe anche potuto frantumarlo, non sarebbe cambiato niente.

Si rendeva conto di essere arrivato al limite del possibile e, se lo avesse oltrepassato, si sarebbe dovuto arrendere alla profonda consapevolezza che non sarebbe più tornato indietro.

Si sentiva stanco, incapace di pensare, quasi malato.

Sì, era malato, perché lei gli era entrata sotto pelle così, all'improvviso. Senza mai chiedere il permesso si era stanziata, con i suoi modi innocenti, dentro di lui e sembrava non volersene più andare. Con i suoi modi goffi, la sua freddezza nei suoi confronti e quell'espressione indifferente che non lo degnava mai di una qualsiasi misera attenzione. Attenzione che lui sembrava bramare senza alcun motivo apparente.

Avrebbe potuto oltrepassare quella linea di non ritorno e ammettere quello che aveva sepolto nel profondo. Ma, Draco, non era un tipo coraggioso e non si sarebbe mai spinto oltre il confine, almeno per ora.

Lui rifiutava categoricamente i sentimenti, non li concepiva. I sentimenti ti rendevano debole ed essere debole ti porta all'autodistruzione. E si sa, quando si mostra le proprie debolezze alle persone, poi sanno perfettamente dove colpirti. Poi ti mangiano vivo.

E lui, preferiva di gran lunga nascondere la sua vera essenza.

Sentiva la sua maschera imperturbabile che piano piano gli scivolava via, quando lei era nei paraggi. Lei gliela sfilava inconsapevolmente, con le sue mani morbide e delicate.

Erano un pericolo, l'uno per l'altra.

Lui avrebbe finito per distruggerla dentro, macchiandola di ogni sua parte oscura. Lei, se avesse continuato a giocare con il fuoco, prima o poi si sarebbe scottata e lui non avrebbe potuto fare niente a proposito. Non avrebbe potuto fare niente per evitare che lei si macchiasse. La sua integrità mentale si sarebbe sgretolata, come un muro che si scrosta giorno dopo giorno.

Si sarebbero consumati a vicenda, come la fiamma consuma la cera di una candela.

Ma, Draco, era imprevedibile, come una bomba pronta ad esplodere.

~•~
Nota autrice
Ciao a tutti!
Oggi un super aggiornamento con un capitolo di circa 4000 parole per farmi perdonare della mia assenza.
Si apre un nuovo piccolo piccolo spiraglio della testa di Draco che sembra essersi esposto davvero tanto. Cosa credete che farà adesso? Come si comporterà con Hermione?
E Ronald? Credete che sia ancora innamorato di Hermione oppure è solo una visione della realtà distorta da Ginny? Lo scopriremo presto.
Spero che il capitolo vi sia piaciuto, vi aspetto nei commenti per il vostro parere e su Instagram dove metterò un box domande!
Un bacio <3
-Wsd

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