XVI. La porta nascosta
Quando aprì gli occhi, Messalina ebbe l'impressione di star vivendo uno sgradevole deja-vu: la testa le doleva e il volto teso di Trix era chino su di lei.
«Mess?» bisbigliò la ragazza con tono speranzoso, accarezzandole affettuosamente la fronte. «Dimmi che ti ricordi di me!»
«Eh? Ma certo che mi ricordo! Perché non dovrei?»
«Beh, non so, ho sentito di marinai che sono stati spinti dal vento contro le paratie e battendo la testa hanno dimenticato ogni cosa, perfino il loro nome!»
Trix si allontanò un poco per permetterle di mettersi a sedere sul letto e osservare la stanza con occhi vacui; notò che il tavolino da toeletta era ingombro di flaconi, panni bagnati e altri strumenti medici. Cautamente, fermandosi ogni volta che le fitte alla testa si facevano troppo dolorose, alzò una mano verso la nuca e a tentoni trovò il punto che le faceva più male: una ferita dai contorni frastagliati si estendeva alla base del cranio e Messalina rabbrividì.
«Avrebbero potuto uccidermi!»
Trix annuì e gli occhi le si riempirono di lacrime:
«I medici non erano molto speranzosi, ma il capitano li ha costretti a tentare ogni via. Era addoloratissimo... Noi tutti lo eravamo, in realtà: avete dormito per un giorno intero! Abbiamo pregato il capitano di poterti venire a trovare, ma lui ha deciso che sarei venuta solo io: la tua aggressione ha causato scompiglio nel palazzo e le misure di sicurezza sono state raddoppiate!»
«Hanno preso gli assalitori, almeno?»
«No. Li hanno sorpresi mentre tentavano di portarti fuori di qui e non appena si sono visti scoperti ti hanno abbandonata per scappare... Chiunque fosse il loro mandante, è evidente che non li aveva pagati abbastanza per finire nelle carceri del palazzo reale.»
"Raymard" pensò Mess, cupamente. "Si è mosso più in fretta di quello che immaginassi. Come faceva a sapere che ero ospite a palazzo?"
Furono interrotte dall'arrivo del dottore, un omino calvo e ossuto che sembrò tirare un intimo sospiro di sollievo nel vederla cosciente e vigile.
«Sarà meglio che torni a bordo» bisbigliò Trix, mentre quello si affaccendava attorno alla sua valigetta; la macchinista stava giocherellando con la sua bandana, come ogni volta in cui era nervosa, e diversi ricci scuri le ricadevano sul volto ansioso.
«No! Perché? Ti prego, non lasciarmi sola!»
«Non avrei dovuto essere qui sin dall'inizio, dato che questa ala è strettamente riservata ai nobili che vivono a corte e il capitano è stato chiaro sul fatto che nessuno avrebbe dovuto notarmi. Ma non sarai sola, tranquilla: da quel che ho sentito dire in giro, sono tutti curiosi di vedere come stai. Devi esserti fatta delle amicizie importanti ieri sera!»
"Forse, ma ho anche dei nemici potenti. Basterà la protezione del Re a proteggermi?" rimuginò Mess, ma evitò di condividere i suoi pensieri con l'amica, che sgattaiolò via dopo averle rivolto un ultimo sorriso.
Non ci volle molto per capire che Trix aveva ragione: fece appena in tempo a infilarsi una pesante vestaglia sopra la camicia da notte prima che frotte di dame e gentiluomini arrivassero a bussare alla sua porta.
Alcuni di loro li aveva conosciuti la sera prima – anche se in quel momento non sarebbe riuscita ad associare neanche un nome ai volti che si avvicendavano accanto al suo letto – altri invece erano perfetti sconosciuti che speravano forse di entrare nelle sue grazie e, in maniera indiretta, in quelle della Regina. Tra loro Messalina riconobbe anche dei giovanotti ben vestiti e con le maniere melliflue dei cacciatori di dote e si trattenne a stento dallo scoppiare a ridere per i modi affettati con cui giuravano che l'avrebbero d'ora in poi protetta da ogni pericolo.
"Signori miei, se solo voi foste a conoscenza della serie di eventi che mi ha condotto qui, forse sareste meno precipitosi nel voler prendere le mie difese! Inoltre mi sorge più di un dubbio sul valore di questi imbroglioni: a vederli si direbbe che l'arma più letale che abbiano mai brandito sia stata una forchetta!"
