☆⠀killian francis o'connor
per l'applyfic 𝐫 𝐢 𝐩 𝐩 𝐞 𝐝 𝐩 𝐚 𝐠 𝐞 𝐬
di AryaDuvelder
𝐰 𝐨 𝐫 𝐝 𝐜 𝐨 𝐮 𝐧 𝐭 : 24.678
[ non so come abbia fatto lo giuro ]
𝐟 𝐨 𝐧 𝐭 : smallest sans serif
𝐭 𝐡 𝐞 𝐦 𝐞 : white
© justagnessss , 2O24
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▁ ▂ ▅ ▆ ▇ 𝟏𝐎𝐎%
𝐓𝐀𝐊𝐄 𝐌𝐄 𝐓𝐎 𝐂𝐇𝐔𝐑𝐂𝐇 - hozier
❝ she tells me : worship in the bedroom ❞
❝ 𝐈 𝐓𝐇𝐈𝐍𝐊 𝐈'𝐋𝐋 𝐓𝐀𝐊𝐄
𝐌𝐘 𝐖𝐇𝐈𝐒𝐊𝐄𝐘 𝐍𝐄𝐀𝐓 ❞
( too sweet - hozier )
[ 𝐩𝐢𝐜𝐜𝐨𝐥𝐚 𝐧𝐨𝐭𝐚 𝐩𝐫𝐢𝐦𝐚 𝐝𝐢 𝐢𝐧𝐢𝐳𝐢𝐚𝐫𝐞 : l'infanzia di killian si è svolta nel bel mezzo degli anni quaranta, anni in cui - purtroppo - la violenza sia psicologica che fisica da parte del padre di famiglia e/o degli educatori nei confronti dei figli e/o della moglie era più che normale e persino lecita e non perseguibile penalmente perché vista come forma di "dottrina", un "metodo educativo". nonostante questi anni possano sembrare "vicini" a noi, bisogna ricordare che la mentalità era del tutto differente - in modo quasi abissale - e riguardo ai diritti umani e delle donne, il mondo doveva ancora fare passi avanti importanti: per questo motivo, vi prego, non scandalizzatevi se killian stesso e gli altri bambini non dessero molto peso a questa cosa, nonostante la ritenessero del tutto sbagliata nei loro confronti. non sto normalizzando nulla né dicendo che non bisogna reagire in situazioni come quelle e accettare quello che viene fatto, anzi, ma per favore capite il contesto storico in cui la storia viene narrata.
detto questo, 𝐚𝐭𝐭𝐞𝐧𝐳𝐢𝐨𝐧𝐞! nella seguente scheda ci sono menzioni di guerra e quello che comporta ( di cui le maggiori conseguenze sono morte + piccole menzioni di disturbo post traumatico da stress ), trauma religioso, bigotteria, adescamento di minore/pedofilia ( idk how to say that?? ) e, come già accennato, violenza domestica e non. grazie mille per l'attenzione, adesso potete iniziare tranquillamente ! leggete a vostra discrezione and stay safe, mi raccomando ! so che con queste premesse non sembra il massimo lol, ma troverà tutto una spiegazione sensata, ve lo prometto ♡ ]
« we're dreaming of tomorrow
and tomorrow isn't coming.
we're dreaming of the glory
that we don't really want.
dreaming of a new day
when the new day is there already.
running from the battle
when it's one that must be fought.
and still we sleep.
we're listening for the calling
but never really heeding.
hoping for the future
when the future's only plans.
dreaming of the wisdom
that we are dodging daily.
praying for a saviour
when the salvation is in our hands.
and still we sleep
and still we dream
and still we fear
and still we pray
and still we sleep. »
— 𝐚𝐧𝐝 𝐬𝐭𝐢𝐥𝐥 𝐰𝐞 𝐬𝐥𝐞𝐞𝐩 , todd anderson
( dead poets society , 1989 )
(🌱) 𝐆𝐄𝐍𝐄𝐑𝐀𝐋 𝐈𝐍𝐅𝐎𝐒 :
𝐧𝐚𝐦𝐞 : killian francis
𝐬𝐮𝐫𝐧𝐚𝐦𝐞 : o'connor
𝐚𝐠𝐞 : 22 years old
𝐛𝐢𝐫𝐭𝐡𝐝𝐚𝐲 : 31st october 1938
𝐳𝐨𝐝𝐢𝐚𝐜 𝐬𝐢𝐠𝐧 : scorpio
𝐩𝐯 : young ! cillian murphy
𝐦𝐛𝐭𝐢 : intj ( the architect )
𝐧𝐚𝐭𝐢𝐨𝐧𝐚𝐥𝐢𝐭𝐲 : irish
𝐬𝐞𝐱𝐮𝐚𝐥𝐢𝐭𝐲 : heterosexual
☾
(🌱) 𝐍𝐎𝐌𝐄 :
killian francis
my lover's got humor
she's the giggle at a funeral
knows everybody's disapproval
i should've worshiped her sooner
[ eh sì, sono ancora io. non riuscirete mai a leggere questa scheda senza le mie continue ed inutili interruzioni, penso. in ogni caso, volevo solo precisare una piccola piccola cosa, se possibile. so che c'è un altro oc con un nome molto molto simile al mio bimbo ahah , è stata una casualità molto strana in realtà, lol. spero non sia un problema se l'ho tenuto comunque, perché nonostante inizialmente mi fosse passata in mente la cosa di cambiargli nome, non sono riuscita a trovarne un altro che si addicesse a lui :(. quindi, tutto sto macello per dire che, sì, spero nessuno si scandalizzi o pensi che sia una copiatura. adesso vi lascio veramente alla lettura, giuro ♡ ]
"non chiameremo nostro figlio come tuo padre, te lo puoi scordare" rise leggermente ellynn, ma con un pizzico di dura serietà nella voce, di certo non avrebbe accettato repliche a proposito. il loro primogenito non avrebbe mai avuto quel nome vecchio e brutto del suocero : senza contare che non le era mai stato per niente simpatico, la sua ironia era sempre tagliente nei suoi confronti, non nascondendo il fatto che suo figlio secondo lui meritava di più e di meglio come moglie. il marito sorrise gentile in risposta, alzando le mani in segno di resa. sapeva benissimo che non aveva scampo in quella piccolissima discussione, lei aveva completamente ragione riguardo a quello.
"va bene, va bene, era solo una semplice proposta. ci ammazzerà per questo, lo sai?" ridacchiò prendendola in un abbraccio laterale e dandole un leggero e giocoso bacio sulla tempia. sapeva come calmarla in quelle occasioni, e nonostante il leggero broncio sul suo viso, ryan aveva capito che sotto sotto stava sorridendo. alcune volte entrambi potevano sembrare un po' infantili, ma erano estremamente giovani : ellynn non arrivava ai ventidue anni e ryan era più grande di lei di sole due estati. non erano altro che dei giovani innamorati, si concedevano a vicenda un po' di tenera leggerezza.
"non mi ha perdonato comunque per averti tolto dalle braccia di quella bionda di mary sue ellen, quella specie di smorfiosa" disse la giovane donna con una piccola risata, dando una giocosa spinta al marito.
"oh dai, ellynn non scherzare : mary non era così male" ribatté ryan, rendendosi conto di aver detto la cosa sbagliata nel secondo in cui le parole gli uscirono dalla bocca. il dolce viso della moglie si aprì in un'espressione sconcertata e di disgusto, prima di sorridere in modo furbo.
"però intanto hai sposato me" disse con una leggera linguaccia infantile nei confronti del giovane uomo di fronte a lei, che la guardava con gli occhi color ambra pieni di un dolce sentimento e una tenera ammirazione per lei. sorrise e l'abbracciò, tenendola vicino a sé.
"certo che l'ho fatto, sarei stato uno stupido a fare il contrario. e, allora, come lo chiameresti il nostro bambino?"
ellynn ci pensò su un po', appoggiando la guancia contro il petto del marito. poi, tutto ad un tratto, parlò : "killian, mi piace killian. e tu?". ryan alzò le spalle : a dir la verità non ci aveva pensato molto, ma aveva un paio di stupide e inutili idee in testa. lasciò un leggero bacio tra i capelli neri della consorte prima di parlare e sussurrò sottovoce una sola parola : "francis". la giovane donna rise leggermente, sentendolo la proposta e, alzando lo sguardo sul giovane uomo per guardarlo meglio in faccia e negli occhi color del miele, sorrise : "francis? come il figlio del panettiere?"
ryan rise di cuore, nonostante un pizzico di stancezza e arrendevolezza nella voce mentre ribatteva con un disperato : "che cosa c'entra il panettiere adesso?". ellynn alzò le mani in segno di resa a sua volta, con un sorriso divertito e gentile sulle labbra.
"okay, okay. va bene, non prendertela, stavo solo scherzando : è un nome carino, ci sta" lo assecondò in modo educato ma onesto. pensava veramente che fosse un bel nome, davvero.
"killian francis sia?" chiese lui, guardandola con dolce aspettativa. lei annuì in risposta, aggiungendo con una piccola risata : "killian francis o'connor. suona bene. altezzoso ma suona bene". ryan non poteva chiedere di più, era così felice che strinse di più la moglie a sé ma sempre stando attento a non far del male al bimbo che teneva gentilmente in grembo.
"e sia, allora" concluse lui, dandole un bacio sulla punta del naso all'insù.
"e sia" fece eco lei, sorridendo leggermente. finalmente potevano essere una famiglia vera e propria : sarebbe stato fantastico.
☾
killian. non era un nome strano né particolare né per niente diverso dal solito. alla scuola cattolica - l'unica in paese - c'erano sempre tre o quattro persone con lo stesso nome e quando le suore lo chiamavano solamente per nome, si giravano sempre in quattro e passava un po' di tempo prima di capire a chi di loro era veramente rivolto il richiamo. non c'era voglia di distinguersi, in un nome come il suo. l'insignificanza che aveva caratterizzato la sua infanzia era incominciata già prima della sua effettiva nascita, con la scelta di quel nome di preciso. ma, nonostante tutto, a killian piaceva : c'erano molti significati a riguardo perché la sua radice non era del tutto sicura. piccolo guerriero, testa brillante, piccola chiesa, piccolo cimitero o millenario. un po' confusi come significati, ma abbastanza originali da rendere killian almeno un po' fiero. dopotutto, si sa che l'antica lingua celtica è ancora un grande mistero per le società contemporanee e il ragazzo ne era sempre stato affascinato, fin da piccolino.
francis. non era solamente il nome del figlio del panettiere del loro piccolo paesino, ma anche il secondo nome del nostro killian. nessuno lo usava molto spesso, in realtà, ed in molti non sapevano a che si riferisse quella "f." che il ragazzo metteva dopo il suo primo nome quando si firmava. anche francis aveva un significato profondo e caro al suo portatore, nonostante fosse quasi una beffa nei suoi confronti : colui che è libero. killian non si era mai potuto definire veramente libero, sempre chiuso e limitato nella piccola realtà che era il suo piccolo paese disperso nella campagna irlandese. il ragazzo non era mai potuto essere completamente vero : c'erano sempre norme sociali e religiose a controllarlo. non poteva fare quello che voleva, non poteva dire che pensava. era prigioniero di una società arretrata e fin troppo bigotta e con il passare del tempo diventò un tutt'uno con la sua cella, iniziando a far parte del problema. era stato inglobato, nonostante la sua irrazionale e giovanile voglia di rivalsa.
killian non aveva mai pensato se gli piacesse o no il proprio nome : era semplicemente suo e gli si addiceva molto, quindi perché pensarci? in ogni caso non lo avrebbe cambiato mai e neanche se ne avesse avuto la possibilità, ormai era una parte di lui che sarebbe stato strano abbandonare o storpiare con qualche altro strano soprannome senza significato ed inventato al momento. teneva veramente molto alla pronuncia di esso e da quando era in francia, alzava spesso gli occhi al cielo in modo annoiato e correggeva con tono altezzoso le persone che non lo sapevano pronunciare in maniera corretta. dopotutto, come ogni irlandese che si rispetti, killian era molto legato alle proprie origini ed alle proprie tradizioni locali : sì, a dirla breve era un patriota abbastanza accanito e non avrebbe permesso a nessuno di banalizzare o storpiare qualcosa di così profondo e importante per il popolo irlandese come la lingua gaelica.
(🌱) 𝐂𝐎𝐆𝐍𝐎𝐌𝐄 :
o'connor
if the heavens ever did speak
she's the last true mouthpiece
every sunday's getting more bleak
a fresh poison each week
gli o'conor, poi anglicizzati in o'connor, erano una famiglia nobile irlandese originaria del connacht - una delle quattro provincie d'irlanda, la più orientale - di cui cathal o'connor, il capostipite, fu re dal 98O. alla sua morte nel 1O1O, gli successe il figlio aedh e successivamente prese il trono ruaidhri, il quale fu sconfitto dalla dinastia degli o'brien nel 1O79 ma tornò tre anni dopo in possesso delle sue terre che poi difese vittoriosamente dai conmaicne nel 1O87. nonostante questo, il sovrano vittorioso non durò molto al potere : pochi anni dopo, infatti, fu accecato e chiuso nel monastero di clonmacnoise , dove morì nel 1118. a lui seguirono altri tre re, gli ultimi della dinastia : turlough, suo figlio ruaidhri ii e il nipote cathal ii. alla morte di quest'ultimo nel 1224 la famiglia decadde definitivamente, mentre la regione fu via via conquistata dall'inghilterra. nel 1466, gli o'connor si divisero in due rami: i ruadh ( "dai capelli rossi" ) e i donn ( "dai capelli neri" ).
ryan raccontava sempre al figlio delle avventure dei loro antenati, e killian ascoltava sempre con attenzione ogni minimo particolare. faceva un sacco di domande a cui spesso il padre non sapeva neanche rispondere e quindi si inventava un'altra storia per divagare. nonostante fosse veramente piccolo, killian era più che fiero delle proprie origini, proprio come lo era ryan : gli raccontò del nonno che aveva combattuto per l'indipendenza dell'irlanda durante il periodo in cui l'inghilterra ancora li assoggettava a loro, le tattiche di guerriglia e di proteste che avevano aizzato mentre il bambino ascoltava con gli occhi grandi. era come una favola per lui, non riusciva ancora a concepire che tutto quello fosse successo nella vita reale - era troppo piccolo - ma dentro di lui si instaurò il silenzioso desiderio di essere all'altezza dei propri antenati, da grande. anche il suo nome lo diceva : killian, piccolo guerriero. di sicuro il coraggio non gli mancava e in futuro avrebbe certamente reso fieri i propri avi, ne era più che certo.
la famiglia o'connor era conosciuta nel suo piccolo paesino di campagna come una famiglia perbene e molto rispettabile, fervente cattolica e molto, veramente molto tradizionalista : erano costantemente in primo banco in chiesa alla domenica, sempre presenti alle feste tradizionali celtiche organizzate dalla piccola comunità e ligi nel rispettare le norme di tutti i tipi imposte dalla legge, dalla religione e dal buon costume. nonostante i pettegolezzi di paese - che prendevano di mira tutti, nessuno escluso - tutti adoravano ryan j. o'connor. non c'era scampo : tutti amavano la gente come lui, come si faceva a fare altrimenti? il sorriso era costantemente stampato sulle sue labbra e una parola gentile era sempre disponibile, quando si parlava con lui. ellynn era più riservata rispetto al marito e questo faceva nascere maldicenze su di lei, come funghi : le vecchie zitelle del paese non erano per niente gentili o delicate quando era il momento di dare i loro giudizi affrettati sulle persone e la donna ne era la prova vivente. si era detto di tutto su di lei, negli anni, e si sarebbe continuato a dire per altro tempo ancora. a lei non importava più di tanto. la donna sorrideva gentile a tutti in ogni caso e pensava solamente al benessere di killian e dei suoi altri quattro figli, niente di più e niente di meno. l'indifferenza killian l'aveva certamente ereditata dalla mamma, come tutto il resto della sua persona a dir la verità : per questo non piaceva. per questo non era mai stato reputato all'altezza del cognome che portava e della figura benevola e sorridente di suo padre.
« seo dhibh a cháirde duan óglaigh,
cathréimeach bríomhar ceolmhar,
ár dtinte cnámh go buacach táid,
's an spéir go mín réaltógach
is fonnmhar faobhrach sinn chun gleo'
s go tiúnmhar glé roimh thíocht do'n ló
fé chiúnas chaomh na hoiche ar seol:
'seo libh canaídh amhrán na bhfiann »
( 𝐭𝐫𝐚𝐝𝐮𝐳𝐢𝐨𝐧𝐞 𝐢𝐧 𝐢𝐭𝐚𝐥𝐢𝐚𝐧𝐨 :
canteremo una canzone, una da soldato,
con un coro concitato d'ovazione,
ci raduniamo attorno ai nostri fuochi splendenti,
i cieli stellati sopra di noi
impazienti per l'imminente scontro
e come aspettiamo la luce del mattino,
qui nel silenzio della notte,
noi canteremo una canzone da soldato.
𝐢𝐧𝐧𝐨 𝐧𝐚𝐳𝐢𝐨𝐧𝐚𝐥𝐞 𝐢𝐫𝐥𝐚𝐧𝐝𝐞𝐬𝐞, scritto e composto
nel 19O7 da patrick heeney e peadar kearney ;
in un periodo in cui gli irlandesi stavano
combattendo contro la gran bretagna perché
discriminati, cominciarono a diffondersi
sempre più movimenti rivoluzionari clandestini,
e fu proprio in questo clima che nacque
l'inno, inteso come un canto di battaglia
contro gli invasori. durante la prima guerra
mondiale gli irlandesi passarono alla lotta
armata che portò, nonostante le feroci
repressioni, al riconoscimento dello stato
libero d'irlanda avvenuto nel 1921. )
𝐢 𝐧 𝐬 𝐢 𝐠 𝐧 𝐢 𝐟 𝐢 𝐜 𝐚 𝐧 𝐭 𝐞 :
agg. [ der. di significare, col prefisso in- ; gli usi estens. e fig. , per influenza del francese insignifiant ]. – 𝟏. scarso o privo di un vero e proprio significato, che significa poco o nulla : una parola, un periodo, un gesto insignificante. 𝟐. 𝐚. più comune in senso estens. e fig. , privo di personalità, senza caratteristiche e pregi degni di rilievo, che non ha nulla per cui si faccia notare e si distingua : un uomo, una donna insignificante ; una commedia i cui personaggi sono quasi tutti insignificanti ; avere un volto, una fisionomia, un'espressione insignificante ; un discorso, un libro, una scultura insignificante ; ❝ macchinò oziosamente un idillio con una ragazza che non gli piaceva / rotonda, insignificante, con occhi di porcellana ❞ ( pietro citati ). 𝐛. con altro senso figurato, di nessun valore o peso, privo d'importanza, che non ha o non dovrebbe avere conseguenze rilevanti: la perdita, il danno è insignificante.
(🌱) 𝐒𝐎𝐏𝐑𝐀𝐍𝐍𝐎𝐌𝐈 :
kill , mo ghealach , petite princesse
"we were born sick", you heard them say it
my church offers no absolutes
she tells me : "worship in the bedroom"
ʚ 𝐤𝐢𝐥𝐥
semplice, veloce e veritiero. kill, uccidere. un gioco di parole quasi spietato, ma per chi conosca killian almeno un po', decisamente calzante. il soprannome era nato solamente per abbreviare la lunghezza del suo nome e per facilitare le comunicazioni ma, si sa, i bambini sono molto creativi quando si tratta di cose del genere ed i suoi amichetti del paese se n'erano usciti con questa sottospecie di insulto nei suoi confronti, assolutamente senza volerlo. dopotutto nessuno sapeva parlare inglese a cinque anni, lì : si parlava soprattutto irlandese nella forma dialettale della loro provincia, una lingua molto molto diversa in cui "kill" non voleva dire niente di niente. andando avanti con gli studi e gli anni, killian scoprì di questa coincidenza quasi per caso e gli piacque, nonostante nessuno lo chiamasse più in quel modo da tanto tempo. dopotutto, il moro era capace di uccidere. non in senso completo, forse, ma se le sue occhiatacce di ghiaccio avrebbero potuto ammazzare una persona, la popolazione di parigi e del suo paesino sarebbe dimezzata di colpo, per non dire estinta del tutto.
