4. Partenza
Ray, come al suo solito, svegliò tutti di mattina presto. Salutarono Berry e Derry e si misero in marcia per fare un giro degli stravaganti negozi della città.
Aran cominciava a capire come funzionava quel mondo.
Ogni disciplina aveva le sue peculiari caratteristiche, caratteristiche che andavano approfondite e accuratamente studiate, e questo era il compito di Crocevia del Mago, dei suoi insegnanti e della severa direttrice Adelaide Hoax. Girando per i negozi e le botteghe, Aran capì come ogni dettaglio fosse studiato per esercitare il proprio potenziale, dando una precisa funzione ad abiti, strumenti musicali e una nutrita quantità di altri oggetti di cui Aran ignorava lo scopo. La prima cosa da prendere, ovviamente, fu la Sacca del Viaggiatore, che consisteva in un semplice zainetto dalle modeste dimensioni che, con un incantesimo altrettanto semplice, poteva contenere qualsiasi cosa, una quantità pressoché infinita di oggetti più o meno di tutte le dimensioni. E non c'era nemmeno bisogno di suddividerle ordinatamente, in quanto, la Sacca restituiva solamente ciò che si stava cercando, a patto che fosse stato messo li dentro, chiaramente.
Così, Aran infilò dentro i libri di testo di Percezioni delle Energie, Introduzione alla Meditazione, Storia delle Tre Arti, la penna di Ibis che cambia colore chiedendoglielo gentilmente, il rotolo di Pergamena Infinita per gli appunti. Indubbiamente, l'acquisto che la lasciò più soddisfatta fu l'uniforme dei Fluyr. Scelse una tunica stretta, di cotone e cuoio, che seguiva le sue forme e finiva sopra il ginocchio, stretta in vita da una cintura bianca, con dei pantaloni dello stesso azzurro della tunica. Quando si infilò gli stivali alti color avorio potè finalmente alzarsi in piedi e guardarsi allo specchio. Ray, alle sue spalle, le stava già facendo tutti i complimenti che gli venivano in mente. Anche l'austera sarta che l'aveva aiutata a scegliere il vestito abbozzò quello che sembrava una smorfia simile a un sorriso.
In quel momento, in quel preciso istante, Aran realizzò che sul mondo vissuto sino a quel momento era calata la notte, e l'alba stava per sorgere su un mondo nuovo. Sarebbe stato tutto diverso, e lei, il suo corpo, la sua mente e la sua percezione delle cose sarebbero cambiate radicalmente.
Un nodo alla gola le bloccò il respiro quando Ray la abbracciò dalle spalle e, guardandola dallo specchio con il suo bellissimo sorriso, disse quello che anche lei pensava.
"Sei meravigliosa Aran, somigli alla mamma"
Ed Aran non poteva esserne più felice.
Con tutte le loro cose nella Sacca del Viaggiatore, si diressero, infine, verso la piazza principale, dove si sarebbe svolta la parata in onore delle Nove Discipline.
La piazza sembrava non riuscire a contenere la folla di maghi, aspiranti maghi, maestri o semplici curiosi, che si stava accalcando nelle vie d'ingresso. Aran, Ray e Vesper furono fermati da un energumeno alto più di due metri. Aran rimase a guardarlo per diversi secondi, intontita dal suo aspetto e incredula del fatto che fosse umano. Aveva il corpo di un uomo, con muscoli ben definiti e prestanti che esplodevano sotto la divisa arancione e bianca degli Evner, maghi dell'Arte dei Simulatori che potevano aumentare le proprie capacità fisiche e trasformarsi in animali e piante. Quel mago, nello specifico, aveva la testa di un toro, peloso e dal manto nero come il buio. Tuttavia, il resto del corpo, scendendo verso i piedi, tornava a essere quello di un normale umano.
"Contenuto della Sacca?" scandì l'Evner con tono minaccioso.
