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Capitolo 3 - Granelli di umanità

Dopo qualche minuto di viaggio, Elias si concesse un po' di riposo. Era stanco di stare in piedi, incollato alla torretta. Si sedette sul posto vuoto, alla destra di Adam. Quest'ultimo, intanto, aveva appena liberato la ragazza dal suo abbraccio consolatore.
Elias si girò verso il compagno e gli fece un cenno con la testa. Adam ricambiò per poi fissare il suo sguardo sulle scarpe.
Il compagno si girò verso la giovane.
"Mi... mi dispiace".
La ragazza, molto lentamente mosse il suo sguardo sul soldato, ancora con le lacrime agli occhi, accennò a un sorriso.
"Era così buona. Era come una sorella per me".
"Come si chiamava?" la interruppe Norman.
"Mary... Mary Brown".
Simon sospirò, tirando fuori da una tasca della mimetica un foglio ripiegato quattro volte. Lo aprì e con una penna, presa sempre dalla stessa tasca, aggiunse una piccola croce latina accanto al nome della ragazza.
"Tu invece ti chiami?" chiese Adam, rialzando la testa.
"Samantha Lambert" rispose posando lo sguardo sul paesaggio.

Sull'Humvee dietro la situazione era opposta. Per minuti non volò neanche una mosca, finché Mitchell non decise di sedersi dietro, tra le due ragazze recuperate. Le guardò entrambe.
Quella a sinistra aveva i capelli corti, poco sopra le spalle. Teneva gli occhi chiusi e inspirava a fondo. Aveva la pelle olivastra e ogni tanto le sue piccole labbra si contorcevano in parole o frasi dette senza l'ausilio della voce.
L'altra, invece, fissava il poggia testa del sedile di fronte. Era chiaramente più alta dell'altra. Le ginocchia andavano a sbattere sullo schienale davanti, probabilmente dando fastidio a Gabriel. Aveva i capelli bruni con le punte che ancora avevano i segni di una probabile tinta, ad occhio, turchese. Il colore della pelle era cadaverico e gli occhi color noce erano spalancati. Ogni tanto un brivido le percorreva la schiena, facendola visibilmente tremare.
Mitchell posò delicatamente le mani sul ginocchio di quella di sinistra e sulla coscia di quella dell'altra.
Quest'ultima guardò la mano del soldato, per poi alzare i suoi occhi traumatizzati sul suo sguardo.
"Ehi, tutto bene?" chiese lui.
La ragazza si limitò a guardarlo con crescente intensità.
"Mi chiamo Mitchell. Puoi chiamarmi Wisi" le disse abbozzando un sorriso tirato.
Gabriel si girò, portando il suo sguardo sull'altra ragazza, che sentendo il nome del soldato finalmente aprì le palpebre. Così facendo rivelò dei penetranti occhi color ghiaccio, che si fissarono proprio su di lui. Il soldato rimase spiazzato da questa scoperta, aprì leggermente le labbra.
Dopo qualche secondo, la ragazza chiuse di nuovo gli occhi e finalmente parlò, sottovoce.
"Maledetti bastardi..." disse.
"Cosa?" chiese Idris alzando lo sguardo sullo specchietto retrovisore.
Sospirò.
"Io sono Hannah McCarven" disse quella a destra di Mitchell.
Il soldato iniziò a muovere la testa a destra e a sinistra sorpreso dal fatto che entrambe avessero parlato.
Si soffermò su Hannah.
"Bel nome" le sorrise.
Lei abbassò lo sguardo e, sbattendo più volte le ginocchia sul sedile davanti, riuscì ad appoggiare la testa sul petto del marine. Chiuse gli occhi cercando di rilassarsi.
"Vi abbiamo salvate..." disse Gabriel all'altra.
"Hanno ucciso Mary!" rispose lei riaprendo gli occhi e alzando violentemente la voce.
Idris sospirò.
"Abbassa la voce, ragazza" disse.
Lei si ricompose subito, portandosi una mano alla fronte.
"S-Scusatemi".
Gabriel scrollò le spalle.
"Ti capisco. Sei... siete traumatizzate. E poi avete appena perso... un'amica? Una compagna di classe?".
"Una migliore amica" rispose Hannah ancora con gli occhi chiusi.
Mitchell quasi involontariamente iniziò ad accarezzare i capelli della ragazza, per poi girarsi verso l'altra.
"Tu come ti chiami?".
"Oh... ehm - si sfregò violentemente la fronte - Catia Godwin De Fleur. Tutti però mi chiamano Flory".
"Che origini hai?" chiese incuriosito Idris.
"Posso dire di essere un'americana di origini franco-ecuadoriane".
Gabriel sorrise.
"Io sono Gabe. Questo che guida è Idris e lui... l'hai sentito, è Wisi".

