a cuore aperto
Quando il cuore ama, ama a qualsiasi ora del giorno e della notte, il cuore non ti dice mai "oggi non posso". E quando il cuore ama, tutto il sangue e i pensieri servono solo a dar vita ai suoi battiti.
(Fabrizio Caramagna)
~•~
«Ciao Ginny.» Bisbigliò Hermione, invitando la giovane Weasley ad unirsi al tavolo di studio.
«Ciao ragazze!» Esclamò la rossa con troppa enfasi, guadagnandosi subito un'occhiataccia da Madama Pince.
«Sono troppo rumorosa per stare qui.» Rise Ginny, alzando prontamente la sedia anziché strusciarla sul pavimento, per poi prendervi posto. «Che studiate?»
«Erbologia.» Sorrise Luna, mostrandole la sua ricerca.
Ginny storse la bocca, quella materia non le piaceva per niente.
«Dite un po', cosa vi metterete alla cena di Lumacorno?» Domandò, spostando il discorso su un terreno che le era decisamente più familiare.
«Ma non eri venuta per studiare?» La riprese Hermione, l'espressione seria.
Ginny sventolò una mano nella sua direzione, come a volerla mettere immediatamente a tacere.
«Io ho cucito il mio vestito.» Disse Luna, un sorriso vacuo ad aprirsi sulle sue labbra perlacee. «Quest'anno mi sono buttata sul rosa cipria.»
«Devo assolutamente vederlo allora!» Esclamò Ginny.
«Signorina Weasley!» La riprese la bibliotecaria, gli occhiali poggiati sul naso e lo sguardo rovente puntato nella loro direzione.
Ginny spalancò gli occhi, affrettandosi nel riferirle le sue scuse.
«Io ho un vestito verde, ma preferirei fare un giro ad Hogsmeade per vedere se trovo qualcosa di nuovo.» Disse Ginny, stavolta bisbigliando. «Tu Hermione?»
Quest'ultima scrollò le spalle. «Quello dello scorso anno andrà benissimo.»
Dallo sguardo contrariato che Ginny le scagliò contro, Hermione si rese conto che l'amica non era esattamente della sua stessa idea.
«Cos'ha che non va quel vestito?» Domandò infatti alla diretta interessata.
«Lo hai già indossato!»
«Qual è il problema? Non credo che nessuno lo ricordi.»
«Io credo che ti stia molto bene, Hermione.» Le diede man forte Luna, la testa poggiata sul palmo della mano e lo sguardo perso per aria.
«Luna, da che parte stai?» Fece Ginny, mentre l'amica dai capelli nivei le riservava un'occhiata confusa. «Ad ogni modo, questo week end andremo ad Hogsmeade e ne troveremo uno nuovo.»
«Perfetto, almeno lo potrò riutilizzare anche per il ballo di Natale.» Le rispose, quasi a dispetto.
«E va bene! Indossa quello che ti pare per la stupida cena di Lumacorno, ma sul vestito del ballo di Natale non si discute e nel week end andiamo a comprarlo.»
«Ma insomma, signorina Weasley! Non si sta in biblioteca a fare salotto, non voglio più sentire la sua voce.» La riprese nuovamente Madama Pince.
Ginny sgranò gli occhi, provvedendo a rifilarle delle scuse nell'immediato, sotto la bocca tirata di Hermione, che a stento tratteneva le risate.
«Hai capito?»
«Mi sembra un compromesso accettabile.» Si rassegnò Hermione, intingendo la piuma nel calamaio, desiderosa nel voler terminare il suo saggio.
«E il vostro cavaliere?»
La voce di Ginny animò nuovamente il tavolo, con la caposcuola che desiderava sprofondare completamente nella pergamena che le stava di fronte pur di sfuggire a quella domanda.
«Io credo che parteciperò insieme a Neville.» Disse Luna, tirando su la testa dal suo lavoro.
«Neville?» Chiese Ginny. «Non sapevo facesse parte del Lumaclub.»
«Lumacorno l'ha reclutato solo quest'anno, credo che abbia scoperto il suo talento per l'Erbologia.» Rispose Hermione, con una scrollata di spalle. «Credo si sia reso conto del suo reale potenziale soprattutto dopo che ho avuto quel piccolo incidente nella serra.»
