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XXIV. Un duello tra gentildonne

Mess, seduta con le gambe a penzoloni oltre il parapetto dell'Argon, osservava con scarso interesse la distesa blu del Mar Mediterraneo che scorreva veloce molti piedi più in giù: le sembrava impossibile da credere, eppure si stava annoiando.
Era una giornata placida e calda in cui tutti a bordo si erano lasciati andare a un sonnacchioso stato di veglia. In fin dei conti c'era poco da fare: a parte qualche occasionale turbolenza – specialmente quando avevano attraversato le Alpi, l'unica parte della penisola italiana risparmiata dal Crollo – il viaggio era filato liscio come l'olio.

Lyon aveva scelto la rotta più breve per arrivare in fretta all'isola di Cipro e da due giorni volavano con una velocità che sfiorava i ventiquattro nodi e che avrebbe dato il voltastomaco a chiunque non fosse abituato a viaggiare sulle aeronavi.

«Forse è per questo che la nostra ospite non si fa mai vedere sul ponte» aveva commentato Messalina poche ore prima, mentre a malincuore aiutava Joey a rammendare alcune vecchie vele: quel lavoro le ricordava troppo le ore di ricamo che le erano state imposte a Cloud Eden.

Il marinaio si era lasciato andare a una breve risata, grattandosi la folta barba rossa che si era lasciato crescere, forse per emulare mastro Bell, e che lo faceva sembrare un poco più vecchio del suo gemello:
«Quella donna non esce perché sa che fuori dalla cabina c'è un ambiente a lei ostile. Proprio ieri ho sorpreso Bart e Sin a complottare un modo per gettarla fuoribordo e farlo sembrare un incidente – e a mio parere un volo fuori programma sarebbe ancora troppo poco per quello che ha fatto al capitano. La odiamo tutti, qui sull'Argon: non mi stupirei se Old Tom le facesse scivolare un veleno nella zuppa!»

«Ora esageri, il vecchio non sarebbe capace di fare del male a una mosca!»

«Credi che il moschetto che tiene appeso alla parete della cambusa sia lì per bellezza?»

La ragazza aveva riso con lui, ma intimamente si era chiesta come avrebbe reagito il capitano se fosse accaduto qualcosa di brutto alla Bouyer prima che arrivassero a Cipro: si sarebbe infuriato per aver perso la traccia migliore sugli schiavisti o avrebbe pianto per la sua ex amante?
Nonostante le sue franche rassicurazioni, Mess lo conosceva abbastanza per sapere che Lyon era ancora legato a quella donna – forse malvolentieri, forse si opponeva anche a quella fatale connessione, e tuttavia aveva accettato un accordo che molti altri, nella sua posizione, avrebbero rifiutato con sdegno.

Ora, dopo aver rammendato le vele, spazzato la propria cabina e fatto ordine nella dispensa nonostante le proteste del cuoco, i pensieri di Mess erano tutti volti al mistero che la spia francese rappresentava. A differenza di Lyon e di gran parte dell'equipaggio, infatti, lei non era per nulla convinta del motivo che aveva portato Sylvia Bouyer sull'Argon: ad Amsterdam c'era almeno una mezza dozzina di aeronavi pronte a partire per l'Oriente su cui si sarebbe potuta imbarcare. Quando aveva provato a condividere con Trix i suoi sospetti la macchinista aveva provato a dissuaderla:

«Sylvia Bouyer non è affatto stupida: c'erano buone probabilità che il capitano la uccidesse non appena l'avesse avuta a bordo, per poi sbarazzarsi del corpo. Conosco molti comandanti che avrebbero agito così, se una donna fosse stata la causa per cui avevano perso le ali. Se si è rivolta a lui è perché è disperata e così spaventata da ritenere il capitano un avversario meno pericoloso di chiunque le sta dando la caccia... Certo, così si è dimostrata essere una persona senza cuore, ma questo già lo sapevamo!»