"Le cose per Crocevia del Mago delle mie due sorelle" rispose Ray con solerzia. Dal grugnito poco convinto dell'Evner, Aran capì che il sorriso e la giovialità dei Petyr non attecchivano proprio con tutti. Il mago prese le Sacche e le soppesò con poca convinzione, poi, invitando Ray a guardarlo, concentrò quegli strani occhi umani, incastonati in un muso bovino, per fissare quelli del Petyr. Mentre aspettavano di passare, Aran capì il motivo di tanta sicurezza. Accanto a lei, affisso su un lampione, c'era un manifesto che aveva tutta l'aria di essere una taglia.
"Demeus Cringe - lesse Aran bisbigliando - Arci Mago Mentalista, affiliato alla Decima Armata... chiunque l'abbia visto o abbia informazioni su di lui si rechi al più vicino presidio del Consiglio dei Maghi. Il premio per la cattura è di..." poi sgranò gli occhi, incredula, tirando a se la sorella.
"Un milione di denari?" esclamò, come se Vesper potesse sapere di cosa stesse parlando.
"E' una cifra assurda, chi è questo Demeus Cringe?" Vesper guardò l'immagine del mago dalle vesti grigie e nere con disprezzo.
"Si vede che vivi ancora in quel villaggio sperduto. E' un criminale, uno dei peggiori. Ha ucciso diversi maghi del consiglio in passato, e si sospetta che sia il mandante dell'attentato al mercato. Non so bene chi sia, ma ho sentito dire che potrebbe esserci lui a capo della Decima Armata - poi rivolse di nuovo l'attenzione all'Evner che li stava controllando - Dev'essere anche uno Psycher" concluse la Flamer sussurrando all'orecchio di Aran, con un accentuato tono di irritazione.
Dopo qualche secondo, il mago mezzo toro smise di fissare Ray e si scostò da un lato per farli passare.
"D'accordo potete entrare" confermò ritornandogli le sacche. Nella piazza, divisa a metà dalla corsia dove sarebbe passato il corteo dei nove carri, si assiepavano centinaia di maghi, accalcati alle bancarelle di cibi e bevande.
Un boato di gioia, seguito da uno scrosciare di applausi, accolse l'arrivo di Adelaide Hoax, Direttrice di Crocevia del Mago e membro del Consiglio dei Maghi. L'attenzione della folla festante si rivolse al balcone del municipio sul lato Nord della piazza, dove Adelaide stava salutando il suo pubblico e si preparava a tenere l'annuale discorso di inizio anno. La sua voce acuta e cristallina arrivava a tutti grazie all'incantesimo che amplificava enormemente la sua voce.
Il suo discorso verteva sull'unione e sulla fratellanza tra tutti i maghi di tutte le Tre Arti. Solo Ray seguiva con attenzione le parole della direttrice. Vesper, anche se Aran non ne capiva il perché, si guardava attorno costantemente, alla ricerca di qualcosa.
A sfilata cominciata, Ray guardò la torre dell'orologio, che si ergeva accanto al municipio, tra una serie di camini fumanti, in mezzo alle tegole scure dei tetti.
"E' arrivata l'ora - annunciò con un sorriso mettendosi di fronte alle sorelle - Io devo tornare all'attracco della Spirit, e voi tra qualche ora salperete per Crocevia del Mago. Vesper, mi raccomando, non perdete il volo, costano una fortuna quei biglietti"
"Si ho capito" rispose svogliata la Flamer.
"Vesper, dico sul serio, l'anno scorso hai quasi perso l'aliante"
"Oh, per l'amor del cielo. Ho capito, che noia"
Ray si rivolse ad Aran, prendendole il viso tra le mani.
"In bocca al lupo, Ari"
"Hai qualche consiglio da darmi?"
"Si - disse il fratello con convinzione - divertiti"
Si abbracciarono a lungo.
Le sorelle rimasero a guardare Ray che scompariva tra la folla, una con un sorriso tirato e l'altra con gli occhi gonfi di lacrime. Quando Vesper fu sicura che se ne fosse andato esplose in un'espressione di soddisfazione.