Quelle visite di cortesia si protrassero per ore, anche se Messalina ne avrebbe volentieri fatto a meno: a prescindere dalla sincerità delle intenzioni dei cortigiani, ciò che più la infastidiva era la totale naturalezza con cui girovagavano per la sua camera, si sedevano sulle poltroncine, si sporgevano verso di lei, le prendevano la mano, le accarezzavano i capelli... Tanta immotivata familiarità le faceva venir voglia di urlare. A Cloud Eden chi si ammalava rimaneva confinato nella sua stanza, in compagnia di un buon libro – o, come nel caso di sua madre, di un cestino da ricamo – e le uniche visite permesse erano quelle dei medici.
Quando, verso sera, vide apparire sulla soglia la principessa – che per di più aveva sottobraccio un paniere da cui si levava un odorino delizioso – Mess avrebbe voluto piangere di gioia: a Margaret infatti bastò una sola occhiata da sotto le lunghe ciglia per far battere in ritirata gli ospiti indesiderati.
Una volta che si fu chiusa la porta alle spalle, però, la sua espressione serena si fece più fosca e i suoi movimenti più concitati:
«Come vi sentite?» mormorò, mentre Messalina si gettava sul cesto di pietanze con entusiasmo: c'erano fette di carne appena arrostita, frutta, pane fresco e un formaggio cremoso che le si scioglieva in bocca.
«Meglio. Almeno mi è passato quel fastidioso mal di capo con cui mi sono svegliata. Ci sono novità sugli uomini che hanno cercato di rapirmi? Qualcuno è riuscito a capire come abbiano fatto ad arrivare fin dentro la mia camera senza essere notati?»
«No, purtroppo, e il Re è furioso. Il palazzo ha sempre goduto di una sorveglianza d'élite, a prova di sicari e ladri... Nessuno si capacita di come possa essere accaduta una cosa del genere! A questo proposito, mia madre vi manda i suoi migliori auguri di una pronta guarigione.»
Mess assentì con un cenno del capo, anche se non era della Regina che voleva avere notizie: nel corso della giornata Lyon Blackraven aveva brillato per la sua assenza e se non fosse stato per le parole di Trix la ragazza sarebbe arrivata a dubitare che gli importasse qualcosa della sua disavventura.
"Eppure credevo di aver instaurato un rapporto sincero con lui" pensò, delusa.
«E gli altri?» domandò poi. «Sono stata inondata di visite, ma nessuno mi ha detto ciò che pensa del tentato rapimento...»
«È comprensibile: nessuno sa ancora cosa deve pensare. Pensavo infatti di discuterne con voi prima di mettere in giro qualche spiegazione credibile, ad esempio un furto andato male... Non so esattamente come vi siete incontrati voi e Lyon e ho paura di avvicinarmi troppo alla verità»
La principessa tacque, improvvisamente concentrata nel pulire un'arancia, ma Messalina ignorò la sua muta richiesta di informazioni sulla missione del fratellastro:
"Se vuole saperne di più può sempre chiedere a Blackraven: se lui non è disposto a raccontarle nulla io seguirò il suo esempio"
Il disappunto di Margaret si materializzò nella tensione che le pervase le ali e per la prima volta Mess notò che erano state modellate anch'esse su quelle di un qualche uccello rapace: le piume d'acciaio, brillanti e affilatissime, la rendevano incredibilmente simile al Re suo padre e vagamente minacciosa. Poi la principessa sorrise, le piume si allisciarono con un sibilo appena percettibile e la conversazione si spostò su argomenti più leggeri.
Il suo umore, invece, rimase tetro: quella nuova vita era decisamente iniziata col piede sbagliato.
Nonostante la giornata fosse stata lunga e impegnativa, quando arrivò il momento di spegnere le candele Messalina si scoprì incapace di prendere sonno. In parte era dovuto al fatto che era rimasta a letto tutto il giorno, se si escludeva una passeggiata per il corridoio che non era durata più di mezz'ora. In parte, però, era l'inquietudine a impedirle di addormentarsi: ogni ombra fuori dalla finestra le sembrava il profilo sinistro di un assalitore e ogni rumore che udiva la faceva sobbalzare.
"Smettila!" si rimproverò. "È solo una suggestione!"
Fece appena in tempo a formulare quel pensiero prima che nella parete di fronte al letto, occupata da un grande affresco che raffigurava Londra prima del Crollo, si aprisse una porta nascosta.
"Oh, Cielo! Sta succedendo davvero o mi sono addormentata senza accorgermene e sto sognando?"