ʚ 𝐦𝐨 𝐠𝐡𝐞𝐚𝐥𝐚𝐜𝐡
ellynn rendeva anche la più spigolosa lingua esistente una dolce poesia. il gaelico era di origine celtica e si portava dietro la durezza delle consonanti e il suono tagliente e veloce delle vocali, ma secondo killian, sua madre aveva la voce più calmante e tranquilla dell'intera irlanda e i suoi soprannomi non suonavano mai come dei richiami arrabbiati, ma delle amorevoli carezze sui capelli. la donna era particolarmente legata al mondo della natura ed era l'unica che avesse mai capito la poesia della notte come il figlio maggiore killian, che molto spesso al posto di dormire guardava le stelle e le fissava studiandole attentamente, come si fa con un rivale o con un nemico. "mo ghealach" gli sussurrava lei prima che il bambino si addormentasse del tutto, mentre gli occhi azzurri gli si chiudevano da soli ed un sorriso tranquillo gli si apriva sul volto ad accogliere i sogni. mia luna. ellynn era stata la prima a comparare il moro alla luna, al suo bagliore pallido od alla sua mutevolezza, nonostante anche più avanti ci sarebbe stata questa correlazione da parte di altri. la luna era certamente più complessa e sfaccettata del sole : era facile amare qualcosa di chiaro e luminoso come il sole ed apprezzarlo per quello che era, mentre ci sarebbe voluta una mente abbastanza gentile ed osservatrice come quella di sua madre per capire che cosa ci fosse di positivo in lui o in quello strano satellite grigiastro.
ʚ 𝐩𝐞𝐭𝐢𝐭𝐞 𝐩𝐫𝐢𝐧𝐜𝐞𝐬𝐬𝐞
quel maledetto di lefèvre non sapeva tenere la bocca chiusa per un solo secondo. appena c'era una nuova recluta alla caserma di parigi, doveva per forza darle un soprannome stupido che sarebbe rimasto per il resto della permanenza lì. si credeva tanto simpatico, ma a killian dava solo sui nervi : molto probabilmente era solamente lui che era facilmente irritabile, ma in ogni caso lucien lefèvre era decisamente in cima alla lista di persone che avrebbe volentieri usato per provare e testare al meglio i fucili che l'esercito dava loro in custodia. senza offesa, ovviamente.
killian non era quello che si poteva dire un omone, anzi, tutto il contrario : quando entrò nell'esercito all'età di diciassette anni e mezzo era il più piccolo di tutti, sia di età che fisicamente. era abbastanza magrolino a dire il vero e l'altezza non era per niente una sua caratteristica, il che lo faceva passare un po' come il bambino da accudire dell'intera caserma. vedendo anche il suo carattere silenzioso e quasi schivo, lefèvre decise : il perfetto soprannome per lui sarebbe stato petite princesse, piccola principessa. si prese un bel destro sul naso, la prima volta che chiamò il moro in quel modo e da quel momento nessuno l'ha più chiamato così in sua presenza, se non sottovoce in modo che lui non potesse sentire.
(🌱) 𝐂𝐎𝐌𝐏𝐋𝐄𝐀𝐍𝐍𝐎 :
22 anni
31 ottobre 1938
the only heaven i'll be sent to
is when i'm alone with you
i was born sick, but i love it
command me to be well
a-, amen, amen, amen
trentuno ottobre, la notte di halloween, - o meglio - , la notte della festa celtica di samhain, ( "fine dell'estate" in irlandese ), da cui deriva il moderno halloween ( "all hallows eve" ) , nominato così dopo la cristianizzazione dell'isola per fatto che era situato la vigilia della festa cristiana di ognissanti. quale giorno migliore per la nascita di un nuovo, piccolo irlandese? il dolce e disperato pianto del neonato squarciò l'aria del circondario mentre i bimbi vestiti dai più svariati mostriciattoli bussavano ad ogni porta del minuscolo villaggio, sperando in qualche dolcetto per allietare quella sera d'autunno buia e fin troppo fredda per non essere d'inverno. gli anziani di tutto il paesino si stavano anch'essi preparando alla grande festa e alle mitiche celebrazioni della serata : l'antico rituale celtico prevedeva un grande falò in mezzo al bosco, insieme a canti e balli tradizionali, per cui le donne del villaggio si stavano preparando da quasi tutto l'anno. le zucche e le rape erano state scavate con la maggiore cura possibile nei giorni precedenti ed erano esposte alle finestre di ogni casa, le deboli fiamme delle candele al loro interno combattevano coraggiosamente contro il leggero vento freddo gelato che tirava quella sera, mentre le anziane nonnine erano sedute al bordo del letto con una coperta sulle ginocchia, raccontando la vecchia leggenda di jack o'lantern ai più piccolini che ascoltavano attentamente con gli occhi grandi e scintillanti, avvolti tra le lenzuola variopinte ed alla luce della candela posta distrattamente sul comodino, pendendo dalle loro labbra in modo assoluto e circondati da un silenzio quasi irreale.
essendo nato a fine ottobre, killian apparteneva al del segno zodiacale dello scorpione. il ragazzo non era mai stato molto a contatto con l'astrologia, se non con i pazzi del paese che si credevano in grado di leggere le stelle a suo favore grazie ai vecchi e tradizionali riti celtici. da piccolo, prima di distribuire i giornali della mattinata in paese, ci dava un'occhiata veloce e, nonostante non ci credesse per nulla, guardava l'oroscopo solo per curiosità. "scorpione : oggi avrai un incontro fortunato" leggeva almeno una volta a settimana, e con una risata riponeva il giornale di nuovo nel portapacchi posteriore della sua bicicletta. non gli succedeva mai, di avere incontri fortunati, tanto che ormai se ne burlava. però, nonostante tutto, c'era una coincidenza che lo faceva ridacchiare ogni volta che ci pensasse, cioè le caratteristiche del proprio segno zodiacale, in cui in realtà ci si rivedeva parecchio nonostante la generale antipatia per lo zodiaco. la misteriosità, la testardaggine, l'emotività quasi assente e nascosta, la tenacia e la gelosia : potevano essere una descrizione abbastanza azzeccata per killian francis o'connor, no?
killian onestamente sapeva di più sull'oroscopo celtico e lo trovava certamente più interessante : era un antico oroscopo basato sugli alberi e sulle fasi lunari, diviso in tredici periodi e affidando ad ognuno un albero come simbolo che per le sue qualità poteva maggiormente rappresentare quello specifico lasso di tempo. gli antichi studiosi di astronomia appartenenti alla civiltà dei celti avevano scelto come simbolo l'albero perché era un elemento molto importante e fondamentale nella loro cultura, in quanto rappresentava sia il ciclo della vita, sia le parti del tutto armonizzate in un unico essere vivente : le radici nel sottosuolo, il fusto che cresce fuori sulla terra e i rami che si proiettano verso il cielo. secondo questo particolare oroscopo, killian faceva parte del segno del noce. secondo la tradizione celtica, il noce era l'albero della magia per eccellenza, amato moltissimo da druidi e streghe. i nati sotto la protezione del noce, secondo i canoni, dovevano essere individui perlopiù istintivi, che si orientavano nella vita quotidiana seguendo soprattutto il loro cuore e le loro emozioni, talvolta sbagliando a non essere più razionali. in genere, dovevano essere chiari, sinceri e saper essere un valido supporto per tutti coloro che necessitavano aiuto di ogni tipo, grazie alla loro naturale predisposizione per l'elaborazione di strategie utili e vincenti. a volte, il loro lato lunatico li doveva far apparire un po' tenebrosi o eccessivamente discreti e misteriosi, ma in realtà la maggior parte delle volte si dimostrano persone buone e affidabili.
ecco, bhe, nulla di più sbagliato per descrivere killian.
(🌱) 𝐀𝐒𝐏𝐄𝐓𝐓𝐎 :
faceclaim : young ! cillian murphy
take me to church
i'll worship like a dog at the shrine of your lies
i'll tell you my sins and you can sharpen your knife
offer me that deathless death
good god, let me give you my life
☾
𝐤 𝐢 𝐥 𝐥 𝐢 𝐚 𝐧 𝐟. 𝐨 ' 𝐜 𝐨 𝐧 𝐧 𝐨 𝐫 ,
settembre 196O
fin dall'inizio, una cosa fu completamente sicura e chiara alla vista di tutti : non c'era proprio nulla di suo padre, in killian. niente sorriso gentile e genuino portato dal sole, niente capelli biondi rossicci sempre scompigliati al vento della sera mentre l'uomo guardava fuori dalla finestra e indicava il tramonto ai suoi bambini, niente occhi profondi e color ambra che comunicavano un senso di tranquillità e pace a chiunque avesse il piacere di incrociare il suo sguardo anche per sbaglio, niente naso piccolo né lineamenti gentili, così gentili dal sembrare dipinti dal più aggraziato degli artisti : proprio niente di niente. a vederlo, nessuno avrebbe detto che lui fosse il figlio del comandante delle forze aeree ryan j. o'connor, il raggio di sole della contea di cork.
"sarà stato adottato di sicuro" borbottavano sottovoce le vecchie comari del loro piccolo paesino, appena la mattina presto il bambino passava su una bicicletta fin troppo grande per lui per portare i nuovi giornali giù in città. "oppure semplicemente non è figlio del comandante o'connor. la moglie sembra proprio una poco di buono. l'hai vista domenica in chiesa, com'era vestita? le si vedevano le caviglie nude, ve lo dico io". ci fu un sussulto da parte delle altre che stavano ascoltando, addirittura un segno di croce frettoloso dalla più anziana. "ryan non ha fatto per niente una buona scelta con lei, l'ho sempre saputo. chissà con quali strani modi l'avrà sedotto o convinto a sposarla... l'hai vista com'è stramba, poi? sembra quasi inglese, e figurati come vengono fuori i bimbi con una madre così, poveri piccoli" continuavano a tramare tra di loro, strette una vicino all'altra, scuotendo la testa lentamente per rendere meglio le informazioni che si stavano dando a vicenda, con gli occhi giudicanti fissi verso l'ombra marrone della schiena del giovane killian, che ormai era già lontano lungo la strada sterrata. nonostante la giovane età, il bambino sapeva benissimo le voci che giravano su di lui : dopotutto, in un piccolo villaggio rurale come il loro i pettegolezzi si diffondevano molto facilmente, la gente aveva bisogno del loro divertimento e killian lo poteva capire. sapeva che tutto quello che dicessero non era vero e andava avanti per la sua strada, pedalando più veloce con la bicicletta che una volta era di suo padre. aveva solo sei anni e le sue gambe da bambino non arrivano completamente ai pedali, ma in qualche modo se la cavava in ogni caso.
lui non piangeva mai, non se lo poteva permettere. non doveva farsi toccare dalle parole taglienti della gente : dopotutto nessuno lo conosceva veramente. in una notte senza stelle, però, in cui la mamma pensava che killian stesse dormendo, lei gli accarezzò il piccolo viso piangendo, pregando e maledicendo sottovoce dio perché il figlio non le ricordasse per niente il marito defunto ; quella notte sì, c'era stata la vaga possibilità di aver lasciato una lacrima fine uscirgli dagli occhi cerulei chiusi a forza. nessuno si era accorto del piccolo inconveniente che gli aveva rigato l'infantile guancia pallida alla luce spenta della luna, finendo dritta contro il cuscino riscaldato dal suo respiro veloce : tutto andava bene, allora. non era risultato debole, non era risultato una femminuccia. era lui l'uomo di casa adesso, come gli aveva detto suo padre prima di andare a morire in quella maledetta guerra senza senso. quella volta, l'uomo l'aveva detto con un sorriso giocoso sulle labbra e scompigliandogli i capelli scuri in modo gentile con la mano grande, ma killian adesso avrebbe voluto solamente urlare fino a perdere tutta l'aria che aveva riposta nei piccoli polmoni da bambino che si trovava. aveva solo sei anni, non era ancora un uomo. forse doveva sembrarlo, però. era quello che gli altri si aspettavano da lui. era sicuramente quello che tutti gli altri si aspettassero che fosse.
quando divenne un po' più grande e un po' più vicino all'uomo che aveva sempre fatto finta di essere, non erano più le vecchiette del paese a sussurrare tra di loro quando lo vedevano passare per strada con la sua vecchia bicicletta, ma le ragazzine della scuola. killian era completamente ignaro dell'effetto che faceva sulle altre studentesse che venivano al collegio cattolico con lui, giù in paese. spesso ridevano tra di loro e arrossivano o lo guardavano solamente per poi lanciare un'occhiata d'intesa all'amica di fianco a loro. non si poteva dire che killian fosse brutto, anzi, la sua aura misteriosa veniva spesso trovata attraente più del suo aspetto fisico in sé per sé. i suoi occhi di un azzurro da fare invidia al cielo limpido di primavera aiutavano sicuramente, ma quello era un altro discorso. il ragazzo generalmente non era per niente una persona modesta, - se c'era qualcosa di cui vantarsi lo faceva alla grande - , ma in realtà non si riteneva nient'altro che un normale, basico, adolescente di campagna con niente di speciale o di particolare rispetto a tutti gli altri.
☾
i capelli scuri e castani che si ritrovava, quasi neri, sembravano avere una vita propria e da quando si era trasferito in francia, killian aveva inziato ad usare quantità indicibili di brillantina per tenerli in ordine, darsi una sistemata e cercare di sembrare almeno un po' rispettabile e ricco come la gente che lo circondava sempre, in giro per i quartieri alti della città di parigi. non voleva essere da meno e anche se in realtà non era né ricco né rispettabile, almeno doveva fingere di esserlo. il colonnello della caserma di parigi, - o meglio "mestre de camp", come gli piaceva tanto farsi chiamare dalle nuove reclute come lo era stato lui dal '56 al '57 - era un uomo abbastanza aperto ed innovativo, non aveva fatto rasare i capelli ai nuovi arrivati alla base a patto che li tenessero corti e curati, quindi killian può ben dire che gli fosse andata bene da quel punto di vista. non che fosse stato un problema per lui in ogni caso, killian non era per niente vanitoso, ma sapeva che avrebbe fatto meno effetto sulle ragazze con i capelli rasati a zero in quel modo. fare effetto sulla gente era molto importante quando eri uno squattrinato senza famiglia né soldi in una città di persone ricche come parigi e il ragazzo lo sapeva più che bene, l'aveva imparato a sue spese nei mesi precedenti.
la pelle normalmente pallida del suo viso si costellava di piccole lentiggini marroncine alla luce dell'estate ma non gli evitava le scottature rosse sulle guance e sulla fronte ad ogni minima giornata di sole un po' più intensa e calda del solito. dopotutto, l'irlanda non è di certo famosa per il suo clima soleggiato e, anzi, è quasi proverbiale il fatto che piova quasi sempre. i verdi prati della contea di cork come crescono, sennò, se non con l'acqua che scende ingente dal cielo nuvoloso di metà febbraio? ogni minimo raggio di sole è un dono, lì, per questo suo padre era soprannominato da tutti "il raggio di sole della contea di cork". lui era un dono, una grazia in una terra così povera, una mano generosa sempre pronta ad aiutare anche solamente con una battuta od un sorriso gentile. ma killian non era come lui e non lo sarebbe mai stato : per questo non gli piaceva il sole, era come una minaccia al suo sistema. con cura, la mamma gli spalmava sempre la crema solare sulle guance e sul naso quando era piccolo e nei rari giorni in cui andavano tutti insieme alla baia, seguita subito dopo da piagnucolii e lamentele del bambino che con le piccole manine cercava di togliersi quell'impiastriccio bianco e appiccicoso dal visino.
il fisico era stato reso tonico dall'anno di carriera militare intrapresa dal ragazzo a diciassette anni e mezzo nonostante non fosse possibile iniziare prima dei diciotto. era stato agevolato grazie ad una mentalità prettamente nepotistica che, per una volta tanto, era andata a suo favore : se era veramente il figlio del comandante ryan o'connor, il ragazzo doveva per forza essere un bravo soldato, no? killian, però, inizialmente era magrolino e piccolo rispetto al resto dei ragazzi arruolati e spesso veniva scherzosamente paragonato ad una ragazza da parte dei suoi camerati, sia per questo motivo e sia per la sua altezza modesta che sfiorava a malapena il metro e settantadue. il ragazzo però era dai riflessi veloci, perfetto per le esercitazioni militari che facevano ogni giorno nel grande giardino di proprietà della caserma, un po' fuori parigi. montava i fucili nella metà del tempo rispetto agli altri e sì, i suoi superiori si trovavano ad annuire fieri quando assistevano alle esercitazioni del moro. "buon sangue non mente, hm?" diceva con tono solenne l'uno all'altro di fianco a lui, gli occhi fissi verso la divisa verde con cucito sopra il cuore il nome 'killian f. o'connor' in color nero ed in maiuscolo, ricordando i tempi quando lo sfortunato padre del ragazzo laggiù in mezzo al fango era uno dei loro migliori superiori. "farà strada, il ragazzo è un bravo soldato. come suo padre, dopotutto" affermavano sicuri, annuendo ancora una volta. ma killian non voleva essere come suo padre, non più.
tutto del ragazzo lo faceva risultare semplicemente freddo. gli zigomi alti, la mascella squadrata, il naso dritto : tutto sembrava essere stato tagliato con un coltello affilato, come quelli da macellaio che killian guardava affascinato da bambino quando la mamma lo portava con lei a fare la spesa giù in paese e lo riponeva dentro al cestino della sua vecchia bicicletta rossa arrugginita dal tempo. fin da piccolo, aveva sempre auto un grande problema che poteva rivelarsi fatale la maggior parte delle volte : killian non riusciva a mascherare le sue emozioni e quello che pensava veramente, le sue espressioni parlavano sempre al posto suo. una piccola smorfia compariva sulle labbra rosee, oppure gli occhi azzurri si tingevano di disgusto o fastidio alla menzione di qualcosa di stupido. con il tempo e con non poca fatica, era riuscito ad eliminare anche questo. era quasi del tutto impassibile, tanto da far paura. solitamente incuteva un certo timore a chi lo incrociava, questo era certo. a killian piaceva questa bella quanto distorta sensazione, come se per almeno un secondo potesse essere lui quello importante e di cui aver rispetto. ed infine, il suo sguardo d'un azzurro innaturale spesso faceva abbassare gli occhi alla gente più orgogliosa che avesse mai conosciuto : amava quando succedeva, un brivido di piacere inebriante si diffondeva lungo la sua spina dorsale. ci si sentiva così bene ad avere il coltello dalla parte del manico.
𝐜 𝐞 𝐫 𝐮 𝐥 𝐞 𝐨 :
cerùleo ; agg. e s. m. [ dal lat. caeruleus ; v. cerulo ], letter. – 𝟏. agg. ; del colore del cielo sereno, azzurro chiaro: occhi cerulei ; ❝ ivrea la bella che le rosse torri / specchia sognando a la cerulea dora / nel largo seno, fosca intorno è l'ombra di re arduino / ... ❞ ( piemonte, giosuè carducci ); ❝ la luna, in un canto, pallida e senza raggio, pure spiccava nel campo immenso d'un bigio ceruleo ❞ ( i promessi sposi, alessandro manzoni ); riferito a persona che ha gli occhi azzurri: ❝ assaporavan l'agonia / de' cerulei germani ❞ ( poesie, giosuè carducci ) .