Simon prese la radiolina che teneva in una tasca posizionata sul petto del giubbotto in kevlar e l'accese.
"Gabe, quì Simon, passo" disse.
"Ti sento forte e chiaro".
"La ragazza si chiamava Mary Brown, qui con noi c'è Samantha Lambert".
"Lo sappiamo, noi abbiamo De Fleur e McCarven".
"Avverto io la base?" chiese Simon.
"In bocca al lupo!" rispose Gabriel, prima di chiudere il collegamento.
Il Marine sospirò, per poi cambiare canale sulla radiolina.
"Base, quì Thomas, passo..." si sentiva un forte rumore di interferenze dall'altra parte e una voce maschile che pronunciava monosillabi sconnessi uno dall'altro.
"Non c'è campo..." disse Norman.
Adam sbuffò per poi appoggiarsi sul poggiatesta del suo sedile.
"Niente comunicazioni? E che missione di salvataggio sarebbe senza problemi tecnici?" chiese Elias scuotendo la testa.
"Rilassati Hell..." disse Adam chiudendo gli occhi.
Samantha iniziò a guardare tutti i soldati che erano con lei.
"Posso sapere i vostri nomi... completi?"
"Certo" rispose immediatamente Elias "io sono Elias Cousins, l'orsetto degli abbracci è Adam Ryan, quello che guida è Norman Pope e il rosso malpelo è Simon Thomas".
Lei si girò di scatto verso l'autista.
"Pope? Per caso conosce Alice Pope?" chiese.
"Certo che la conosco" rispose lui alzando lo sguardo verso lo specchietto retrovisore "è mia nipote".
Lei sorrise, mostrando un abbozzo di felicità nei suoi piccoli occhi verdi.
"Sono un'amica d'infanzia di Alice...".
"Davvero?" chiese Elias con tono sarcastico "Come è piccolo il mondo, Normy!".
"Ma ci stai zitto una buona volta?" chiese Simon.
"Niente... con voi non si riesce mai a riposare..." disse d'un tratto Adam rassegnato, mentre riapriva gli occhi.
Samantha rise leggermente, per poi appoggiare la testa sulla spalla del cecchino.
Elias guardò la scena, sorrise e si girò verso il finestrino, iniziando a scrutare il paesaggio.

La sua attenzione si concentrò su un insieme di case, poco distante dalla loro posizione, sulla destra. Riusciva a vedere delle persone muoversi in lontananza.
Cercò di mettere a fuoco la scena, che veniva deformata dallo strano effetto del calore sul suolo.
Riuscì a intravedere dei riflessi di luce dalle finestre di alcune case e alcuni uomini iniziare a correre verso le porte delle abitazioni.
Poi, all'improvviso, una nube di polvere e una breve luce bianca provenì da dietro un muretto di pietra.
Elias si sporse in avanti urlando "RPG!".
Il colpo del lanciarazzi terminò la sua corsa a pochi metri dall'Humvee.
L'esplosione e la successiva onda d'urto alzò il veicolo sulle due ruote di sinistra.
Adam prese tra le sue braccia Samantha e si andò a schiantare contro la portiera.
Elias riuscì a tenersi al sedile di fronte.
Norman girò il volante tutto a destra, facendo riaterrare l'Humvee su tutte le ruote.
Simon tirò un colpo di tosse e con la voce roca tentò di urlare "tutti fuori! Tutti fuori cazzo!".

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