Mentre era persa nell'elaborazione di un'ipotesi convincente di cui discutere con Trix a cena, la quiete del ponte fu rotta dal rumore di una porta che sbatteva sul cassero, seguita dal suono di passi leggeri e veloci. Mess non vi avrebbe fatto neanche caso, se non avesse visto Lyon scendere sottocoperta appena mezz'ora prima: solo il reverendo e la Bouyer erano rimasti in cabina tutto il giorno e qualcosa le diceva che padre Lloyd non avrebbe interrotto il suo esilio volontario per fare una semplice passeggiata in corridoio.
Con un balzo atterrò sul ponte della nave e si diresse il più silenziosamente possibile verso poppa, affacciandosi all'interno: alla sua sinistra c'erano le porte della sua cabina e di quella del reverendo, entrambe ben chiuse; dalla camera del capitano, invece, filtrava una sottile lama di luce e anche la porta della stanza di Smokey, attualmente occupata dalla loro ospite, non sembrava chiusa a chiave. Un leggero fruscio proveniente dalla cabina più grande fu l'istigazione di cui Mess aveva bisogno: senza più curarsi di essere discreta spalancò la porta, mandandola a sbattere contro il muro, e sorrise quando Sylvia Bouyer si voltò di scatto, stringendo tra le dita un affilato stiletto.

«Oh, siete voi» commentò la donna, in tono neutro. «Stavo aspettando Lyon»

«Sono sicura che il capitano preferisca che voi lo aspettiate fuori dalla sua cabina!»

La donna sorrise e con un elegante movimento della mano rinfoderò lo stiletto nella fessura del corsetto che lo nascondeva; le vesti scure come l'abito verdone che indossava quel giorno avrebbero dovuto invecchiarla, invece non facevano altro che sottolineare le curve piene e generose del suo corpo e i capelli splendenti, raccolti da forcine dorate, in cui non si notava neanche un filo bianco. Eppure, a giudicare dalle rughe leggere agli angoli delle labbra e da qualche macchia sul collo – abilmente nascosta da un velo di trucco – Sylvia Bouyer doveva essere ormai vicina alla quarantina.

«Ci sono attività che non si possono fare là fuori, mademoiselle Seymour»

«Ditemi, queste attività prevedono l'uso di un pugnale? In questo caso sono ancor più sicura di volervi scortare fuori dalla cabina del capitano. E poi, come fate a sapere il mio nome?»

Sylvia sfiorò con noncuranza la piega in mezzo ai seni in cui aveva fatto scomparire lo stiletto, picchiettando affettuosamente le unghie curate sulle rose ricamate attorno alla scollatura.
«Questa è una delle due buone abitudini che ho adottato non appena iniziai a fare il mio mestiere. L'altra è sapere sempre chi ho davanti.»

«Questo non risponde alla mia domanda»

«Non intendevo rispondervi, infatti. Volevo darvi dei consigli: non andrete lontano nel mondo di Lyon se continuerete a voler scoprire subito le carte!»

«Non voglio diventare una spia!» mormorò Messalina, lasciando scorrere lo sguardo sulla scrivania: all'apparenza non sembrava mancare nulla, ma era anche vero che lei non era a conoscenza di tutti i segreti di Blackraven e di cosa stesse cercando esattamente Sylvia.
"Forse sono arrivata in tempo, forse non è riuscita a rubare niente!"

Il sorriso della donna si fece più ampio e sprezzante:
«Forse no, ma di certo mirate a portarvene a letto una. Ebbene, sappiate che Lyon ha sempre mostrato scarso interesse per le nobili fanciulle innocenti. Lui le preferisce con un po' più di ruggine sulle ali, se capite cosa intendo»

Mess era abituata a sentirsi fuori posto e bizzarra, soprattutto a Cloud Eden; ma mai, neanche davanti al disappunto dei suoi genitori, aveva provato un tale senso di inadeguatezza.
Lei era tutto il contrario di Sylvia: era impulsiva, parlava troppo, sull'Argon era stata contenta di vestire come un uomo per praticità e tenere i ricci indomabili stretti in una coda disordinata. Per la prima volta nella sua vita desiderò essere diversa, più simile alla donna sofisticata che aveva davanti – una che non sarebbe mai rimasta a corto di parole in una discussione e che non avrebbe mai permesso agli altri di vedere ciò che realmente provava.

«Credo sia indelicato parlare di ali in relazione al capitano, dopo quello che gli avete fatto» mormorò alla fine, con tono incerto, evitando di rispondere direttamente alla provocazione.

Con sua grande soddisfazione, quella frecciatina sembrò andare a segno perché le iridi scure della francese si incupirono.

«Ho lavorato molto per non dover rendere conto a nessuno di ciò che faccio, però una cosa dev'essere ben chiara: non ho mai desiderato per Lyon un destino così tremendo. Non sono malvagia, mademoiselle Seymour, non godo nel veder soffrire i miei nemici... Ma sono pragmatica: la mia sopravvivenza è legata agli incarichi che mi impegno a portare a termine – affari sporchi, poco eleganti, illegali, azioni che nessuna persona per bene accetterebbe di compiere.
Eppure a questo mondo c'è un gran bisogno di persone come me, disposte a fare ciò che va fatto senza porre domande, senza chiedersi se è giusto o meno, senza legare il proprio destino a quello di qualcun altro. Non è un lavoro adatto ai teneri di cuore come Lyon, così stupidamente affezionato alla sua patria e a un padre che non lo apprezzerà mai: quelli come lui finiscono ammazzati, o peggio!»