Dato che dopo qualche istante nessuno emergeva dall'oscurità del passaggio segreto, Messalina sbuffò, calciò via le lenzuola e si avvicinò cautamente alla porta brandendo davanti a sé il pesante candelabro d'ottone che aveva sul comodino. Il silenzio sul palazzo era completo, non percepiva alcun suono oltre al battere sostenuto del suo cuore e al leggero frusciare delle sue ali: sembrava che ogni essere vivente lì dentro stesse trattenendo il respiro come lei. L'incanto si spezzò quando intravide qualcosa muoversi tra le ombre e decise di agire, balzando in avanti con un grido acuto che, sperava, avrebbe messo in fuga il delinquente; agitò poi il candelabro alla cieca e udì un lamento sorpreso quando questo andò a sbattere contro una superficie dura.
«Buon Dio!» sbottò una voce conosciuta nel buio. «Avete forse intenzione di ammazzarmi?»
«Blackraven?» esclamò la ragazza, indietreggiando stupefatta. L'uomo la seguì, chiudendosi poi la porta nascosta alle spalle e appoggiandovisi contro; alla pallida luce della luna che filtrava attraverso le tende tirate, Mess lo vide massaggiarsi una spalla con sofferenza.
«Blackraven!» ripeté, questa volta con una punta di esasperazione nella voce. «Ma cosa vi salta in mente? Perché vi siete introdotto qui come un ladro?»
«Posso farvi notare che io sono un ladro, anche se legittimato dalla volontà del mio illustre padre? E poi era essenziale che nessuno mi vedesse.»
«Essenziale per cosa?»
Invece di risponderle, Lyon si diresse verso l'armadio, lo aprì e iniziò a valutare i vestiti riposti all'interno.
«Oh, non ci posso credere!» borbottò la ragazza, cercando di frapporsi tra lui e la sua biancheria con le guance in fiamme. «Se non spiegate immediatamente cosa ci fate qui giuro che mi metto a urlare!»
Lyon inarcò un sopracciglio e sembrò sul punto di scoppiare a ridere, poi notò la sua espressione spazientita e si ricompose.
«Il piano è semplice. Voi venite via con me ora e domattina Margaret provvederà a diffondere nel palazzo la voce che la vostra situazione si è aggravata; nel giro di un paio di giorni, morirete.»
«Che cosa?»
«Beh, non sul serio, ovviamente. In realtà sarete al sicuro sull'Argon.»
Messalina lo scrutava dal basso in alto come se fosse impazzito e Lyon si passò per abitudine una mano tra i capelli, frustrato: erano così vicini che sarebbero bastati pochi gesti affinché le loro labbra si incontrassero.
"Non sei qui per questo!"
Eppure l'intera situazione gli sembrava familiare: non era la prima volta che sfruttava uno dei passaggi segreti del palazzo reale per sgattaiolare indisturbato nelle stanze di una giovane donna, nubile o maritata che fosse. Al momento, però, non riusciva a ricordare neanche un dettaglio di quelle amanti passate, tanto era concentrato sul volto fosco di Messalina, su quelle labbra imbronciate, sul rossore che le coloriva le gote... Impiegò qualche istante per rendersi conto che la ragazza gli stava dicendo qualcosa.
«Non verrò con voi»
L'uomo spalancò gli occhi:
«Non verrete?»
«Certo che no! Io vi sono grata per l'aiuto che mi avete dato e, credetemi, conserverò il ricordo dei giorni passati sull'Argon per tutta la vita: nonostante l'inizio burrascoso che abbiamo avuto e i pericoli corsi, nutro un affetto sincero per voi, per la vostra nave e per tutto l'equipaggio. Questo però non basta a convincermi a partire, perché il mio posto non è lì!»
"E sarebbe qui, invece? Qui, dove anche l'ultimo dei servi disapproverebbe il vostro carattere?"
Lyon dovette stringere i denti per non lasciarsi sfuggire quelle parole: la conosceva abbastanza da sapere che Messalina poteva essere un avversario formidabile e che per vincerla non doveva affrontarla di petto.
«Forse non mi sono spiegato bene» mormorò, più dolcemente, invitandola a sedersi sul bordo del letto e prendendo posto su una delle poltroncine imbottite. Una volta che le giuste distanze fra loro furono ristabilite, Lyon riprese a respirare normalmente e rimase in silenzio per alcuni minuti, nel tentativo di riordinare i pensieri.
«Quello che è successo l'altra notte è un fatto eccezionale. Nessuno è mai riuscito a superare le difese approntate attorno a questo palazzo – anche solo il pensiero che un ospite del Re potesse essere attaccato era inconcepibile. Mio padre è fuori di sé dalla rabbia...»