(🌱) 𝐂𝐀𝐑𝐀𝐓𝐓𝐄𝐑𝐄 :
intj , chaotic neutral
take me to church
i'll worship like a dog at the shrine of your lies
i'll tell you my sins and you can sharpen your knife
offer me that deathless death
good god, let me give you my life
[ questo campo può sembrare un po' vuotino rispetto alle altre cose ma giuro che il carattere l'ho ben spalmato anche in tutto il resto della scheda, leggendola tutta si capisce alla perfezione che tipo di persona è killian. almeno spero, lol ]
killian era sempre stato complicato, proprio come sua madre. fin da piccolo era sempre risultato misterioso a tutti e anche ai familiari più vicini a lui, che passavano l'intero giorno al suo fianco. era difficile capirlo, senza dubbio, ma al moro non interessava per nulla essere compreso : perché qualcuno avrebbe voluto entrare in sintonia con lui e con le emozioni che provava? voleva manipolarlo, era per quello forse? in ogni caso, la sua mente logica gli diceva che era molto meglio restare un mistero per i più, non lasciando sapere nulla di sé o dei suoi pensieri agli altri, cosicché questi non si potessero usare contro di lui in qualsiasi maniera. killian era ossessionato dal fatto di non lasciare uscire e far trapelare le sue vere emozioni in nessun caso, forse perché sapeva più di tutti come, la maggior parte delle volte, proprio quelle erano la maggior debolezza delle persone e facevano commettere errori di cui in futuro ci si sarebbe pentiti sicuramente. quindi il ragazzo si chiudeva in sé stesso nella sua bolla di silenzio e solitudine, finché era sicuro di essere completamente solo e che nessuno stava guardando e, ancora, mentiva anche a sé stesso. la grande e secca risposta che si dava ogni volta che veniva coinvolto troppo in qualcosa che non avrebbe dovuto riguardarlo era sempre la stessa : "non me ne interessa nulla, non ne traggo profitto" anche se la maggior parte delle volte era una bugia bella e buona.
il ragazzo era di certo silenzioso ed introverso : soprattutto da piccolo non parlava mai se non interpellato e anche in quei casi il fatto che avesse voglia di spicciare parola non era per niente scontato. la comunicazione non era mai stata il suo forte, e non lo è ancora : capitava spesso che i suoi gesti e le sue azioni venissero interpretate in maniera scorretta dai più, ma killian non se ne importava più di tanto e lasciava che la gente pensasse quel che volesse su di lui, la sua immagine non sarebbe stata rovinata da una piccolezza come quella appena successa, no?
quelle volte in cui invece era necessario per forza aprire bocca, calcolava ogni sua parola nei minimi dettagli : non c'era niente lasciato al caso, in modo da studiare ed intortare le persone che si trovava davanti nel modo più subdolo possibile. non era una persona cattiva, solamente opportunista : non gli piaceva approfittarsi delle persone per gioco, per noia o per divertimento ma lo faceva perché gli sarebbero servite più avanti, e killian sapeva bene che avere dei nemici è sempre qualcosa di negativo che alla fine ti si ritorcerà contro, prima o poi. faceva bella faccia e cattivo gioco, parlava di politica, economia e d'arte con i più alti gradi d'élite cittadina ma senza essere un leccapiedi : odiava esserlo e non lo sarebbe mai stato. usava solamente il suo carisma , la sua personalità trascinatrice e i suoi sorrisi calcolati per mettere nel sacco la gente.
lui, al contrario, sapeva capire molto bene quando qualcuno diceva una menzogna. molto spesso si pensa che le persone introverse siano sempre perse tra i propri pensieri contorti, ma killian era un'attento osservatore della realtà che lo circondava : capiva i più piccoli dettagli sotto ad una battuta che doveva sembrare giocosa e riusciva a comprendere lo stato d'animo di una persona dal suo linguaggio del corpo o dalla prontezza del suo sguardo. riusciva a leggere l'animo delle persone con i suoi occhi cerulei d'un azzurro color del cielo e spesso scopriva cose che non avrebbe dovuto sapere. si compiaceva di questo suo potere creatosi dopo anni di silenzi tombali e sguardi attenti ad osservare curiosamente il mondo, lasciando che un piccolo sorrisino vittorioso gli adornasse il viso tagliente di un'espressione fiera del proprio operato.
il ragazzo era sempre stato intelligente ed intuitivo, portava a casa sempre i migliori voti della classe e ci teneva molto ad andare bene a scuola, sapeva che l'educazione e la cultura facevano veramente la differenza in una vita di un uomo. era razionale e calcolatore nelle sue scelte, prendeva in considerazione ogni possibilità e decideva qual era la cosa migliore da fare osservando bene ogni minimo particolare ed ogni cosa che sarebbe potuta andare storta. non chiedeva mai il consenso a nessuno per quanto riguardava le sue decisioni, e non chiedeva mai aiuto : era sempre sicuro di potercela fare da solo e la maggior parte delle volte aveva ragione. nonostante la sua apparente e continua serietà, killian nasconde nel profondo del suo animo un'arguzia irriverente e un senso dell'umorismo intelligente capace di far sorridere chiunque, simile a quello di odisseo, per capirci. era capace di creare tranelli ed escamotage con l'arte dell'astuzia e non si limitava ad usarli ogni volta che avesse voglia di divertirsi un po'.
non ha per niente paura di infrangere regole o la legge se trovasse quest'ultime incorrette od inutili, anzi, in questi casi si trasformerebbe in un completo ribelle a tutti gli effetti, forse per combattere per un senso di giustizia innato ed abbastanza manipolato dalla sua mente, portato da uno stremo all'altro ed assolutizzato, reso un concetto irrazionale ed irraggiungibile che è impossibile da attuare nel mondo. ma killian ci credeva fermamente e la maggior parte delle volte avrebbe sempre portato avanti le sue idee fino alla morte, finché qualcuno non gli avesse dato ragione anche in parte. orgoglioso, testardo come un mulo, fermo e deciso nelle sue convinzioni, non era facile fargli cambiare idea anche nella più minima delle questioni. non serviva andare a scomodare idee astratte ed importanti come la giustizia per aizzare killian contro il sistema, ma anche solamente qualcosa di banale e di tutti i giorni. il ragazzo era facilmente irritabile, nonostante non lo desse quasi mai a vedere. inizialmente non sapeva mascherare il proprio disappunto e irritazione quando sentiva qualcosa di stupido, ma con il tempo imparò a restare impassibile ed evitare di uccidere la gente con lo sguardo oppure alzare gli occhi azzurri al cielo.
decisamente poco sensibile verso le emozioni degli altri, killian non era per niente una persona adatta per sfoghi emotivi e consolazioni : non saprebbe neanche da dove iniziare. non aveva mai dato importanza agli stati d'animo, in primis ai suoi, e quindi non riusciva mai a calarsi nei panni delle altre persone che lo circondavano e non riuscirebbe mai ad empatizzare con qualcuno che non sia un suo vecchio amico o una persona della sua famiglia. anche in questi rarissimi e quasi impossibili casi, non sarebbe capace di dare un supporto vero e proprio oltre ad uno sguardo di pura pietà sul viso. non è molto d'aiuto, quindi preferisce bloccare questi episodi sul nascere ogni volta che potrebbero succedere o che sente nell'aria uno sfogo da parte di qualcuno vicino a lui. killian stesso non fa vedere a nessuno la propria emotività ( quasi del tutto assente ), anestetizzata da anni ed anni di finzioni. non ricorda l'ultima volta che ha pianto, ma di certo è sicuro di aver represso i singhiozzi, di essersi dato un leggero schiaffo in viso e di essersi detto di comportarsi come un vero uomo. sicuramente non era più che un bambino, e di già si obbligava a comportarsi come quello che non era. era cresciuto troppo in fretta, questo era il problema. la guerra l'aveva reso responsabile della propria famiglia più di quanto se ne fosse mai reso conto.
il dormitorio dei maschi alla d'arreau deve essere per forza organizzato, pulito ed in ordine sennò killian non riuscirebbe a viverci. è più forte di lui, quasi come un bisogno di certezze e di unno schema da seguire almeno nella disposizione della sua camera. è difficile, ovviamente, mettere d'accordo un gruppo di ragazzi su quel frangente e killian ne era più che a conoscenza, mettendosi spesso nei guai con i coinquilini a causa di questa sua ossessione dell'ordine. odia la confusione, non riesce a sopportarla e il disordine lo distrae. ama organizzare e calcolare nei minimi dettagli qualsiasi cosa in qualsiasi ambito, soprattutto lo studio. di solito, quando saltano i suoi piani va nel panico ma cerca sempre di essere il più razionale e freddo possibile : come al solito, se ne esce sempre con una soluzione. è irritante, a volte, quanto sia dannatamente intelligente e sveglio. aveva imparato il senso pratico negli anni passati in solitudine della sua adolescenza ed era fondamentale usarlo nella sua vita di finzioni.
non si fida di niente e nessuno, scettico nei confronti di ogni cosa o persona nuova che si trova di fronte. killian non è una persona che dà per scontate le cose, ma mette sempre tutto in discussione : fa ricerche su ricerche e va a fondo nella verità, non fermandosi alla facile superficie. non ama per niente essere superficiale, anzi, gli da un fastidio tremendo e disprezza chi si limita a riportare le facili definizioni prese dal libro : lui cerca la vera essenza di un quadro o di qualsiasi altra cosa e, nonostante la maggior parte delle volte non la trovi, è felice di poter compiere questa immensa ed approfondita ricerca. ogni cosa che lo interessi diventa quasi una fissazione per lui : deve sapere tutto. è stato così per l'arte, nonostante non potesse sapere proprio tutto, adesso è un vero e proprio esperto a proposito. ama ampliare le proprie conoscenze con nozioni sempre nuove e nell'apprendimento si può permettere di dire di non sapere tutto e di rimanere umile a proposito. dopotutto, il vero saggio è quello che sa di non sapere.
ha sempre desiderato essere il migliore. non lo nasconde sotto ipocrisie e umiltà fasulla, è molto aperto su questo. è ambizioso ed ha sempre puntato alla cima, forse per soddisfacimento personale o forse per poter arrivare alle aspettative che tutti avevano nei suoi confronti. peccato che nessuno avesse nessun tipo di aspettativa nei suoi confronti, e lui se le fosse creato da solo. voleva solamente essere all'altezza di suo padre ed essere finalmente apprezzato per quel che era. solo questo. sapeva che non sarebbe stato possibile finché non dimostrava di essere perfetto come lo era lui. quindi ci provò fino allo sfinimento. ci riuscì? killian è sicuro di no, ma forse la sua visione a proposito era abbastanza distorta in quell'ambito.
l'irlandese presenta una visione perlopiù negativa del mondo. è cinico, e nonostante non lo faccia apposta, ha dei pregiudizi molto forti e radicati, forse frutto della società chiusa in cui è stato cresciuto ed abituato a vivere. i suoi non sono veri e propri pregiudizi, a dir la verità, ma perlopiù delle generalizzazioni fin troppo ampie, senza contare le singole persone. dopotutto, lui le persone non le capiva, come loro non capivano lui. vedeva nel cuore degli animi, ma non si permetteva di fare altro : era solo un semplice spettatore, nulla di più. non poteva partecipare alle loro emozioni, visto che non sentiva più neanche le sue. forse era solamente un disastro, come gli avevano detto le suore del convento più e più volte. si auto convinceva di non credere alle cattiverie che gli avevano lanciato durante gli anni, ma forse in lui si era radicata una lieve consapevolezza. forse avevano ragione.
era un mostro ?
𝐟 𝐢 𝐧 𝐠 𝐞 𝐫 𝐞 :
fìngere ( ant. fìgnere ) v. tr. [ lat. fingĕre ] – 𝟏. letter. 𝐚. formare, plasmare, modellare: ❝ la rondinella ..., / povera e bisognosa, il proprio nido / ella medesma pur compone e finge ❞ ( torquato tasso ) ; ❝ mille vaghi aspetti / e ingannevoli obbietti / fingon l'ombre lontane ❞ ( il tramonto della luna, giacomo leopardi ). 𝐛. rappresentare per mezzo dell'arte ( disegno, pittura, scultura ) : i pittori fingono mercurio col caduceo. 𝟐. fig. 𝐚. letter. inventare con la fantasia: ❝ sogni e favole io fingo ❞ ( piero metastasio ). 𝐛. rappresentarsi nella fantasia, creare con l'immaginazione: ❝ sovrumani / silenzi, e profondissima quiete / io nel pensier mi fingo ❞ ( l'infinito, giacomo leopardi ). 𝐜. immaginare, supporre : fingere cose inesistenti, inverosimili, assurde. 𝐝. simulare, far credere ciò che non è : fingere di lavorare, di stare a sentire; fingeva di dormire; rifl. ( col compl. predicativo dell'oggetto ), farsi credere : fingersi malato, fingersi forte. usato assol., dare a vedere il contrario di ciò che si sente o che si ha nel cuore: pare contento, ma finge ; è costretto a fingere davanti agli altri ; ha l'arte di fingere ; ❝ fingere è a tutt'oggi l'unico segno di sicura civiltà degli umili ❞( aldo busi ).
(🌱) 𝐒𝐓𝐎𝐑𝐈𝐀 :
if i'm a pagan of the good times
my lover's the sunlight
to keep the goddess on my side
she demands a sacrifice
ʚ febbraio 1935 - ottobre 1938
𝐠 𝐥 𝐢 𝐢 𝐧 𝐢 𝐳 𝐢
dublino , irlanda.
era veramente freddo, e il giovane ryan voleva solamente riscaldarsi un pochino le mani rese di ghiaccio dalla bassa temperatura di quella nevosa mattinata di febbraio. non era entrato nel negozio per comprare qualcosa ed in realtà non aveva letto neanche che cosa vendevano, ma in ogni caso ci si era precipitato dentro alla vista di una piccola stufetta a legna dal di fuori della vetrina. si era sfregato le mani velocemente, soffiandoci sopra sperando di riscaldarle con il fiato tiepido e si sbatté la neve fresca giù dalla giacca invernale che indossava in quel momento. dall'altra parte del bancone, ellynn lo guardava un po' confusa ma con un sorriso gentile sulle labbra. "che cosa desidera, signore?" chiese gentilmente, facendolo sobbalzare dallo spavento della voce improvvisa. il ragazzo si ricompose e sfoderò un sorriso un po' imbarazzato, visto che si era fatto prendere nel sacco. non poteva neanche inventarsi qualcosa perché non aveva idea di dove si fosse lanciato ed era certamente un cattivissimo bugiardo, perciò studiò la ragazza dall'altra parte della stanza per un lungo momento : era giovanissima, avrà avuto sui diciannove anni al massimo. era decisamente molto bella, nonostante il cipiglio confuso sul suo viso un po' pallido e color del latte le formasse una lieve ruga sulla fronte. gli occhi erano di un'azzurro mai visto ed i capelli erano lunghi e neri, acconciati in una treccia che ormai si era un po' disfatta. ryan sorrise, avvicinandosi.
"sinceramente? mi sono piombato qui solo per la vostra stufetta. non so neanche che vendete, mi dispiace, miss" rise gentilmente, buttandola sul ridere per evitarsi una grandissima figuraccia di fronte alla ragazza più bella che avesse mai visto nella sua vita. ellynn sorrise, lasciando uscire una piccola risatina a sua volta, coprendosi la bocca con una mano in modo educato, quasi signorile. il ragazzo era decisamente perso, dopo quel breve momento : si poteva già dire innamorato della sua soave risata e voleva sentirla ancora. "siamo delle sarte" disse lei con un piccolo sorrisetto divertito sulle labbra piccole. "vuole comprare un vestito nuovo?"
"mi dispiace, miss, ma l'esercito ci fornisce tutto l'abbigliamento necessario" scherzò leggermente, buttandosi all'indietro i capelli biondo rossicci coperti di brillantina lucisa. lei non poté far altro che trovarlo divertente e decisamente simpatico rispetto alle altre serie persone che incontrava di solito al lavoro, trovandosi a perdere la compostezza che di solito usava e riservava ai clienti. non riuscì a continuare a chiamarlo signore o cose del genere, il ragazzo di fronte a lei aveva più o meno la sua età e sembrava odiare i titoli di quello stampo. ryan pensava che fossero fin troppo seri per una persona di appena ventun anni, odiava i convenevoli di quella maniera perché mettevano barriere tra le persone.
quel giorno, ryan non comprò nulla ma trovò molto di più : ellynn mccarthy, la più intelligente e sveglia delle ragazze di tutta la città di dublino, e forse dell'intera irlanda. il giovane soldato iniziò a presentarsi sempre più spesso al suo piccolo negozio e in generale nella capitale per incontrarla anche per caso per la strada, e molto presto i due si innamorarono perdutamente. erano estremamente giovani ma molto decisi ed entusiasti nel condurre ed iniziare una vita familiare insieme, tantoché solo due anni dopo il loro primo incontro convolarono a nozze e si trasferirono insieme in una piccolo cottage nel paesino in cui aveva vissuto ryan per tutta la sua infanzia - nella contea di cork - nonostante ellynn fosse nata nella città di dublino. fu una decisione presa insieme : ad entrambi piaceva la campagna ed erano d'accordo che fosse un luogo più adatto per crescere i loro futuri figli.
ʚ ottobre 1938 - novembre 1942
𝐩 𝐫 𝐢 𝐦 𝐚 𝐢 𝐧 𝐟 𝐚 𝐧 𝐳 𝐢 𝐚
contea di cork , irlanda
il sogno dell'innamoratissima coppia fu coronato con la nascita del loro primogenito, killian. erano senza dubbio una famiglia felice : da fuori tutti li reputavano perfetti e senza difetti, e anche se la perfezione non è mai esistita la famiglia o'connor all'inizio della sua formazione ci andava veramente vicina. killian cresceva sano e forte, gli occhi azzurri sempre pronti a scrutare con curiosità ed attenzione ogni cosa fuori dall'ordinario che notasse. ryan era spesso via da casa per le esercitazioni militari che doveva fare vicino a belfast, dall'altra parte dell'irlanda, ma riusciva comunque a passare sempre delle bellissime giornate a giocare con killian e i fratelli minori che man mano aumentavano di anno in anno. prima i due gemelli dylan ed hayden, poi il piccolo noah ed infine l'unica femminuccia dei cinque, maëly.
in soli quattro anni, la famiglia o'connor si era evoluta in maniera mai vista e, nonostante le notizie di guerra imperversassero nel giornale che leggeva il padre ogni mattina e nelle conversazioni a bassa voce degli adulti per strada, non c'era da preoccuparsi. l'irlanda aveva deciso di essere neutrale in questo nuovo conflitto, visto il troppo sangue che era stato versato nella prima guerra mondiale e nella guerra d'indipendenza del loro stato. ellynn teneva al petto ogni sera suo marito, come se avesse avuto paura e terrore che glielo portassero via da un momento all'altro e lui ridacchiava baciandole la tempia in risposta, dicendole che sarebbe andato tutto bene nonostante non fosse per niente vero : ryan purtroppo era nato a belfast, nell'irlanda del nord, e quindi doveva dare la sua fedeltà alla corona d'inghilterra e anche il suo lavoro era sotto la mercé di quei guerrafondai dei britannici. non poteva esprimere a parole come fosse amareggiato e seccato da questa cosa, ma il lavoro era lavoro e se l'avessero chiamato non si sarebbe mai tirato indietro per una questione di principio.
killian, di tutte queste cose all'epoca non si interessava e non le sapeva nemmeno : aveva solamente quattro anni e passava interi pomeriggi a giocare nell'erba alta con i fratellini, fingendo di essere dei rivoluzionari irlandesi che dovevano combattere per l'indipendenza, una bandiera sgualcita della loro patria legata al collo come una specie di mantello. continuavano a giocare, mangiare le more del bosco vicino casa, rincorrersi vicino al torrente, arrampicarsi sugli alberi e creare corone di fiori, ignari della tremenda fine che stavano facendo bambini come loro nel resto dell'europa. la preoccupazione cresceva sempre di più, sia da parte di ellynn sia nel clima generale del paese : nel pub giravano voci che presto sarebbero entrati anche loro in guerra a breve e killian si permetteva di avere un po' di paura. finché, il fatidico giorno arrivò quando il postino portò una lettera dell'esercito britannico a ryan : era arruolato per combattere e doveva subito andare a belfast a prendere il comando di un battaglione aereo che poi si sarebbe alleato con l'esercito francese contro i conquistatori tedeschi - nazisti. successivamente, al più presto, si sarebbe dovuto spostare a parigi visto che era un comandante.
e in quel preciso momento si sentì forte nell'aria di casa o'connor il lieve equilibrio della loro fragile perfezione spezzarsi per sempre. non sarebbero mai ritornati come lo erano stati prima, nonostante ci provassero sempre a perdifiato. la leggerezza e la spensieratezza dei primi anni insieme era ormai un lontano ricordo da mantenere vivo per non sprofondare nella negatività, nella tristezza e nella preoccupazione che stava colpendo tutti in quel cupo periodo. ci si permetteva di sperare che la guerra sarebbe finita in fretta, ma tutti sapevano che non sarebbe stato così.
