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dubbi e novità

non dubitare di nulla
è il mezzo più sicuro
per non sapere mai niente.

~•~

La settimana proseguì a rilento tra lezioni, pasti e ronde varie. L'impegno suo e di Draco della domenica sera aveva dato i suoi frutti, permettendo ad entrambi di accaparrarsi la valutazione massima e le congratulazioni personali della Babbling. Inoltre, grazie alla testimonianza segreta di Hermione, della quale il serpeverde non sarebbe mai venuto a conoscenza, la professoressa aveva cambiato idea riguardo al tutor da assegnargli e Draco ne era stato sollevato.

La Grifondoro dovette ammettere che il lavoro di coppia era servito moltissimo ad entrambi, e ne notava le ripercussioni che esso aveva sulle ronde. Draco era diventato tutto ad un tratto più calmo e meno scontroso. Non che fosse diventato amichevole, ci mancherebbe, ma era molto più semplice stargli vicino e i nervi di Hermione ebbero come una settimana di pausa dal tendersi. Sapeva che la tregua non sarebbe durata per sempre, ma era decisa fermamente a godersi quei rari momenti di calma che ogni tanto le capitavano come una benedizione.

Il resto del tempo lo aveva passato in biblioteca ad aiutare Ron e Dominik con babbanologia, che l'avevano riempita di domande curiose. Aveva consigliato ad entrambi due argomenti interessanti per la stesura del loro saggio e li aveva aiutati con alcune informazioni inedite. Lei, il suo, lo aveva ovviamente completato con quattro giorni di anticipo e lo aveva definito "un gioco da ragazzi".

Il venerdì mattina fu più devastante del previsto. Hermione si alzò grazie alla sua sveglia dopo una notte passata quasi in bianco a rigirarsi nel letto, senza riuscire a prendere il men che minimo briciolo di sonno. Non avrebbe saputo dire con esattezza il perché della sua inquietudine, o forse l'insonnia era dovuta solo ai suoi dubbi sorti proprio la sera prima. E, ovviamente, i suoi dubbi erano incentrati precisamente su un ragazzo con la chioma bionda e gli occhi folgoranti.

Draco la sera scorsa era mancato nuovamente alla ronda e Hermione aveva svolto il suo compito in compagnia di Luna Lovegood, scelta come sostituta dalla Mcgranitt. Ovviamente la serata era stata più tranquilla di quelle che la aspettavano solitamente e anche il tempo era trascorso veloce, tra una chiacchiera e l'altra. In fondo, lei e Luna erano amiche. Nonostante ciò, l'assenza del suo abituale compagno stuzzicava la sua curiosità in maniera insistente. Era già la quarta volta che si assentava ed era solo metà ottobre, inoltre le scuse che le rifilava la preside sembravano non soddisfare più di tanto la sua intelligenza. Aveva come un presentimento strano, come se le stessero nascondendo qualcosa... ma cosa?

Entrare nella mente di Draco era come tentare di far breccia in una fortezza inespugnabile. Come se fosse circondato da una sorta di barriera magica che la respingesse ogni qualvolta lei fosse vicina a scoprire qualche dettaglio in più su di lui. Non appena lei riusciva a vedere uno spiraglio, lui si chiudeva nuovamente a riccio e il gioco iniziava da capo, come un cane che si morde la coda, uno schema improbabile da spezzare. 

Eppure, nonostante lui insistesse nell'allontanarsi, dopo gli ultimi avvenimenti era come se la giovane strega lo sentisse più vicino, come se un pezzettino minuscolo di lui, della sua anima frantumata, si fosse incastrato tra il suo stomaco e lo sterno, come a volerle ricordare sempre di quei loro momenti di vicinanza, momenti che le provocavano le palpitazioni. 

Era passato un mese e mezzo da quando la scuola era cominciata, solo quarantatré giorni e le cose erano cambiate radicalmente, lei era cambiata. Certo è che ad Hogwarts il tempo sembrava scorrere in maniera diversa, come se un giorno durasse più delle solite brevissime ventiquattro ore.

Hermione si guardò allo specchio dopo essersi lavata la faccia con l'acqua congelata, come a voler scacciare via tutti quei pensieri che vagavano liberamente nella sua testa. Ma, il problema non era la sua mente, no... il problema era il suo cuore, così testardo e stupido. Hermione non si capacitava di come la vicinanza con Draco Malfoy potesse agitare il suo cuore così tanto. Lei si malediceva per tutte le volte che lui l'aveva guardata e lei aveva sentito il fiato farsi corto e i battiti accelerare. Ed era più semplice far finta che tutto ciò non esistesse, che tutto ciò fosse solo dentro la sua testa, forse fu per questo motivo che uscì dalla sua stanza come una furia, sbattendo la porta, come a voler chiudere tutti quei pensieri maledetti dentro il suo alloggio, per evitare che la seguissero come un'ombra fastidiosa in giro per il castello.