"Finalmente sole" Aran non condivideva quel tipo di felicità, a lei Ray già mancava.
"Andiamo a strafogarci" esultò la Flamer alzando le braccia al cielo. Aran non pensava di aver capito bene.
"E con quali soldi?"
"Con quelli che gli ho sfilato dalla tasca del cappotto, ovviamente" disse la Flamer facendo comparire un sacchettino di monete dalla tasca. Vesper vide il volto poco soddisfatto della sorella e la prese sotto braccio.
"Oh, andiamo, siamo due giovani maghe in mezzo a centinaia di maghi e bancarelle piene di cibo, abbiamo l'imperativo morale di divertirci. Devi assolutamente provare la spremuta di uva rossa" senza attendere risposta, Vesper prese per mano la sorella e la trascinò in giro per la piazza. Testarono diverse cose, oltre alla spremuta di uva rossa. C'era il Pane al Quello che Vuoi, la frutta al sapore di dolci, e infine, i biscotti preferiti di Vesper.
La bancarella era tenuta da una corpulenta signora in camicia a quadri e grembiule, che le guardò sorridendo finchè non furono lì di fronte.
Sulla bancarella erano poggiati diversi scrigni chiusi, alcuni di legno scuro, finemente lavorati e decorati, altri di ferro e uno solo, il più anonimo di tutti, sembrava fatto di pietra.
"Cosa sono?"
"Dentro ci sono dei biscotti, alcuni dolci e altri salati, ti fanno provare come ci si sente ad avere un potenziale magico diverso dal tuo" Aran storse il naso, poco convinta.
"Non è pericoloso?" Vesper diede un'alzata di spalle, valutando se provare o meno.
"Pericoloso no, cioè, per me che sono potente sicuramente no, per te, forse. Prova questo" disse aprendo uno scrigno di cristallo nero. All'interno, racchiuso in capsule trasparenti, vide delle sfere con dentro un liquido scuro, denso e oleoso.
"Non è molto invitante"
"No, in effetti no. E' quello degli Endrer, è il più forte che c'è, se non ti fa effetto quello allora non ne vale la pena" lo disse senza pensarci, mentre valutava costernata le alternative, consapevole del fatto che quelle che le interessavano le aveva già provate tutte, escluso quello degli Psycher, ovviamente.
Aran raccolse una di quelle sfere e la osservò per qualche secondo. Era sempre stata una Fluyr, e a questo si era abituata molto tempo fa, all'attrazione per l'inverno e per la neve, alla pace che gli davano le distese d'acqua e la pioggia. Ora però, guardando quello strano liquido muoversi nella sfera, si rese conto di non essersi mai chiesta come doveva essere avere un altro potenziale magico. Gli Endrer, i Mutaforma, potevano trasformarsi in qualsiasi cosa, vivente o meno, maestri di Trasmutazione. Erano i maghi del buio, i maghi che trovavano pace e serenità nel mondo dei sogni, come lei lo trovava durante un temporale estivo o sulla riva di un fiume. Erano maghi molto strani e inquietanti, poco considerati dagli stessi maghi delle altre discipline, e, per questo, ritenuti i meno dotati di tutte le Tre Arti. Era stato Durmonn, tuttavia, uno degli Endrer più potenti della storia, a dare vita alla Decima Armata.
"Se la guardi e basta non funziona, devi mangiarla" puntualizzò Vesper. Aran ci pensò ancora qualche secondo.
Poi, con un gesto secco, mise la pallina in bocca e la schiacciò con la lingua. Il liquido era caldo e dolce, aveva un buon sapore di mirtillo e more. Non fu così terribile come se lo era immaginato. Vesper la stava guardando, incuriosita.
"Allora? Senti qualcosa?" Aran si concentrò. Niente.
"Cosa dovrei sentire?" Vesper alzò di nuovo le spalle.