«Giusto, come ti senti, Hermione?» Fu la voce pacata di Luna.
«Meglio, anche se i ricordi vanno e vengono.»
Luna annuì ed Hermione abbassò nuovamente la testa, sperando che l'amica dai capelli rossi si fosse dimenticata di porre la fatidica domanda riguardante il cavaliere anche a lei. Avvicinò la piuma alla pergamena pronta a continuare il suo saggio, ma la disgrazia arrivò in un secondo.
«E tu?»
«Io?» Domandò, contenendo l'esasperazione.
«Con chi vai?»
Hermione ci rifletté un attimo. Effettivamente la cena di Lumacorno era tra circa due settimana e lei non aveva avuto ancora modo di pensare a chi sarebbe stato il suo accompagnatore. Justin lo escludeva a priori, dato che si stava già pentendo di aver accettato il suo invito per il ballo di Natale, a Cormac Mclaggen non aveva nemmeno pensato, dato come era andata l'ultima volta... la sua mente si prese gioco di lei, facendo lampeggiare un nome nei suoi occhi.
«Credo che gradirò la mia stessa compagnia.» Le rispose, convinta.
«Sempre meglio di Fadford.» Borbottò Ginny, rassegnandosi al fatto che avrebbe dovuto iniziare a tirare i libri fuori dalla borsa e mettersi a lavoro.
~•~
Hermione aveva messo su a bollire un pentolino con l'acqua dentro. Aveva bisogno di una bella tisana per rilassarsi dopo la lunga giornata che era quasi giunta al termine. Il quasi, era dovuto al fatto che avesse dovuto iniziare la preparazione della pozione della memoria.
Aveva sistemato il calderone al centro del piccolo soggiorno, sul tavolino di legno davanti a i due divani aveva poggiato tutti i barattoli contenenti gli ingredienti della pozione che aveva acquistato ad Hogsmeade.
Grazie alla quasi interruzione delle ronde aveva ottenuto la serata libera, mentre il giorno dopo lei e Draco sarebbero stati impegnati nella simulazione settimanale e a seguire il venerdì, in cui tornavano ad essere di ronda. Anche se da una parte le parole della Mcgranitt l'avevano allarmata, non poteva che trarre anche un briciolo di sollievo dalla sospensione di alcune attività extra curricolari. Aveva bisogno del suo tempo e di rispettare anche il suo solito passo di studio che temeva di trascurare.
Proprio quando stava per mettere in infusione le foglie di menta piperita per la preparazione della sua tisana, sentì un suono strano provenire dalla sua finestra. La guardò con espressione confusa, decidendo di credere che fosse stato solo il vento. Già dal pomeriggio aveva iniziato a soffiare, agitando i rami del Platano Picchiatore.
Mise le erbe dentro il pentolino, inspirando quell'odore che le piaceva tanto. Prese una tazza rossa dal suo armadietto, sentendo nuovamente quel rumore, questa volta più forte. Guardò la finestra con aria interrogativa. Il rumore era stato provocato da qualcosa che aveva colpito il vetro, ne era certa.
Si diresse verso la parete, aprendo la finestra senza vedere nulla davanti a lei. Per un attimo si era preoccupata che fosse il suo gufo. Si disse di nuovo che sicuramente fosse stato il vento, rimanendo qualche secondo affacciata ad osservare la luna, mentre il vento le investiva le guance rosee.
La vedeva così magnifica e pura che quasi si commosse nel guardarla. Con la sua bellezza riusciva ad ammutolire chiunque. Ogni giorno era uno spettacolo diverso, simile al giorno precedente, ma mai uguale. Questo lo diceva suo padre, ricordandole che ogni giorno avrebbe visto una luna diversa, perché l'avrebbe osservata con occhi e sentimenti mai uguali al giorno precedente.
Annusò l'aria fredda con curiosità. Sentì quell'odore pungente di inverno che aveva sempre amato, il profumo delle montagne innevate, il profumo che le ricordava che Natale era vicino.