~•~

I passi di Blaise Zabini risuonavano per tutto il corridoio. Si era svegliato tardi, aveva saltato la colazione e rischiava di arrivare in ritardo alla lezione di pozioni per la prima volta in vita sua. La sera prima aveva aspettato in sala comune che Draco facesse ritorno dal San Mungo per sapere quali fossero le novità cliniche su Theodore. Il biondo era rientrato verso le due di notte e lo aveva trovato addormentato sul divano della sua stanza da caposcuola con una bottiglia di wisky incendiario in mano, spaventandosi a morte. Draco si era seduto accanto a lui, lo aveva svegliato dopo aver messo al sicuro la bottiglia nella sua dispensa, sigillandola con un incantesimo.

Quando Blaise si era svegliato, Draco gli aveva raccontato le poche novità che c'erano su Theo. I medici dicevano che sembrava stare meglio, ma nonostante questo ancora non si sapeva nulla sul suo risveglio. Draco gli aveva parlato di Hannah e del fatto che riuscisse a tenere duro ed a mantenere vivo il bagliore di speranza che le dava il coraggio di svegliarsi ogni giorno, ma anche del fatto che ella provasse tanta rabbia verso ciò che era capitato al fratello. 

Tra frasi assonnate e bisbigli avevano toccato tutti i tasti dolenti, passando da Theo anche ad Ophelia, che al momento sembrava non rivolgere parola a nessuno dei due. Blaise sapeva che passava la maggior parte del suo tempo chiusa nelle serre di erbologia e lo sapeva perché l'aveva seguita a sua insaputa un paio di volte. 

«Dovremo parlarle.» Aveva detto Draco.

«Di quale dei tanti argomenti?» la risposta di Blaise era stata più che lecita.

«Di tutti.»

Blaise ricordava gli occhi dell'amico che lo fissavano con consapevolezza e paura. Quella paura che si ha quando si teme che i propri amici commettano i propri errori, quella paura che si impara a conoscere solo dopo essere stati risucchiati dal buco nero delle tenebre e nel quale si rimane a lungo, senza vedere un minimo spiraglio di luce.

Era raro che Draco si mostrasse così vulnerabile davanti a qualcuno, ma con Blaise era tutto un altro discorso. Erano uno l'ombra dell'altro, camminavano vicini, le loro menti correvano di pari passo, sempre sulla stessa lunghezza d'onda.

«Sai che non possiamo imporci.» Aveva detto Blaise con fin troppo controllo.

«Non mi interessa!» Aveva ringhiato Draco. «Dobbiamo impedirglielo, non mi interessa come.»

«Draco non possiamo fare stupidaggini, sai benissimo come funziona se qualcuno si intromette.»

«Non glielo lascerò fare, a costo di parlare con la vecchia strega.»

Blaise aveva stretto le labbra. «Draco hai tutti gli occhi puntati addosso, come te lo devo dire?»

«Credi che non lo sappia?»

«Ti hanno seguito stanotte?»

Draco aveva scosso la testa. «il San Mungo è ben protetto, ma sono certo che i miei spostamenti siano controllati, nonostante io stia cercando di essere più discreto possibile.»

«La prossima volta vado io e non ti azzardare a ribattere.»

Draco lo aveva guardato storto, ma era consapevole che Blaise avesse ragione. Non poteva permettersi di essere intercettato, altrimenti non sapeva come sarebbero andate le cose.

«Minerva sospetta qualcosa?»

«No.» Aveva sospirato Draco. «Ma sa che qualcosa sta accadendo, non è un caso che Hogwarts sia circondata da auror, per non parlare di ciò che ha visto la Granger.»

«Hai idea di chi possa essere stato?»

«No.»

Blaise aveva potuto notare benissimo la preoccupazione sul volto di Draco e non era del tutto sicuro che fosse dovuta solamente agli ex mangiamorte.

«Sei preoccupato per lei?» Gli aveva chiesto senza esitazione.

Lo aveva visto irrigidire le spalle ed esitare prima di rispondere, come se stesse decidendo se mentire o meno.

«La sua reazione mi ha turbato.» Aveva solamente detto, per poi aggiungere che era stanco e dileguarsi, fuggendo nella sua camera da letto, facendo calare il silenzio nel dormitorio.

Blaise era rimasto in silenzio a fissare il vuoto, incapace di trovare una soluzione per nessuno degli argomenti, proprio come lo era adesso, esitante davanti alla porta dell'aula di pozioni, confuso e frustrato.

Bussò ed entrò non prima di aver udito il permesso del professor Lumacorno.

Horace lo fissò confuso. «Zabini?» Si domandò incredulo.