"Per ognuno è diverso, ma in linea generale dovresti sentirti sopraffatta dall'ansia e dalla solitudine" Aran sgranò gli occhi. Vesper scoppiò a ridere.
"No scherzo. Concentrati, pensa - fece una pausa, per trovare qualcosa di adatto - ad Alba"
Aran penso alla sua cagnolina, alle sue orecchie piccole, alla coda folta, alle zampette fine.
Sentì un formicolio espandersi dai polpastrelli e si guardò le mani. Dalle unghie verso il dorso, vide la sua pelle mutare in un manto peloso, le sue dita stavano diventando quelle di Alba, le unghie si assottigliavano e divennero appuntite e nere. Voltando le mani, vide dei cuscinetti spuntargli sul palmo. Le sue mani erano diventate, in tutto e per tutto, due zampe canine. Vesper rideva a crepapelle.
"Dovresti vedere la tua faccia"
"Ma... guarirò?" chiese Aran terrorizzata.
"Ah, ma non dire sciocchezze, è solo un illusione. Qualsiasi cosa tu veda non è reale" la tranquillizzò la sorella. In qualche modo, il suo potenziale magico le confermava di non fidarsi di ciò che vedeva, che era un illusione, e che non poteva farle del male. Ora, Aran guardò Vesper.
Era strana, era diversa.
I suoi occhi, solitamente scintillanti di vita, sembravano più oscuri, come se fossero coperti dall'ombra, un'ombra che proiettava solo il bagliore di una minuscola fiammella scossa dal vento e che rischiava di spegnersi, che rendeva la sua pelle ruvida come cuoio e solcata da contorte cicatrici, i suoi capelli sbiaditi, raccolti in un crocchio ed esili come paglia.
Aran si avvicinò per sfiorarli.
"Che fai?" commentò Vesper indietreggiando.
"Sei strana, la tua pelle è diversa" disse Aran. Appena poggiò la mano sul suo viso, l'incantesimo svanì, e la sua mano canina e il volto distorto della sorella tornarono alla normalità.
"Piuttosto intenso - commentò Vesper con stupore - Non so se essere fiera di te o invidiosa. Direi che sei pronta per provarne un altro" per Aran era stata l'esperienza più eccitante che aveva fatto fino a quel momento.
Si voltò di nuovo verso la bancarella.
La donna dall'altro lato del bancone aveva assistito divertita e ora, a braccia incrociate, la invitò con lo sguardo a scegliere un altro biscotto. Aran passò in rassegna i vari scrigni. Lo aveva notato fin dall'inizio e, ora che sapeva cosa contenevano, non potè più resistere. Aprì lo scrigno di pietra e ne estrasse il biscotto. Aveva una forma strana, una pallina informe, verde chiaro, da cui partivano dei pezzi appuntiti.
"Proprio quella degli Psycher?" fu il commento seccato di Vesper.
Ma Aran non le diede ascolto e mangiò il biscotto. A differenza del precedente, dovette mordere con convinzione. Era duro e croccante. Appena si ruppe, l'esplosione di menta e nocciola gli invase il palato, il naso e la gola. Aran dovette chiudere gli occhi e prendere una bella boccata d'ossigeno per resistere all'ondata gelida della menta su per il naso.
Quando, poi, l'effetto si espanse nella sua testa, percepì distintamente qualcosa che si sbloccava nella sua mente. Fu come se la testa si fosse aperta e nel suo cervello cominciassero ad affluire centinaia di api. Non era doloroso, solo estremamente fastidioso. Quando riaprì gli occhi osservò la gente che aveva attorno. Le loro teste erano diverse, emanavano degli intensi fasci di luce. Quando l'effetto iniziale si stabilizzò, capì che i suoni che sentiva non erano api, bensì parole, fiumi di parole che venivano dalle menti delle altre persone.
Poteva sentire tutto.