«Granger, sono qui.»
Si sentì chiamare e per poco non cadde dalla finestra per lo spavento.
«Che cosa-» Afferrò la bacchetta sul divano. «Lumos.»
La punta della sua bacchetta emise una luce bianca che illuminò il volto del giovane Malfoy esattamente un metro sotto di lei.
Draco era seduto a cavalcioni sulla sua Firebolt, un maglione pesante spuntava da sotto il suo mantello nero. I capelli erano spettinati a causa del vento che si era infiltrato prepotentemente tra essi mentre volava verso la Torre Grifondoro. Hermione si sentì subito imbarazzata, sperando che non l'avesse vista annusare l'aria.
«Draco? Ma che fai?» Domandò la riccia, tenendo la bacchetta puntata verso di lui per fare luce.
Lui mise su il suo solito sorrisetto sghembo e, dando uno strattone leggero alla scopa, volteggiò avvicinandosi al suo volto.
«Ciao Granger.» La salutò con un sorrisetto. «Mi fai entrare o devo rimanere qui fuori sospeso nel vuoto?» Le domandò sarcastico, sbirciando con la coda dell'occhio l'interno della sua stanza.
Lei aveva le sopracciglia ancora aggrottate da quella strana sorpresa. Dopo averlo scrutato per qualche altro attimo, si fece da parte annuendo, permettendogli di entrare.
Si fissarono per lunghi attimi, Hermione incapace di trovare un modo appropriato per salutarlo. Lui si avvicinò a lei con due passi cadenzati e sinuosi. Con le nocche della mano sfiorò quelle della mano di lei, mantenendo gli occhi puntati nei suoi. Li vide scuri e caldi, con le pupille leggermente dilatate e puntate nelle sue. Poi si allontanò in un soffio, poggiando la scopa nell'angolo tra i due divanetti.
«Che ci fai qui?»
«Ti do una mano con la pozione.» Scrollò le spalle.
«Tu che cosa? No!» Esclamò forse troppo bruscamente. «Io... posso fare benissimo da sola.»
«Su questo non ho alcun dubbio.» La rassicurò togliendosi il mantello. «Ma una mano abile come la mia potrebbe farti comodo, mi sbaglio?»
«Quanta modestia in queste parole, Malfoy.» Lo prese in giro. Afferrò il suo mantello e lo poggiò sull'appendiabiti. Fece poi qualche passo verso la sua cucina per togliere le erbe in infusione. «Ma non ti ho chiesto di aiutarmi.»
Draco la ignorò osservando la sua stanza, mentre pensava al reale motivo per il quale lui fosse lì. Hermione si domandava la stessa identica cosa, mentre manteneva le spalle voltate.
«La tua stanza è molto simile alla mia, peccato per tutto questo rosso.» Disse guardandosi intorno. «È fastidioso.»
Hermione fece una smorfia senza rispondere, si aspettava una costatazione del genere da parte sua, ma di certo non si aspettava che sarebbe mai entrato nella sua camera.
«Vuoi un po' di tisana? È alla menta piperita, ne faccio sempre un po' in più.»
Lui annuì con un angolo della bocca tirato su in un sorriso leggero. «La prendo volentieri.»
Hermione raggiunse il piano cottura e tirò fuori un'altra tazza, versando il contenuto del pentolino in ciascuna delle due. Mise due cucchiai di zucchero nella sua e porse l'altra fumante a Draco.
«Niente zucchero?» Domandò lui, afferrando la tazza bollente.
«Se non ricordo male la prendi senza.» Scrollò le spalle.
Lui fece un cenno con il capo, quasi sorpreso, soffiando sul contenuto della tazza, sedendosi finalmente sul divano con la sua dannata eleganza.
Grattastinchi comparve in quel preciso istante, zampettando verso il divano dove era stata poggiata una coperta apposita per lui da Hermione. Il micio si immobilizzò, piegando il musetto schiacciato di lato, confuso dalla presenza estranea, o quasi.
Con aria curiosa continuò la sua marcia verso il divano, salendoci sopra con un balzo poco grazioso. Annusò i vestiti di Draco, strusciandosi contro i suoi pantaloni, prima di prendere maggiore confidenza e arrampicarsi sulle sue gambe, accoccolandosi precisamente sulle sue cosce.