«Scusi il ritardo, professore.»

Lumacorno annuì, invitandolo a prendere posto di fianco al suo nuovo compagno, stranito dal ritardo di uno dei suoi alunni più brillanti. Blaise si rese conto che aveva variato nuovamente le coppie e lui stavolta era finito con Paciock. Con un sopracciglio alzato fissò l'aula, rendendosi conto che a Draco era toccato Potter. Gli lanciò un'occhiata eloquente, come a volergli intimare di comportarsi bene e di non fare stupidaggini.

Prima di iniziare a prendere l'occorrente per la nuova pozione, si dette un ultimo sguardo intorno, rendendosi conto che due occhi da cerbiatto lo stavano fissando con una certa insistenza. Ophelia, dalla parte opposta della stanza, sedeva di fianco alla Granger e sembrava non riuscire a staccargli gli occhi di dosso.

Si guardarono per istanti interminabili, fino a quando lei girò la testa dalla parte opposta, scottata dallo sguardo affilato di Blaise.

~•~

Hermione si ritrovò a fine giornata in un attimo, stanca e con una strana voglia di dormire. Aspettava il giovane Malfoy davanti alla statua dei Gargoyle. La preside li aveva convocati per una chiacchierata, annullando così la loro ronda. Hermione ne era stata molto contenta, le lezioni le avevano prosciugato tutta la sua linfa vitale, soprattutto pozioni, che aveva dovuto passare in compagnia di Ophelia Spungens, che non sembrava nutrire chissà quale simpatia verso di lei. 

«Granger.» Esordì una sagoma apparsa dall'ombra.

Hermione si riscosse, puntando i suoi occhi in direzione di Draco.

«Mi hai spaventata.»

Lui tirò su un angolo della bocca, senza scusarsi. «Sei facilmente impressionabile.»

Lei sbuffò, intimandogli di tacere con un cenno.

«Sorbetto al limone.» Disse verso le statue.

«Mi sono sempre chiesto cosa fosse.» 

Hermione fissò il serpeverde, un po' sorpresa da quella ammissione, le sembrava quasi che cercasse un appiglio per fare conversazione.

Lei accennò un sorriso per la sua curiosità, muovendo qualche passo verso le scale che si erano appena fermate dinanzi a loro. 

«È un dolce babbano, una sorta di granita al limone.» Gli spiegò, lanciano un'occhiata furtiva nella sua direzione, come volesse osservare la sua reazione. Lo vide storcere leggermente il naso alla parola "babbano" ed Hermione si aspettava qualche parola decisamente disgustata o sprezzante.

«Mi piace il limone.» Disse semplicemente.

La strega sgranò gli occhi, incredula, sentendo lo sguardo di lui addosso mentre salivano lentamente le scale.

«E a te?»

Hermione deglutì. «A me?»

«Ti piace il limone?» Ripeté.

Lei annuì, non del tutto convinta. Rimanerono in silenzio per tutta la manciata di secondi che li separava dalla porta della presidenza, nonostante Hermione sentisse lo sguardo insistente di Draco puntato sulla sua nuca. 

Dopo aver bussato, entrarono senza esitazione, prendendo posto di fronte alla scrivania in legno massiccio della Mcgranitt.

«Signorina Granger, signor Malfoy, buonasera.» Sorrise la preside, un sorriso forzato che non passò di certo inosservato agli occhi indagatori e curiosi dei due caposcuola.

«Mi volevo congratulare con voi per l'ottimo voto che avete preso in rune antiche, di cui la professoressa babbling mi ha informata. Sono molto lieta e fiera che abbiate messo da parte le vostre... divergenze.» Disse poggiando i gomiti sulla scrivania.

«La ringrazio, professoressa.» Rispose Hermione e Draco concordò annuendo.

«Vi ho convocato anche per parlarvi di un'altra questione... un qualcosa di più delicato». 

Draco lanciò un'occhiata di sbieco verso Hermione. La vide irrigidire le spalle e stringere leggermente le mani tra loro. Era tesa e, forse, aveva pure i suoi buoni motivi per esserlo. Nel profondo, quell'immagine sembrò turbarlo.

«Come ben sapete, sono state svolte delle indagini a riguardo di ciò che la signorina Granger ha visto quel giorno nel bosco, e queste indagini hanno dato ovviamente delle risposte. A causa di una divergenza tra i turni degli auror, ci sono stati quaranta minuti di mancata copertura, proprio nel punto della foresta proibita che costeggia i salici del lago nero.»

Hermione dischiuse le labbra. «Questo vuol dire che... che loro... » Deglutì. «Che loro sono entrati?»