Era terribile, una tempesta di frasi e sensazioni che arrivavano da chiunque, senza filtro, senza tregua. Tuttavia, era anche stranamente intrigante, e più voci le arrivavano più quel potere la affascinava e aumentava il desiderio di riceverne altre. Infine, volse la sua attenzione alla sorella. Le sarebbe bastato guardarla negli occhi perché le arrivassero i suoi pensieri.
Tuttavia, quando si concentrò per sentirli, non solo non sentì nulla. Ebbe un momento di esitazione e un brivido le scese lungo la schiena, così intenso da farle venire un capogiro. Il contro incantesimo di Vesper ebbe il risultato di far terminare l'effetto dell'illusione, e Aran trovò sua sorella imbronciata come le era apparsa durante pochi istanti prima.
"Come hai fatto?" chiese la Fluyr, ancora eccitata da quella breve esperienza.
"Un contro incantesimo semplice. L'ho imparato presto, così quegli psicopatici non possono leggere la mia mente"
Aran ringraziò la signora e pagò i biscotti e decise che per quel giorno era abbastanza.
"Perché ce l'hai tanto con i Mentalisti?"
"Che domanda stupida. Non mi stanno antipatici i Mentalisti, solo gli Psycher. Possono leggerti la mente e tu nemmeno te ne accorgi, non ci si può fidare di loro, e questo in buona sostanza li rende degli individui pericolosi da cui stare alla larga. Anche gli Olos comunque non sono tipi amichevoli, sono dei saccenti arroganti che considerano tutti inferiori"
"Ma il tuo ragazzo è un Mentalista Infyr"
In quel momento, Vesper sgranò gli occhi e si voltò verso il campanile al lato del municipio, dove l'enorme orologio segnava le tre e un quarto del pomeriggio.
"Oh no, sono in ritardo, vieni sbrigati"
"Dove andiamo?" gridò Aran, ma Vesper era partita di corsa e Aran faticava a starle dietro. A quell'ora, mentre i carri sfilavano uno dopo l'altro, la piazza era così gremita di gente che facevano davvero fatica a procedere. Era già da qualche minuto che schivavano persone quando, in un istante, Aran si accorse di aver perso Vesper.
A fatica riusciva a guardare lontano per trovare la sorella in quella selva di tuniche colorate, di collane fatte di pietre luminose e tiare scintillanti, in mezzo alle risate allegre di uomini con la pelle pallida o tendente al violetto, all'arancione, al marrone, e uomini e donne calve e con sai scuri che conversavano pacatamente. Ebbe la netta impressione che stesse anche succedendo altro.
Procedeva in una pioggia colorata di coriandoli e stelle filanti, pervasa dalle vibrazioni dei tamburi e degli strumenti a fiato, il profumo delle mele caramellate, quello acre del fumo delle fiaccole degli sputa fuoco.
I profumi, la musica, i colori, arrivavano dappertutto, in continuazione.
I suoni si facevano ovattati, i colori brillanti, finchè Aran pensò di essersi persa in un sogno, ma non stava male, non era come quella sera, era stranamente lucida e presente.
Quella presenza. Era di nuovo lì.
Un'ombra alle sue spalle fuggì rapida, poi comparve a destra, poi lontano, di fronte a lei. Aran si fermò, confusa.
I centinaia di maghi attorno a lei si muovevano lentamente, i colori ora diventavano sfocati, le loro voci le arrivavano lontane. Immobile in mezzo alla folla, sembrava che nessuno la vedesse, che nessuno riuscisse nemmeno a sfiorarla.
Poi, di fronte a lei, la vide.
Una sagoma dai contorni frastagliati, con le vaghe forme di un animale a quattro zampe, se ne stava ferma, rivolta verso di lei e la guardava, come se volesse essere seguita. Aran provò a raggiungerla, camminando tra le forme vacue dei maghi che aveva attorno. L'animale, in un istante, si voltò e fuggì via.
Poteva essere l'effetto di quegli strani biscotti.