Il ragazzo emise una flebile risata, carezzandogli la testa. «Granger, credo il tuo gatto si sia preso una cotta per me.»
Hermione si voltò verso il divano, raggiungendo quello adiacente a grandi passi. «Grattastinchi! Vieni qui!» Lo sgridò, richiamandolo all'attenzione. Si sedette sul divano accanto a quello dove si era sistemato Draco, aspettando che il gatto si decidesse a scendere dalle gambe del giovane. Poi si rivolse proprio verso quest'ultimo. «Scusami, solitamente non è così espansivo, anzi è raro che gli piaccia qualcuno.»
«Ha semplicemente buon gusto.» Rispose con una scrollata di spalle, prendendo qualche sorso dalla sua tisana. «Ogni tanto ci siamo incrociati nei corridoi, credo che mi abbia riconosciuto.»
«Posso chiederti come hai fatto a sapere che avrei iniziato la preparazione della pozione oggi?» Gli domandò poi cambiando argomento, punta dalla curiosità.
Draco sembrò pensarci un po' su, tenendo lo sguardo puntato su Grattastinchi che si divertiva ad artigliargli la mano libera dalla presa della tazza contenente la tisana. «Sei così dannatamente abituata a sapere sempre tutto che l'ignoto ti spaventa.»
Lei lo fissò di traverso, un sopracciglio inarcato. «Parla, Malfoy.»
Lui quasi rise al sentirsi chiamare con il suo cognome, alzando le mani in segno di resa. «Considerando che per l'inizio della sua preparazione è consigliata l'esposizione alla luna piena e la tua fretta nel volerla preparare, non mi è stato difficile fare due più due.»
Hermione non rispose, rimase appoggiata contro il piano dei fornelli a sorseggiare la sua tisana, gli occhi nuvolosi di pensieri, effettivamente quello che le aveva detto aveva terribilmente senso. Nonostante questo, non sapeva come ben definire il rapporto che si era creato tra loro due.
E forse era proprio questo il problema, questa bramosia di voler dare un'etichetta a tutto. La necessità di dare un nome alle cose, anche quando le cose, un nome, non ce l'hanno.
«Dove hai trovato la Mandragola in umido?» Le chiese Draco, mentre spostava l'attenzione sui barattoli al centro del tavolo.
«Mi ha aiutato Neville.» Spiegò lei con sincerità. «Sa della pozione, gli ho chiesto una mano con gli ingredienti.»
Draco non si mostrò sorpreso, lei e Paciock erano sempre stati in buoni rapporti. Poi spostò lo sguardo dal tavolo a lei, mutando i muscoli del viso. «Sei sicura di volerlo fare?»
Lei sospirò, prima di annuire con vigore.
~•~
«E ora non ci resta che aspettare.» Disse Draco, poggiano entrambi i palmi sul tavolo, come a volersi sorreggere.
«Già.» Fece eco Hermione, accendendo il camino con la propria bacchetta, per poi dirigersi in bagno per lavarsi le mani.
Gli occhi di Draco si depositarono sul mobile stracolmo di libri addossato alla parete. Si avvicinò ad esso, notando che su una mensola più alta era presente una cornice rossa che conteneva una foto. Mettendola a fuoco, vide che l'immagine ritraeva Hermione seduta a capotavola, mentre al suo fianco una donna ed un uomo le poggiavano una mano sulla spalla. Il Serpeverde constatò che fossero i genitori, a giudicare anche dalla somiglianza.
Li osservò, mentre sorridevano verso l'obbiettivo.
La foto non era in movimento e Draco non ebbe bisogno di domandarsi il perché. Prese il rettangolo di legno tra le mani, osservando più da vicino quella bambina felice mentre spegneva le candeline. Sentì un nodo all'altezza della bocca dello stomaco mentre i suoi pensieri volavano alla sua famiglia ed a come lui non possedesse nessuna foto come quella in compagnia dei propri genitori.