«Sì, vostra sorella me lo ha riferito. Credete che i rapitori abbiano usato la vostra stessa via per sorprendermi alle spalle? Non ho sentito alcun rumore quando avete aperto quella porta»
«Beh, quale sarebbe il senso di un passaggio segreto se bastassero un paio di cardini male oliati per svelarne la presenza? Comunque tutto è possibile: ci sono decine di tunnel come questo in giro per il palazzo – alcuni risalgono addirittura all'epoca medievale. E la maggior pare è usata di frequente, perciò dubito che troveremmo qualche indizio anche se ci prendessimo la briga di esplorarli tutti. Credo che la vostra ipotesi valga come qualsiasi altra: potrebbero aver usato il passaggio segreto, ma anche aspettato il momento propizio per introdursi qui dal corridoio. Ciò che è certo è che non siete al sicuro: al momento tutti sono disposti a credere alla buona scusa che gli propinerete, ma ben presto inizieranno a circolare altre dicerie. Cosa farete quando Raymard ci riproverà – perché sono convinto che ci sia la sua mano dietro tutto questo e che non si arrenderà dopo un tentativo fallito? La gente inizierà a fare domande, a chiedersi perché una giovane orfana senza parentele o grandi ricchezze sia così ambita: il rischio che l'affare degli schiavi venga fuori è troppo alto perché voi rimaniate a palazzo.»
«Capisco, eppure sono sicura che questa non sia tutta la verità. Suvvia, Blackraven: ci eravamo promessi onestà!»
Lyon fissò quegli occhi vivaci e impertinenti e sorrise:
«Sono così facile da leggere?»
La ragazza si strinse nelle spalle con sussiego.
«E va bene. Avete ragione: io vi voglio sull'Argon anche perché temo che sareste infelice qui – o, peggio, potreste essere coinvolta nelle trame del Re o di Margaret.»
"Inoltre non sopporto il pensiero di separarmi da te per mesi, o magari anni, solo per trovarti sposata al mio ritorno. Che il Signore mi aiuti, Messalina: sarai la mia rovina, proprio come Sylvia prima di te!"
«Credete che sull'Argon possa essere diverso? Sarei coinvolta nelle vostre trame ed esposta a molti più pericoli!»
Lyon ridacchiò:
«Non fingete che l'idea non vi attiri. A Cloud Eden vi siete frapposta tra degli uomini e la mia pistola, prima di buttarmi giù dalla terrazza e tentare il tutto per tutto con quella fuga disperata; avete esplorato la famigerata isola di Tortuga con entusiasmo e avete addirittura mantenuto i nervi saldi durante un arrembaggio. Voi non temete il pericolo, voi lo amate! Ed è per questo che non sarete mai davvero una dama di corte!»
Messalina parve scossa dalle sue insinuazioni e l'uomo proseguì a voce più bassa e rassicurante:
«Mi avete detto che siamo amici: ebbene, in tutta coscienza io non posso abbandonare un'amica dove so che non verrà protetta. Non posso promettervi che il viaggio sarà privo di rischi, ma la mia missione è semplice: vado in Olanda a raccogliere informazioni di prima mano su quei cadaveri, perciò le possibilità che vi troviate di nuovo sotto il fuoco nemico sono minime. L'Argon al momento è a corto di un ufficiale e potrei aver bisogno di una persona in grado di leggere, scrivere e far di conto, oltre che di qualcuno disposto a dare una mano quando serve; in cambio, permettetemi di insegnarvi i rudimenti della vita su un'aeronave, nel caso in cui vogliate seguire le vostre passioni invece che la ragione. Se troverete l'esperienza troppo faticosa e poco soddisfacente vi riporterò a Londra senza indugio e mi assicurerò di trovare qualcuno che vegli su di voi a tempo pieno! Però dovete decidere ora: l'Argon deve salpare entro due ore al massimo se vogliamo essere ad Amsterdam domani sera.»
Sul volto della ragazza si avvicendarono diverse emozioni, troppo velocemente perché lui potesse distinguerle tutte; avvertiva però la sua profonda indecisione e tacque, lasciandole lo spazio necessario per fare quella scelta in totale autonomia.
"Quello che le ho proposto di fare è una follia. Accettare è da pazzi. Eppure sono sicuro che l'idea le piaccia molto e la potrebbe far felice!"
Quando Messalina si alzò in piedi, ripiegando le ali contro la schiena con fare sicuro, Lyon capì che aveva deciso e sorrise nell'incrociare il suo sguardo battagliero.
«Avete detto tutte cose vere e proposto un accordo vantaggioso per entrambi, dunque non posso fare a meno che accettare. Ora, però, è meglio sbrigarsi: dobbiamo venire a capo di questo mistero prima che altre vittime innocenti siano messe in catene!»
Ugh, odio la conclusione di questo capitolo! Però non mi è uscito nulla di meglio 😞
Mi sono invece divertita un mondo a seminare briciole di informazioni che risulteranno vitali molto più in là 🤩
Enjoy ❤️
Crilu
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