ʚ novembre 1942 - settembre 1945
𝐥 𝐚 𝐠 𝐮 𝐞 𝐫 𝐫 𝐚
contea di cork , irlanda
"non c'è mai niente di buono in una guerra, killian. ricordatelo bene, sempre" fu l'ultimo sussurro del padre che il bambino di appena quattro anni poté sentire prima del fischio assordante del treno, detto sottovoce, come se fosse un segreto da nascondere dal mondo intero e da affidare alla natura pacifica e tranquilla ma allo stesso tempo irrequieta di un bimbo così piccolo. una carezza sui capelli scuri già scompigliati dal forte vento, un mezzo sorriso sul volto pallido del padre che non era stato rasato da settimane, un bacio veloce alla madre che lo fece guardare dall'altra parte schifato. la divisa verde militare dell'uomo si mescolò più velocemente del previsto tra gli altri soldati, mentre il piccolo killian si aggrappava con lo sguardo alla figura indistinta che era la schiena di suo padre, seguendolo il più possibile con i piccoli occhietti azzurri, anche quando l'uomo salì sul treno che lo avrebbe portato a belfast e poi chissà dove ancora, e successivamente scomparve all'orizzonte.
nei mesi successivi, era un grandissimo evento quando arrivavano le lettere dal fronte francese : killian guardava più o meno ogni giorno dentro la buca delle lettere in cerca di qualcosa che spesso non c'era. le lettere del padre le leggeva sempre la mamma ad alta voce mentre i bambini erano seduti per terra davanti al focolare con gli occhi attenti. ryan alla fine diceva sempre le stesse cose, forse per non preoccuparli troppo, ma miglioravano sempre l'umore dell'intera famiglia. scriveva che stavano vincendo, che sarebbe andato tutto per il meglio, che sarebbe ritornato presto a casa per baciare ciascuno di loro sulla fronte e che si trovava bene in francia, informazioni accompagnate da piccoli ed insignificanti particolari della sua vita quotidiana lì a parigi ed in caserma. quando ellynn finiva di leggere, mandava tutti i bimbi a dormire e riponeva con cura la nuova lettera nella scatola in cui teneva anche tutte le altre. baciava ognuno dei piccoli sulla testa come il padre scriveva sempre di voler fare e poi, quando era sicura che nessuno poteva ascoltarla, piangeva.
soldatini di latta buttati giù con una mano sola, come faceva il piccolo killian quando si stancava di giocare: quella era la guerra, ed ellynn lo sapeva. era una cosa crudele, senz'anima : non c'era una distinzione tra buoni e cattivi, non c'era distinzione tra giusto e sbagliato, non c'era distinzione tra onore e dolore, patriottismo e codardia, solo il completo caos quando una bomba cadeva dal cielo e buttava tutto all'aria. una divisa da militare fin troppo grande per il bambino e con il nome di suo padre scritto sopra era abbandonata e appesa all'appendiabiti di fianco all'entrata, aveva una piccola croce cucita frettolosamente da ellynn con del filo bianco all'interno della stoffa, la stessa croce che avrebbe dovuto proteggerlo nel campo di battaglia. e no, non l'ha fatto. ryan j. o'connor, capitano delle forze aeree inglesi, il raggio di sole della contea di cork, la persona che tutti avrebbero voluto essere, morì e si spense improvvisamente come tutti gli altri in un bombardamento non intercettato in francia, vicino a parigi. gli allarmi antiaerei furono troppo lenti per mettere in salvo tutti e ryan giace ancora lì, tra le macerie di un palazzo che veniva usato come base per la creazione di strategie di guerra contro i nazisti.
la guerra agisce nei bambini in modo spaventoso e orribile, killian ne è stato la prova vivente. la gente tende a pensare che a cinque anni le cose non si capiscano completamente, ma lui non era mai stato un bambino stupido, anzi. fin da subito aveva percepito il conflitto negli occhi stanchi della madre, nella paura contenuta all'interno sua voce mentre lei tentava di dirgli che sarebbe andato tutto bene e che papà sarebbe tornato a casa. capiva le menzogne, come capiva che pian piano qualcosa nella mamma si stava spegnendo sempre di più. capiva fin troppo per avere solamente cinque anni, quello era poco ma sicuro. aveva vissuto tutto riguardo alla guerra nella consapevolezza che suo padre non sarebbe più tornato da lui e quella casetta di legno che avevano iniziato a costruire insieme sull'albero di tasso dietro casa loro sarebbe rimasta per sempre incompiuta.
il maggiore di cinque figli, killian, a soli cinque anni e mezzo, fu ritenuto abbastanza grande per essere mandato fuori di casa, dato che il piccolo stipendio di una sarta vedova non era abbastanza per sfamare tutti, lì. con un senso di colpa non indifferente nel cuore, ellynn aveva gli occhi azzurri pieni di lacrime quando mise a posto la camicetta del figlio dentro ai pantaloncini corti prima di lasciarlo davanti al portone del convento delle sorelle di santa chiara, a quasi due ore di cammino da casa, dove avrebbe passato il resto della sua infanzia ed adolescenza. il bambino non aveva ancora capito quello che lo aspettava nel futuro, non si spiegava per quale motivo la mamma stesse per piangere in quel modo e posò la manina sulla sua guancia con sguardo interrogativo, come a chiederle che ci fosse di male o cosa non andasse. ellynn non ebbe la forza di spiegarglielo di nuovo e si limitò a prenderlo in braccio per portarlo dalla madre superiora, suor sophie, e lasciarlo là prima di andarsene velocemente prima che scoppiasse veramente a piangere veramente davanti al suo bambino. si sentiva colpevole ad averlo abbandonato in quella meschina maniera, ma era per il suo bene : almeno lì avrebbe potuto mangiare a sufficienza ed andare a scuola, e se fosse rimasto a casa con lei non era per niente sicura di potergli permettere tutte queste cose.
le suore non erano buone. quando ti immagini una persona legata alla chiesa, solitamente, dovresti pensare a qualcuno di buono e benevolo come diceva gesù o chicchessia, ma le suore non erano per niente così. suor sophie era la peggior bigotta che killian avesse mai visto nella sua vita ed inizialmente le faceva molta paura. non era un bambino facilmente impressionabile, ma lei era su un altro livello : ad ogni minima scappatella o disobbedienza tirava fuori la cintura o la sua lunga bacchetta di legno e gli frustava le mani, lasciando un segno rosso che non sarebbe andato via se non dopo qualche settimana. durante il suo primo periodo lì, era terrorizzato. il convento ospitava anche altri bambini più o meno nella sua stessa situazione ma killian non riusciva ad integrarsi bene tra di loro, restando in disparte nel suo consueto silenzio e chiudendosi ancora di più in sé stesso e nei suoi piccoli spazi.
con il tempo si abituò a stare là e capì perché la mamma piangeva. lei l'avrebbe fatto ammuffire lì per il resto della sua vita finché non fosse stato grande abbastanza per potersene tornare a casa o semplicemente andarsene da quel luogo, non c'erano altre alternative per lui. ogni tanto durante il fine settimana, ellynn ricompariva con anche gli altri fratellini per fargli visita, ma killian riservava sempre più rancore verso la povera madre nel suo piccolo cuore spezzato da bambino, diventando del tutto ingestibile con lei nonostante le sue scuse e le sue spiegazioni del perché l'avesse fatto. con i fratelli piccoli, però, il moro voleva veramente mantenere un rapporto e quindi quando diventarono un po' più grandi, la mamma iniziò a mandarli fino al convento da soli per risparmiarsi la rabbia repressa che il suo figlio maggiore riservava nei suoi confronti.
ben presto la guerra finì con grande gioia di tutta la popolazione del paese, ma killian non poteva essere che indifferente a proposito, visto che per lui non cambiò nulla : la madre non poteva comunque permettersi di riportarlo a casa. voleva lavorare per aiutarla e fargli lasciare quel luogo maledetto ma non poteva, era troppo piccolo per fare qualcos'altro oltre a portare i giornali in paese ogni mattina. odiava quando dicevano che non lo volevano perché aveva solo sei anni e mezzo, perché si sentiva come sminuito nella sua persona. era troppo piccolo per andare a lavorare, ma era abbastanza grande perché le suore lo picchiassero o perché sua madre lo lasciasse completamente da solo in mezzo a quelle pazze psicopatiche? non capiva la dualità dell'ipocrisia della gente.
ʚ settembre 1945 - aprile 1955
𝐥 ' 𝐚 𝐝 𝐨 𝐥 𝐞 𝐬 𝐜 𝐞 𝐧 𝐳 𝐚
contea di cork , irlanda
killian cresceva insieme al suo risentimento nei confronti della madre, ma maturando iniziava a capirla sempre di più. era stato un ingrato come al solito e aveva allontanato la persona a cui teneva di più in tutta la sua vita, ma il suo orgoglio gli impediva di chiederle scusa per il suo comportamento infantile, quindi non si sentirono o videro più per ancora un paio d'anni ( senza contare di come entrambi usavano i fratellini come piccioni viaggiatori per le loro scuse e i loro messaggi ). l'adolescenza di killian è stata principalmente passata in solitudine in mezzo alla natura dell'immenso terreno appartenuto al convento e, nonostante una giovane suora, suor mary sinead, l'avesse preso sotto la sua ala e lo trattasse con l'amorevolezza di una madre e di una vera amica, il ragazzo preferiva sempre di più la solitudine rispetto ad aggregarsi per forza a qualcuno od ad un gruppo di persone di cui in realtà non gli interessava quasi nulla se non le cose che avrebbero potuto finire a suo vantaggio.
da solo cominciò a studiare francese e altre lingue straniere, con risultati eccellenti. leggeva quasi tutto il giorno sotto il suo salice piangente vicino al ruscello, appassionandosi velocemente di letteratura ed arte mentre cercava di non pensare come sarebbe stata la sua vita fuori da quella prigione. il pensiero di ellynn lo assaliva ogni momento, nonostante i suoi tentativi di metterla da parte nella sua mente. voleva far pace con sua madre più di qualunque altra cosa, anche se non avevano mai litigato in realtà : voleva solamente parlarle di come si era sentito abbandonato ma di certo era sicuro che non fosse capace di scusarsi e dirle quello che pensava a parole, quindi le scrisse. scrisse, scrisse e scrisse ancora, finché non venne fuori una lettera lunga cinque pagine fronte e retro. quando scoprì di aver finito tutto l'inchiostro presente in convento, non rilesse nulla di quello che aveva appena scarabocchiato elegantemente su quei fogli, mise su il francobollo e la imbucò velocemente, prima che potesse ripensarci un'altra volta e cambiare idea.
la relazione con sua madre si aggiustò lentamente, ma le crepe rimanevano. la fiducia di killian era sempre stata fragile e sottile, e romperla una volta non era stata una buona cosa da parte della donna, perché con lui non si ritornava mai indietro, era del tutto impossibile. nonostante questo, si sentiva meglio con sé stesso, quasi ... felice? aveva trovato il suo equilibrio, lì, ed aveva capito che non si stava poi così male. era pur sempre una gabbia da cui voleva scappare al più presto, ma non si sentiva più così tanto oppresso come nei primi anni. aveva imparato a scappare di nascosto dalla finestra di notte per andare al pub del paese, a marinare le messe della mattina arrampicandosi sugli alberi e nascondendosi in giro, sapeva ogni minima cosa delle suore con cui doveva convivere e le aveva studiate alla perfezione per capire i loro punti deboli. si era semplicemente adattato all'ambiente, in breve.
un giorno, mentre si stava alzando come al solito per un'ennesima giornata come le altre, si trovò una lettera per lui sotto la fessura della porta della sua camera. aveva già visto da lontano che non poteva essere di sua madre perché la busta era troppo bianca ed elegante e quando la prese in mano ne ebbe la conferma. c'era attaccato un francobollo francese e il nome del mittente era un certo pierre dubois. killian era sicuro di averlo già sentito nominare da qualcuno e cercò di scavare nei suoi ricordi per trovarlo, mentre apriva la lettera velocemente e del tutto confuso. la scrittura dell'uomo era fina ed elegante, propria di una persona rispettabile ed importante e il moro non poteva essere più curioso mentre leggeva velocemente.
parigi , 4 gennaio 1955
caro killian,
so che molto probabilmente
non sai neanche chi io sia, ma sono
immensamente felice di avere
finalmente trovato te ed il tuo indirizzo,
così da poterti scrivere.
mi presento : sono pierre dubois
e durante la guerra ho avuto il piacere
di conoscere ryan, tuo padre, che è presto
diventato un amico oltre che ad un
normale collega.
durante il tempo insieme, parlava sempre
di voi : di te, di ellynn e dei tuoi fratellini.
sentiva costantemente la mancanza di casa,
e vi voleva un bene dell'anima.
sentendo il suo grandissimo ed immenso
affetto nei vostri confronti, ho iniziato a
tenerci anche io ed è per questo
motivo che ti sto scrivendo così
improvvisamente.
so che di sicuro non ve la state passando
molto bene, senza ryan : tuo padre era
un'uomo orgoglioso e non parlava mai
delle sue difficoltà, ma si permetteva di
essere preoccupato per il futuro
della propria famiglia e spesso si confidava
con me sulle sue tante paure a proposito.
adesso che finalmente vi ho trovati,
se volete, vi potrò essere d'aiuto cosicché
io possa ripagare almeno in parte
l'immenso debito che ho nei confronti di ryan,
anche se non riuscirò
mai a farlo completamente : mi ha
salvato la vita.
mi sembra il minimo aiutare la sua
famiglia e le persone a cui teneva di più al mondo.
la mia casa sarà sempre aperta per voi e
non abbiate paura o vergogna di chiedere aiuto,
ve ne prego. dopo questo, mi auguro
solamente che voi tutti stiate bene ed in salute.
cordiali saluti,
pierre dubois.
killian era a dir poco su di giri. adesso avevano qualcuno dall'altra parte della manica che li avrebbe aiutati economicamente? era quello che aveva appena letto? per sicurezza, rilesse la lettera altre cinque volte, finché non riuscì a saperla quasi tutta a memoria. si mise subito a scrivere la risposta, e ben presto il loro scambio di lettere diventò un'abitudine. killian adesso sapeva che pierre aveva una moglie ma neanche un figlio, ed era alla disperata ricerca di qualcuno per riempire la sua immensa casa a nel centro della capitale francese. era ricco sfondato, ma non si definiva felice, la guerra aveva lasciato profonde cicatrici in lui e la perdita di molti amici tra cui ryan l'aveva segnato molto a fondo. nella mente del moro nacque un'idea sempre più insistente, cioè quella di lasciare la sua amata irlanda per andare a vivere a parigi, la grande città della moda e della cultura. ne aveva parlato con pierre e, addirittura, era stato lui a proporla con grande entusiasmo : si sentiva dal modo in cui scriveva che l'uomo viveva nella completa solitudine e aveva un vuoto immenso nel cuore, che forse un giovane energico come killian avrebbe potuto riempire. nonostante il ragazzo amasse alla follia la sua patria, sapeva che non c'era più niente per lui, lì. aveva sedici anni e mezzo quando decise definitivamente di scappare. sì, scappare. non sarebbe mai riuscito a guardare negli occhi la piccola sorellina maëly e dirle addio, e non ce l'avrebbe fatta a vedere la delusione negli occhi della madre. odiava gli addii di ogni genere immaginabile, e quindi prese solamente le poche cose che teneva dentro la sua cameretta, le buttò dentro ad una valigia e partì con il primo treno. lasciò una lettera sull'uscio di casa in cui spiegava tutto, sperando di non sentire più sensi di colpa a proposito. non servì comunque, loro non se ne andarono in ogni caso.
ʚ aprile 1955 - aprile 1956
𝐥 ' 𝐚 𝐧 𝐧 𝐨 𝐩 𝐚 𝐫 𝐢 𝐠 𝐢 𝐧 𝐨
parigi , francia
arrivato a parigi, killian era solamente un ragazzino povero che non aveva mai visto una grande città nella sua vita, se non nelle pochissime immagini nei libri di scuola. non era mai uscito dal suo piccolo paesino se non per andare alla baia con la famiglia quando c'era ancora suo padre e di certo non era mai stato in un'altra nazione. la francia era molto diversa dall'irlanda, quello era poco ma sicuro. lì non c'erano campi verdi né piccole casette immerse nel nulla né strade sterrate : tutto era diverso. le macchine affollavano le strade asfaltate e le bicilette turbinavano senza fine in giro per i marciapiedi rialzati davanti ai negozi di moda del centro. il moro non era facilmente impressionabile ma era senza parole alla vista. si ricompose velocemente e cercò il biglietto su cui aveva scritto l'indirizzo di casa della famiglia dubois, ma nell'animo sentì il bisogno di andare al louvre prima di fare ogni altra cosa, quindi si incamminò per le strade cercando di non sembrare troppo smarrito e guardando tutto con occhi luccicanti di curiosità finché non arrivò. restò lì quasi tutto il giorno, e fu pervaso da un'emozione indescrivibile. non avrebbe mai voluto andarsene da quel luogo magico, ma arrivò l'orario di chiusura e uno dello staff minacciò di lanciarlo fuori dalla porta, quindi dovette andarsene a malincuore.
non ebbe bisogno di cercare la casa di pierre dubois, era gigantesca e si vedeva da isolati di distanza. killian aveva ben capito che fosse ricco, ma non si era mai immaginato una cosa del genere. bussò lentamente sulla porta ed ad aprirgli venne la moglie, amélie. la donna aveva sui quarant'anni ma mostrava una classe ed un'eleganza spettacolari, che il ragazzo non aveva mai visto. sapeva che lì avrebbe dovuto comportarsi al meglio per non voler ritornare di nuovo al convento delle suore in irlanda e quindi le prese la piccola mano gentilmente, lasciandoci sopra un leggero bacio. "piacere, killian o'connor" disse semplicemente, mentre lei sorrideva lusingata dalle buone maniere del nuovo arrivato. si presentò a sua volta e lo fece accomodare in casa, per poi andare a chiamare il marito. in quel breve momento da solo, killian poté guardare bene attorno il lusso della sua nuova dimora : i candelabri erano d'oro sopra i mobiletti di legno prezioso, il divanetto su cui sedeva era di velluto rosso e giurò di non aver mai visto una cosa del genere. sul tavolino erano posati distrattamente dei libri che sembravano antichi e un vassoio con dei bicchieri alti da champagne, forse per festeggiare al meglio il suo arrivo. poi arrivò nella stanza pierre che lo salutò con un abbraccio di benvenuto per poi sorridere, era veramente felice che lui fosse lì. killian gli era grato per averlo portato fuori dalla sua prigione, ma si fidava molto raramente, quindi non si lanciava mai completamente in un vero rapporto. a pierre questo, però, non interessava molto : era semplicemente contento che avesse potuto aiutare la famiglia del suo vecchio amico e aveva tenuto al ragazzo fin dal primo momento che ryan gli aveva parlato di lui, durante la guerra.