«Non c'è onore nell'essere senza bandiera!»

«Onore! Ecco un'altra parola troppo abusata!» sbuffò la donna, coprendosi la bocca con la mano per soffocare una risata disincantata.
Poi si ricompose e le si avvicinò, fissandola con un misto di malinconia dipinto sul viso: Mess non avrebbe saputo dire se le invidiasse la giovinezza o l'ingenuità che professava di disprezzare. Erano così vicine che alle narici le giunse una zaffata del profumo corposo e floreale che la Bouyer si era spruzzata sul collo.

«Un ultimo consiglio, petite: se proprio vuoi servire qualcuno, servi te stessa. Se vuoi una bandiera, che sia la tua. Se vuoi essere onorevole, datti delle regole e non tradirle mai. La vera libertà è saper restare a galla mentre gli altri affondano»

Messalina fece un passo di lato, indicandole con un cenno del capo di precederla fuori dalla cabina:

«Mi dispiace per voi» mormorò, scuotendo la testa. «Ho sempre provato pietà per i naufraghi. Nessuno conosce la vera solitudine prima di ritrovarsi da solo ad affrontare la tempesta»

La francese impallidì e sembrò sul punto di ribattere, ma furono distratte dall'arrivo di Wes nel corridoio. Lo scozzese, il più esperto e acuto tra i marinai a bordo dell'Argon, socchiuse gli occhi nel vederle sulla soglia della cabina del comandante, ma non fece commenti:
«Abbiamo appena avvistato Cipro»

Lyon si passò una mano tra i capelli, esausto:
«Per favore, è la quarta volta che mettete a soqquadro la mia stanza! Cosa ci vuole per convincervi che non è stato rubato nulla?»

Il giorno prima Mess lo aveva immediatamente avvertito dell'incursione nella sua cabina e all'inizio si era preoccupato, oltre che infuriato, ma una minuziosa ispezione gli aveva rivelato che ogni cosa era al suo posto.
Inoltre, quando quella mattina l'Argon era attraccata al porto di Cipro, aveva preteso di ispezionare i bagagli di Sylvia e lei glielo aveva lasciato fare senza proteste o tracce di nervosismo. Era parsa tutt'al più impaziente di lasciare l'aeronave e Lyon non poteva darle torto: in quei tre giorni non si erano mai incontrati, ma la sola presenza di quella donna sulla nave lo aveva reso inquieto e melancolico. Il loro addio era stato breve, impersonale e, almeno da parte sua, velato di malcelato sospetto.
Tuttavia, dopo aver controllato sia lei che le sue due valigie – un compito penoso che aveva fatto riaffiorare fin troppi ricordi – Lyon era dell'opinione che, se anche la Bouyer fosse salita sull'Argon per sottrargli qualcosa, l'arrivo di Messalina aveva sventato il furto.

«Voi non siete imparziale!» mugugnò Mess, intenta a svuotare gli scaffali della libreria. Da quando erano ripartiti da Cipro la ragazza si era intestardita a rivoltare la sua cabina da cima a fondo – costringendolo ad essere presente per verificare che fosse davvero tutto in ordine.

«Ecco! Non c'erano forse due volumi di Storia dell'aeronautica? Io qui ne vedo solo uno!»

«L'altro ce l'ho io!» sbuffò Lyon, allungandosi sul letto e raccogliendo un libriccino scuro che era scivolato sotto il materasso. «Mi piace rileggerlo prima di andare a dormire, va bene? E poi, buon Dio, cosa se ne farebbe mai Sylvia di un manuale di aeronautica?»

«Non lo so» ammise Mess, appoggiando una pila di libri sul tavolo. «Però io non me la bevo la storia che volesse sedurvi: siete rimasto in cabina quasi tutto il tempo e lei entra proprio quando siete appena uscito? Assurdo! E poi tutti quei consigli che voleva darmi sembravano fumo negli occhi... Una distrazione che le è riuscita, accidenti, non sono riuscita a capire cosa abbia portato via!»

«La risposta è niente» sillabò il capitano, afferrando i tomi per rimetterli al loro posto. «Piuttosto, credo che la discussione vi abbia turbato più di quanto siate disposta ad ammettere. Sylvia è una donna che mente per professione, qualsiasi cosa abbia detto era volta solo a destabilizzarvi, a ferirvi!»