La Mcgranitt scosse la testa. «No, solo lo sconosciuto è riuscito ad entrare e per breve tempo, in quanto il campo magico che persiste soprattutto nei confini della scuola rigetta la magia nera. L'uomo non è ancora stato individuato, ma Dawlish sostiene che sia stato spaventato dai tuoi passi, Hermione, e che quindi si sia dileguato.» Sospirò seria, prima di continuare. «Pertanto, abbiamo dovuto raddoppiare le protezioni e i turni di guardia. Il castello ovviamente è al sicuro, ma la maggior parte degli auror sono dislocati al san mungo e al ministero, per tale motivo ho dovuto ovviare una nuova soluzione.»

Il silenzio nella stanza era affilato. Hermione e Draco osservavano la loro preside aspettando che parlasse e che rivelasse loro il suo piano.

«Affinché siate tutti protetti e in grado di difendervi nel caso estremo ce ne fosse bisogno, ho aggiunto un corso segreto di addestramento che verrà svolto da una selezione di studenti tra il sesto e il settimo anno, compresi i prefetti del quinto.»

«Che significa?» Chiese Draco.

La preside aprì un cassetto, estrasse una pergamena e la poggiò sotto gli sguardi preoccupati dei due caposcuola.

«Questo è il progetto che verrà ricreato ogni qualvolta qualcuno si dovrà allenare all'interno della stanza delle necessità. Vi verrà illustrato durante la vostra prima volta, dovrete studiarne il meccanismo e tutte le particolarità, in modo che possiate ricrearlo ogni volta che vogliate allenarvi. Domenica mattina vi aspetto davanti al ritratto di barnaba il babbeo bastonato dai troll, per la vostra prima simulazione. Svolgerete tutte le simulazioni insieme, in quanto la stanza è progettata per far svolgere l'allenamento a due studenti alla volta.»

Hermione non sapeva come descrivere la sensazione strana che stava percorrendo tutto il suo corpo. Sentiva lo sguardo di Draco bruciarle sulla guancia, come se avesse intuito ciò che lei stava pensando. Svolgere la simulazione insieme significava passare la maggior parte del suo tempo vicino a lui, senza contare lo svolgimento delle ronde e di alcune delle sue lezioni. Ancora non le era ben chiaro se avesse deciso che fosse meglio stargli alla larga oppure accettare quella strana tachicardia che la sua vicinanza le provocava. Si sentiva confusa e stordita dall'influenza inebriante che Draco aveva iniziato ad avere su di lei.

«Signorina Granger?» Si sentì richiamare dalla Mcgranitt, mentre le guance si tingevano di rosa.

«Mi scusi.» Si affrettò a rispondere.

La preside la guardò con l'espressione preoccupata ma decise di non infierire. «Dicevo, domenica mattina alle 10 in punto. Mi raccomando siate puntuali.»

Entrambi annuirono e poi furono congedati. Uscirono dalla presidenza con i pensieri intrecciati e la mente offuscata da tutte le domande che la spiegazione vaga della preside aveva causato.

Scesero le scale in silenzio, fino a che fu rotto dalla voce roca di Draco.

«A che pensi?»

«A niente.»

Lui sbuffò e la afferrò delicatamente per la spalla, obbligandola a voltarsi verso di lui.

Hermione rimase immobile, le labbra dischiuse e il cuore che le batteva. Sentiva il calore delle sue dita attraverso la camicetta bianca.

«Andiamo, Granger, lo so quando menti.»

«Tu non mi conosci.» Tentò di replicare, ma non risultò per nulla convinta.

«Ti conosco meglio di quanto pensi, meglio di quanto non ti piacerebbe.» Ribatté velocemente, rendendosi conto troppo tardi di quello che aveva detto.

«Finiscila.»

«La smetterò quando ti deciderai a parlare.» Borbottò.

«Ho detto che non sto pensando a niente.» 

Hermione strappò via la spalla dalla sua presa, sentendo subito l'impronta del calore delle sue dita schiacciarla contro il suolo. Corse via dal suo sguardo, non credendo di essere capace di affrontarlo. Non in quel momento. Aveva bisogno di stare da sola e pensare. Aveva bisogno di calmare il suo battito. 

Corse per i corridoi, per le scale, per la sala comune. Corse nel suo rifugio a denti stretti. E dopo essersi gettata nella sua stanza di caposcuola, si accasciò contro la porta e scoppiò in un pianto liberatorio.

~•~
Nota autrice
Ciao a tutti, mi scuso per la mia lunga assenza ma è stata un'estate decisamente strana e densa di impegni. Purtroppo far combaciare università, lavoro, vita sociale e scrittura non è molto semplice e questo è il risultato...
Ad ogni modo, questo capitolo è un capitolo transitorio, un pochino più leggero del solito, considerando ciò che accadrà nel prossimo che vi prometto uscirà a breve <3
Fatemi sapere che ne pensate nei commenti!

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