nonostante gli abiti sgualciti e l'aria stanca del viaggio, i coniugi dubois avevano subito capito che killian avesse la stoffa da gentiluomo : era carismatico, educato, composto e sapeva far delle battute fini e intelligenti. era semplicemente la persona perfetta per i ritrovi dell'alta élite a cui prendevano parte ogni tanto. lo presentavano quasi come un figlio adottivo e ne andavano molto fieri, lo sfoggiavano ai ricevimenti come una specie di trofeo e ne parlavano bene agli amici ricchi proprietari di tutta la città di parigi. dall'altro canto, il ragazzo non aveva fatto molta fatica ad abituarsi lentamente a quella vita : era sempre stato un maestro a fingere e a farsi piacere alla gente, ed essere il centro di mille discorsi dell'alta aristocrazia parigina non lo metteva per niente in soggezione o in imbarazzo, anzi. odiava i ricchi in ogni loro forma - tranne forse per pierre e sua moglie - ma alle feste private parlava con loro di arte, letteratura e finanza e li faceva ridere a crepapelle con le sue piccole battutine calcolate ed eleganti. imparò a riconoscere e distinguere la forchetta da insalata rispetto a quella da pesce e cominciò ad intendersi di moda, vini ed economia per riuscire ad intavolare meglio i discorsi con gli ospiti di ricevimenti. ormai sembrava uno di loro, nessuno avrebbe mai detto che fosse nato in una famiglia poco benestante. odiava il modo in cui anche lui - per potersi integrare meglio e vivere come loro - doveva sempre far uso di servitori, maggiordomi e camerieri, tantoché a volte non ce la faceva più e portava lui stesso in giro i bicchieri di champagne costoso ai vecchi ospiti, attirandosi gli sguardi ammirati e sognanti delle vecchiette presenti, che sospiravano : "ma che bravo ragazzo, questo killian. è così modesto!".
dopo un anno passato a giocare a poker, ammirare opere d'arte e guardare partite di polo nella campagna francese fuori parigi, killian si sentiva ancora inutile lì. chi era della capitale e aveva fatto la guerra conosceva di certo il comandante inglese - che in realtà era irlandese - ryan o'connor e continuavano sempre a dirgli che non gli assomigliava per niente con una risata leggera. era sempre la solita storia che si era sentito dire fin dall'inizio della sua esistenza, non ce la faceva più. con ansia, stava aspettando solamente l'arrivo dei diciotto anni per poter entrare nell'esercito e far vedere che era all'altezza del cognome che portava, ma un giorno pierre entrò in casa con un sorriso molto più radioso del solito. "indovina un po'... dal prossimo mese entri in caserma" disse dando un'amichevole pacca sulla spalla a killian, che era ancora mezzo addormentato ed in pigiama, seduto al tavolo a fare la colazione con una brioche. forse era ancora assonnato ma la sua mente era confusa : non era possibile, aveva ancora diciassette anni e mezzo, non avrebbe potuto farlo. il ragazzo era quasi stordito, forse era uno scherzo di cattivo gusto nei suoi confronti? stette in silenzio per un lungo momento, fissando pierre come se non avesse capito di che stesse parlando, finché lui non si lanciò in una spiegazione più dettagliata con una lieve risata sincera. era riuscito a corrompere i superiori promettendo che sarebbe stato un grandissimo ed efficentissimo soldato aggiungendo anche che era il figlio del comandante o'connor, e loro avevano ceduto quasi subito alle richieste di un'esperto come il signor dubois. killian non ci poteva credere : era arrivato il suo momento di dimostrare chi era.
ʚ aprile 1956 - giugno 1957
𝐢 𝐥 𝐩 𝐞 𝐫 𝐟 𝐞 𝐭 𝐭 𝐨 𝐬 𝐨 𝐥 𝐝 𝐚 𝐭 𝐨
parigi , francia
l'anno passato alla caserma di parigi forse era stato il migliore della sua vita visto il modo in cui tutti sembravano idolatrarlo, dal primo all'ultimo. i suoi superiori rammendavano con nostalgia suo padre guardandolo all'opera e con la sua abilità e velocità si era guadagnato anche il sincero e silenzioso rispetto degli altri suoi pari : nessuno osava contraddirlo, la maggior parte delle volte, e killian amava questa sensazione di potere che esercitava nei loro confronti. non era per niente autoritario o strafottente verso di loro, sapeva più che bene che se si fosse comportato in quella maniera avrebbe scaturito solamente antipatia verso di lui, quindi invece preferiva andava avanti per la sua strada e non badare agli altri per la maggior parte del tempo. il solo merito che poteva dare alle suore che l'avevano cresciuto era quello che gli avevano insegnato la disciplina, cosa più che fondamentale nell'esercito. i suoi anni da solo, ,inoltre, gli avevano permesso di avere un'autonomia fuori dal comune ed un senso pratico irraggiungibile da tutti gli altri soldati come lui.
ma, nonostante il suo immenso successo nell'esercito, non poteva ancora definirsi felice. non riusciva più a reggere le continue comparazioni con suo padre quando in fondo sapeva che non sarebbe mai stato bravo, gentile o simpatico come lui. anche se nel primo periodo essere il figlio del comandante delle forze aeree ryan j. o'connor l'aveva aiutato parecchio, adesso il confronto non faceva che tarpargli le ali sempre di più. non si sarebbe mai liberato delle proprie origini e il costante provare di essere all'altezza l'aveva portato ad un periodo di stanchezza emotiva così forte che non gli permetteva neanche più di montare un fucile decentemente. anche se fingeva di esserlo, non si sentiva realizzato. neanche quando il comandante lo chiamava nel suo studio per complimentarsi con lui delle sue prestazioni in campo oppure quando i compagni si azzuffavano per far coppia con lui all'allenamento mattutino, lui non era contento perché voleva di più. di più, di più, sempre di più. pensava a tutte queste cose mentre fumava di nascosto nel grande stanzone in cui dovevano dormire. ne parlò con pierre : anche lui, dopo la guerra aveva lasciato il comando delle forze aeree francesi per scelta personale e quindi in materia doveva capirne. nel mese di giugno del 1957, killian rinunciò definitivamente al suo brillante futuro nell'esercito e ritornò per un breve periodo a casa dubois con grande felicità dei due coniugi, che lo accolsero di nuovo come un figlio ritornato vittorioso dalla guerra.
killian pensava spesso a quel bambino che giocava a fare il rivoluzionario nel campo di patate dei vicini con la bandiera dell'irlanda a mo' di mantello, che giocava con i soldatini di latta sognando di vincere la guerra per salvare il padre da quei cattivoni dei tedeschi e che di nascosto si provava una divisa militare del padre che ryan aveva dimenticato a casa nonostante fosse decisamente troppo grande per lui. fin da piccolo era stato sicuro che fosse quella la cosa che voleva fare di più nella vita ma adesso che ci rifletteva bene, non era mai stato vero.
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camp militaire de paris, giugno 1956
soldato semplice killian f. o'connor .
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ʚ settembre 1957 - settembre 196O
𝐥 ' 𝐚 𝐫 𝐭 𝐢 𝐬 𝐭 𝐚
parigi , francia
gli artisti sono le persone più tormentate che esistano, e killian lo era sicuramente. non lo dava a vedere ma la maggior parte del tempo la sua mente turbinava di sensi di colpa e rimpianti per cui non poteva far niente di niente oltre a rimuginarci sopra all'infinito. la scelta di entrare alla d'arreau era stata molto impulsiva ed azzardata, contrariamente al suo solito modo di agire freddo e calcolato. forse, anzi quasi sicuramente, era una disperata ricerca di esprimere sé stesso in qualche altro modo oltre alle parole che non aveva mai potuto dire. amava l'arte alla follia, come amava la letteratura e la cultura in generale e l'accademia d'arreau era la scuola d'arte migliore della francia ed era perfetta per una persona intellettuale come lui, a detta di pierre. la retta costava veramente tanto e killian si era più volte offerto di lavorare di nascosto per pagarla da solo ma i coniugi dubois non volevano sentir ragioni a proposito : nessuno degli altri ragazzi della scuola doveva lavorare per mantenersi e loro consideravano killian come un vero e proprio figlio , tantoché dovevano essere loro quelli a pagare. non volevano che il moro si sentisse in qualche modo inferiore rispetto agli altri studenti, nonostante sapessero della sua infinita sicurezza di sé e del fatto che in ogni caso si sarebbe sentito diverso da loro. non in maniera negativa : di solito le persone come lui non sarebbero dovute stare insieme e vivere con gente come loro.
i suoi anni alla d'arreau passarono tranquilli, sempre con il massimo dei voti in ogni materia possibile ed immaginabile. faceva bella faccia e cattivo gioco come al solito, facendosi amare da professori e compagni di classe presentandosi carismatico e misterioso, mentre in fondo celava una leggera antipatia verso quasi tutti là dentro. grazie ai ricevimenti di pierre, conosceva gran parte dei loro genitori e ovviamente, dopo quattro anni passati insieme nella stessa classe, si legò ai propri compagni di corso in amicizie più o meno false, ma non si legò davvero a nessuno : amava sempre la sua solitudine e non sarebbe stato facile fargli cambiare la sua visione sulle persone ricche sfondate.
« for the first time in my whole life,
i know what i want to do,
and for the first time, i'm gonna do it,
whether my father wants me to or not!
carpe diem! »
— 𝐧𝐞𝐢𝐥 𝐩𝐞𝐫𝐫𝐲 ( dead poets society , 1989 )
𝐜𝐚𝐫𝐩𝐞 𝐝𝐢𝐞𝐦 : 〈 carpe dìem 〉
locuzione latina ( « cogli il giorno [presente] » ).
parole con cui orazio ( odi I, 11, 8 ) esorta a
saper godere dei beni che la vita ci offre giorno
per giorno; la massima riassume l'ideale oraziano,
di origine stoico-epicurea, di una vita goduta
nel bene che essa ci dà, anche se è poco,
e viene spesso ripetuta, inesattamente,
come invito al vivere gioioso e senza pensieri.
(🌱) 𝐒𝐄𝐆𝐑𝐄𝐓𝐎 :
drain the whole sea
get something shiny
something meaty for the main course
that's a fine looking high horse
what you got in the stable?
ʚ 19 marzo 1955
𝐬 𝐮 𝐨 𝐫 𝐬 𝐢 𝐧 𝐞 𝐚 𝐝
contea di cork , irlanda.
era successo una mattina di primavera. non c'era nulla di diverso dalla solita, noiosa routine quotidiana di sempre : solite messe dell'alba marinate, soliti rosari recitati a voce fin troppo alta dalle suore nel cortile interno del convento, solita corsa per rubare qualche fragola dall'orto ben tenuto nel retro dell'edificio storico, solita sigaretta mezza rotta e fumata di nascosto dopo averla tenuta tutto il giorno dentro la tasca dei pantaloni, solita voce alta che lo chiamava senza ottenere una risposta. "killian francis o'connor! la messa! che tu sia maledetto da dio in persona!" urlava la donna, camminando con una velocità furiosa tra l'erba e i fiori che adornavano l'immenso prato di proprietà delle suore. predicavano la povertà, ma intanto avevano più cibo e terre di tutti gli altri nelle vicinanze, pensava killian mentre stava tranquillamente seduto su un ramo del grande noce vicino al ruscello, con le gambe a penzoloni e continuando a fumare indisturbato la sua meritata sigaretta mattutina. solitamente era molto raro che riuscissero a vederlo, la maggior parte delle volte gli passavano sotto i piedi e continuavano per la loro strada, ancora più furiose : alcune persone non erano proprio fatte per puntare e guardare in alto.
il ragazzo lo trovava ironico, come la gente era fissata nel il suo modo di pensare e vedere, senza accorgersi del resto. meglio per lui, quello era sicuro. ormai, dopo tutti gli anni passati con loro, conosceva la mentalità chiusa e rigida delle ottuse suore che lo circondavano, e la usava a suo vantaggio come meglio poteva. in ogni caso, l'anziana suora non sarebbe riuscita ad arrampicarsi su quel grosso albero secolare per tirarlo per le orecchie a messa, lei e i suoi settantacinque anni ( per giunta portati anche molto male, a detta di killian ).
come detto prima, non c'era nulla di nuovo o diverso dal solito, tranne forse per un piccolissimo e abbastanza inutile dettaglio, a dire il vero. killian a breve avrebbe lasciato quel luogo per sempre, andando a cercare la propria fortuna laddove, ormai molti anni prima, suo padre ci aveva trovato la morte. parigi, francia. chissà che spettacolare vista era la torre di metallo che si ergeva sul centro della città o che fantastiche pennellate aveva la gioconda di leonardo da vinci, lì riposta al sicuro dietro ad un sottile strato di vetro così fragile ma allo stesso tempo così resistente sotto gli occhi della gente, consumato dagli sguardi di appassionati artisti, critici o anche solamente delusi ed annoiati studenti in gita. se l'era promesso : la prima cosa che avrebbe fatto a parigi sarebbe stato entrare al louvre e girarci per ore senza nemmeno un criterio, come veniva. il massimo di arte che aveva potuto fissare fino a quel momento si riduceva solamente a vecchie pagine di libri di storia dell'arte con le immagini in bianco e nero e quell'orrenda ma allo stesso tempo bellissima stampa degli affreschi della cappella sistina che c'era appesa nel corridoio del convento, proprio vicino a camera sua. da piccolo ci passava le ore seduto per terra a fissarla, studiando a memoria tutti i suoi minimi dettagli : anche adesso, quando ci pensava, riusciva a visualizzare perfettamente tutto nella sua mente, ogni singola e minima piccolezza e particolarità. i colori, le luci, i drappi rossi, le facce piene di stupore degli angeli e la tensione dei muscoli delle figure. quando diceva tutto, intendeva proprio tutto tutto.
finì la sigaretta in silenzio e fissò il mozzicone spegnersi da solo tra le sue dita ingrigite leggermente dalla cenere, buttando fuori gli ultimi residui di fumo che gli erano rimasti nei polmoni con un leggerissimo sbuffo, che si trasformò ben presto in una nuvoletta biancastra dispersa velocemente nell'aria della campagna irlandese. all'improvviso, sentì di nuovo dei passi e si sporse per vedere chi fosse, ancora. vide da lontano una piccola e magra figura, vestita di grigio come le altre suore ma senza velo, lasciando al vento i capelli biondo - rossicci, che si aggrovigliavano in dolci onde alla brezza della mattina che tirava vicino al ruscello. okay, era solamente sinead, non c'era da preoccuparsi, allora. in realtà il suo primo nome era mary, ma suor mary era sempre sembrato a killian un nome troppo austero per lei, troppo simile alle altre. sinead era molto meglio, suonava meglio con la sua personalità e significava grazia di dio : se killian avesse creduto nel dio cristiano sarebbe stato completamente d'accordo, ma visto che non pensava esistesse diceva solamente che sinead era una grazia in mezzo a quelle bigotte delle altre suore.
sinead era l'unica che era a conoscenza del suo nascondiglio, ma non l'avrebbe mai svelato alle sorelle : teneva troppo a killian per tradirlo in quella meschina maniera, ormai i due erano complici in molte cose e nessuno dei due avrebbe messo nei problemi l'altro. con il suo sorriso tranquillo così diverso dalle facce serie delle altre suore, i suoi capelli lunghi e il suo aspetto giovanile, killian aveva sempre trovato qualcosa in lei che gli ricordasse casa. il calore di un focolare acceso, le patate buttate distrattamente sul tavolo per sbucciarle tutti insieme prima di cena ed in generale qualcuno che tenesse a lui senza riserve. quando a cinque anni e mezzo killian era arrivato al convento, sinead non era altro che una giovane novizia di ventidue anni che non voleva stare là e che si sentiva inadeguata in quel tipo di contesto austero e chiuso. la ragazza era stata obbligata a diventare suora dalla sua severa famiglia benestante, come una vera e propria dama seicentesca : l'infelicità nei suoi occhi era la stessa. forse era stata curiosità o forse la sua inadeguatezza, ma velocemente si scoprì a tener fin troppo a quel silenzioso e solitario bambino appena arrivato, con gli occhi cerulei. iniziò a tenerlo sotto la sua ala protettiva, nonostante le proteste, finché dopo un po' anche killian si abituò alla sua presenza nella sua vita.
crescendo, sinead divenne la cosa più simile ad un amicizia che killian avesse mai avuto. lei le raccontò del suo passato e non lo sgridava mai quando lo vedeva fumare una sigaretta, anzi, a volte se ne faceva offrire una e il moro ridacchiava sommessamente. la ragazza odiava essere rinchiusa lì dentro per il resto della sua vita e appena poteva si fingeva malata per saltare il rosario serale oppure appena era al di fuori della vista delle sorelle, si toglieva il velo grigio dai capelli e lasciava che il vento li scompigliasse dolcemente. killian si era affezionato a lei e indubbiamente le era grato per tutto quello che aveva fatto per lui, ma ora doveva andarsene. la sua decisione era stata presa, e non avrebbe cambiato idea così facilmente : già sapeva che sinead fosse là per cercare di dissuaderlo ma non ci sarebbe riuscita, non questa volta.
il ragazzo sorrise, vedendola camminare verso di lui, la salutò con una lieve risata quando lei si fermò ai piedi dell'albero e le porse una mano, come ad invitarla a sedersi di fianco a lui. sinead la prese, e si arrampicò leggiadra sulla corteccia del grande noce, aiutata da killian. lei lo poté guardare per un lungo momento : ovviamente era molto cresciuto in quegli undici anni passati insieme, e di certo era diventato un bel ragazzo, quasi un uomo a tutti gli effetti. non poteva esserne che fiera, guardandolo fisso negli occhi con un lieve sorriso triste.
"non mi farai cambiare idea, sinead. so che sei qui per questo" disse lentamente, dopo un lungo momento di silenzio in cui nessuno dei due aveva osato parlare. l'attaccamento della donna nei suoi confronti non gli era mai sembrato malato, solamente materno oltre che ad amichevole. a lei aveva raccontato tutto, forse era l'unica che conosceva il suo vero sé, in carenza di altre figure di supporto nella sua infanzia ed adolescenza. sua madre era stata presente, sì, ma aleggiava sempre in lui quel senso di abbandono da parte sua che non riusciva a togliersi di dosso.
"lo so" disse solamente, con una lieve risatina. sfilò lentamente il pacchetto di sigarette scadenti dalle mani di killian e ne prese due : una per sé stessa e l'altra per il ragazzo. gliela porse, e il moro non poté far altro che accettare con un sorriso. entrambi posarono le sigarette sulle labbra, mentre un silenzio pesante aleggiava tra i due e killian prendeva l'accendino rosso dalla tasca. fumarono in silenzio, finché non stavano per bruciarsi le dita e il ragazzo lanciò il mozzicone ormai spento giù dall'albero.
"io posso scappare da qui, capisci?" chiese killian tutto ad un tratto, girandosi per guardarla. ovvio che lei capiva, aveva sognato quel momento per entrambi da anni e anni, ma per lei era semplicemente impossibile : era bloccata lì per sempre. era felice che almeno lui potesse andarsene, ma infondo sapeva che forse quella che provava era una sana invidia nei suoi confronti.