«Perché voi, invece, siete così restio ad ammettere che potrebbe avervi ingannato un'altra volta?» ribatté Mess, punta sul vivo. «E ridatemi quei libri, non li ho ancora esaminati!»

La zuffa che seguì durò poco perché Lyon non si fece scrupoli a farle lo sgambetto per appropriarsi dei libri, che rimise al loro posto nello scaffale.

«Ora basta!» esclamò, severo, tendendole una mano per aiutarla a rialzarsi. «Come capitano dell'Argon vi ordino di smetterla! O forse mi ritenete davvero così stolto da cadere per due volte nelle trame della stessa donna? Forse ha provato a ingannarmi, ma io non sono stato così stupido da fidarmi della sua parola!
Le ho lasciato intendere che saremmo andati in Africa seguendo la sua rotta, ma in realtà stamattina ho dato ordine a mastro Bell di far vela verso Londra, per studiare le mappe che mi ha dato ed evitare di finire in una trappola. Quindi, vedete, questa rivalità con Sylvia non ha senso... E guardate che disordine avete creato!»

Si accigliò e si chinò a raccogliere da terra una vecchia bussola ammaccata.

«Se abbiamo rotto la sua bussola, Smokey ucciderà entrambi!» borbottò, osservando l'ago dello strumento che vibrava e si muoveva a scatti. «È una delle poche cose che aveva lasciato nella sua cabina e quando è salita Sylvia le ho portate qui proprio per tenerle al sicuro... Dannazione!»

A bocca aperta, Mess assistette all'improvvisa trasformazione di Blackraven in una belva impazzita: iniziò a esaminare ogni angolo della cabina con un'impazienza superiore a quella che aveva avuto lei e con meno riguardo per i libri e gli strumenti che gettava a terra.
Alla fine imprecò di nuovo e si arrampicò su una sedia per raggiungere la lampada a olio appesa sul soffitto: quando si voltò verso di lei stringeva tra due dita una pietra grigia grossa come un uovo e senza dire una parola corse fuori dal cassero e la gettò in mare.

Mess, che lo aveva seguito, osservò il sassolino scomparire nell'Oceano:
«Si può sapere cos'era quello?»

«Un modo per localizzarci» rispose Lyon, brusco, voltandosi verso la prora. «Mastro Bell! Abbandonate subito la rotta che stiamo seguendo!»

«E dove andiamo?» urlò di rimando il timoniere, già brillo nonostante non fosse ancora ora di pranzo.

«Dove vi pare! L'importante è che ci allontaniamo da qui!» borbottò il capitano, salendo anche lui sul ponte di comando.

«Non capisco...» mormorò Messalina, notando con crescente inquietudine che Lyon stava scrutando l'orizzonte con fin troppa preoccupazione.

«Quanto sapete sul magnetismo?»

«Solo che è il fenomeno che fa muovere le bussole»

«Questo perché il ferro è attratto dal Nord, ma subisce anche una forza da parte di altri oggetti di metallo che, se posti alla giusta distanza da una bussola, possono interferire con il suo segnale. Sylvia non ha rubato nulla, anzi, è entrata nella mia cabina per il motivo opposto – per nascondere una calamita proprio sotto il ponte di comando, dove sono poste le bussole usate dal timoniere e dal capitano!»

«Ma perché? Perché nella vostra stanza e non nella sua? Perché, anzi, farci andare fuori rotta in primo luogo?»

Lyon storse le labbra in un ghigno triste:
«Perché sapeva che non mi sarei mai fidato di lei. Sapeva che avrei fatto controllare la sua cabina e che non avrei seguito le rotte che mi aveva dato! Pensavo di essere stato furbo, accidenti a me! E invece, se non fosse stato per la bussola di Smokey saremmo stati colti del tutto di sorpresa!»

Mess rabbrividì:
«Da chi?»

«Non lo so, ma temo che lo scopriremo presto, guardate!»

All'orizzonte, infatti, erano apparsi i profili lontani e confusi di una decina di aeronavi. E puntavano tutte le loro prue minacciose verso l'Argon.

Povero Lyon, per una volta che credeva di essere stato più furbo di Sylvia si ritrova in un mare di guai!

Ora entriamo nel vivo di quei capitoli che ho scritto sotto sessione, dove le cose iniziano a mettersi male... Molto male.
E andrà sempre peggio 😍🤩😂

Enjoy ❤️

  Crilu

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