Vesper aveva detto che potevano avere effetti pericolosi, e, anche se il suo potenziale magico non era molto sviluppato, quello dell'Acqua era comunque considerato il potenziale magico più forte tra le Nove Discipline.
Trovò l'animale fermo sotto la sagoma di un Albero delle Anime. Aran si chiese cosa significasse quella visione, e se il suo significato poteva essere legato al suo potenziale magico.
La sagoma dell'animale baluginava di minuscoli punti di luce bianchi e azzurri, e se ne stava seduta, in attesa.
"Non riesco a vederti" sussurrò Aran, stupendosi di come la sua voce risuonò più volte in echi che si allontanavano. Era talmente vicina che avrebbe potuto toccarla, ma ancora non riusciva a distinguerne contorni e lineamenti.
Sentì qualcosa afferrarla da dietro.
Quando si voltò, vide una figura umana, avvolta da un aura di luce bianca, accecante, anch'essa ricoperta di puntini luminosi azzurri che scintillavano come stelle. Sentì pronunciare il suo nome nel vento, lontano.
"Aran, torna indietro" diceva la voce.
Aran si ricordò di Vesper, l'aliante, Crocevia del Mago. Con uno strappo violento, la realtà tornò a plasmarsi di fronte e attorno a lei. Per Aran fu come risvegliarsi da un sogno, e questa volta era stato intenso, come mai prima di allora.
Si trovava al limitare del muro di folla, un passo dentro il tratto di strada dove sfilavano i carri, probabilmente la parte finale di quel folle inseguimento. Di fronte a lei, tuttavia, non c'era Vesper, come si era immaginata.
"Ciao" squittì la ragazzina col caschetto biondo. Aran non l'aveva mai vista. Aveva un visino morbido e la pelle chiara, con un'ampia zona di rossore sulle guance.
"Ciao" rispose un po' imbarazzata Aran.
"Piacere, mi chiamo Lynette. Sono arrivata giusto in tempo a quanto pare" teneva gli occhi chiusi e aveva una voce acuta e un sorriso costante che le dava un aria gioviale e impacciata. Solo quando aprì gli occhi, per qualche breve istante, vedendo le sue iridi argentate, Aran potè constatare che era cieca.
"Aran, piacere di conoscerti. Non so cosa sia successo, stavo per essere investita da un carro, immagino"
"Lo so - disse col suo sorriso raggiante Lynette - Per questo ero qui" Aran aggrottò la fronte. Non aveva raccontato a nessuno delle vivide visioni avuto sino a quel momento.
"Tu... sapevi cosa mi stava succedendo?"
Il campanile le interruppe quando l'orologio mandò quattro rintocchi.
"Uh, è tardi, dobbiamo andare o perderemo l'aliante" disse Lynette prendendola per mano. Senza fretta si diressero verso gli attracchi. Lynette camminava tra la folla con decisione, schivando le persone come se ci vedesse benissimo. Aran era già abbastanza confusa da quello che le era successo.
"Aspetta, ero con mio sorella"
"E' una maga della scuola?" chiese Lynette senza fermarsi.
"Si, una Flamer del terzo anno. Stavamo partendo assieme"
"Beh allora la ritroveremo alla partenza"
L'Eliporto si trovava all'ultimo piano di un grattacielo monolitico di ferro e vetro. Una volta entrate nel maestoso ingresso, furono accolte dal rumore assordante della folla che si accalcava agli elevatori. Lynette in quel momento, si bloccò.
"Dobbiamo prendere uno degli elevatori" disse. Aran la guardò, in attesa che ripartisse saltellando come aveva fatto fino a quel momento. Invece, la ragazzina rimase immobile, in attesa.
"C'è qualcosa che non va?" chiese Aran titubante.
"Dovresti guidarmi tu, non so se lo hai capito, ma non ci vedo" rispose l'altra col suo solito sorriso. Aran era indecisa se la stesse prendendo in giro o meno, anche se, alla fine, non le rimanevano molte alternative. La prese per mano e si fece guidare dalle sue indicazioni.