"certo che capisco" disse annuendo, guardando in basso ai suoi piedi che penzolavano nel vuoto. "certo che capisco" borbottò ancora, sottovoce, prima di guardarlo bene in faccia forse per l'ultima volta. era così cresciuto e si era fatto così maturo : i lineamenti non erano più quelli dolci e grassocci dell'infanzia, ma si erano trasformati in angoli taglienti ed affilati, come lo sguardo nei suoi occhi che non era più confuso o impaurito come la prima volta che l'aveva visto. lo fissò a lungo, finché non decise : lo baciò. killian era a dir poco scioccato, muovendosi poi indietro come ad evitare che lei continuasse, ma invece sinead seguì i suoi movimenti, non lasciandolo andare. il moro non capiva che stesse succedendo, mentre la sua mente balzava qua e là velocemente, in cerca di conclusioni sensate che non c'erano.
era una suora. di trentatré anni. aveva quasi il doppio della sua età. l'aveva visto crescere, era stata la sua figura genitoriale di riferimento per anni. ed adesso? che cosa stava facendo? non poteva lasciare che questo continuasse, le conclusioni a cui stava arrivando non gli piacevano e lo disgustavano, raschiando nel profondo una ferita che pensava fosse chiusa e guarita da tempo. in un attimo era di nuovo quel bambino di cinque anni e mezzo, abbandonato davanti ad un cancello di un convento. sinead gli voleva bene solo perché era... bello? eccitante? solo perché... lei lo amava? quelle carezze sulla testa quando riusciva a fare una versione di greco a tredici anni oppure le more che gli portava di nascosto, erano tutte dettate da quello? semplice attrazione? non un affetto più profondo, più puro, più profondo come quello di una madre? killian avrebbe urlato se non avesse avuto le labbra di sinead sulle sue e le sue mani sui lati della testa a tenerlo fermo lì. non riusciva a crederci, mentre il respiro nei suoi polmoni iniziava a scemare sempre di più, dandogli la sensazione di star per morire soffocato mentre gli girava la testa.
saltò giù dall'albero con un balzo, lasciandola sul ramo con un'aria colpevole e confusa, come se si aspettasse che lui ricambiasse qualcosa. si girò per guardarla, per poi deglutire qualcosa che era così maledettamente simile ad un mezzo singhiozzo, mentre cercava di trovare il coraggio di parlare. "devo andare" disse alla fine, girandosi dall'altra parte e volendo così tanto iniziare a correre, ma le sue gambe si rifiutavano di muoversi. sinead era già giù dall'albero, piangeva e lo teneva per un braccio con una delicatezza che gli faceva venire il voltastomaco. "e te ne vai così, dopo tutto quello che ho fatto per te?" chiese, la voce rotta. killian lo sapeva che lei aveva ragione, adesso. era un così completo ingrato, ecco perché nessuno voleva mai stare con lui o parlargli veramente. "parla, cazzo" ripeté lei, mentre sentiva che le sue lacrime erano raddoppiate sul suo volto ma non osava girarsi per paura di quel che avrebbe fatto e di come avrebbe reagito. non aveva mai visto sinead piangere e non avrebbe voluto mai farlo, ma a quanto pare era sempre la causa di tutti i problemi dell'umanità : era possibile essere un tale disastro vivente?
non poteva lasciarla così, non dopo tutto l'affetto che lei gli aveva dato e tutte le volte in cui l'aveva salvato dalle dure e tremende punizioni di suor sophie. si girò nonostante sapeva di non aver potuto reggere alla vista della donna in lacrime per colpa sua e non si ritirò quando lei lo baciò di nuovo, in modo più disperato rispetto a prima. le lacrime di sinead si attaccavano con alle sue guance, tantoché se avesse iniziato a piangere anche lui non si sarebbe riuscito a capire di chi fossero, tanto erano mescolate. sentì il bisogno di farlo, di lasciarsi andare alla delusione e al tradimento che lo stavano uccidendo dentro, ma restò composto. non mosse un muscolo quando lei posò le mani sotto la sua camicia e direttamente sulla pelle pallida dei suoi fianchi stretti, e non si ritirò quando iniziò a distenderlo sull'erba bagnata della mattina.
non fu non consensuale. killian voleva che sinead facesse quel che volesse con lui, si sentiva come se glielo dovesse : era come un pagamento per quello che lei aveva fatto per lui in tutti quegli anni, di come l'avesse fatto sentire a casa e accolto in quell'inferno che era il convento, soprattutto nei primi giorni lì. fu solo freddo. il ragazzo non era mai stato così di ghiaccio con la donna fino a quel momento, cercò di pensare ad altro durante tutto quel tempo che sembrò durare in eterno, cercando di non cedere alle emozioni che lo stavano travolgendo come un fiume in piena. era tutto così confuso, mentre sospiri peccaminosi prendevano forma nell'aria sopra di loro e suonavano come il suo nome. poi tutto finì e killian se ne andò senza una parola oltre ad "addio, sinead". prese la sua borsa dalla camera, scappò dalla finestra e poi giù per il campo, correndo finché non sentì le gambe fargli male e la milza scoppiargli fuori dalla pancia. arrivò alla stazione in un quarto del tempo che ci avrebbe mezzo normalmente e prese il primo treno che l'avrebbe portato via da quel posto.
☾
killian non ne ha mai parlato con anima viva. era sempre stato una specie di loro tacito accordo, quello di non mettere nei guai l'altro, e ovviamente una suora di trent'anni che bacia e fa sesso con un ragazzino che non arrivava per qualche mese ai diciassette anni era di certo qualcosa di grosso, ne era consapevole. cercò di non pensarci, ma soprattutto nei primi giorni di permanenza a parigi non riuscì a toglierselo dalla mente. non tanto come sinead avesse colto l'occasione di prendersi tutto quello che volesse lei, ma più a come gli avesse mentito su tutto e soprattutto sulle sue intenzioni, per tutto quel tempo. allora forse, sì, era vero : se sua madre non era riuscita ad amarlo come un vero figlio, nessuno avrebbe potuto. ma ormai era grande, poteva cavarsela da solo, presto sarebbe entrato nell'esercito, avrebbe fatto vedere a tutti che era all'altezza del suo cognome e tutto sarebbe andato bene, no?
ogni volta che ci pensava e che la sua mente accarezzava quel ricordo, un acido conato di vomito gli saliva in gola, mentre si lanciava sotto una doccia d'acqua bollente e si passava la spugna così forte sul corpo fino a far diventare rossa la pelle normalmente così pallida. si sentiva sporco senza ragione. avrebbe potuto fermarla, se solo l'avesse voluto. bastava un semplice no, oppure una supplica velata con lo sguardo : sapeva che sinead si sarebbe fermata. perché non l'aveva fatto? una suora : aveva fatto sesso con una suora. aveva lasciato che accadesse, accettando le conseguenze con sguardo impassibile e la voglia di urlare nel cuore. si sentiva un bambino quando cercava di convincersi che non fosse stata colpa sua, ma nel cuore la certezza era salda. era colpevole quanto lei, in tutta quella sporca storia e nonostante non credesse nel paradiso, era sicuro che non ci sarebbe mai arrivato dopo quello.
che cosa aveva fatto?
𝐫 𝐢 𝐦 𝐨 𝐫 𝐬 𝐨 :
rimòrso s. m. [ der. di rimordere ]. – il rimordere della coscienza, la consapevolezza tormentosa di aver fatto del male : lo tormentava il rimorso delle sue colpe ; non hai rimorso di esserti comportato in tal modo? ; essere preso e afflitto da tardivi rimorsi ; ❝ nelle mie storie d'amore una volta il rimorso mi seguiva, ora mi precede ❞ ( ennio flaiano ).
(🌱) 𝐃𝐈𝐏𝐄𝐍𝐃𝐄𝐍𝐙𝐄 :
fumo
we've a lot of starving faithful
that looks tasty
that looks plenty
this is hungry work
"spero tu non stia fumando di nuovo, o'connor, è un brutto vizio quello che hai". cazzo, il tenente l'aveva scoperto di nuovo. era un segugio quell'uomo, non si poteva spiegare altrimenti. killian alzò gli occhi al cielo divertito. ormai sapeva che poteva non rispondere in modo "militare", questo teatrino si era svolto più di una volta e aveva capito che al superiore non piacevano i leccapiedi e questo era una notizia fantastica per il moro, perché in ogni caso non si sarebbe comportato in quel modo neanche sotto tortura. sospirò a fondo, buttando fuori il fumo dai polmoni prima di rispondere al suo superiore, la sua risposta colorata da una lieve risatina mentre gli allungava il pacchetto rosso e bianco delle sue marlboro : "lo sa com'è... vuole anche lei una sigaretta?"
"non voglio una delle tue stupide sigarette, o'connor" disse freddo, guardando lui e il pacchetto che gli porgeva con lieve disgusto ma anche con un pizzico di velata simpatia in fondo agli occhi scuri. l'uomo sapeva bene che quello davanti a lui fosse la miglior recluta che intera caserma avesse visto da molto tempo e, nonostante la voglia di punirlo e metterlo alla prova il doppio degli altri per questa specifica ragione, non riuscì a farlo. dopotutto era solo una sigaretta e soprattutto nel suo giorno libero della settimana ; non gli avrebbe potuto fare niente anche se avrebbe voluto. "rovinati i polmoni con quella schifezza e non riuscirai ad avere il fiato per la prova di corsa di domani, recluta o'connor" aggiunse solamente, prima di andarsene continuando a camminare per la sua strada, senza neanche aspettare una risposta dal ragazzo.
"tieni gli occhi incollati su di me domani, monsieur "gli urlò dietro l'altro, deciso ad avere l'ultima parola anche in questa discussione. era di certo una sfida nei suoi confronti, ma il tenente fece finta di non sentirlo. avrebbe dovuto metterlo in riga per la sua troppa sfacciataggine e per molte altre cose che nel tempo aveva lasciato perdere, ma si limitò a ridacchiare scuotendo lievemente la testa, prendendo il giornale che teneva sottobraccio e iniziando a leggerlo come se nulla fosse. "come suo padre" borbottò tra sé e sé con un piccolo sorriso sulle labbra sottili, ma era già lontano.
☾
killian non chiamerebbe mai il suo rapporto con la nicotina una dipendenza ma in realtà era l'unico termine abbastanza appropriato per descriverlo. era iniziata a tredici anni : i ragazzini più grandi gli avevano detto di provare e gli avevano assicurato che si sarebbe sentito meglio. killian, anche a quella giovane età, non avrebbe mai preso ordini da nessuno ma sotto sotto voleva provare veramente. sembrava così da duri e nei film americani in bianco e nero che a volte davano alla tv del bar del loro piccolo paese, le persone più ricche ed importanti fumavano sempre. che male c'era nel provare per un solo attimo il sapore del potere sulla lingua? nulla, no? e allora si fece offrire una sigaretta da un amico e provò anche lui. la prima volta che la prese in mano, killian inalò involontariamente il fumo e tossì per i successivi cinque minuti mentre gli altri ragazzini che erano insieme a lui in quel momento ridevano dandogli delle leggere pacche sulla schiena. poi, con il tempo e la pratica, imparò. imparava abbastanza velocemente ogni cosa di cui gli importasse : killian non era per niente uno stupido, anzi.
con il passare del tempo iniziò ad essere una cosa abituale, quasi un capriccio infantile. non ne aveva bisogno ma fumava comunque, per passare il tempo o solamente per andar contro alle rigide regole del convento in cui era stato costretto a vivere. era abbastanza ribelle a quell'età e aveva bisogno di andar fortemente contro a qualcosa, sennò prima o poi sarebbe esploso. inoltre, fumare aiutava a calmargli i nervi e ciò non guastava di certo per un ragazzino adolescente in pieno della sua misantropia giovanile. ben presto, però, non fu più un capriccio o un gesto di rivolta, ma si trasformò abbastanza velocemente in qualcosa di più serio e profondo, nonostante killian non voglia ammetterlo per nessun motivo al mondo.
il moro era schiavo della propria dipendenza dalla nicotina, nonostante non se ne rendesse neanche conto al cento per cento. non poteva andare a dormire senza aver fumato la sua consueta sigaretta notturna, sennò il suo corpo non riusciva ad addormentarsi e lasciare il posto ai sogni o agli incubi che dovevano caratterizzare la notte. non riusciva a mantenere la calma senza, e, visto che voleva mantenere la sua immagine di persona pacata e fredda era più probabile vederlo con l'ennesima sigaretta tra le dita che senza : ormai faceva parte di lui, come un'estensione del suo corpo.
(🌱) 𝐋𝐈𝐊𝐄𝐒 𝐀𝐍𝐃 𝐃𝐈𝐒𝐋𝐈𝐊𝐄𝐒 :
take me to church
i'll worship like a dog at the shrine of your lies
i'll tell you my sins so you can sharpen your knife
offer me my deathless death
good god, let me give you my life
𝐋𝐈𝐊𝐄𝐒
ʚ 𝐢𝐥 𝐟𝐮𝐨𝐜𝐨
fin da piccolo, killian era sempre stato affascinato dal fuoco, in ogni sua forma. da bambino stava ore seduto per terra a fissare la debole fiamma del loro focolare domestico bruciare per poi estinguersi lentamente, fino a spegnersi del tutto nella cenere e nelle braci grigiastre della legna consumata. giocherellava sempre con l'accendino quando si accendeva una sigaretta e seguiva con gli occhi azzurri i movimenti della debole fiammella bluastra, prima di spegnerla con un veloce soffio improvviso. gli piaceva vedere come le cose bruciavano, tanto che le suore lo chiamavano sempre un piromane. dal greco, ossessionato dal fuoco : non vedeva perché doveva essere una cosa negativa.
ʚ 𝐢 𝐬𝐚𝐥𝐢𝐜𝐢 𝐩𝐢𝐚𝐧𝐠𝐞𝐧𝐭𝐢
dopo la guerra, killian non si sentiva sicuro da nessuna parte. non aveva più un padre né una famiglia, doveva vivere con delle persone che lo odiavano e che non esitavano ad usare le loro lunghe bacchette di legno contro le sue piccole mani tese. trovava un po' di conforto solamente nella natura e nel fatto che nessuna delle suore volesse tenerlo d'occhio quand'era all'aperto e quindi la maggior parte delle volte era lasciato a sé stesso ed alla sua lieta solitudine. gli piaceva esplorare e dopo qualche mese di perlustrazioni nell'immenso territorio circostante, trovò un salice piangente che si protendeva verso il piccolo ruscelletto che attraversava la campagna e ben presto diventò il suo rifugio. andava lì per leggere, per pensare o solamente per stare da solo e lontano da tutto il resto del mondo per qualche ora.
ʚ 𝐠𝐢𝐨𝐜𝐚𝐫𝐞 𝐚 𝐩𝐨𝐤𝐞𝐫
non era particolarmente bravo o fortunato, era solo un buon baro. nelle sue scappatelle al pub del villaggio, non si limitava solamente a bere un po' di whiskey ed ascoltare la musica jazz dal grammofono, ma si cimentava spesso al gioco di carte, soprattutto al poker. lì imparò i migliori metodi di baro da un vecchio che l'aveva preso in simpatia e ben presto, nei salotti di lusso dell'élite francese iniziò a brillare contro i vecchi ricconi. vinceva soldi ed era felice di sottrarre quel piccolo patrimonio a persone del genere : aveva sempre odiato quella fetta di società, che non faceva altro che godere delle fortune che altri si erano conquistati al posto loro. se non c'era giustizia nel mondo, bisognava crearsela : o almeno così credeva killian.
ʚ 𝐥𝐞 𝐛𝐢𝐛𝐥𝐢𝐨𝐭𝐞𝐜𝐡𝐞
che vantaggi c'erano ad abitare in mezzo a delle suore psicopatiche e bigotte? la loro immensa biblioteca, piena di qualsiasi libro possibile ed immaginabile. nonostante le suore avessero fatto una vera e propria censura dei libri "del diavolo" o che criticassero la religione cattolica, c'era abbastanza materiale dal far sorridere killian. amava la cultura alla follia, e che c'è di meglio di una disposizione così ampia di conoscenza? poteva sembrare anche il suo piccolo paradiso, seduto per terra in mezzo agli scaffali che odoravano di legno vecchio, di polvere e di pagine ingiallite dal tempo, con una candela in mano per poter decifrare al meglio un libro interamente scritto in lingua francese dell'ottocento.
𝐃𝐈𝐒𝐋𝐈𝐊𝐄𝐒
ʚ 𝐢 𝐛𝐚𝐦𝐛𝐢𝐧𝐢
così fastidiosi , ingenui e spontanei : a killian ricordavano quello che non aveva mai potuto essere, per questo motivo li odiava. non riusciva a non storcere il naso alle loro stupide uscite ed al loro infantile entusiasmo per il mondo. tra quanto sarebbero stati illusi dalla vita? se lo chiedeva spesso, forse sperandolo anche. non era una persona cattiva, di solito era solamente menefreghista, ma in questi casi si muniva di un pungente sarcasmo che molto spesso sfociava in una vera e propria antipatia malcelata agli occhi degli altri. gli unici che poteva sopportare erano ovviamente i suoi fratellini, a cui voleva fin troppo bene e per cui, nonostante la lontananza, si riteneva responsabile. sperava solamente vivessero bene anche senza di lui ; se la sarebbero cavata alla grande, erano degli o'connor, dopotutto.
ʚ 𝐢𝐥 𝐥𝐚𝐭𝐢𝐧𝐨
era abbastanza ovvio che killian odiasse la chiesa ed ogni suo ordine, visti la loro chiusura verso il mondo e il modo orribile in cui l'avevano trattato in quei undici anni in quel maledetto monastero in periferia. ogni mattina, quando non marinava la messa scappando a nascondersi su un albero a caso, doveva presentarsi tirato di tutto punto al primo banco della piccola cappella in cui avvenivano le celebrazioni, fatte completamente in latino. lui, a quell'età, di latino non capiva nulla e quindi finiva sempre per fissarsi le scarpe durante quell'estenuante ora di parole borbottate senza senso. come al solito, veniva ripreso spesso mentre lo chiamavano un ignorante, ma a lui non interessava più di tanto : dopotutto sapeva meglio di loro come funzionava il mondo, là fuori da quel stupido posto pieno di crocifissi e amen.
ʚ 𝐢 𝐫𝐮𝐦𝐨𝐫𝐢 𝐟𝐨𝐫𝐭𝐢
amante della quiete e della tranquillità, killian non era mai stato abituato alla freneticità di una grande città come parigi. a casa sua era tanto se passassero un paio di biciclette lungo la strada sterrata che attraversava il paese, mentre lì invece c'era un vero e proprio traffico. le macchine, le biciclette, i camioncini del latte oppure del pane ; la gente camminava a testa bassa e quando si incrociava non si salutava mai, continuando per la loro strada come se nulla fosse. era strano, ma logico : ovviamente, in una città come quella non potevano conoscersi tutti a vicenda come in un piccolo villaggio di campagna. killian odiava come non riuscisse a dormire per i continui rumori, rimpiangendo il suono del ruscello che scorreva tranquillo vicino casa e i grilli che infestavano i campi durante l'estate.
ʚ 𝐢𝐥 𝐭é
era una bevanda semplicemente troppo inglese per un'anima patriottica come lui, non era mai riuscito a mandarla giù. fino al suo trasferimento a parigi, non aveva neanche avuto questo problema : il tè costava un sacco e soprattutto non veniva venduto al mercato come tutto il resto, quindi in realtà non si era neanche mai posto il problema, le infusioni d'erbe di sua madre erano cento volte migliori, di sicuro. un irlandese non si sarebbe mai posto nella condizione di fare qualcosa che aiutasse la gran bretagna nei suoi stupidi commerci oltreoceano, in cui avevano assoggettato altre popolazioni come la loro. quegli inglesi non sapevano fare altro, a quanto pare, e killian non avrebbe mai ringraziato abbastanza tutti i rivoluzionari che avevano liberato la loro isola verde dagli invasori.