«I miei capelli erano indomabili anche allora.» Sussurrò Hermione, che lo aveva raggiunto e aveva sbirciato da dietro la sua spalla.
Draco accennò un sorriso sconsolato. «Perdonami, non volevo frugare tra le tue cose.»
Hermione lo vide, un piccolo istante in cui lui sembrava aver abbassato la guardia, vedeva un piccolo spiraglio di ombra nei suoi occhi che sembrava riflettere il suo reale stato d'animo.
«Va bene, Draco. Non preoccuparti.»
Lui posò la foto precisamente nell'angolazione in cui era prima che la sottraesse e si voltò verso la ragazza dietro di lui.
«È tutto okay?» Domandò Hermione cauta, notando il cambiamento di espressione che aveva adottato. Ancora non sapeva bene come porsi nei suoi confronti.
«Sì.» Annuì lui.
«Ne sei sicuro? Puoi parlamene... insomma, se ti va.»
«Non mi va.» Le rispose, gli occhi di nuovo inaccessibili.
Hermione respirò piano, mentre il suo viso sembrava venire oscurato dalla stessa ombra che era comparsa poco fa negli occhi del biondo. Draco se ne accorse subito, piegando la testa di lato, per poterla osservare meglio. I riccioli occultavano il suo volto.
Sollevò il suo mento con l'indice e il pollice della mano destra.
«Perdonami.» Le disse in un soffio. «Preferirei non parlarne.»
«Tu non-» Iniziò, scuotendo delicatamente la testa. «Tu non ti fidi di me?»
«No io... certo che mi fido di te.» Rispose, le parole a rincorrersi sulla lingua.
Entrambi si chiesero come fossero arrivati a quel punto. Draco Malfoy ed Hermione Granger, a pochi centimetri di distanza a parlare di fiducia verso l'altro.
«Io non so nulla di te.» Constatò in un sospiro. «Io mi sono aperta, ti ho parlato di loro.»
Draco tolse le mani dal suo volto, sperando che non lo abbassasse di nuovo. Sapeva che in quel tono non c'era alcuna briciola di accusa.
«Lo so.» Disse poi.
«Non riesco mai a capire cosa pensi.»
«Delle volte non lo capisco nemmeno io.» Ammise lui, guardandola dritto negli occhi. E Draco era stato schietto, come sempre, ignorando i giri di parole che il buon senso solitamente impone.
Hermione si prese un momento per osservarli, mentre la frase appena pronunciata rimbalzava tra le pareti del suo piccolo soggiorno. Occhi così chiari e limpidi e allo stesso tempo così tormentati. Occhi cambiati rispetto a quelli che aveva da ragazzino. Sembravano tanto un mare in tempesta che rischiava di sgorgare dai confini segnati dalle ciglia.
«Non ho mai fatto una foto così con i miei genitori.» Fu l'unico sussurro che riuscì a cacciare fuori, come se la lingua fosse incapace di produrre altro suono.
Era la prima volta che nominava indirettamente la sua famiglia a qualcuno, la prima volta che alludeva a qualcosa che lo stava facendo star male. La prima volta che Draco aveva sciolto la barriera di ghiaccio attorno al suo cuore e che si sentiva così... vulnerabile.
Ma nessuna lacrima uscì dai suoi occhi ormai non più freddi come il ghiaccio, ma bensì puri come le acque dei laghi scozzesi. Le lacrime furono ricacciate indietro e, come ogni volta che Draco si era rifiutato di piangere, quelle gocce di dolore si depositarono sul suo cuore, incrostandolo come fa il calcare sulle superfici.
Hermione posò una mano sul suo petto, sentendolo che si alzava e abbassava regolarmente. Strinse il tessuto del suo maglione, poggiando la testa vicina al suo petto. Circondò la vita con le sue braccia, carezzando tutto il tessuto del maglione.
Lo stava abbracciando, come a volergli dire "io ci sono, io sono qui". Stringeva le braccia intorno alla sua vita, affondando i polpastrelli nella lana, come a volerlo toccare dentro, mentre il suo naso si riempiva della sua acqua di colonia e nella sua testa rintoccavano i battiti del suo cuore che batteva a ritmo contro la gabbia toracica.