Gli elevatori erano grossi tubi di vetro che salivano dritti verso l'alto, completamente vuoti, dotati solo di un'apertura alla base in cui la gente si infilava. Su quello che presero loro, c'era un ragazzo con la faccia ricoperta di brufoli, capelli cortissimi color platino e uno sguardo tra l'assonnato e l'annoiato.
Appena si accorse di loro, spostò con la lingua lo stuzzica dente che aveva in bocca e allungò la mano destra.
"Biglietti"
Lynette si infilò lesta una mano nella tasca della tunica bianca e allungò il suo. Aran, in quell'istante, si ricordò che i biglietti li aveva Vesper. Dopo aver controllato il biglietto della ragazzina, l'Arier si rivolse ad Aran, col suo sguardo perso e l'aria scocciata.
"Biglietto"
"Io... Il mio biglietto ce l'ha mia sorella, ma non so dove sia" ammise alla fine Aran.
"Senza biglietto non posso farti salire" disse il ragazzo con la stessa enfasi con cui aveva svolto il suo mestiere fino a quel momento.
"Scusi - intervenne Lynette - Il mio biglietto ce l'ha, giusto? Garantisco io per lei, sono sicura che la sorella ha consegnato il biglietto anche per la mia amica, e sono altrettanto sicura che lo troverà da qualche suo collega"
"Senza il biglietto non si sale" Aran vide il sorriso di Lynette assottigliarsi leggermente.
"Bene - aggiunse la ragazzina - Allora dovremmo andare all'ufficio reclami per chiedere un pass provvisorio, e, visto che siamo lì, potremmo comunicare a Doris che Liam lavora sotto l'effetto dell'Erba Idra" fece una pausa.
Liam, il ragazzo, smise di masticare distrattamente lo stuzzica dente e fissò la ragazzina, incredulo.
"Oppure - riprese lei - Puoi farci salire e cercare con calma il biglietto della mia amica più tardi"
Liam ci pensò solo qualche istante, guardandosi attorno per assicurarsi che nessuno avesse sentito.
"Dannati Psycher" commentò togliendo il cordoncino che impediva il passaggio.
"E' la prima volta?" chiese il ragazzo estraendo un flauto dalla Sacca che aveva a tracolla. Entrambe le ragazze annuirono.
"D'accordo, ecco le norme di sicurezza. Non alzate le braccia, non allungate le braccia, non fate nulla con le braccia se non tenerle incrociate sul petto o lungo i fianchi. Quando arrivate su non correte, potrebbe girarvi la testa e rischiereste di farvi male - aggiunse lanciando un ghigno ironico a Lynette - Queste sono per il viaggio - continuò consegnando loro dei borselli di pelle - Potete urlare" concluse.
"Urlare?" chiese Aran un po' spaventata.
Liam cominciò a suonare il flauto e, qualche istante dopo, il tubo di vetro si riempì di un vortice d'aria. Lynette e Aran furono letteralmente sollevate da terra da un turbine che le spingeva verso l'alto. Presero velocità quasi subito, schizzando verso il tetto ad altissima velocità.
Quando sbucarono sulla piattaforma di ferro, stavano ancora urlando. Il turbine d'aria le accompagno fino a terra ed entrambe scoppiarono a ridere.
Le sorprese, erano appena cominciate.
L'aliante era enorme, ormeggiato appena fuori dal bordo del grattacielo, fluttuava placido mentre i passeggeri salivano a bordo. Il pallone aerostatico era gigantesco, bianco, con il simbolo delle Tre Arti disegnato sopra, la cabina era divisa in tre piani, abbastanza grande da contenere centinaia di posti e un piccolo ristorante. Appesi ad altri grattacieli, sparsi per la metropoli, c'erano altri alianti in attesa di partire o che avevano appena levato l'ancora.