𝐭 𝐫 𝐚 𝐮 𝐦 𝐚 𝐫 𝐞 𝐥 𝐢 𝐠 𝐢 𝐨 𝐬 𝐨 :
« [...] quando la religione o la spiritualità sono usate per infliggere danno a qualcuno, intenzionalmente o meno. implica un abuso di potere e spesso provoca vergogna. potrebbe essere perpetrato da un individuo, una famiglia o un gruppo religioso. si verifica in un continuum che va dalla lieve manipolazione o da norme culturali svalutanti alla coercizione estrema che depriva la persona di un vero senso di sé »
( kathryn keller , psicologa specializzata in abuso religioso )
(🌱) 𝐎𝐑𝐈𝐄𝐍𝐓𝐀𝐌𝐄𝐍𝐓𝐎 :
eterosessuale , male cisgender , he / him
take me to church
i'll worship like a dog at the shrine of your lies
i'll tell you my sins so you can sharpen your knife
offer me my deathless death
good god, let me give you my life
"che cazzo stai facendo?" quasi urlò, spingendo via con forza il ragazzo che si era velocemente schiacciato contro di lui e il suo corpo e che gli aveva appena stampato un bacio lungo e bagnato sulla bocca. le brandine della caserma erano piccole e in una camerata ce ne stavano almeno venti, disposte in letti a castello con altrettanti proprietari, ma in quel momento la grande stanza colorata di un bianco ospedaliero era del tutto vuota tranne che per loro due. la voce di killian era rimbalzata sulle pareti gelide e ghiacciate dell'inverno, facendo rotolare le parole sconvolte per l'intero corridoio vuoto. era un orario strano, tutti le altre reclute erano fuori a montare fucili o pulire scarponi pieni di fango, nessuno girava mai per l'area notte a quell'ora in pieno giorno, neanche i generali e i superiori. "grazie al cielo", si ritrovò a pensare il moro, mentre non aveva ancora capito del tutto quello che gli era appena successo.
non era una novità che i due si trovassero insieme a fumare qualche sigaretta, obbligatoriamente di nascosto visto che in caserma era severamente vietato farlo. succedeva abbastanza spesso da essere diventato automatico per loro, parte della quotidianità monotona della vita in caserma. l'altro gli chiedeva sempre l'accendino per accendersi la sigaretta, killian glielo prestava ed entrambi stavano in silenzio a fumare finché il loro bisogno di nicotina era temporaneamente soddisfatto. alcune volte, il collega si lanciava in qualche lamentela sulle esercitazioni del giorno, ma il moro non lo ascoltava più di tanto e continuava a fumare elegantemente per i fatti suoi : odiava stare a sentire il suo accento francese. normalmente se ne era ormai abituato, ma il suo... gli sapeva così tanto di ragazzo ricco figlio di papà e perennemente con la puzza sotto al naso, non riusciva proprio a tollerarlo. alla fine, quindi, l'uno non sapeva molto dell'altro oltre alle cose fondamentali e a killian sinceramente andava più che bene continuare così in questo modo. non che lui avesse tutto questo granché da raccontargli e, anche se ce l'avesse avuto, non glielo avrebbe detto in ogni caso.
michel dupont non era un soldato brillante come lo era killian, ma si notava a distanza di miglia il suo impegno e la sua ammirabile dedizione alla causa e per questo veniva spesso visto bene e lodato dai loro superiori. l'irlandese aveva occhi attenti per ogni cosa ma non aveva mai notato come il suo sguardo lo seguisse durante i pasti che facevano tutti insieme in mensa, come gli riservasse un posto di fianco a lui nelle lunghe e noiose lezioni di strategia militare o come si rendesse subito volontario per far coppia con lui negli allenamenti mattutini : quest'ultima, killian l'aveva sempre interpretato come un modo per farsi vedere dal comandante e fare ancora una volta il leccapiedi con i superiori, ma forse c'era qualcosa di più profondo, sotto. un'attrazione, forse quasi un'ossessione. la sua mano indugiava più di quanto fosse necessario contro il fianco di killian quando michel lo aiutava contro la sua volontà a salire sull'aereo di prova, stroncato poi da un'occhiata assassina e stizzita nella sua direzione da parte del moro ed un suo "so farlo da solo" piuttosto tagliente. i loro letti erano vicini in camerata, e spesso michel durante le notti insonni si perdeva tra i lineamenti addoliciti dal sonno dell'altro e i muscoli poco coperti dalla canottiera bianca che l'irlandese usava come pigiama. ma la recluta o'connor, la migliore della caserma, era inarrivabile in tutti i sensi possibili del termine. freddo di natura e reso di ghiaccio dagli addestramenti militari, il massimo che ti poteva dare era una risatina ad una battuta orribile detta a colazione, davanti ad una squallida fetta di pane bruciacchiata ed un caffè senza zucchero e fin troppo annacquato per fare effetto.
ma killian, sotto sotto, amava l'attenzione. più precisamente, amava essere desiderato. quindi, quando quel giorno sentì un peso contro di lui schiacciarlo contro il materasso scomodo della propria brandina e delle labbra premute strette contro le sue, non si staccò proprio immediatamente. diede la colpa alla sorpresa, ma in fondo il moro sapeva che non fosse quella la causa della sua scarsità di riflessi, in quel momento. quando si rese conto di quel che stesse facendo, nonostante michel fosse il doppio più grosso di lui, killian se lo tolse di dosso con una sola manata ben piazzata contro il suo petto. "che cosa credevi di fare?" chiese, passandosi la manica dell'uniforme contro la bocca, come a pulirsi da quell'immondo gesto. "niente, mon petite princesse. assolutamente niente" cinguettò solamente l'altro in risposta, ridacchiando lieve alla reazione sconcertata del moro.
"non chiamarmi così. e ridammi il mio accendino, cazzo" borbottò il moro prendendosi da solo il piccolo oggettino rosso metallizzato tra le mani grandi dell'altro ragazzo, per poi saltare giù dalla brandina in una mossa fulminea e guardarlo ben dritto negli occhi castani prima di andarsene. "non sono la tua puttana. che sia ben chiaro".
☾
killian era indubbiamente e completamente eterosessuale. corpo ed anima. nonostante questo, non riusciva ad odiare i cosiddetti "deviati", come li chiamava suor sophie con una cattiveria nella voce inaudita per una suora cristiana, brandendo la sua stecca di legno tra le dita, pronta a tirargliela sul dorso delle mani alla più lieve disubbidienza del moro. all'epoca aveva solo sei anni e non aveva fatto nulla di male: aveva solamente tenuto per mano un altro bambino più grande di lui per farsi guidare tra i grandi corridoi del convento in cui non era ancora riuscito ad ambientarsi, ma quello era bastato ad aizzare l'ira della madre superiora contro di loro. la donna aveva fatto un lungo discorso sul fatto che dio avesse creato uomo e donna in modo che facessero figli e creassero una famiglia cristiana mentre chi amava altri uomini era destinato alle peggiori pene dell'inferno, ma il piccolo killian non era riuscito a capire come quello si potesse collegare al fatto che si fosse perso tentando di andare a lezione. e in che senso due maschi non potevano amarsi? non poteva amare i suoi fratellini piccoli? doveva per forza odiarli? perché punire chi amava e perdonare chi odiava? non aveva completamente senso, nella sua piccola ed innocente mente da bambino. rimase in silenzio mentre il ragazzino di fianco a lui tremava : lui forse capiva. come si chiamava, quel bambino? killian non riusciva più a ricordarselo anche sforzandosi, ma era sicuro di non averlo più visto dopo quell'episodio. forse le suore lo avevano mandato via dalla scuola o qualcosa del genere : il moro non lo sapeva che cosa gli fosse successo dopo l'accaduto. sperava solamente stesse bene, ovunque fosse. gli stava simpatico ed era quasi un amico per lui, aveva un istinto protettivo nei confronti di tutti i bimbi più piccoli di lui che piaceva a killian e che stimava : gli era dispiaciuto non aver più saputo più nulla su di lui e da quel momento, senza la sua presenza, avrebbe dovuto orientarsi da solo e non avrebbe potuto più contare nel suo aiuto tra il labirinto che era quel maledetto convento di suore.
crescendo, molte cose di killian cambiarono e si evolsero, ma il suo pensiero a proposito non lo fece. forse come forma di ribellione contro la estrema bigotteria delle suore con cui era stato costretto a crescere, era una persona abbastanza rivoluzionaria ed aperta su questo tipo di questioni sociali. nel silenzio della biblioteca comunale di parigi, lesse miti greci a volontà, scoprendo che l'omosessualità non era di certo una specie di moda del tempi moderni, come continuava a dire suor sophie insieme alle altre ogni volta che l'argomento veniva fuori. killian non era cristiano : non credeva nel paradiso, nell'inferno e tutte quelle altre stupidaggini. pensava che dividere i cosiddetti "buoni" dai "cattivi" non fosse fattibile, c'erano semplicemente troppi fattori da considerare anche per un dio. un dio che non esisteva o, che se fosse esistito, aveva lasciato che miliardi di persone innocenti morissero in una guerra inutile come quella che gli aveva portato via il padre per sempre. perché, se esisteva un dio buono e magnanimo come gli dicevano le suore alle lezioni di catechismo, avrebbe dovuto permettere che accadesse una cosa del genere? non doveva esistere.
killian non pensava per niente al mondo che michel dupont fosse un deviato o un pazzo a volerlo baciare e, anzi, forse al moro piaceva quel tipo di attenzione più di quanto volesse dare a vedere. non era di certo un'attrazione reciproca da parte sua, essendo etero, ma solamente un altro modo in cui aveva dimostrato di essere lui quello a tenere il coltello dalla parte del manico. era bravo a volgere le persone e gli eventi a proprio favore e quello poteva portargli abbastanza beneficio dal compiacersi di quella sua nuova conquista. non doveva darlo troppo a vedere, però, mantenendo quel suo solito distacco di ghiaccio tra lui e le altre persone che volessero instaurare qualcosa con lui. le risposte gelide e taglienti erano abbastanza dal far capire all'altro che con lui non doveva riprovarci, ma allo stesso troppo poco insistenti dal farlo smettere. era proprio questo il piano di killian, in modo che tutta quella situazione gli servisse e portasse acqua al suo mulino : tenerlo lontano ma non troppo.
(🌱) 𝐂𝐔𝐑𝐈𝐎𝐒𝐈𝐓𝐀' :
no masters or kings when the ritual begins
there is no sweeter innocence than our gentle sin
in the madness and soil of that sad earthly scene
ʚ 𝐝𝐨𝐥𝐜𝐢
nella sua infanzia, i dolci avevano sempre significato festa e domenica. la famiglia o'connor non era per niente benestante e non potevano permettersi le delizie che offriva il panificio del paese. killian, alla mattina, ci passava davanti con la sua bicicletta per andare a consegnare i giornali e il suo olfatto si riempiva dell'odore di panetti dolci all'uvetta e frittelle alla crema spolverate di zucchero a velo, facendolo sospirare. la mamma si cimentava nella pasticceria solamente nelle grandi occasioni. da piccolo, si ricordava il senso di felicità che lo pervadeva quando vedeva la farina sul tavolo e le uova fresche poste con cura in un angolo, mentre ellynn si mordeva il labbro inferiore per la concentrazione ed indossava il suo grembiule rosso bordeaux. le sue specialità era certamente la crostata di frutti di bosco : killian non ha mangiato mai più una cosa così buona come era quella, neanche nei ristoranti stellati più in voga di tutta la città di parigi.
il moro non si poteva definire una persona golosa, ma non rifiutava mai il cibo : era un'abitudine che gli era rimasta dai tempi dell'infanzia, in cui la loro condizione economica non permetteva loro di essere sempre sicuri di fare sempre dei pasti sostanziosi e completi. killian amava alla follia i dolci, forse per questo ricordo d'infanzia che lo riportava sempre nel suo piccolo paesino dell'irlanda settentrionale, e non in quella grande e rumorosa città che era la capitale francese. ogni mattina, prima delle lezioni alla d'arreau, per lui era d'obbligo la sua solita crostatina alle more insieme al consueto caffè nero e senza zucchero.
ʚ 𝐦𝐮𝐬𝐢𝐜𝐚 𝐣𝐚𝐳𝐳
c'era solo un piccolo pub, giù in paese. era molto frequentato, dopotutto non aveva concorrenza e gli abitanti del luogo avevano comunque il diritto di rilassarsi un po' dopo una lunga settimana di duro lavoro, no?
killian non avrebbe potuto andarci, ovviamente. le suore del convento gli avevano praticamente vietato di uscire dai confini della loro proprietà per almeno tutto l'anno scolastico, ma il ragazzo non era uno da seguire gli ordini e le regole. si muoveva di soppiatto e usciva dalla piccola finestra della sua cameretta durante la notte, per poi incontrarsi al bordo della strada sterrata con gli altri ragazzacci del paese per andarsi a bere un whiskey. al pub non chiedevano l'età prima di darti gli alcolici : a loro interessava soltanto che pagassero e, in ogni caso, tutti sapevano tutto di tutti lì, senza neanche chiederlo. il barista l'aveva visto crescere e di certo era a conoscenza del fatto che avesse solamente tredici anni all'epoca, ma che cosa poteva farci?
al pub non c'era mai musica dal vivo perché lì non potevano permetterselo, ma con un pence potevi mettere il disco che volevi sul vecchio grammofono appollaiato su una delle mensole polverose del locale. in realtà non c'era molta scelta di vinili, ma a killian non interessava più di tanto. avrebbe passato comunque le ore ad ascoltare le stesse vecchie canzoni jazz di cui erano muniti, dopotutto era più che stufo delle canzoni di chiesa cantate in latino che sentiva ogni mattina. il suono deciso del sassofono, quello saltellante del contrabbasso e energico del pianoforte erano come droga per lui : non sarebbe riuscito a starsene senza.
ʚ 𝐥𝐢𝐧𝐠𝐮𝐚𝐠𝐠𝐢𝐨 𝐝𝐞𝐢 𝐟𝐢𝐨𝐫𝐢
a quattordici anni, mentre rovistava tra i libri della biblioteca del convento, scovò un piccolo libricino antico con un titolo particolare, con le lettere bordate di dorato, che attirò la sua acuta attenzione : guida al linguaggio dei fiori nell'epoca vittoriana. killian alcune volte si era preso cura delle piante dell'orto e dei fiori della serra presenti nell'immenso terreno di proprietà delle suore e aveva sentito fin da subito una connessione con il terreno. gli piaceva sporcarsi le mani e vedere le piante crescere : forse erano una delle poche cose che gli portavano gioia come portare alle labbra una sigaretta, quindi lo prese e lo sfogliò con cura : di certo apparteneva al secolo passato e se non si faceva attenzione, le fini pagine ingiallite sarebbero volate via. era scritto interamente in francese - il che non era un grande problema per lui visto che lo sapeva molto bene - ed all'interno erano presenti diversi fiori schiacciati, seccati e resi fragili dal tempo e appunti scritti in matita ed in calligrafia elegante al bordo di ogni singola pagina. iniziò a sfogliarlo, incuriosito, finché non decise che sinché la comunicazione non era per niente il suo forte, avrebbe iniziato ad imparare questo misterioso linguaggio dei fiori.
le suore del convento ancora non si spiegano perché, prima di andarsene per sempre dall'irlanda, killian lasciò foglie di basilico, fiori di peonia rosa e cardo campestre lanciati distrattamente sul pavimento a piastrelle dell'entrata principale. rabbia, misantropia ed odio, questo era il loro significato. non c'era nient'altro per loro, oltre alla confusione del silenzio tombale.
per sua madre e i suoi fratellini, invece, prima di scappare definitivamente, lasciò un vasetto di giacinti viola chiaro sull'uscio della porta insieme ad una lettera in cui spiegava in dettaglio il perché se ne dovesse andare dalle vite di tutti loro in quel modo a dir poco improvviso. odiava gli addii più di ogni altra cosa ma sentiva che doveva scappare da quel luogo che ormai gli stava troppo stretto, non poteva starsene lì per sempre oppure il suo futuro sarebbe morto prima ancora di iniziare. tra i piccoli fiori delicati e le lunghe e fresche foglie appuntite c'era appollaiato il segreto messaggio che solo chi l'aveva studiato poteva capire : perdonami, ti prego.
ʚ 𝐥𝐞𝐭𝐭𝐞𝐫𝐚𝐭𝐮𝐫𝐚
killian aveva sempre odiato le lezioni. odiava da morire la scuola e come, nonostante la sua voglia di imparare ogni cosa, le maestre riuscivano a rovinare sempre tutto. la maggior parte delle cose che sa adesso le ha studiate da solo dopo gli anni di scuola, passando le ore in biblioteca a leggere libri sulle stelle e a studiare francese e italiano come autodidatta. gli era sempre piaciuto leggere, e velocemente si appassionò molto alla letteratura inglese, francese e russa, divorando libri su libri e finendoli sempre in pochissimi giorni. sul suo comodino c'era sempre posato un libro d'alto livello, che continuava prima di addormentarsi : a volte erano le vicende amorose dell'infelice anna karenina, la lieve pazzia manipolata del principe amleto di danimarca, il coraggio e la fragilità dell'eroe "aristos achaion" achille nell'iliade, le sfortune delle classi meno abbienti nella francia dell'ottocento ne i miserabili di victor hugo, la sfacciataggine e la crescita di david copperfield o le peripezie del marinaio edmond dantès ne il conte di montecristo di alexandre dumas.
leggere era una terapia per lui : riusciva a fargli allargare orizzonti oltre a quelli da lui conosciuti e lo rendeva, almeno in parte, libero. quella libertà che bramava così tanto e che, nonostante la inseguisse a perdifiato, non riusciva mai ad afferrare a piene mani come avrebbe voluto. killian non era mai stato una persona da pensieri astratti, ma la ricerca della libertà era sempre stata alla base del suo essere, fin dall'inizio. forse era per quello che si sentiva così legato a quelle storie, che spesso trattavano di rivalsa nonostante le difficoltà : forse sperava che anche lui meritasse un lieto fine.
« stanco di tanti eventi, pace alla morte invoco.
come vedere il merito viver mendicando
e amorfa nullità ornata d'eleganza
e la più pura fede iniquamente rinnegata
e splendidi onori indegnamente conferiti
e l'innocente virtù volgarmente prostituita
e la retta perfezione indegnamente diffamata
e forza disarmata da poteri vacillanti
e arte al silenzio stretta dalle autorità
e follia, fatta dottore, controllar l'ingegno
e pura verità con semplicità confusa
ed il bene schiavo servir il comandante male.
stanco di tutto questo, vorrei andarmene lontano,
se non ché morendo, lascerei il mio amore solo. »
( 𝐬𝐨𝐧𝐞𝐭𝐭𝐨 𝟔𝟔 di william shakespeare,
scritto nel 1594. )
(🌱) 𝐎𝐔𝐓𝐅𝐈𝐓 :
only then i am human
only then i am clean
oh, oh, amen, amen, amen
[ sì, tutte le immagini sono state prese da pinterest e quindi non sono mie, crediti agli autori ovviamente perché preferirei non essere denunciata, grazie mille muah :D ]
killian non era mai stato uno snob, anzi, del tutto il contrario. dopotutto, era cresciuto povero : come poteva esserlo? c'era qualcosa nel suo cervello che non poteva essere cambiata, cioè la visione delle persone ricche verso il resto del mondo. non riusciva ad imitare quella stessa superiorità nei loro occhi, nonostante ci provasse continuamente e disperatamente per integrarsi al meglio con le persone che lo circondavano tutto il tempo lì a parigi e alla d'arreau. li aveva sempre odiati, i ricchi, e adesso doveva fingere di essere come loro per sopravvivere senza troppi problemi. ironico, no?
sua madre gli diceva sempre che "era la prima impressione quella che contava" ed in quei casi, i vestiti che indossava e in generale il suo aspetto giocavano un ruolo più che importante, per non dire fondamentale. la sua vita a parigi era tutta una farsa : non c'era neanche un pizzico di verità in ogni cosa che faceva, tanto che neanche lui sapeva più distinguere il confine tra realtà e finzione. fingeva così bene che mentiva a sé stesso, molto spesso. se ne rendeva conto e continuava a farlo comunque e forse questo era il peggio, in tutta quella storia. in irlanda, killian era solamente un ragazzino sgangherato : non gli importava di indossare vestiti di terza mano o troppo grandi per lui, non aveva nulla da dimostrare né da perdere. la gente lo odiava comunque, non poteva farci nulla a proposito, e le suore non potevano per nulla giudicarlo visto che loro stesse andavano in giro con quelle specie di tuniche grigie tutte rovinate dall'usura e dal tempo. in francia, invece, tutta la sua mentalità a proposito cambiò quasi radicalmente : doveva fare colpo se voleva continuare a stare lì e mantenere l'immagine che si era creato con le proprie mani.
iniziò a sistemarsi i capelli e controllare le mode in modo da risultare sempre impeccabile. dopotutto, parigi era la città della moda per eccellenza, non poteva non cercare di stare al passo con le novità nel settore. la mamma gli diceva sempre che il suo colore era il verde, e, nonostante da piccolo se ne fregasse altamente di quale fossero i colori che gli stessero bene, più tardi decise che aveva proprio ragione. la sua porzione di armadio nel suo piccolo dormitorio alla d'arreau era riconoscibile da chilometri di distanza, formato principalmente da vestiti dalle sfumature verdi scuro fino al marrone e al beige. non indossava altro : i colori troppo sgargianti non gli erano mai piaciuti, gli davano quasi fastidio alla vista e probabilmente non avrebbe mai cambiato idea a proposito, visto la sua testardaggine.
maglioni, camicie bianche, giacche lunghe, scarpe di pelle marrone e pantaloni eleganti : non era né troppo formale né troppo trasandato, a detta sua era il giusto equilibrio. killian era sempre stato bravo ad essere equilibrato, in ogni cosa che facesse. anche dietro ad una cosa stupida come i vestiti che indossava c'era comunque un'intenzione fredda e calcolata a lungo, nulla era lasciato al caso quando si parlava di lui.