Draco rimase fermo, immobile. Incapace di spiegarsi come lei avesse fatto a capire.
E lui lo sapeva, che lei aveva capito il motivo dei suoi occhi adombrati, il motivo della piega delle sue labbra verso il basso. Lei aveva sentito il suo cuore rompersi nello stesso istante nel quale aveva osservato la foto da più vicino.
Hermione alzò la testa, gli occhi grandi e il cuore ormai aperto. Si sollevò sulle punte, lasciando che le sue labbra morbide lasciassero un piccolo schiocco sull'angolo della bocca di Draco, esattamente dove si vocifera che ci fossero i baci nascosti, quelli che si custodiscono tra le pieghe segrete del cuore.
Draco increspò gli angoli della bocca in un sorriso di una sincerità disarmante. E il fatto che fosse stata proprio lei, il suo ossimoro, a provocarlo fu come segnare per entrambi un punto di non ritorno.
Ma attenzione, perché i cuori aperti sono anche cuori ciechi e non vedono il pericolo anche quando effettivamente c'è.
~•~
I raggi lunari filtravano dalla finestra semi aperta, rischiarando l'interno della stanza da caposcuola di Hermione in penombra. Il calderone contenente la pozione era stato poggiato sul davanzale, esposto alla luce lattiginosa che rischiarava anche il cielo.
Nella stanza era rimasta accesa una piccola lampada situata tra i due divanetti sopra i quali giacevano addormentati due giovani.
Due braccia erano stese nel vuoto. Una era chiara, pallida come la luna, se non fosse stato per uno strano tatuaggio impresso sopra la pelle nivea che rappresentava un teschio con un serpente che faceva capolino dalla sua bocca. L'altra era di carnagione più scura, terminava con una mano piccola e sul percorso che andava dal gomito al polso erano incise delle lettere storte, rimaste sulla pelle sotto forma di cicatrice apparentemente guarita.
Le dita di una mano sfioravano le dita dell'altra, una congiunzione casuale che avrebbe permesso ad entrambi i ragazzi di fare stranamente dei sogni tranquilli.
Quando Hermione si svegliò non era stata capace di ritrovare quel contatto di dita che l'aveva fatta dormire profondamente. Era stata la luce del sole a tirarla fuori dal suo sonno, che aveva scaldato le sue palpebre, dato che non veniva occultata da nessuna tenda.
Mettendo a fuoco l'ambiente circostante aveva fatto mente locale e aveva rilassato i sensi. Aveva guardato la pozione dentro il calderone, ancora poggiato sul davanzale della finestra, mentre la sua mente riavvolgeva gli eventi della sera precedente.
Solo allora si rese conto che il ragazzo biondo che aveva condiviso il sonno con lei adesso non c'era più. Abbandonando il divano, si decise a muovere qualche passo in direzione della finestra, dove era stata abbandonata una piuma che sembrava proprio quella di un gufo.
Mentre la sua mente si poneva varie domande inerenti alla piuma che non poteva certo essere del suo gufo, i suoi occhi avevano già catturato un piccolo pezzo di carta che era stato incastrato tra la pietra del davanzale e il calderone. L'aveva sfilato da sotto con attenzione, rigirandoselo poi tra le mani curiose.
Si era concentrata sulle poche parole che erano state ricamate sulla pergamena con l'inchiostro e mentre la sua bocca sorrideva, la sua testa non potette che domandarsi cosa significasse.
"Sono dovuto andare via presto,
ci vediamo in giro ma lune.
-Draco"
~•~
Nota autrice
salve a tutti, aggiornamento a sorpresa!
Una parte di questo capitolo è venuta scritta proprio di getto, quindi viene proprio dal cuore. Non a caso il titolo del capitolo è "a cuore aperto" perché di cuori aperti non ci sono solo quelli dei miei personaggi, ma anche il mio :)
Spero che questo capitolo vi sia piaciuto, e mi rendo conto di essere indietro con la tabella di marcia, ma recupererò sicuramente, quindi aspettatevi un capitolo anche in settimana :)
Fatemi sapere che ne pensate,
Bacinii
W 🫀
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