Appena si furono sistemate sulle scomode sedute dell'aliante, Aran cominciò a cercare Vesper con lo sguardo. C'erano decine di ragazzi, alcuni timidi e silenziosi come loro, matricole del primo anno che non avevano idea di dove si trovavano, altri più spigliati e perfettamente a loro agio. Diversi Maestri con le tuniche di appartenenza alla loro Arte passavano tra le fila di sedili per raggiungere il livello superiore riservato a loro.
Di fronte a lei si ergeva un muro di ragazzi urlanti, battaglie con palline di carte mosse da nient'altro che la magia, il rumore crescente delle eliche che finivano il rodaggio. Si lasciò cadere sul sedile. Non avrebbe mai trovato sua sorella.
"Oh, meno male, tutto è andato come doveva andare" disse Lynette. Aran la guardò.
"Non trovo mia sorella, sarà preoccupatissima"
"Hai detto che è una Flamer giusto? Beh non credo si stia preoccupando più di tanto, i Flamer sono così, sono altre le preoccupazioni che tolgono loro il sonno"
Aran si voltò per difendere la sorella, ma in realtà si rese conto immediatamente che era vero.
Quel momento di silenzio durava da troppo tempo.
"Cosa intendevi dire con 'Per questo ero qui'?" chiese Aran improvvisamente. Lynette abbassò la testa e allungò un sorriso imbarazzato.
"Penserai che sono pazza" ammise alla fine. Aran la guardò. Era mingherlina, un fisico così esile che sembrava incredibile potesse avere quindici anni.
"Beh, mettimi alla prova"
"Sono una Psycher, e questo lo sai, e sono cieca dalla nascita. Questo ha fatto in modo che il mio potere si sviluppasse in maniera diversa. Le mie percezioni sono più potenti del normale, ma funziona a intermittenza, e così ho sviluppato naturalmente una sorta di Divinazione"
Aran aggrottò la fronte.
"La capacità di predire il futuro?"
"Più o meno - ridacchiò nervosamente Lynette - Per ora ho solo sporadiche visioni del mio futuro, di cui però non so ne il significato ne se realmente accadranno oppure no"
L'aliante ebbe uno scossone e Aran sentì quella breve sensazione di vuoto farle risalire lo stomaco mentre si staccavano dal grattacielo e prendevano il volo.
Aran guardava fuori, all'enorme città che diventava sempre più piccola, finchè, a un certo punto, sparì tra le nuvole. In quel momento, Aran ripensò all'ultima frase di Lynette.
"Se accadrà oppure no? Non sai se si realizzeranno?"
"Già - squittì Lynette - Ad esempio, quando il delegato della commissione mi ha comunicato che avevo superato il test d'ammissione, ho avuto una visione in cui mi trovavo in quella piazza in quel momento e salvavo la vita alla mia migliore amica" Aran si sentì fortunata che Lynette non potesse vedere la sua espressione d'imbarazzo.
"Io..."
"Lo so - la tranquillizzò Lynette - Ci siamo appena conosciute, quindi non siamo migliori amiche, ma potrebbe essere - continuò allargando le braccia - Questo significa quando dico che non so se si realizzeranno" Aran non sapeva cosa dire. Ripensò a Theresa e Vik, a quanto le era costato dovergli dire addio. Theresa era sempre stata la sua migliore amica. Poi, come a placare i suoi dubbi, le vennero in mente le parole di Ray, l'ultimo consiglio che le aveva dato era di divertirsi, e Lynette sembrava essere l'unica amica che aveva, per ora.
"Posso essere onesta?" chiese Aran dopo qualche secondo di silenzio.
"Oh, si, ti prego" rispose in un fiato Lynette, felice di liberarsi di quella sensazione di imbarazzo.
"Sei la ragazza più strana che ho conosciuto. Sei anche l'unica che ho conosciuto, in effetti, quindi, per ora possiamo essere amiche, se vuoi"
"Si" squittì con gioia Lynette, finendo per mettersi composta al proprio posto con un sorriso ancora più lungo di prima.
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