(🌱) 𝐏𝐋𝐀𝐘𝐋𝐈𝐒𝐓 :
take me to church
i'll worship like a dog at the shrine of your lies
i'll tell you my sins and you can sharpen your knife
offer me that deathless death
good god, let me give you my life
[ questa playlist è divisa in due parti : quella in cui ci sono le canzoni contemporanee che penso rispecchino al meglio l'essenza interiore di killian e le sue esperienze di vita ( sfortunatamente devo mettere altro oltre all'intera discografia di hozier, sigh. penso che killian sia la persona più hozier coded esistente ma questo è un altro lungo discorso che non volete ascoltare adesso, i think AHAH ). ah, e anche lana del rey + MARINA coded all'occorrenza perché sì.
e la seconda parte è quella in cui sono presenti le canzoni che ritengo che gli piacessero in vita, che avrebbe ascoltato molto volentieri, che suo malgrado sono legate a bei o brutti ricordi o che canticchia ogni tanto con affetto e molto a caso, lol. sono praticamente tutte canti ribelli irlandesi, ballate tradizionali o canzoni jazz ma va assolutamente bene così ! dopotutto, sì, contate che fino ai diciassette anni il massimo della sua cultura musicale erano le canzoni da chiesa cantate in latino dalle suore stonate e le poche canzoni che sentiva al pub quando scappava di nascosto nel weekend per bersi un whiskey, quindi...
+ la playlist, di cui metto il link qui nei commenti a fianco è sempre in continuo aggiornamento e ci sono anche altre canzoni oltre a quelle scritte qua sotto, quindi se volete guardare, it's here :D ]
𝐒 𝐈 𝐃 𝐄 𝐀
ʚ 𝐭𝐢𝐫𝐞𝐝 - beabadoobee
❝ you haven't been good for long
is it the sound of your own thoughts
that always keeps you up at night? ❞
ʚ 𝐬𝐨𝐦𝐞𝐰𝐡𝐞𝐫𝐞 𝐨𝐧𝐥𝐲 𝐰𝐞 𝐤𝐧𝐨𝐰 - keane
❝ i came across a fallen tree
i felt the branches of it looking at me
is this the place we used to love?
is this the place that i've been dreaming of? ❞
ʚ 𝐭𝐚𝐤𝐞 𝐦𝐞 𝐭𝐨 𝐜𝐡𝐮𝐫𝐜𝐡 - hozier
❝ my lover's got humor
she's the giggle at a funeral
knows everybody's disapproval
i should've worshiped her sooner
if the heavens ever did speak
she's the last true mouthpiece ❞
ʚ 𝐚𝐬 𝐭𝐡𝐞 𝐰𝐨𝐫𝐥𝐝 𝐜𝐚𝐯𝐞𝐬 𝐢𝐧 - matt maltese
❝ and we've drunk a couple bottles, babe
and set our grief aside
the papers say it's doomsday
the button has been pressed
we're gonna nuke each other up, boys
'til old satan stands impressed
and here it is, our final night alive
and as the earth burns to the ground ❞
ʚ 𝐟𝐫𝐞𝐚𝐤𝐬 - surf curse
❝ my head is filled with parasites
black holes cover up my eyes
i dream of you almost every night
hopefully i won't wake up this time ❞
ʚ 𝐣𝐞 𝐭𝐞 𝐥𝐚𝐢𝐬𝐬𝐞𝐫𝐚𝐢 𝐝𝐞𝐬 𝐦𝐨𝐭𝐬 - patrick watson
❝ je te laisserai des mots
en dessous de ta porte
en dessous de la lune qui chante
tout près de la place où tes pieds passent
cachés dans les trous, dans le temps d'hiver
et quand tu es seule pendant un instant ❞
ʚ 𝐬𝐨𝐥𝐝𝐢𝐞𝐫, 𝐩𝐨𝐞𝐭, 𝐤𝐢𝐧𝐠 - the oh hellos
❝ there will come a poet
whose weapon is his word
he will slay you with his tongue
oh lei, oh lai, oh, lord ❞
ʚ 𝐚𝐧𝐠𝐞𝐥 𝐨𝐟 𝐬𝐦𝐚𝐥𝐥 𝐝𝐞𝐚𝐭𝐡 & 𝐭𝐡𝐞 𝐜𝐨𝐝𝐞𝐢𝐧𝐞 𝐬𝐜𝐞𝐧𝐞 - hozier
❝ i watch the work of my kin, bold and boyful
toying somewhere between love and abuse
calling to join them, the wretched and joyful
shaking the wings of their terrible youths
freshly disowned in some frozen devotion
no more alone or myself could i be ❞
ʚ 𝐜𝐞𝐝𝐚𝐫𝐰𝐨𝐨𝐝 𝐫𝐨𝐚𝐝 - u2
❝ blossoms falling from a tree
they cover you and cover me
symbols clashing, bibles smashing
paint the world you need to see
and sometimes fear is the only place
that we can call our home ❞
ʚ 𝐳𝐨𝐦𝐛𝐢𝐞 - the cranberries
❝ it's the same old theme
since nineteen-sixteen
in your head, in your head, they're still fighting
with their tanks and their bombs
and their bombs and their guns
in your head, in your head, they are dying ❞
ʚ 𝐛𝐚𝐜𝐤 𝐭𝐨 𝐭𝐡𝐞 𝐨𝐥𝐝 𝐡𝐨𝐮𝐬𝐞 - the smiths
❝ i would love to go
back to the old house
but I never will,
i never will,
i never will ❞
ʚ 𝐭𝐡𝐞 𝐚𝐝𝐮𝐥𝐭𝐬 𝐚𝐫𝐞 𝐭𝐚𝐥𝐤𝐢𝐧𝐠 - the strokes
❝ they're complainin', overeducated
you are saying all the words i'm dreaming
say it after me, say it after me
they will blame us, crucify and shame us
we can't help it if we are a problem ❞
ʚ 𝐯𝐞𝐧𝐭'𝐚𝐧𝐧𝐢 - måneskin
❝ c'hai vent'anni
ti sto scrivendo adesso prima che sia troppo tardi
e farà male il dubbio di non essere nessuno
sarai qualcuno se resterai diverso dagli altri
ma c'hai solo vent'anni ❞
ʚ 𝐝𝐮𝐦𝐛 - nirvana
❝ i'm not like them, but i can pretend
the sun is gone, but i have a light
the day is done, but i'm having fun
i think i'm dumb ❞
ʚ 𝐛𝐮𝐭𝐜𝐡𝐞𝐫𝐞𝐝 𝐭𝐨𝐧𝐠𝐮𝐞𝐬 - hozier
❝ but feel at home, hearin' a music that few still understand
a butchered tongue still singin' here above the ground ❞
ʚ 𝐜𝐡𝐢𝐧𝐞𝐬𝐞 𝐬𝐚𝐭𝐞𝐥𝐥𝐢𝐭𝐞 - phoebe bridgers
❝ i want to believe
instead i look at the sky and i feel nothing
you know i hate to be alone
i want to be wrong
you were screaming at the evangelicals
they were screaming right back from what i remember ❞
ʚ 𝐡𝐢𝐠𝐡 & 𝐝𝐫𝐲 - radiohead
❝ it's the best thing that you've ever had
the best thing you have had is gone away
so don't leave me high
don't leave me dry ❞
ʚ 𝐥𝐨𝐮𝐯𝐫𝐞 - lorde
❝ a rush at the beginning
i get caught up, just for a minute
but lover, you're the one to blame
all that you're doing
can you hear the violence? ❞
ʚ 𝐝𝐢𝐚𝐥 𝐝𝐫𝐮𝐧𝐤 - noah kahan
❝ am i honest still? am i half the man i used to be?
i doubt it, forget about it, whatever
it's all the same, anyways
i ain't proud of all the punches that i've thrown
in the name of someone i no longer know
for the shame of being young, drunk, and alone ❞
ʚ 𝐟𝐫𝐚𝐧𝐜𝐞𝐬𝐜𝐚 - hozier
❝ in any life
if i could hold you for a minute
darling, i would do it again, ah, ah
i would not change it each time
heaven is not fit to house a love ❞
ʚ 𝐞𝐯𝐞𝐫𝐲 𝐦𝐚𝐧 𝐠𝐞𝐭𝐬 𝐡𝐢𝐬 𝐰𝐢𝐬𝐡 - lana del rey
❝ every man gets his wish, you told me this
where is mine?
you said i'd never make it
out outta here alive
at the rate i was going, i'd be lucky to die
i was born so bad, not naturally right ❞
☾
𝐒 𝐈 𝐃 𝐄 𝐁
ʚ 𝐡𝐮𝐦𝐨𝐮𝐫𝐬 𝐨𝐟 𝐰𝐡𝐢𝐬𝐤𝐞𝐲 - unknown
❝ what will make the dumb talk?
what will make the lame walk?
the elixir of life and philospher's stone? ❞
ʚ 𝐭𝐡𝐞 𝐫𝐨𝐜𝐤𝐲 𝐫𝐨𝐚𝐝 𝐭𝐨 𝐝𝐮𝐛𝐥𝐢𝐧 - d. k. gavan
❝ in the merry month of june from me home i started
left the girls of tuam nearly broken hearted
aaluted father dear, kissed me darling mother
drank a pint of beer, me grief and tears to smother ❞
ʚ 𝐬𝐨𝐥𝐢𝐭𝐮𝐝𝐞 - billie holiday
❝ with gloom everywhere
i sit and i stare
i know that i'll soon go mad ❞
ʚ 𝐭𝐡𝐞 𝐫𝐢𝐬𝐢𝐧𝐠 𝐨𝐟 𝐭𝐡𝐞 𝐦𝐨𝐨𝐧 - john keegan casey
❝ and come tell me sean o'farrell, where the gathering is to be
at the old spot by the river quite well known to you and me
one more word for signal token, whistle out the marching tune ❞
ʚ 𝐚𝐮𝐭𝐮𝐦𝐧 𝐢𝐧 𝐧𝐞𝐰 𝐲𝐨𝐫𝐤 - vernon duke
❝ autumn in new york
is often mingled with pain
dreamers with empty hands
they sigh for exotic lands ❞
ʚ 𝐦𝐨𝐚𝐧𝐢𝐧' - art blackey & the jazz messengers
❝ [ 🎶 instrumental 🎶 ] ❞
ʚ 𝐜𝐨𝐦𝐞 𝐨𝐮𝐭 𝐲𝐞 𝐛𝐥𝐚𝐜𝐤 & 𝐭𝐚𝐧𝐬 - dominic behan
❝ come out ye black and tans, come out and fight me like a man
show your wife how you won medals down in flanders
tell her how the I.R.A. made you run like hell away
from the green and lovely lanes of killashandra ❞
ʚ 𝐬𝐤𝐚𝐭𝐢𝐧𝐠 𝐢𝐧 𝐜𝐞𝐧𝐭𝐫𝐚𝐥 𝐩𝐚𝐫𝐤 - bill evans, jim hall
❝ [ 🎶 instrumental 🎶 ] ❞
ʚ 𝐭𝐡𝐞 𝐢𝐫𝐢𝐬𝐡 𝐣𝐚𝐮𝐧𝐭𝐢𝐧𝐠 𝐜𝐚𝐫 - valentine vousden
❝ then if you want to hire me, step into mickey mar's,
and ask for larry doolan and his irish jaunting car.
with me whip and pipe and pony, i'll take you near and far
to fairs, feasts, and festivals in me irish jaunting car ❞
ʚ 𝐠𝐢𝐚𝐧𝐭 𝐬𝐭𝐞𝐩𝐬 - john coltrane
❝ in the stair of breathing air
let him be, set him free
let him be like you and me ❞
ʚ 𝐢'𝐥𝐥 𝐭𝐞𝐥𝐥 𝐦𝐞 𝐦𝐚 / 𝐛𝐞𝐥𝐥𝐞 𝐨𝐟 𝐛𝐞𝐥𝐟𝐚𝐬𝐭 - unknown
❝ she is handsome, she is pretty
she is the belle of belfast city
she is a-courting one, two, three
pray, won't you tell me who is she? ❞
ʚ 𝐢𝐭'𝐬 𝐛𝐞𝐞𝐧 𝐚 𝐥𝐨𝐧𝐠, 𝐥𝐨𝐧𝐠 𝐭𝐢𝐦𝐞 - kitty kallen, harry james
❝ you'll never know how many dreams
i've dreamed about you
or just how empty they all seemed without you ❞
ʚ 𝐛𝐞𝐲𝐨𝐧𝐝 𝐭𝐡𝐞 𝐬𝐞𝐚 - bobby darin
❝ it's far beyond the stars
it's near beyond the moon
i know beyond a doubt
my heart will lead me there soon ❞
ʚ 𝐢𝐫𝐢𝐬𝐡 𝐩𝐮𝐛 𝐬𝐨𝐧𝐠 - unknown
❝ so whether you sing or pull a pint, you'll always have a job
'cause wherever you go around the world you'll find an irish pub ❞
ʚ 𝐥𝐢𝐭𝐭𝐥𝐞 𝐛𝐢𝐭𝐭𝐲 𝐩𝐫𝐞𝐭𝐭𝐲 𝐨𝐧𝐞 - thurston harris, the sharps
❝ tell you a story
happened long time ago
a-little bitty pretty one
i've been watchin' you grow ❞
ʚ 𝐟𝐨𝐠𝐠𝐲 𝐝𝐞𝐰 - edward bunting
❝ as down the glen one easter morn
to a city fair rode i
there armed lines of marching men
in squadrons passed me by ❞
ʚ 𝐬𝐡-𝐛𝐨𝐨𝐦 - the chords
❝ whoa, life could be a dream, sh-boom
if i could take you up to paradise up above ❞
ʚ 𝐥𝐢𝐭𝐭𝐥𝐞 𝐰𝐡𝐢𝐭𝐞 𝐥𝐢𝐞𝐬 - ella fitzgerald
❝ the moon was all aglow
and heaven was in your eyes
the night that you told me those little white lies ❞
ʚ 𝐦𝐚𝐧𝐧𝐢𝐬𝐡 𝐛𝐨𝐲 - muddy waters
❝ now, when i was a young boy
at the age of five
my mother said i was gonna be
the greatest man alive ❞
ʚ 𝐚𝐩𝐫𝐢𝐥 𝐢𝐧 𝐩𝐚𝐫𝐢𝐬 - sarah vaughan
❝ i never knew the charm of spring
i never met it face to face
i never new my heart could sing
i never missed a warm embrace ❞
ʚ 𝐧𝐨𝐧, 𝐣𝐞 𝐧𝐞 𝐫𝐞𝐠𝐫𝐞𝐭𝐭𝐞 𝐫𝐢𝐞𝐧 - édith piaf
❝ non, rien de rien
non, je ne regrette rien
c'est payé, balayé, oublié
je me fous du passé
avec mes souvenirs
j'ai allumé le feu ❞
(🌱) 𝐑𝐄𝐋𝐀𝐙𝐈𝐎𝐍𝐈 :
↺ - loading for relationships . . .
take me to church
i'll worship like a dog at the shrine of your lies
i'll tell you my sins and you can sharpen your knife
offer me that deathless death
good god, let me give you my life
❝ 𝐃𝐎𝐍'𝐓 𝐘𝐎𝐔 𝐄𝐕𝐄𝐑
𝐓𝐀𝐌𝐄 𝐘𝐎𝐔𝐑 𝐃𝐄𝐌𝐎𝐍𝐒 ,
𝐁𝐔𝐓 𝐀𝐋𝐖𝐀𝐘𝐒 𝐊𝐄𝐄𝐏
'𝐄𝐌 𝐎𝐍 𝐀 𝐋𝐄𝐀𝐒𝐇 ❞
( arsonist's lullabye - hozier )
𝐧𝐨𝐭𝐞 𝐟𝐢𝐧𝐚𝐥𝐢 𝐪𝐮𝐚𝐬𝐢 𝐢𝐧𝐮𝐭𝐢𝐥𝐢 𝐝𝐞𝐥𝐥'𝐚𝐮𝐭𝐫𝐢𝐜𝐞 :
stop. la smetto, giuro.
scrivere killian è stato peggio di un parto, basta, avrò letto sta scheda tipo miliardi di volte, ma ogni volta che ci rimetto occhio mi sembra sempre più incompleta e mi sembra di aver reso sempre di meno l'idea che mi ero fatta in testa di questo oc. quindi stop. in ogni caso, spero che vi piaccia e che si veda almeno un minimo l'impegno che ci ho messo in queste ventimila e passa parole, lol : AryaDuvelder se dovessi avere domande su killian più avanti o anche adesso stesso, scrivimi pure in privato, senza problemi ! sono più che cosciente che non sia un personaggio facile da trattare, ma ho voluto uscire un po' ( tanto ) dalla mia zona comfort con questo bimbo irlandese. in realtà non so bene se sia stato un completo fallimento o qualcosa di cui andare fieri, lol, speriamo vivamente la seconda ! nel caso entrasse nel main cast, vi prego, lo so che generalmente è molto morally gray ma trattatemelo bene che ci tengo, lol. tanto, sì, muoiono tutti, ma ok.
scusate, lo so che sarà pieno di errori grammaticali, di battitura, eccetera ma non ce la faccio a leggere tutto ancora un'altra volta lol, se li notate vi prego di dirmelo così li metto a posto al più presto ! inoltre, so benissimo che sono in super ritardo con la consegna della scheda, scusate tuttx tantissimo, non so per quale motivo arrivo sempre in ritardo con le iscrizioni, lol. passerò con calma a staklerarvi un po' gli oc nei prossimi giorni, spero non vi dispiaccia troppo il mio spammare commenti ovunque ! ♡
se siete arrivatx fino a questo punto : complimenti, veramente ! io stessa non avrei il livello di attenzione per leggere questa scheda chilometrica ( anche per i miei standard molto sballati in fatto di lunghezza, lol ), quindi chapeau !
𝐭𝐚𝐠𝐬 𝐢𝐧 𝐭𝐡𝐞 𝐜𝐨𝐦𝐦𝐞𝐧𝐭𝐬 ➤
☾
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